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Autore: Didi    24/08/2005    2 recensioni
Se ti perdi, prima o poi ti ritroverai.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scrivi

Scrivi.

[Se ti perdi, prima o poi ti ritroverai]

 

 

Non scrivo per me.

Non scrivo per chi legge.

 

Scrivi perché senti il suono del silenzio.

Scrivi: dai forma a fatti, sensazioni, sentimenti, persino; dai spazio a slanci, voglie, stecche e risate.

Rendi reale, ordinato e duraturo ciò che per antonomasia è astratto, sconclusionato ed effimero più di: la vita.

Non si tratta di rovesciare situazioni, denunciare ingiustizie, rivoluzionare universi, scioccare epoche.

Non si tratta di perdurare nell’oltranzismo o fluttuare nel limbo dell’accidia per più del dovuto.

Tutto sta nel sentire quanto un pomeriggio di noia, una notte di corse in macchina, un anello di fumo sbavato, una sbronza triste e una sgattata liberatoria, un’amicizia sul punto di morire, una lunga litigata coi genitori abbia voglia di essere scritta.

Scrivi scioccando una società già scioccata dal rendersi conto che la pace nel mondo la vuole davvero, compiacendo i socialisti benpensanti già compiaciuti dal fomentarsi della loro clonazione. Ma non scrivi per scioccare o compiacere.

Scrivi delle esigenze di questa generazione medio stanca, medio stronza, medio fessa, medio depressa, medio guerrigliera, medio e basta; scrivi di coloro che si rifiutano di credere che esiste un punto a metà strada da qualsiasi destinazione in cui ti si apre una rosa di infinite possibilità azioni pensieri modi di esistere anche solo. Scrivi di collane di parole dalla chiusura rotta, immagini che ti bruciano la retina, frasi scritte col rossetto sullo specchio del bagno del ragazzo di turno, foto che ti ritraggono piccolo e goffo alle prese con un mondo ancora da scoprire.

Scrivi di queste cose perché senti che vogliono essere scritte.

E c’è una traccia, che vuoi trasmettere, perché non ti ricordi il nome del nonno di tuo nonno ma sai che è vissuto un certo Aristotele molto prima di lui perché la regola se vuoi sopravvivere è proprio trasmettere quella traccia aspettare sperare che sia più forte del DNA.

C’è, questa traccia, ma non scrivi per essa.

Scrivi perché senti il richiamo delle cose che vogliono essere scritte.

Senti la loro voce nel fondo di un caffè nella barzelletta di un amico nella forma di una nuvola nel silenzio - prendi Moleskine e matita e cominci ad intessere una poesia una canzone un romanzo.

Se scrivi sei dotato dell’orecchio interiore e non è necessariamente una fortuna perché non perdi occasione per ricordarti che vivere non è fare un terno al lotto del soldi-amore-salute che in un baleno c’è un fantastiliardo di sfumature di cui se ne captano una decina al massimo e niente convenzioni condizioni convinzioni e allora lasciati inghiottire dalla girandola psichedelica centrifugare e poi risputare più diffidente disilluso deluso forse ma libero liscio e rock come un chitarrista dopo un buon assolo anche

 

Quanto a me, scrivo perché non so far altro.

  
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