Capitolo 2: Addestramento coriaceo. Le ferite non lasciano spazio al cuore.
Pace.
Quella rondine che sta svolazzando
al di fuori di questa finestra continua a ripetere sempre lo stesso
percorso.
Mi chiedo se sia cosciente di quello che fa.
Forse sta semplicemente
svolazzando senza pensieri. Dovrei prendere spunto da lei.
Invece perché, perché mi basta
pensare ad Antonio perché mi faccia male il cuore?
Fottuta fottutaggine di quel
fottuto bastardo. Non è giusto.
Mi manca… mi manca da morire.
Questi erano i pensieri in cui
era immerso Lovino, appoggiato sul davanzale della finestra, nella
lussuosa e
opulenta reggia di Francis. Il francese non aveva perso tempo: come gli
aveva
annunciato, avrebbe richiamato subito il suo esercito e avrebbe
sottoposto il
piccolo Lovino ad un allenamento massacrante, visto il suo obsoleto (ma
comprensibile) desiderio di voler combattere in prima persona.
“Lovino! Lovino!”
La voce del francese gli appariva
così fastidiosa. Avrebbe fatto finta di non sentire.
“Lovino! Écoutez moi!” Senza alcun cenno di
gentilezza, il francese prese a
strisciare il suo pugno chiuso sulla testa del piccoletto, sordo ai
suoi
lamenti di dolore. “Enfant terrible, non mi degni di alcun rispetto!”
“Ahi! Stavo fissando solo il
cielo, lumacone!”
“Non tirare in ballo le mie escargot, villico! O te le
faccio
mangiare tutte, e senza contorno di pomodori!”
“Lasciami! Sei solo un fallito,
cosa cazzo può insegnarmi un tipo come te? Se
ha perso Antonio, perché mai dovresti farcela tu?”
“… Pardon. I bisogni fisiologici
mi chiamano.” Con la compostezza degna di un vero signore, Francis si
asciugò
le labbra leggermente col bavero, e con un inchino si ritirò nel bagno,
come
aveva preannunciato.
Si gettò contro il muro,
lasciandosi andare pian piano, fino ad appoggiare col sedere a terra.
Tirò di
tasca il fazzoletto che usava mordicchiare nei momenti tragici,
fissandolo con
sguardo nostalgico.
Una lacrima sola gli uscì mentre
stringeva forte quel fazzoletto, e invocava il suo nome:
“Arthur…”
Una sensazione di nausea che
riuscì a trattenere a stento gli salì su per l’esofago.
“Hai visto, Arthur…? E’ questo
che pensano adesso di me. Un fallito.”
Calò la testa, nascondendosi il
volto tra le mani. Aveva bisogno di riflettere.
…
“Da dove?”
“… Dalla Francia.”
“Nnngh. Fa’ leggere.”
Il capitano aprì in un attimo la
lettera, trovandovi all’interno, con sua grande sorpresa e suo grande
sdegno,
un foglio di carta leggero e di colore rosa, riempito di una gradevole
scrittura elegante e qualche cuore disegnato, sparso qua e là.
“What the hell… quella stupida rana è proprio fuori di
sé!”
Il testo della lettera appariva
così ai suoi occhi:
Scommetto che in questo momento
sei nella tua lurida tana, circondato da super alcolici e tanfo
maleodorante e
stagnante… Che caduta di stile per un gentleman come te!
Avrai ormai sostituito l’odore
del sudore dovuto ai nostri continui litigi e lotte, con quello della
tua amata
polvere da sparo.
Eppure… ti trovo ancora
tremendamente sexy, sì? <3 <3 <3
Quel vestito da pirata ti rende
così… virile. Anche se le tue sopracciglia e i tuoi capelli fanno
cagare. Ma
non si può avere tutto dalla vita, no?
Aaaah, già, già, già. Stavo per
dimenticare la cosa più importante. Ti ho appena dichiarato guerra, mio
piccolo
bruco dorato. <3
Lascerai andare Antonio, vero?
