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Autore: chaplin    06/05/2010    6 recensioni
I beatles vestiti da maghi (come nel magycal mystery tour) dopo la morte del loro manager decidono di riunirsi per decidere il loro futuro. john però, (sempre il solito XD) inizia a dire cose senza senso e i beatles giocando come dei cretini XD si ritrovano nel gennaio del 2010... che succederà? questa è una storia a più mani, chiunque si voglia aggiungere lasci un commento o mi aggiunga su msn :)
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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George Harrison e.. la Perdaffina.
finalmente, direte voi. (giustamente.)

 

Finalmente, dopo anni e anni di ricerche, Martina riuscì a capire da dove provenivano “I Need You”, “I Should Have Know Better” e “The Night Before”, le tre suonerie del cellulare di Martina.

Ricerche di cosa?

Del cellulare, naturalmente.

Alt.

Manca “I'm Happy Just To Dance With You”. Non è il mio cellulare.

Pensò Martina, sfilando la mano dalla tasca.

Maaa...”I'm So Happy” non era la sveglia?? Intervenne una vocina.

A maggior ragione. Il mio cellulare non aveva “vocine”.

-Aaaah, Martì!- gridò all'improvviso una voce, da dietro un angolo.

-Turn left again at the Roundabout – pensò ad alta voce, ricordandosi il suo ultimo compito di inglese.

Il suo compagno di banco, quella testa calda(almeno quanto vuota) di Fitzgerald gli aveva chiesto di copiarlo talmente tante volte che si era dovuta mettersi a raccontare tutta la vita(morte e miracoli) di Maria Teresa D'Asburgo...in inglese.

Per di più, pretendeva di farlo leggendo sul libro di inglese...così che quando la prof l'aveva interpellato, Fitzgerald non faceva che ripetere di questa povera Maria Teresa, che per tutta la vitta non aveva fatto altro che “girare a sinistra all'angolo”, con grande soddisfazione di Martina.

Fitzgerald aveva preso 4, e questa non era una novità, ma dopo la scuola le aveva rubato di nuovo la spilla di A Hard Day's Night, che Marty indossava sempre.

In quel momento, però, era intervenuta Thief, che sventolando una foto(stupenda, tra l'altro) di Jim Morrison(altrettanto stupendo, tra l'altro), gli aveva quasi fatto ingoiare la biografia di Mary Theresa, che doveva prestare a Martina, spilla di AHDN compresa.

Fortunatamente quest'ultima era riuscita a salvarsi, mentre Fitzgerald era finito sul marciapiede, con accanto un'alquanto scocciata Maria Teresa, uno sconvolto(ma pur sempre stupendo) Jim Morrison e uno scarafaggio che lo guardava scandalizzato.

Da quel giorno era nata la leggenda delle sorelle Jones(o qualcosa di simile).

Bene, dove eravamo rimasti?

Martina pensava: potrebbe essere George Harrison(stavolta quello vero, però), venuto per dirmi che ci sposeremo presto accompagnati da un coro di Serafini, quel grandissimo fenomeno da baraccone di Fitzgerald(sempre che sia riuscito a superare la paura degli scarafaggi), Maria Teresa d'Asburgo(molto probabile), Thief(con cui, tra l'altro, avevo appuntamento tra qualche minuto), il Gatto Nero di Edgar Allan Poe, o...

Caspita, quante persone possono aspettarmi dietro l'angolo! Sarà il caso di girare a destra??

Ma non era nessuna delle persone sopraelencate.

Martina sgranò gli occhi, sperando con tutta se stessa che si trattasse di un miraggio, una Fata Morgana, un'allucinazione...sarebbe stata una vera tragedia.

-Nonna?!-

-Martì!-

La nonna Renèè, infatti, che aveva passato tutta la sua triste vita(che, pensava Martina, era già durata anche fin troppo a lungo) a sognare di essere nata una ricchissima Principessa Borbone, ma in Francia, aveva proprio l'abitudine di chiamarla così, Martì, facendo cadere quel maledettissimo accento francese sulla “ì”. Cioè, sulla “i”.

Fitzgerald l'aveva sentita, una volta, e da allora quello era diventato il suo secondo nome.

Martì”.

Il bello era che pensava di offenderla, chiamandola così.

Martì Harrisòn, che da grande sposerà il bellissimo(eccetera eccetera) Georgè Harrisòn”.

Se si toglievano tutti quegli odiosi accenti francesi, dal momento che a scuola studiavano spagnolo, e il francese Fitzgerald non si sapeva proprio dove poteva averlo imparato, se non in sogno, non c'era proprio niente di male.

Togliendo il fatto che sposare George, purtroppo, in quel tetro 2010, era abbastanza impossibile.

Dico impossibile, perchè, voi lo sapete, nella situazione in cui ci troviamo, non era proprio così “impossibile”.
E di Martina tutti avevano sempre detto che sognava troppo.

-Nonna, che ci fai qui a Londra?? Ci sono venuta con le mie amiche, lo sai! Sono in buone mani!- il pensiero di Martina corse a quel giorno in cui Thief, avendo perso il suo album preferito dei Doors, aveva cercato di tagliarsi le vene con la foto(sempre la stessa) di Jim.

Lei aveva cercato di impedirglielo, ma Anamita l'aveva fermata, rischiando di soffocarla con la borsa di Beatles For Sale.

Vediamo a che punto arriverà”, le aveva spiegato.

Avevano aspettato qualche secondo, vedendo che Thief temporeggiava sul polso sinistro.

Dopo qualche esitazione, Martina le aveva chiesto: “Che stai aspettando?”, giusto in tempo per beccarsi un ceffone da parte di Anamita.

Non riesco a capire qual'è la giugulare”.

Martina e Anamita avevano guardato il polso di Thief e le avevano risposto che forse, tra qualche anno(la speranza è l'ultima a morire), l'avrebbe trovata.

-Sono in buone mani- ripetè Martina, ma sempre meno convinta.

-Marty!- gridò in quel momento un'altra voce.

Visto che avrei fatto bene a girare a destra??

La voce, infatti, proveniva proprio da destra.

E non era Maria Teresa D'Asburgo.

Era Thief, che, finalmente, era arrivata.

Ecco chi mi chiamava al cellulare!

Ma alla fine il cellulare Martina non l'aveva trovato...e forse stava ancora suonando.

Adesso però Thief era arrivata, e poteva anche partire per le Hawaii, quello stolto d'un cellulare.

-Filoberta!- gridò allora Nonna Renèè, buttandosi al collo della seconda ragazza.

