Giudizio dell’autore: Dovevo per forza unire le due coppie che shippo prevalentemente e inserirle nella stessa fiction, per creare la fiction suprema. Gli amanti delle due coppie sicuramente gradiranno e, visto che giudico già questa fiction il mio orgoglio, farò di tutto perché possa essere leggibile ed entusiasmante.
Capitolo 1: L’alba
del decadimento.
Sospendi il mio corpo,
fallo vibrare d’odio,
disegna cerchi di
rabbia,
legami le mani
e poi fammi librare,
verso l’umana, l’umana
beltà.
La stessa scrivania.
Lo stesso calamaio con lo stesso
inchiostro.
Coperti ormai da uno spesso
strato di polvere.
Quanto era passato? Un mese
forse, ormai. Nessuna risposta.
Fare le pulizie di casa era ormai
diventata una vaga routine. Non era nemmeno obbligato a farle. Eppure
continuava a farle, nella speranza che da un momento all’altro,
tornasse il suo
Antonio, e si meravigliasse di quanto la stanza fosse pulita e in
ordine.
“Vaffanculo. Antonio, dove sei?”
Il piccolo Lovino aveva gettato la scopa per terra, gonfiando le
guance, in uno
sbuffo d’aria liberatore. Il rumore dello sbattere della scopa per
terra, era
stato troppo forte, a suo avviso.
L’attimo dopo, si accorse che il
rumore persisteva, prolungato: non si era trattato della scopa caduta a
terra.
Qualcuno aveva bussato alla porta e stava continuando a farlo.
Più veloce del vento, ed
entusiasmato all’idea che potesse essere Antonio, Lovino si slegò il
grembiule,
in una folle corsa verso la porta.
Poggiò subito una sedia accanto
ad essa, per arrivare a tirare la maniglia, senza neanche chieder chi
fosse, pervaso
dall’idea che si trattasse sicuramente di Antonio, ma non appena la
porta, col
suo lento cigolare, lasciò intravedere minimamente chi dietro vi fosse,
con un
colpo al cuore Lovino tentò di richiuderla di scatto, ma lo stivale
dello
sconosciuto si inserì nell’uscio, bloccandone la chiusura.
“Nghh… Chiuditi, dannata porta!”
“Non è il caso di agitarsi così
tanto, enfant terrible. Non mi inviti
dentro?”
“Muori! Sei venuto qui per
catturarmi mentre non c’è Antonio, vero?”
Lo scontro era impari: con una
semplice spinta delle braccia, la porta si spalancò, facendo cadere
dalla sedie
e ruzzolare a terra il chibi Lovino. Sopra di sé, un imperioso Francis
dagli
abiti rinascimentali, con tanto di stocco sul fianco, lo stava
guardando con
fare interrogativo.
“Allora ciò che mi ha detto
Antonio è vero. Non fai altro che dargli grane.”
“Moschettiere dei miei stivali,
che cazzo vuoi? Ahia, che male alla testa!”
Mentre si rialzava da terra
dolorante, strizzò gli occhi verso il francese, notando un particolare
che
prima non aveva afferrato. Un piccione viaggiatore stava quieto sulla
spalla
destra del francese, con aria assorta e stanca, le occhiaie nere e una
postura
abbacchiata.
“Ma che cazzo… hai portato pure
quel coso qui dentro? Finirà per scacazzare e sporcare tutto!”
“… E’ proprio lui la causa della
mia venuta. Se mi farai accomodare, ti spiegherò tutto con calma.” Uno
dei suoi
sorrisi pieni di charme, e l’attenzione dell’italiano era stata
catturata.
Pregò il francese di chiudere la porta di casa, e lo fece accomodare su
un divanetto,
come se fosse lui stesso il padrone, in mancanza di Antonio.
“Allora, parla.”
“Ehi, ehi, ehi, che
caratteraccio! Hai già avuto modo di conoscere Pierre, sì?” Gli chiese
il
francese con tono affabile, indicando il pennuto sulla sua spalla,
impegnato in
un energico sbadiglio.
“Ehr… quella specie di pennuto
zombie? A guardarlo meglio, credo di averlo visto qualche volta insieme
ad
Antonio.”
“E’ il nostro mezzo di
comunicazione privilegiato. Sai, io e Antonio siamo grandi amici.”
“Sai che spreco avere un amico
come te. Antonio mi ha sempre raccontato dei tuoi fallimenti contro
Inghilterra.”
“Parbleu!” Il viso di Francis si imporporò, mentre con
fervore
scagliava un pugno sul tavolo in legno pregiato situato giusto davanti
al
tavolinetto. “Stavolta non sono io quello che ha perso contro Arthur,
ragazzino.”
“Cos…”
“L’invencible armada è stata sconfitta.”
Quelle parole di Francis furono
come mattoni sull’anima di Lovino. I suoi occhi divennero come due
vetri pieni
di crepe, quasi sul momento di spezzarsi, esplodere in mille frammenti
di
lacrime. Le parole gli mancarono in gola e si sentì il peso del mondo
crollargli addosso, precisamente nel petto, facendogli mancare il fiato.
Come una iena, si alzò dal comodo
cuscino del divano, saltando in groppa al petto del francese,
afferrandolo per
il colletto e una chioma bionda.