Non vuoi che io e il suo ciccipucci Lovino – anche lui parteciperà in
prima
persona – ti facciamo del male, eh?
Siamo degli avversari leali, ti
concediamo la resa incondizionata, se vuoi usufruirne. Se sei a corto
di
bandiere bianche, te ne faremo recapitare una dal fratellino di Lovino.
A presto, mon amour <3
“E’ una presa in giro spero.”
Con una naturalezza invidiabile
Arthur appallottolò la carta rosata, gettandola dietro le sbarre della
cella in
cui aveva segregato Antonio.
“Toh, leggi pure cosa ha scritto
il tuo amico e fatti due risate, failer.”
Antonio raccolse la lettera senza
farselo dire due volte. Almeno aveva la libertà di potersi muovere
liberamente
dentro quella cella, senza venir legato, sottoposto a torture o altro.
La lesse velocemente, sorvolando
sulle avances francesi così spudorate
e di cattivo gusto finchè, sul finire della lettera, si paralizzò
completamente.
“Lovino… anche lui?”
“Nhahahahaha! Vatti a fidare di
quel francese rincitrullito! Muovere guerra contro di me! La più grande
potenza
di questo secolo! E lui si sente forte di cosa? Del suo pessimo
esercito e…
dell’appoggio di un bambino. E’ patetico.”
“Lovi… ehi, ehi, se provi
soltanto a torcere un capello al mio adorato Lovi…!” Lo spagnolo
afferrò le
sbarre con rabbia, stringendole nel tentativo di piegarle e creare un
varco in
esse, tanta era la foga con cui voleva scagliarsi contro l’inglese.
“Ehi, ehi, calma, gringo. Non sei nella situazione di
porre delle condizioni. Mentre tu sarai lì dentro a marcire, io
sbaraglierò il
loro stupido dispiegamento di forze. E’
questo il giudizio finale che spetta a chi si ribella contro la
supremazia
britannica!”
Un veloce movimento del braccio,
e la scrivania dell’inglese si ritrovò spoglia, privata di tutto ciò
che vi era
poggiato sopra, finito rovinosamente a terra. L’odore pungente del rum
iniziò a
diffondersi per la stanza, proprio a ricreare quel disgustoso tanfo
predetto da
Francis.
“… Non osare.”
“Scusami, ma ho una strategia da
pianificare.”
“Non vorrai usare lo stesso
miserabile trucchetto che hai usato con me, spero.”
“Quel miserabile trucchetto ha
funzionato alla perfezione. I miei cannoni più leggeri e con un tempo
di carica
ridotto, sono riusciti senza problemi a tenere a distanza le tue navi
cariche
di miseri guerrieri eccelsi solo nel corpo a corpo. Non mi hai potuto
abbordare, e le tempeste hanno fatto il resto. E pensi che quel misero
francese
potrà mai immaginare una cosa del genere? Cadrà nella mia trappola
prima che se
ne possa accorgere!”
Antonio sorrise sotto i baffi,
stando bene attento a non farsi scoprire: e aveva ben da ridere; Arthur
non
poteva mica sapere che Antonio aveva già rivelato tutti i particolari a
Francis, grazie all’aiuto di Pierre. Adesso era tutto nelle sue mani.
…
Francis osservava, mentre si
passava una mano sulla morbida barbetta, Lovino con in mano lo stocco,
che a
malapena riusciva a tenere dritto. “E’ troppo pesante per me!”
“Te lo scordi che io ti addestri
ad un usare un’arma che non sia uno stocco! Le altre son fatte per la
plebaglia! Un vero cavaliere, combatte da signore. Quell’esercito
inglese è
formato solo da un’accozzaglia di rozzi e barbari pirati che non
potranno mai
contrastare l’eleganza di un’arma sinuosa e penetrante come lo stocco!
La forza
dell’amore oltrepassa qualsiasi ostacolo, che sia fatto di carne o di
ossa o di
illusioni!” E strinse ancora il pugno, mentre le sue pupille e il corpo
intero
si andavano avvampando di un passionale fuoco.