-No, nonnina. Quello è Emanuele Filiberto, ed è una piaga unica-

Martina si ricordò che, fin da piccola, la nonna aveva sempre chiamato “Filoberta” ogni sua amica.

Era abbastanza esasperante, ma un “nonnicidio” a Londra, a quell'ora del giorno, non sarebbe stato esattamente l'ideale.

Meglio rimandare.

-Thief, grazie-

-Prego, cara!- aveva sorriso Renèè.

Ma come c'è arrivata, a Londra?? Si è fatta dare un passaggio da uno scarabeo alato, da un pappataci o cosa??

Thief le lanciò un'occhiata interrogativa, a cui Martina non rispose.

Si limitò a farle cenno di cominciare a dirigersi verso casa di Anamita...un modo per liberarsi della nonna l'avrebbero trovato, prima o poi.

Più prima che poi, sperava.

Per strada, si mise a parlare come se niente fosse, senza curarsi della nonna, che aveva preso sotto braccio un vigile del fuoco che passava di lì e si stava dirigendo a colpo sicuro verso il fosso.

Cosa ci facesse lì un fosso non lo sapeva. Forse era solo una pozzanghera, chissà...o forse era semplicemente George che le mandava un segno divino.

E forse era la buona volta che annegava. Magari sarebbe rinata davvero Principessa Borbone, chissà.

L'importante era che nascesse in un altro mondo.

-Novità?- chiese alla volta di Thief, che, a differenza sua, provava un po' di pena per l'innocente vigile del fuoco.

-Sì...uno che credeva di essere George Harrison. E voleva pure darmela a bere! Anzi, mi sa che è ancora qui-

E infatti George era ancora lì.

Come avevano fatto a non accorgersene?

-Simpatica, tua nonna-

Martina sgranò gli occhi. Cadde. Si tirò dietro anche Thief.

-Che stai facendo??-

-E a me lo chiedi?! Chi è quel tipo?-

-George. Cioè, dice di chiamarsi George-

-Harrison. Cioè, George Harrison, capisci?? E' lo stesso che ho incontrato io poco fa. In pasticceria-

-Ma non avresti dovuto essere a scuola?-

-Eeeh...sì, forse-

-Vabbè, sorvoliamo. Davvero hai incontrato questo...questo...-

-E' incredibile- Martina scosse la testa, non sapendo se ridere o piangere.

Cosa si addiceva di più alla situazione?

Mangiare.

Ma certo!!

Chiunque fosse, quel George era un genio.

Aveva fatto spuntare un biscotto dal nulla(voglio imparare anch'io!) e se lo stava mangiando in tutta calma.

-Me ne dai uno?-

-No-

-Cattivo!-

-Tu di più!-

Fu allora che suonò il cellulare.

Di nuovo.

George glielo tolse di mano, incuriosito.

-Ma...ma...sono io!-

-Certo che no. E' Georgino, insieme a Keithy-

-Georgino? Keithy?-

Martina sospirò.

-E' un collage. George Harrison e Keith Richards. Afferri?-

-KEITH RICHARDS????-

-Sì, proprio lui, il tuo “rivale”-

-Ma Keith non era quello che diceva che voleva avere giacche di pelle come le nostre??-

-No, George, quello era Mick- spiegò Martina, che aveva riletto almeno dieci volte quella parte dell'Anthology.

-E da quando ti piace Keith Richards??- chiese George, improvvisamente.

-Beh...da quando avevo quasi dodici anni, credo...-

-Davvero?-

-Diciamo che George è stato il mio primo...come dire...amore??-

-IO?!-

-No, non tu. George!-

-Ma se io sono George...-

-No, George. Non impegnare troppo la mente, che poi fai troppa fatica. Metti che ti soffochi con il biscotto, non so...-

-Evviva l'ottimismo!- commentò Thief.

-Ma io...io sono George!-

-Ceeeeerto, caro. E io sono Brigitte Bardot-

-Ma non le somigli-

-E tu non somigli a George! Somigli a Keith, piuttosto-

-E a Victor Hugo- aggiunse Martina.

-Cosa c'entra Victor Hugo??-

-E'...è...beh, è simpatico!-

-E''?!-

-E va bene, era-

-Vedi, caro George...o chiunque tu sia. La nostra Martina ha conosciuto Victor Hugo!-

-Davvero? Forte!-

-Non sai quanto...- Martina alzò gli occhi al cielo.

Quei due erano irrecuperabili.

-Comunque, se davvero sei George...- riprese, con una strana luce negli occhi che costrinse il chitarrista a indietreggiare. -Io sono tua moglie!-

-Ah...davvero??- George sembrò interessato.

-Davvero!-

-Ma dai...- la riprese Thief, scuotendo la testa.

-E va bene...- si corresse Martina, stranamente solidale. -Siamo entrambe le mogli di George Harrison. Anamita, te e io. Io per prima, ovviamente-

-Siamo entrambe le mogli di George Harrison- le fece il verso Thief.

-Anamita, te e io. Wow! Entrambe!-

-Spiritosa...-

-E così io ho tre mogli!- intervenne George, facendo sobbalzare entrambe.

-Sì, sogna, sogna!-

Proprio in quel momento giunsero davanti alla loro fantastica casetta.

-CASAAAA!- gridò Martina, come un'assatanata.

-Nonnaaaa...Victor Hugo!- gridò e la nonna Renèè, che le aveva seguite(stranamente) in silenzio per tutto il tempo, svoltò al roundabout a sinistra, con il fedele vigile del fuoco, alla ricerca del suo idolo di sempre, il grande Victor Hugo.

-Sei un genio!- commentò Thief.

-Lo so. Modestamente...- e così, anche la nonna era fuori gioco.

O almeno, così speravano.

Perchè, si sa...chi non muore si rivede!

George si fermò davanti alla porta, di casa, incerto.

Poi lanciò un grido.

-Aaaaah! I Rolling Stones!-

-Sì, lo so...abbiamo messo Ron come spaventapasseri- spiegò Martina, come se fosse la cosa più normale del mondo.

E forse per lei lo era.

-E adesso col cavolo che ci scocciano ancora a mezzogiorno, mentre dormiamo!-

-Ah...però!-

-Jimmy!- gridò allora Thief, correndo a salutare un enorme poster di Jim Morrison, affisso alla parete.

-Ciao, Georgino...siamo tornate! Ti sono mancata, vero?- disse Marty allo sfondo del suo cellulare, che nel frattempo era riemerso dall'oltretomba.

