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Autore: Ryta Holmes    06/05/2010    7 recensioni
"In una sola notte il suo passato nella grande città dei Pendragon era stato cancellato. Quel passato fatto di impegno e dedizione, fatto di grandi imprese troppo spesso tenute nascoste. Un passato in cui aveva protetto l’erede al trono a rischio della propria vita.Una sola notte che aveva cambiato tutto. La sua reputazione, i suoi sentimenti e soprattutto la stima nei confronti di colui che considerava un amico, quasi un fratello nonostante il divario dato dal loro status. Una differenza  però, che il principe Artù aveva ben chiarito con ciò che aveva fatto quella notte. E che aveva costretto Merlino ad usare la magia."
Genere: Drammatico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Desclaimers: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti! Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!


SO COSA HAI FATTO

.5.


L’entrata della grande cittadina di Camelot si ergeva a pochi passi da lui. Merlino la osservava nervosamente, nascosto dietro un grosso cespuglio e indeciso su come muoversi ora che finalmente era giunto in quel luogo.
Era partito il giorno dopo quella sconvolgente rivelazione ma questa volta si era concesso anche le soste notturne, così il suo viaggio era durato quattro giorni in tutto. Non poteva arrivare già stanco e debilitato come quando aveva fatto la strada inversa, considerato il pericolo che correva.
Così aveva percorso quella lunga marcia, riposando e rifocillandosi quando era necessario, aiutato ormai dalle sue doti di cacciatore con la magia.
Ora sedeva sul terreno umido, nascosto da rami e foglie a fissare le alte mura di quella città che lo aveva visto prima servo fedele a servizio del principe e poi fuggiasco e colpevole di averlo ferito.
“E adesso? Cosa sono diventato adesso?” domandò a se stesso, alzando lo sguardo e puntandolo sulla bandiera rossa col drago dorato, stemma dei Pendragon, che sventolava sulla cima della torre più alta.
Per arrivare fino al castello avrebbe dovuto attendere il buio, però aveva notato che la guardia all’entrata di Camelot era notevolmente diminuita, così come il passeggio che a quell’ora del giorno ricordava quasi soffocante. Prima di allora quell’ingresso era sempre stato affollato dai contadini che venivano a vendere i prodotti delle proprie campagne e da quelli che invece le andavano a lavorare, c’erano i mercanti che partivano e gli altri che arrivavano per mostrare oggetti importati da chissà dove.
Vedere invece tutta quella desolazione, aveva impensierito non poco il mago, che adesso stava pensando ad un modo per entrare e dare un’occhiata almeno alla città bassa.
Rimanendo nascosto nella boscaglia, riuscì ad avvicinarsi un poco di più fino a trovarsi a non più di qualche metro dal grande portone di legno. C’erano solo due sentinelle che oziavano nella vana attesa che qualche folle entrasse nella città il cui sovrano stava mandando in malora.
Merlino cercò un diversivo e decise che il carro di fieno, probabilmente abbandonato, a pochi passi dai soldati, facesse al caso suo. Sussurrò l’incantesimo e subito, come se qualcuno lo stesse rubando, il carro schizzò fuori le mura di Camelot, inseguito dalle sentinelle sorprese.
Il giovane ne approfittò per intrufolarsi senza che nessuno si accorgesse di lui e prima che le guardie potessero tornare si era già mischiato alle poche persone che si aggiravano per la via principale.
Sistemò meglio il cappuccio del mantello sulla testa, per assicurarsi di non essere riconosciuto. Non che si aspettasse che tutti i cittadini di Camelot lo identificassero come “quel Merlino”, ma preferì premunirsi nel caso qualcuno si fosse ricordato del suo viso.
Tanto più che quasi tutti nascondevano il proprio volto e apparivano diffidenti verso gli altri come lui, e aggirarsi allegramente per la città, avrebbe solo destato ulteriori sospetti.
Si era immaginato molte più guardie all’entrata, in fondo un qualsiasi stregone – come aveva appena fatto lui – avrebbe potuto intrufolarsi senza problemi a Camelot e portare scompiglio. Ma poi ricordò la scena che aveva intravisto con l’incantesimo dell’acqua e pensò che quasi tutta la guardia reale fosse impegnata nella sua ricerca. Peccato che lo avessero praticamente ad un palmo dal naso e nessuno ancora se ne fosse reso conto.
Continuò per un po’ lungo la via centrale che fendeva letteralmente tutta la città e continuando portava fino al castello. Restò non tanto sorpreso, quanto scoraggiato nel vedere in che condizioni re Uther avesse condotto quella che un tempo era una rigogliosa città.
Quei pochi coraggiosi che si aggiravano per le strade non solo camminavano con passo svelto ma si voltavano in continuazione per guardarsi le spalle, come se da un momento all’altro Uther in persona puntasse il dito contro di loro e li condannasse a morte. Non c’erano bambini che giocavano vicino alle abitazioni, non c’erano animali che scorazzavano imperturbabili rischiando di finire sotto i piedi dei passanti – e Merlino solo sapeva, quante volte aveva inciampato in qualche dannata gallina –, persino il mercato aveva ceduto il posto ad un ammasso bruciacchiato di fascine e non fu difficile intuire quanta gente fosse stata condannata al rogo in quel luogo per stregoneria, solo dall’odore nauseabondo di carne bruciata che vi aleggiava. Si allontanò disgustato, rischiando di rimettere e imboccò un’altra strada. Ma si congelò sul posto, quando notò tre grossi carri neri chiusi da spesse sbarre di ferro, intrecciate per formare delle gabbie. Conosceva i mezzi terribili in cui i cacciatori di streghe rinchiudevano i colpevoli. Una volta aveva visto Gaius lì dentro, un’altra quella povera ragazza di nome Freya, di cui si era innamorato.