“Ehr, sì… fatto sta che non
riesco ad impugnarlo, quindi è inutile, brutta merda. Trovami un’arma
migliore.”
“Giovanna Santissima! Sei incontentabile. Tieni, prova
con questo.”
Francis raccolse dalla mensola su cui era collocato, un piccolo pugnale
con una
rosa rossa in rilievo sull’elsa, rossa e trasparente allo stesso tempo,
come se
si trattasse di un rubino.
“E’… splendido!”
“L’ho fregato ad Arthur. Diceva
fosse un cimelio della guerra delle due
Rose.”
“Dovrei usare un’arma di quello
sporco inglese?”
“Servirà a catalizzare il tuo
odio in essa. D’altronde Arthur ha sempre sostenuto che l’unico che
potrebbe
mai sconfiggerlo sarebbe solo e soltanto se stesso. Lo sconfiggerai con
la sua
stessa arma. Dovrà avere l’impressione di avere un altro Arthur
davanti, quando
ti avrà di fronte. La paura si impossesserà del suo corpo, e si
ritirerà come
niente.”
“Se devo proprio assomigliargli…
allora perché devo indossare questi ridicoli abiti da moschettiere?” Lo
tsundere contrariò il francese, con un po’ di imbarazzo nella voce,
costretto
com’era stato ad indossare gli abiti tipici di Francis.
“Puoi fare di meglio! Non sei qui
per lamentarti, ma per imparare a combattere! Fammi vedere quello di
cui sei
capace!” Francis disegnò una X nell’aria col suo stocco, dopo di che lo
indirizzò verso il terreno, aspettando la risposta dell’italiano, che
non tardò
ad arrivare.
Lovino corse dritto verso il
francese, lanciandogli un pomodoro addosso, mirando al suo volto.
“Ehi! Che scherzo è questo? Non
vedo più niente!”
Quando Francis riuscì a liberarsi
gli occhi da quel fastidioso ripieno di pomodoro, Lovino era già sotto
di lui.
Spiccò un balzo, con aria convinta, per andare a mettere a segno un
colpo
fatale:
“Mega Patada Española!”
Eccolo là. Un calcio dritto nei
gemelli di famiglia.
Francis cadde a terra rantolante,
mentre imprecava usando colorate espressioni francesi, incomprensibili
alle
orecchie di Lovino. L’unica cosa che riuscì a comprendere fu
quell’elevato urlo
che comprendeva quelle parole, tormentone che così tante volte aveva
sentito
usare:
“Enfaaaaaaaaaaaant terribleeeeeee!”
Lovino salì sopra il corpo di
Francis, in segno di vittoria, mentre il biondo continuava a lamentarsi
senza
sosta per il trattamento ricevuto.
Se gli allenamenti erano iniziati
così, c’era da pensare che la liberazione di Antonio fosse più
un’utopia che un
sogno.
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Devo dire che la stesura di
questo mi ha divertito parecchio nella parte finale, e mi sono stupito
della
piega che ha preso, dal momento che era cominciato in ambito
sentimentale/drammatico.
Arthur qui appare come un
cattivone, ma nonostante questo la parte Francis di me continua ad
amarlo <3
Dopotutto Arthur qui si trova nella sua fase da pirata, è comprensibile
che si
comporti in maniera così cinica. Inoltre, agli inizi del ‘600 la guerra
era
quasi un fatto all’ordine del giorno, per questo anche un bambino come
Lovino
mostra di non essere per nulla impaurito da un evento del genere.
Quando penso
a queste cose, sono felice di vivere nell’età della civilizzazione,
nella quale
le guerre di espansionismo o di colonizzazione non esistono più (anche
se è
opinione comune che molte continuino in forma velata, proprio di fronte
ai
nostri ingenui occhi…); in ogni caso, non mi dilungo con altre ciance
inutili,
e vi avviso che presto arriverà anche il terzo capitolo, in cui un
nuovo ospite
farà capolino nella reggia francese, per aiutare l’inesperto Francis a
stabilire una strategia vincente!