Anche davanti alla porta, di fianco ai Rolling Stones e ai Doors e a tutti gli altri idoli di Marty, Anamita e Thief, troneggiava un enorme poster di George Harrison.

E se Martina si era già incantata lì...come avrebbe fatto, una volta dentro?

Ma ancora non ci siamo arrivate.

Martina suonò il campanello.

-Che suoni?? E' casa nostra!!-

-Dettagli!-

Alla porta apparve Anamita, e anche piuttosto imbronciata, come tutte volte che la si interrompeva mentre stava facendo qualcosa di interessante.
Evidentemente, di più interessante che aprire alle sue coinquiline.

-Chi è?-

-Victor Hugo e Brigitte Bardot...con George Harrison!- rispose Martina, imitando il tono dell' “Identità nascosta” dei Soliti Ignoti, quando svelavano la propria identità(allora non più tanto nascosta).

-Beh...che ci fate qui?-

-La muffa! Cioè...-

Martina fece per entrare in casa, ma accadde qualcos'altro.

Anamita, infatti, stava guardando per la centesima volta il Concerto dei Beatles a Tokyo, del 1966.

Martina pensò a molte cose, in quel momento, e al tempo stesso, non ne pensò nessuna.

I Beatles.

If I Needed Someone.

George.

GEORGE!

Andata.

Goodbye, Marty Tuesday...

- Ma possibile che dobbiate sempre disturbarmi, quando sto facendo qualcosa di interessante? -

Anamita, in piedi sul divano, col telecomando in mano a mo' di microfono, saltò giù lamentandosi ed andando a soccorrere Martina in tutta calma, come se niente fosse successo.

- Thief, ma ti pare il modo? Lo sai che s'incanta sempre quando vede George a Tokio che canta "If I needed someone"! Nemmeno fosse una novità... - disse all'altra ragazza, accovacciata accanto alla malcapitata nel tentativo di riportarla in sè.

- Hai detto bene... - le rispose lei visibilmente preoccupata - …io, lo so... -

- Ed io anche! - la fissò  con lo sguardo corrucciato -...te l'ho appena detto! - concluse poi allargando le braccia.

L'amica alzò gli occhi al cielo: - Si ma...il signorino, qui...lui non lo sapeva, naturalmente - Thief indicò con la mano un punto non ben definito dell'ingresso, verso cui Anamita rivolse subito un'occhiata che, però, non l’aiuto nello svelarle l'identità del "signorino, qui...".

- Il telefono? -

"Carve your number on my wall and, maybe, you will get a call from me..."

- Ah, non il telefono... - disse trionfante, come se avesse appena fatto una scoperta sensazionale. Thief scosse la testa : - Che ho fatto di male?!-

Una voce familiare proveniva dalla cucina canticchiando la canzone che stava ascoltando poco prima alla tv.

- "If I needed someone"! - Anamita sbucò dalla porta urlando la fine della strofa - Si, ok! Molla i biscotti che quelli sono i miei preferiti! Hai trovato qualcuno che col cibo non scherza, caro il mio...- smise subito con la sua parlantina non appena "l'intruso" si voltò a guardarla con le mani in alto ed un biscotto al cioccolato tra i denti -...George? -

Il ladro di biscotti sgranò  gli occhi farfugliando un: - Ancora tu?! - per quanto gli fosse possibile.

- Ti ho già detto come mi chiamo? -

- No, ma suppongo che lo farai, adesso... - previde il chitarrista, abbastanza scocciato.

- Risposta sbagliata! Se non vuoi saperlo, non te lo dico...ergo, ti lascerò divorare dalla profonda curiosità che ti brucia in gola! Poverina...in questo momento ti starà urlando di pronunciare tre semplici paroline ed un punto interrogativo per soddisfare quell'ardente desiderio di conoscere il mio superbo, splendido e leggiadro nome...ma se vuoi lasciarla lì, a crepare di fame, la povera, tremenda curiosità...fa' pure! - dopo un monologo di venti minuti, pensò che si sarebbe convinto o, almeno, impietosito. Ma lui non dava alcun segno di cedimento; semplicemente continuava a fissarla da capo a piedi, con gli occhi sgranati, divorando un biscotto dopo l'altro. Lei, allora, si accigliò: - Questi me li ridai! - gli disse strappandogli di mano il pacco di carta contenente l'oggetto della contesa gastronomica.

- Tanto ce ne sono altri... - la informò lui flemmatico e con espressione eloquente. "Me ne sto fregando" fu quello che Anamita gli lesse, infatti, in faccia.

Ancora più indispettita di prima tornò nel salotto, dove Thief sembrava non avere alcuna speranza di risvegliare la coinquilina: - Ma...secondo te, con "Revolution 1" a tutto volume nell'orecchio, darà segni di vita? -

- Può darsi di si...o può darsi che soltanto il bacio del principe azzurro la svegli... - pronunciò l'opzione con tono poco convinto ma...

- Perchè non tentare? – propose Thief, entusiasta dell'idea.

- Bah, io scherzavo...anche perchè cosa vuoi che possa combinare un finto George, un sosia? Ancora più fuori di testa dell'originale, poi... -

- Sosia? - chiese l'amica stranita.

- Vabbè…Tizio, Caio, Sempronio o ComeTiChiamiTuuu?!? - chiamò a gran voce il Beatle, il quale, affacciandosi dalla porta della cucina, si indicò con un indice, come per chiedere: "Chi? Io?".

- Yes! Come here! - gli ordinò  lei con un gesto della mano e mettendosi comodamente seduta su tavolo.

- Here comes sweet George…dudududuu!! – Thief accompagnò l’arrivo di Harrison nel salotto di casa loro.

Lui si avvicinò, molleggiando, a Martina, ancora distesa a terra: - Oh, no! Cosa le è successo?! -

- Memoria a breve termine? - Thief lo trucidò con il solo sguardo.

- Avanti, fa' quello che devi fare... - Anamita, invece, lo invitò a procedere con il vecchio metodo del risveglio fiabesco.

- Che devo fare? - chiese lui di rimando.

- Svegliala!! – gli gridò Thief, ancora seduta per terra di fianco all’amica, tirandolo per una mano. Con la sua tipica, grandissima calma il chitarrista si inginocchiò accanto a Martina, si mise in bocca un ultimo biscotto (ma soltanto dopo aver fumato una sigaretta), fece tre minuti di respirazione profonda, cantò una canzone più vecchia di lui, si limò le unghie delle mani e...cominciò a tamburellare senza sosta con un dito sulla spalla della ragazza dicendole: - Eeehiii, svegliati! -

- Ti pagano una miseria, eh? - gli chiese Anamita con compassione, scuotendo la testa ed alzando bandiera bianca.