Scacciò i ricordi che erano comunque dolorosi e cercò di porre maggiore distanza tra lui e quei trabiccoli di morte, ma di nuovo fu costretto ad interrompere la marcia quando quasi investì un’anziana donna che usciva da una stalla e cercava di rientrare in casa il più in fretta possibile.
“Stai più attenta!” esclamò incespicando ma senza mostrare più del dovuto il volto. In realtà non si sarebbe mai permesso di rivolgere parole sgradevoli ad una donna – in là con gli anni per giunta! – ma aveva deciso di comportarsi come chiunque in quella città ormai disastrata.
La vecchia si inchinò ossequiosa senza ribattere all’ammonimento e squadrò la figura del giovane come per studiarlo. Merlino trattenne il respiro, certo che quella donna lo avesse riconosciuto e da un momento all’altro avrebbe gridato al tradimento. Invece si sentì sfiorare il braccio e gli occhi dell’anziana si insinuarono sotto il cappuccio.
“Voi non siete di Camelot…. ma lo straniero che attendevamo, vero? Venite, venite!” lo esortò a seguirlo verso la stalla, proprio da dove solo un attimo prima, era uscita.
“Non potevo sbagliarmi! Mi avevano detto che eravate molto giovane, occhi azzurri e capelli scuri… Oramai siete la nostra unica salvezza…” continuò la donna facendolo accomodare vicino ad un cavallo che ruminava pigramente.
“Eh… è da molto che mi attendevate?” provò Merlino, reggendo il gioco. Le parole dell’anziana lo avevano preoccupato non poco, perché sapevano tutte di cospirazione.
Quella scosse il capo, sistemando meglio lo scialle sulle braccia. “No no, anzi! Siete anche in anticipo. Tra non molto arriveranno i miei concittadini e chi vi potrà spiegare meglio di me cosa vogliamo che facciate.”
“Contro il re.” Azzardò il giovane, l’intenzione di carpire quante più informazioni possibile. Incredibile che fosse a Camelot da qualche minuto e già stesse salvando il reale deretano a chi non se lo meritava per niente.
La vecchia mostrò un sorriso cattivo al suo interlocutore. “Siete ben informato, vedo. Ma vi spiegherà tutto gente più competente di me.”
Merlino capì che non avrebbe saputo altro dalla donna, per lo meno su cosa ‘lo straniero’ avrebbe dovuto fare. “Non ho avuto difficoltà ad entrare in città… mi aspettavo un dispiegamento di forze contro gli stregoni.”
“E’ perché sono tutti alla ricerca di quel maledetto servo.” Il giovane avvertì un groppo alla gola: ovviamente la colpa di tutto era caduta solo ed esclusivamente su di lui. “Spero lo trovino e gli facciano tanto di quel male… tanto quanto Uther ne ha fatto a tutto il suo popolo! Ah ma anche lui deve pagarla… prendersela con noi innocenti… con mia figlia…” gli occhi della donna si inumidirono e alcune lacrime scivolarono sulle guance. “… non avevamo fatto nulla di male! Solo con quel… Merlino avrebbe dovuto scagliare la sua rabbia! Non su di noi!”
“Possibile che un semplice servo abbia causato tutto ciò? Non potrebbe essere anche colpa… di qualcun altro?” non riuscì a frenare la lingua; non poteva digerire che nessuno avesse anche solo ipotizzato che la colpa fosse anche del principe Artù.
“Non era un semplice servo! Anche lui era uno stregone, come voi!”
“E chi vi dice che io non sia malvagio come lui?” incalzò il giovane, con disappunto.
La vecchia esitò un istante, sorpresa dalla replica. “No… non possiamo saperlo… ma saremmo destinati comunque alla distruzione… non vedete? Camelot non è nemmeno più guarnita come prima! Chiunque potrebbe entrare e conquistarci… siamo in balia di un sovrano che non è più in grado di governarci!”
Merlino aveva sentito abbastanza. “Credo…” la voce si era incupita e aveva chinato lo sguardo per evitare quello della sua interlocutrice, perché avrebbe potuto leggervi rabbia e disgusto dentro.
“Credo che stiano per arrivare i suoi compagni… sento dei rumori sulla strada…”
L’anziana parve riscuotersi e si avvicinò al portoncino per controllare. “Siete sicuro? Io non ho sentito nulla…” il ragazzo nel mentre si era accostato all’uscita che dava sull’altra via. La donna si affacciò del tutto fuori e quando tornò a dedicare attenzione allo straniero, si accorse che era sparito… prima di venir richiamata ancora da qualcuno. “Donna, mi stavate aspettando?” la vecchia si voltò e incrociò lo sguardo di un bambino…
Merlino intanto era sgattaiolato via e con passo svelto decideva di uscire nuovamente da Camelot. Era infuriato e preoccupato nello stesso tempo, sentendo di aver visto e ascoltato fin troppo di tutta quella storia. Ancora turbato sentiva su di sé tutto l’odio di un popolo e un senso di colpa che trovava quanto mai ingiusto. In fondo che cosa aveva fatto lui se non difendersi? Cosa poteva saperne il popolo di cosa fosse accaduto realmente quella notte maledetta? Nessuno avrebbe mai saputo la verità, soltanto lui era a conoscenza di cosa avesse fatto il Principe per meritarsi quelle ustioni. Così come soltanto l’erede al trono sapeva il perché di quel gesto.
Mentre distraeva nuovamente le guardie per uscire da Camelot si chiese quanto desiderio avesse di ritrovarsi faccia a faccia con Artù.