“Ehi! A che gioco stai giocando?
Stai dicendo sul serio? Che cazzo di fine ha fatto Antonio?” Il
piccoletto
iniziò a strattonarlo, esigendo una risposta fulminea e che fosse
plausibile e
– sperava – positiva.
“Avevo mandato Pierre da Antonio
per ricevere sue notizie. E quando è tornato, ieri, mi ha riferito che
Antonio
è stato catturato da Arthur, mentre il resto del suo esercito è stato
annientato in parte dalle tempeste e in parte dalla flotta inglese. Non
appena
ho appreso la notizia, mi sono mosso per avvisarti. Sono sicuro che è
ciò che
avrebbe voluto Antonio.”
Lovino mollò la presa, incredulo
di fronte a quelle parole. Gli occhi gli si spensero e cominciarono ad
emettere
lacrime come azione riflessa, mentre il corpo non dava quasi segnali di
ripresa.
“Ehi… petit enfante? Petit enfante!
Ne jetez pas altre lacrimè! Se sono
venuto qui è proprio
per proporti il mio aiuto!”
“Uhn…?” In un attimo solo, le
lacrime di Lovino si bloccarono, e il suo sguardo ritrovò segni di
interessamento. “Non mi fido di te. Tu non fai mai niente per niente.”
“Antonio è un mio amico. Inoltre
io lotto per la sopravvivenza dell’amore in questo mondo, e visto che
tra te e
Antonio…”
“Tra me e Antonio… cosa?! Non so
che ti abbia detto quel bastardo di Antonio, ma tra me e lui non c’è
assolutamente niente!” Lovino balzo giù dal petto di Francis, andando a
dare un
calcio dritto nel suo stinco, preso da un raptus di rabbia e imbarazzo
commisto.
“Ahia! Va bene, va bene! Allora
ti dirò che lo faccio anche per riscattare il mio orgoglio contro
Inghilterra,
va bene?” E in quel momento il pugno del francese si strinse forte,
mentre le
sue pupille e il corpo intero avvamparono di un vivace fuoco.
“… Così va meglio.” Lovino annuì
con la testa, riposizionandosi sul suo adorato cuscino del divano,
abbandonato
nel momento della tragica notizia.
“Come dicevo, ho in mente di far
scendere in campo il mio esercito contro quello anglosassone, per
liberare il
tuo An…”
Neanche ebbe finito la frase, che
un altro calcio nello stinco si ripropose, spingendolo ad una brusca
correzione:
“Ouch! Va bene, per liberare il
mio An…”
“NEANCHE!” E giù con un altro
calcio nello stinco.
“Merde! Per liberare Antonio, okay?”
“Perfetto.”
“Ora che ti ho reso partecipe di
questa notizia, e ti ho tranquillizzato a sufficienza, posso andare.”
Francis
fece per alzarsi dal divano, ma il mocciosetto, con uno scatto senza
eguali, si
aggrappò al bavero della veste francese, rozzamente come farebbe una
scimmia,
fissando il biondo dritto negli occhi:
“Non penserai certo di lasciarmi
qui, vero?”
“Tu…? Ma… ma ti sei visto? Sei
ancora un bambino! Cosa mai potresti fare?”
“Fottiti. Se Antonio è nei guai
io di certo non starò qui ad aspettare il suo ritorno. E poi, il
buonsenso mi
dice che se lascio tutto nelle tue mani…”
“E-ehi! Questo è il mio secolo
d’oro, non ti permetto di dirlo! Presto un nuovo
sole sorgerà su tutta
“Come desideri. In ogni caso…” E
si interruppe, mentre con un balzo, si staccava dal francese: “Devo
liberare
Antonio a tutti i costi!” E il suo corpo e le sue pupille avvamparono
mentre,
stringendo il pugno, assumeva la stessa posa che Francis aveva adottato
precedentemente.
“Va bene, va bene, va bene! Ho
sempre sfottuto Antonio dandogli del babysitter, e ora guarda cosa mi
tocca
fare. Lo sai, credo proprio che una volta cresciuto, potresti diventare
un
ottimo…”
“Leva quello sguardo pervertito
da me. O te la vedrai con Antonio.”
“Uhn? Che strano. Eppure prima
avevi detto che…”
“Chiudi il becco. Sarebbe
nell’interesse di Antonio difendermi, non nel mio.”
“Uhm, sì, sì, okay…” Il francese
non aveva nemmeno ascoltato le parole dell’italiano, preso com’era dal
contemplarlo. Ma mise da parte i suoi egoistici desideri, per aiutare
il pargolo
a realizzare i suoi.
“Andiamo. Ho bisogno di
perseguire la mia vendetta contro quell’inglesucolo.”
“Prima Giovanna, adesso questo
bambino. Mi chiedo se è uno scherzo di dio il fatto ch’io debba
combattere le
mie battaglie a fianco di questi personaggi stravaganti.”
“Muoviti! Porta il tuo culo fuori
di qui e andiamo a salvare Antonio!”
“Vado, vado!”
Lovino spinse le virili gambe del
francese oltre l’uscio, lasciando la casa pulita e nel silenzio più
assoluto.
Ah, vendetta, dolce vendetta.
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NOTA A FINE TESTO: Si riferisce ovviamente a Luigi XIV, chiamato Il re Sole.