Thief le si avvicinò: - Che intendi dire? -

- Sono due, le cose: o lo imita, e quindi lavora, così male perchè i suoi datori di lavoro lo pagano poco...oppure i suoi datori di lavoro lo pagano poco perchè  lo imita così male! - il ragionamento filava.

La faccia sconcertata di Thief si rivolse verso Martina, che, in quel momento, sembrò tornare in sè: - Visto? Le tue stupidaggini hanno fatto scandalizzare anche il catalessi di Marti...se n'è andato via! -

- Ma, scusate...che avrei dovuto fare, allora? - il tono pacato ed ingenuo di George risuonò nella stanza.

- Baciarla...magari? - Thief gli rispose con un sorriso finto e le sopracciglia inarcate, per la serie "Secondo te?!" - Sai...favole, principesse, principi, streghe cattive, lupi mannari... -

- Beatles... - concluse Anamita, ormai tranquillamente sdraiata sul tavolo, con le mani dietro la nuca. Thief si limitò ad approvare con un: - Esatto! -.

- Ah... - mormorò lui pensieroso, distogliendo lo sguardo dalle ragazze.

Martina, che stava giusto mettendosi seduta, sentite quelle parole urlò: - Sto ancora maleee!!! - e si lasciò cadere quasi a peso morto di nuovo sul pavimento.

- Facciamola contenta... - suggerì Anamita, sbadigliando ed infilando una mano nella scodella delle caramelle, in bella vista all'estremità del tavolo.

Poi lei e Thief si sistemarono sul divano, con le gambe accavallate ognuna da un lato diverso. George, nel frattempo, temporeggiava, guardando Martina da ogni angolazione per trovare il modo migliore per "intervenire". Le altre due ragazze lo vedevano avvicinarsi al viso della ragazza e ripensarci, allontanandosi a fissarla. Richiuse gli occhi, per non scorgere più il suo "pubblico": Anamita e Thief, sprofondate nei cuscini del sofà a dividersi equamente le gelatine ed i confetti della ciotola, pronte per lo "spettacolo". Ma quello sembrava proprio imbarazzato...

- Ma sei un imbranato! - lo rimproverarono in coro le sue spettatrici lanciandogli addosso un cuscino ciascuno - Ma come ha fatto, Pattie, a mettersi con te? - sospirarono poi, sempre all'unisono.

Lui non rispose ma le guardò malamente e si avvicinò con sicurezza, ancora una volta, a Martina che, ogni tanto, dava una sbirciata da un occhio.

- Aah, non ci riesco con voi che mi fissate!! - piagnucolò ritraendosi di nuovo - Mi vergogno! -

- Il Beatle timido!! - gridarono raggianti, con gli occhi "sbrilluccicanti" e stringendosi a vicenda le mani, le due, alzandosi di colpo in piedi sul divano. Martina, dal profondo della sua incoscienza, sbuffò spazientita, attirando su di sè un'occhiata confusa del chitarrista.

Una debole baruffa, intanto, si era scatenata nell’accogliente e spazioso salotto di casa "Perdaffina" (acronimo di Percival-Daffodil e...Martina) ma l'ordine fu riportato da un urlo di Anamita: - Lo tengo iooo!! - e la rassegnazione dell'amica: - Eh...ok - con tanto di broncio e braccia conserte.

George vide la riccia tenere in mano, rivolto verso di lui, il telecomando del televisore, di cui pigiava ferocemente i tasti, e l'altra dirle: - Ti vuoi muovere?! -

- Ma non cambia!! – rispose, quindi, Anamita in tono lamentoso.

- Ehi, telecomando! Vedi di funzionare, che noi volevamo vedere un film romantico, d'amore...non questo schifo!! - intimò Thief al povero aggeggio elettronico.

Una risatina si sentì  provenire da Martina che, prontamente, si tappò la bocca con una mano fino a quando la ridarella non le passò e tornò in sè...o meglio...non in sé [ricordiamoci che doveva essere svenuta xD xD].

- Buuu, buuu! Rivogliamo indietro i nostri soldi!! - gridarono le ragazze del pubblico.

- Mi passate una gelatina alla fragola? - fu la richiesta dell'incosciente Martina, mollemente distesa per terra...ancora.

Thief accontentò la richiesta dell’amica e George, intanto, fece l'ultimo tentativo da "principe azzurro" ma, andato a vuoto anche questo, Martina si mise in piedi: - Scusa...non ho tutta la giornata, sarà per la prossima volta! - e, scompigliandogli i capelli con una mano, se ne andò in cucina con un sorriso.

- Abbiamo capito che non sei il latin lover che pensavamo... - disse Anamita strascicando i piedi mentre si dirigeva da qualche parte nella casa.

- Già...che delusione, George Harrison! - concordò Thief.

- Ma non l'hai ancora capito che è un sosia?! Mamma mia, Thief, sei proprio ottusa!! - la Daffodils si era rivolta in questa maniera all'amica, sbattendosi un pugno su una tempia.

- Ma che cosa dici?! Io sono ottusa…ma l'hai guardato bene? - rispose quella risentita.

- Si...ma, se ci tieni tanto, lo rifaccio. E' identico, almeno mi rifaccio gli occhi! - e, detto ciò, Anamita tirò fuori da un cassetto una lente d'ingrandimento e si mise a scrutare il chitarrista - Naaa...non mi fido! -

- Digli di cantarti qualcosa!! - propose Martina dall'altra stanza.

Alla ragazza piacque subito l'idea e quindi gli ordinò: - Cantami “While my guitar gently weeps! Anzi no! “Something”! -

Thief si stampò una mano sulla fronte e se la lasciò scivolare sul viso, disperata. Nel frattempo, la mente di George, stava ripercorrendo la carriera dei Beatles dal 1962, in cerca di questa "Qualcosa" nominata dalla ragazza.

- Uhm...che? -

- Avete visto?! Non è  lui!! - ribattè Anamita, certa della sua deduzione. Fu allora che le amiche dovettero spiegarle tutta la faccenda...dai vestiti da maghi che avevano indossato quei quattro folli, ai numeri detti a casaccio da John; dalle frasi a vanvera ripetute durante quella specie di "yoga", alla papera gigante; dall'arrivo dei quattro nella loro epoca a...niente, basta.

- E quindi...non le ha ancora scritte! - finalmente era giunta all'esatta conclusione.

Tra il tentativo di risvegliare Martina ed il riassunto dell’avventura dei Quattro di Liverpool erano passate ore e la sera era giunta. Così, si sedettero al tavolo in cucina cenando con quello che avevano in casa in quel momento.

- Scusate ma...questa "Something", quando l'ho scritta, che vuol dire, per chi l'ho scritta? - il caro George si era non poco incuriosito.

Martina iniziò tutta una digressione lunghissima sulle canzoni dedicate da lui alla Boyd negli anni precedenti al 1968 ed il Beatle non si perse nemmeno una parola, completamente immerso nell'intenso discorso tirato in ballo poco prima ed intrapreso all'istante dalla ragazza.

- Quindi...è simile ad "I need you"? - chiese con lo sguardo emozionato a tutte e tre.

- Uuuuhm... - Anamita stava pensando.

- Beh... - Thief stava pensando.

- Eeehm... - anche Martina stava pensando.

Dopo lunghissimi secondi di monosillabi senza senso: - Forseee... - si guardarono -...no, non c'entra niente. No, no... - e gli rivelarono in coro la dura realtà.

- "Something" è...è… - disse Anamita fissando il vuoto.

La voce di Thief corse in suo aiuto: - E’…è… - ma non gliene diede poi molto.

- Non ci sono parole per descriverla! Credo che “meravigliosa” o “fantastica” sarebbe dire poco! E’ semplicemente “Something”! – Martina concluse il pensiero delle amiche, sicura di quale fosse.

- Te la facciamo sentire! Vieni con noi! - distogliendolo dai pensieri che gli frullavano in mente, Thief si alzò pimpante dalla sedia e trascinò il chitarrista per un braccio fino in camera sua, letteralmente sommersa di poster e foto. The Doors, Pink Floyd e, ovviamente, i Beatles.

- E quello? - chiese George stralunato indicando una foto di Jim Morrison. Thief spiegò attentamente e con ogni dettaglio chi fosse quel personaggio e chi fossero anche tutti gli altri raffigurati in quelle immagini, concludendo con: - Ma dovresti già conoscerli... -

- Mah…ho sentito accennare i loro nomi, qualche volta... - le rispose lui guardandosi attorno con le mani dietro la schiena.

- Tralasciamo... - tagliò  corto lei con una smorfia. 

Something in the way she moves  
attracts me like no other lover. 
Something in the way she woos me… 
I don’t want to leave her now.  
You know I believe and how…
 

Erano tutti e quattro sdraiati sul letto a due piazze di Thief, qualcuno per lungo al posto dei cuscini (Anamita), qualcun altro di traverso (le altre due ragazze) e qualcun altro ancora come si conviene (George, esattamente in mezzo tra la proprietaria della camera e Marti), e fissavano il soffitto, anch’esso completamente ricoperto di foto, con largo spazio dedicato ai Fab Four.  

Somewhere in her smile, she knows 
that I don't need no other lover. 
Something in her style that shows me… 
I don't want to leave her now. 
You know I believe and how…
 

Ascoltavano quella musica senza dire una parola, in religioso silenzio, perché quello bastava per esprimere il loro parere e tutto quello che provavano in quel momento. Le ragazze si facevano cullare dalle parole pronunciate dalla calda voce di George, proveniente dallo stereo; tenevano gli occhi chiusi, convinte di star fantasticando di nuovo, come sempre, forse per evitare che colui che avevano da sempre voluto incontrare, colui che le aveva fatte sognare ed emozionare con le sue splendide composizioni, e che sembrava fosse proprio accanto a loro in una situazione del tutto folle, svanisse da un momento all’altro, consapevoli che la realtà che stavano vivendo si sarebbe potuta rivelare anche soltanto un meraviglioso e straordinario sogno, lucido ma inesistente.

You’re asking me will my love grow…
I don’t know, I don’t know.
You stick around now it may show…
I don’t know, I don’t know.

- Ho davvero scritto una cosa del genere? – chiese, riaprendo gli occhi non appena la canzone terminò, George, più a sé stesso che alle sue nuove amiche. Anche perché le ragazze erano crollate. Si erano addormentate una dopo l’altra e lui non se ne era neanche accorto. Pensò che non fosse un buon segno che si fossero assopite durante una sua canzone ma, ripensando ai commenti che le tre avevano fatto a riguardo, prima di fargliela ascoltare, si convinse del contrario. Si alzò leggermente sui gomiti, cercando di non far troppo rumore e di non svegliarle, per schiacciare sul telecomando il “quadratino” che gli era stato indicato in precedenza, essenziale per far cessare la musica; allungando il collo, intravide, da dietro qualche ricciolo, il viso di Anamita, abbracciata ad un cuscino. Voltandosi a destra incrociò l’espressione serena di Martina, che sembrava essersi addormentata quasi col sorriso sulle labbra. Alla sua sinistra, invece, Thief si era mossa lievemente, poggiando una mano sul suo braccio.

“Non mi è mai capitato di dormire con delle ragazze senza…beh…ci siamo capiti, George. Mi sento…leggero, a posto con la coscienza. E’ una bella sensazione…diavolo, dovrei rilassarmi più spesso in questo modo!” nella testa di George vorticavano tutte le esperienze di quel giorno mentre l’emozione di trovarsi in un posto ed in tempo a lui totalmente sconosciuti non accennava a spegnersi. Col cuore in gola e cercando di ricordare la melodia sentita poco prima, che aveva composto egli stesso (anche se non sapeva esattamente quando e come), si addormentò anche lui, in quella dolce notte. 

La mattina arrivò velocemente e, durante una “cattiva manovra di riposizionamento”, uno dei quattro premette per sbaglio il pulsante “play” del telecomando dello stereo.

“Revolution 1” iniziò a suonare all’improvviso, svegliando di soprassalto la combriccola. Thief si alzò immediatamente per mettere fine all’agonia.

- Johnny, adoriamo la tua voce ma, per carità, basta così per ora… - disse Anamita ancora del tutto assonnata, mentre Martina scaraventava una pantofola sulla sveglia sul comodino, convinta fosse stata quella a suonare.

- Ma…dopo “Something”  non c’è “Maxwell’s Silver Hammer”? – chiese poi svegliandosi quasi completamente.

- Ho messo il cd “misto”… - disse Thief con gli occhioni dolci -…scusatemi… -

- Perdonata! Che ore sono? - anche George si era svegliato completamente. Anamita fissò l’orologio che aveva poggiato sul mobile accanto al letto ed il responso fu: - Le dodici meno venti…LE DODICI MENO VENTI?!? –

All’urlo “E’ TARDISSIMO!” lanciato a tre voci (quelle femminili), le ragazze si precipitarono giù dal letto mentre il chitarrista si crogiolava ancora tra le lenzuola ed il caldo e morbidissimo piumone raffigurante lui ed i suoi compagni di band.

Cosi' cominciava una nuova mattina in casa "Perdaffina". O meglio, cominciava una nuova giornata, anche perche' la mattina era passata da una bella e abbondante ora terrestre.

Le tre ragazze sembravano parecchio nervose, forse per l'ora tarda (forse?).

Thief apri' il cassettone accanto all'armadio, prese dei vestiti e si precipito' immediatamente in bagno, ridendo come una pazza. Quando Martina si accorse che il bagno sarebbe stato occupato molto presto dalla compagna di casa, scaccio' un: - Ehi, non vale! - e si mise a inseguirla di corsa, fuori dalla stanza.

Anamita fece un lungo sospiro. L'altra sera avevano fatto sentire "Something" all'uomo che l'aveva scritta, meglio noto come George Harrison il Quiet Beatle, e poi si erano addormentate nel bel mezzo della canzone... vestite. ("Perfetto!" urlava una voce nella sua testa, "Un altro boccale di gin?") Non era la prima volta che succedeva qualcosa di simile.

Alla fine, usci' anche lei all'inseguimento di Thief, che si era gia' piombata davanti al lavandino, alla ricerca del proprio spazzolino verde nel bicchierino giallo. Le tre ragazze si misero a lavarsi i denti con poca accuratezza, abbastanza di fretta; la prima a finire fu Martina, che si sciacquo' velocemente il viso e corse in cucina.

L'altra spalanco' gli occhi a mandorla, - NO, accidenti! Ora ci ruba tutte le fette biscottate per colazione!! - e sputo' il dentifricio nel lavabo con una finta aggressivita' quasi forzata.

- Non vale! - commento' Anamita, che aveva gia' finito di pulire lo spazzolino, quindi prese la rincorsa verso la cucina: - Non valeee! - ripete' ad alta voce, correndo.

George intanto si stava alzando dal letto nella stanza di Thief, accompagnato da un sonoro e indimenticabile sbadiglio. Scosse la testa per schiarirsi le idee, si stropiccio' gli occhi con la manica della camicia e poi, come se non bastasse, un altro sbadiglio (che ogni tanto ci vuole). E quando si accinse ad uscire dalla stanza, tre ragazze passarono davanti a lui cosi' velocemente che dovette girare per tre volte su se stesso per non cadere.

Le ragazze erano subito corse in cucina: Thief frugava nella credenza con la maglietta oversize di A Hard Day's Night addosso, Anamita faceva il caffe', Martina aveva ancora la stessa maglietta di Let it Be dell'altra sera e mangiava i biscotti.

Anamita si volto' verso la ragazza mora e bassa, che se ne stava in punta in piedi allo scopo di raggiungere i ripiani piu' alti, e la informo', vedendola alquanto seccata, - Uuhm, credo che abbiamo finito i wafer. Pero' ieri c'erano ancora dei biscotti. -

- Si'? Sai dove sono? - chiese Thief, abbassando i talloni.

Le due ragazze si voltarono verso Martina. Martina alzo' gli occhi dal sacchetto e fece un sorriso.

- Ops... -

Capirono subito.

Avrebbe dovuto seguire un “Noo!” ma non ci fu nessun “Noo!”. O meglio, le tre ragazze vennero anticipate da un altro “Noo!”, ma da una sola persona – e tanto basto', a tre voci cosi' sarebbe scoppiata la Terza Guerra Mondiale, cosa che speriamo non accada mai.

- NOOOOOO! -

Le tre si girarono verso la voce, che a quanto pare era.. George. Nessuno si era accorto che si era alzato.

- Eeehm... - mugugno' Thief.

- I want to teeeeell youu... - canticchio' Martina.

- Beh, qualunque cosa succeda... abbiamo finito le provviste. - segui' un sospiro.

- Fantastico! E ora che facciamo? - si lamento' Martina.

Mentre George continuava a guardarsi attorno come impazzito, Thief prese dalla sedia la borsa a tracolla della Eastpak e mostro' un sorriso bianchissimo (see, sogna.) e innocente. O meglio, che tentava di raggiungere il livello di innocenza adatto alla situazione.

- Ok, io esco a prendere un po' di roba da mangiare! -

Anamita inarco' un sopracciglio: - Sei sicura che non ti perderai? -

- L'ultima volta abbiamo dovuto chiamare i poliziotti... ricordi? - aggiunse l'altra, arricciando il naso.

Thief fece una faccia offesa. - Ehi! Diffidate del mio arguto senso di orientamento? -

Un silenzio tombale accompagno' l'ormai poco gradevole atmosfera che si era creata, tra George Harrison che soffriva di paranoia dalla fame da mattina passata, frigorifero a secco e schifosa aria del mezzogiorno invernale.

Poi i presenti scoppiarono a ridere. Anche George, perche' non sapeva che fare.

- Ehi! Cazzo ridete?? -

Martina cerco' di riprendersi, poi torno' seria dopo due colpi di tosse: - Ok, ok... -

- Allora vai pure... - aggiunse, dopo tre secondi di altro silenzio.

Una mano si alzo' timidamente; Anamita fece il segno di parlare al chitarrista con un rapido gesto col mento.

- Posso venire? - domando', dopo altro silenzio (auff!), appena trovo' un momento che gli sembrava opportuno per prendere parola.

- Meglio di no, ti perderesti! - dissero le altre due, quasi allo stesso momento.

- Ah, grazie eh! - esclamo' la ragazzina e sbuffo', imitando “l'offeso”.

Ci fu un - Aaah! - generale, quindi qualcuno disse: - Allora vai, ma non perderti. - 

 

- Lalalalalaaaa, la felicitaaaa'! -

George camminava per le strade di quella strana, seppur misteriosa, Londra del 2010 con un bizzarro cappello da rapper calcato sulla testa, un paio di strani jeans strappati e un chiodo da punk, o da PUUUNK, per essere pignoli. Quella Thief, Percival o come si chiamava aveva obbligato le sue coinquiline a vestirlo cosi'.

“Non trovate che si davvero figo vestito cosi'?” aveva chiesto, dopo aver mostrato la sua “opera d'arte”. “Sembra cosi' tanto... Joey Ramone!!”

“Joey Ramone?” aveva detto Martina. “Naaa, a me ricorda di piu' Keith Richards.”

“KEITH RICHARDS?!” Perche' gli Stones erano gli eterni nemici dei Beatles, tra virgolette inesistenti. Anche se l'uomo che aveva scoperto quel gruppetto di ragazzi sporchi e cattivi, detto anche “The Rolling Stones”, era stato proprio lui, George Harold Harrison.

“Ma si' dai, adesso diciamo che somiglia addirittura a Eric Clapton, va!”

“Che c'entra Eric Clapton, adesso?”

“Chi e' Eric Clapton?”

“Te lo spieghero' dopo, quando ritornerete a casa.” e il discorso si era chiuso li'.

- Lalalalalaaaa, la felicitaaaa'! -

Ah si'. Thief stava cantando una delle canzoni del concerto dentro la sua testa, forse in un campo di fragole immaginario, mentre George ascoltava la performance, incuriosito e anche abbastanza perplesso.

- Oooh... - improvviso', ad un certo punto. - Che canzone e'? -

Per qualche istante, la ragazzina sembro' rimuginare sulla risposa, ma alla fine riusci' a bofonchiare: - Niente, niente... - e decise di concluderla li'.

- No no, io voglio saperlo... Era carina. -

La stava prendendo in giro? Lei si volto' verso il chitarrista, che le stava rivolgendo un enorme sorriso, con gli occhi coperti dal cappello da rapper. Quel cappello gli stava davvero male...

- Senti... - iniziava a sudare. In un gesto rapido, gli prese il cappello mettendosi in punta di piedi e glielo tolse di dosso. - Togliti questa cosa!! Sembri un deficiente! -

George la guardava perplesso, mentre lei imprecava perche' la cerniera della borsa non voleva minimamente aprirsi; quindi, mentre i passanti piu' puritani nascondevano il loro orrore nel sentire bestemmie e quant'altro dalla bocca di quella povera peccatrice, George fece del suo meglio per aiutare quella povera peccatrice (e ritorna...) ad aprire la borsa. Ci vollero vari tentativi per mettere li' dentro il cappello.

“Stupido stupido stupidissimo cappello in stile... East Coast?!” divenne tutta rossa.

- Va... tutto bene? -

- EHM! Si', stai tranquillo! - esclamo' Thief.

George corrugo' la fronte. Lei decise di proseguire.

- Comunque... se vuoi della musica vera... Aspetta, eh! -

Inizio' a frugare nella borsa che, per fortuna, era ancora aperta. Quindi tiro' fuori un piccolo libriccino rosso, un'agenda, un'audiocassetta, un cd...

- Un momento! - esclamo' George, interrompendo la sua esplorazione nella borsa (che sembrava sul punto di scoppiare. Manco fosse una sfacciata riproduzione della borsa di Mary Poppins, anche se la proprietaria stessa era convinta del contrario, forse).

Le dita sottili del chitarrista afferrarono il cd e l'audiocassetta: la raccolta dal '67 al '70 dei Beatles e una versione in cd di Cloud Nine. Gli occhi neri di George si illuminarono dalla sorpresa.

- Uao... Questo sono io? - e indico' alla ragazza l'uomo con la chitarra e gli occhiali da sole sulla copertina, davanti ad uno sfondo che rappresentava delle nuvole scure. Thief sembro' ritornare di buon umore, rispetto a qualche secondo prima.

- Oooh si'! E sei sempre tu qui, in questa foto! Lo so, e' un po' piccolo, ma dovresti vederlo... -

- Cavoli. - sussurro', quasi in modo impercettibile all'orecchio dell'altra. Ma lei lo senti' lo stesso.

- Eh gia', cavoli. - sorrise. - Cavolini. -

George scoppio' a ridere; lei lo segui' a ruota, ridendo di se stessa.

- Scusa... Devo essere un po' scema al mattino! - e piego' il viso in una smorfia. Poi si accorse di quello che aveva detto: - Ah si', scusa... Adesso e' quasi pomeriggio! - e le scappo' una ridarella nervosa.

Accipicchia, accipicchia! Se continuava a comportarsi cosi' sarebbe sembrata una scema..

Infatti, era scema al mattino. O meglio, a mezzogiorno. Forse era la fame.

- Stavo dicendo... Se vuoi della musica vera, ho una cosa che potrebbe piacerti! -

George arriccio' il naso alla vista di uno strano cosino rettangolare lucido e metallico, con un rivestimento bluastro e un piccolo schermino scuro. Il pollice della ragazza spinse leggermente un bottone situato sopra il "cosino" e lo schermo si accese, facendo esclamare al chitarrista un poco virile: - Ah! -

Thief rise. - Eddai! Non e' niente, e' solo un... iPod! -

- E.. e... cos'e` un AiPodd? -

- Rimandiamo le spiegazioni e mettiti questa cuffia.. Ecco, cosi'! -

Lui la guardo' per qualche secondo, mentre sfogliava dentro il suo lettore girando in modo inquietante il dito su un disco bianco sotto lo schermino, che mostrava una lunga lista piena di titoli neri. Riusci' a vedere titoli come “Octopus”, “Octopus's Garden”, “People Are Strange”, quell'altra bellissima canzone che gli avevano fatto sentire la sera prima, “What is Life”... E il suo dito si fermo' su “While My Guitar Gently Weeps”.

La canzone parti', con il suo inizio in pianoforte e chitarra. 

I look at you all see the love
there that's sleeping
While my guitar gently weeps
I look at the floor and I see
it needs sweeping
Still my guitar gently weeps

- Ooooh! Sto cantando io?? -

- Noo, sta cantando Mick Jagger! - ribatte' Thief, con tono sarcastico, rivolgendogli un'occhiata degna di una persona che si e' appena svegliata da un sogno. Perche' lei era fatta cosi', si lasciava catturare dalle note con facilita'.

- Fiigo... Mick Jagger... - sussurro' George, prima di lasciarsi catturare di nuovo dalla canzone.

I don't know why
nobody told you
how to unfold your love
I don't know how
someone controlled you
They bought and sold you.

I look at the world
and I notice it's turning
While my guitar gently weeps
With every mistake we must
surely be learning 
Still my guitar gently weeps

E parti' il celebre assolo di Eric Clapton.

George si accorse che Thief aveva chiuso gli occhi, canticchiando ancora quell'ultimo verso a bassa voce, Still my guitar gently weeps... E sorrideva, guardando fisso davanti a se: come persa in un proprio universo, come se quella canzone la portasse via. Un poco come il Magical Mystery Tour, che lui e i suoi compagni stavano organizzando prima di cadere in quella Londra che faceva paura. Ma non lo poteva sapere.

Mentre i suoi pensieri volavano via, l'assolo venne interrrotto dalla voce che lui credeva fermamente fosse di Mick Jagger, il leader dei Rolling Stones, eterni rivali dei Beatles (in un certo senso). 

I don't know how you
were diverted
You were perverted too
I don't know how you
were inverted
No one alerted you. 

I look at you all see the love
there that's sleeping
While my guitar gently weeps
I look at you all...

Still my guitar gently weeps.
Still my guitar gently weeps. 
Ah... aah...
 

La canzone fini', fin troppo presto.

George rimase a bocca aperta, si mise a battere le mani, felice, e si tolse la cuffia dall'orecchio: - Uao!! E' stato fortissimo! Ma cos'e`? E la canzone? Come si intitola? -

Lei fece una delle sue macabre risate che George ancora non conosceva e domando', con un tono malizioso: - Ti ricordi per caso una delle canzoni di cui ti avevamo parlato? While My Guitar Gently Weeps? -

Lui fece una risatina nervosa, - Eeeehm... in tutta sincerita'... No. -

- Uffa!! Comunque... -

- Canta Mick Jagger? - Questa domanda lascio' Thief del tutto incredula. - Ehi, attenta al... -

Bum. Troppo tardi, troppo tardi.

- Senti, - esclamo' Thief dopo essersi alzata da terra e aver finito il suo personale monologo introspettivo, - Andiamo subito al supermercato! -

George annui'. Sul suo viso era spuntato un sorriso divertito; quella ragazza era davvero strana.

E forse il motivo per cui lei era cosi' nervosa non era solo While My Guitar Gently Weeps. Forse si trattava anche dell'individuo con cui stava camminando, quasi a braccetto, per le strade, alla ricerca del supermercato.

Chissa' se Martina e Anamita gli stavano aspettando, dovevano presto trovare qualcosa da mangiare, altrimenti sarebbero morti di fame. L'urlo “Moriremo tutti!!”  accompagnava la sua mente con insistenza. Sentiva anche Jimi Hendrix borbottare con disappunto, “Brutta cosa, brutta cosa” dentro la sua testa. Beh, almeno era un quadretto molto rilassante. Mancava solo un uomo che urla “Trentatre!” a casaccio sulla sua sedia a rotelle e un parecchio incazzato Ozzy Osbourne che stacca la testa ad un pipistrello. Quest'ultima fantasia era dovuta a troppa televisione.

Nel frattempo erano passati dieci minuti e.. niente da fare, c'era solo gente su gente e il supermercato era decisamente troppo lontano. O meglio, si erano persi, come da copione.

- Aaaah! E ora? - perfetto, si erano persi!

- Ehm... sono certo che riusciremo a sopravvivere. - disse George, e annui'.

- No no no.. moriremo, moriremo tutti!! Arrivera' lo Spirito delle Amputazioni che mi amputera' perche' ho amputato troppo, Nostradamus mi tagliera' le orecchie, Lady Gaga mi rubera' i reni e cantera' per tutto il resto della mia schifosa vita Bad Romance!! Sono finita, lo capisci George Harrison? Lo capisci?! Sono finita!! - e lo prese per le braccia, avvicinandosi un po' troppo al suo viso.

George spalanco' gli occhi a tal punto che i suoi occhi bulbi oculari sembravano al punto di fuoriuscire dalle orbita, ma per (nostra) fortuna, non accadde. Allora decise di aprire bocca, - Rilassati e... respira. -

- Non.. ce.. la faccio! - ansimo' lei, mentre gli eterni passanti puritani li guardavano male.

- Prendi l'aria, butta fuori l'aria.. cosi', ecco... - disse George, molto lentamente. Thief stava iniziando a riprendere colorito alle guancia. - Cosi'.. brava! Non c'e` nessunissimo Spirito delle Amputazioni, non c'e` Nostradamus, non c'e` Lady.. Oscar.. -

- Lady Gaga. - lo corresse Thief, inspirando per la decima volta.

- Si', Lady Gaga.. quello che e'! Ora, Tony, andiamo a prendere qualcosa da mangiare... -

- Thief, e che cavolo!! - e parti' l'ennesimo schiaffo.

- Ahia! - piagnucolò lui.

- Cosi' impari! - gli fece la linguaccia.

Dopo questo episodio, volarono via nel vuoto altri cinque minuti e.. niente. Non c'era minima traccia di un supermercato. Dovevano essersi persi per davvero, neanche sapevano dove si erano cacciati. George iniziava a diventare parecchio nervoso.

- Quando arriviamo? Quando arriviamo? Quando arriviamo?! -

- Presto, penso. - gli rispose lei.

E proprio in quel momento... passo' un ragazzo dei giornali. Ma non giornali qualsiasi.

- Edizione straordinaria! Case a basso prezzo con vista sul Tamiiigi! - gracchiava il ragazzino.

Accadde l'imprevisto. Una folla di ricchi senzatetto, esponenti di ceto medio senza casa e avidi cercatori di un tetto e un letto comparirono da uno sbocco e travolsero letteralmente i due ragazzi che, ahime', stavano proprio tra i piedi del ragazzo dei giornali.

Per fortuna, la folla scompari' in fretta. Insieme a... 

 

Poco dopo:

 

- Ehi Perry! Dov'e`... -

- I BLUES BROTHERS HANNO RAPITO GEORGE HARRISON! -

 




E finalmente, abbiamo aggiornato!! :D
Qui vi parla Thief, l'autrice (o qualcosa del genere.. insomma, quella che scrive, no?) che ha per di piu' scritto l'ultima parte del capitolo. *-* Vorrei chiedere infinitamente perdono per tutti i guai, tutti gli stretti di Messina (boh, non so che c'entri. Ma secondo la mitologia greca, c'erano due mostri tra i due versanti e.. Ok, non devo piu' leggere l'Odissea.) e tutta l'attesa - soprattutto quella u_u - che vi abbiamo fatto passare. D: Comunque l'ultima parte l'ho scritta io, quindi.. ha fatto schifo. Lo so. Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto. :) Allora.. sotto a chi tocca, che sicuramente aggiornera' piu' prima di noi! o_o

 

 

 

- Un saluto anche da Anamita e Martina! ;)
Peace & Love. <3

  

  
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