*

La luce delle fiaccole gettava delle ombre sinistre lungo il corridoio. Merlino percorreva la via che portava alle stanze di Artù senza far caso al percorso, tanto lo ricordava a memoria. Era più intento a guardarsi costantemente le spalle e a non far rumore al suo passaggio, più del frusciare del mantello scuro che lo rendeva una macchia nera che alleggiava per il castello.
Si era intrufolato nel palazzo attraverso quel passaggio nelle prigioni, che aveva usato tante volte per fuggire da Camelot… o per aiutare qualcuno a fare altrettanto. Con la sua magia era stato semplicissimo arrivare ai piani più alti, dove vivevano la corte e le autorità e dove un tempo abitava anche lui.
Per un attimo aveva pensato di passare da Gaius ma poi aveva reputato troppo pericoloso quel gesto e al massimo se fosse riuscito a guarire il principe e a fuggire incolume dalla sua stanza, avrebbe potuto anche azzardarsi a cercare il suo tutore.
Trattenne il fiato di colpo, quando percepì un vociare sommesso farsi sempre più intenso: qualcuno si avvicinava e presto lo avrebbe incrociato e visto. Svelto, tornò di qualche passo indietro e si introdusse in una porticina che ricordava condurre alle cucine. Si nascose dietro il legno sperando vivamente che chiunque stesse per passare, non fosse qualcuno affamato proprio a quell’ora della notte.
Dallo spiraglio dell’uscio distinse due figure che parlottavano piano a braccetto, un uomo e una donna. E non fu difficile riconoscere Gwen e Lancillotto in quei volti tirati che però apparivano così intimi tra loro: negli sguardi, nei sorrisi imbarazzati e nella luce che li animava quando erano vicini.
Quando Lancillotto era tornato a Camelot qualche mese prima, aveva sconvolto ogni cosa: Artù conosceva il grande valore del giovane e si era imposto con tutte le sue forze, perché Uther acconsentisse a nominarlo cavaliere. Il principe era un uomo d’onore e conosceva la grande devozione e il coraggio di Lancillotto, che ne facevano un eroe da premiare. Soprassedendo alle occhiate fugaci che si scambiava con Ginevra, Artù aveva discusso a lungo con suo padre e alla fine erano giunti alla soluzione di donargli anzitutto lo status nobiliare e infine di concedergli la nomina a cavaliere di Camelot.
Fu un giorno di festa anche per Merlino, perché col tempo si era affezionato a quel ragazzo tanto puro d’animo da meritare l’investitura e aveva preso a considerarlo un vero amico, anche per la discrezione con cui lo proteggeva, conoscendo la sua natura magica.
Nei mesi successivi però, quelle occhiate fugaci tra Ginevra e Lancillotto divennero qualcosa di più e il giovane non era vincolato dai suoi obblighi come poteva esserlo un principe. Quando la corte del ragazzo si fece più serrata a tutti fu evidente chi avrebbe scelto la serva di lady Morgana, tra un erede al trono irraggiungibile e un dolce amante pronto a stringerla tra le braccia.
Merlino scosse il capo, quando si rese conto che i suoi pensieri erano andati troppo oltre e presto avrebbero raggiunto ricordi oltremodo dolorosi perché potesse lasciarli andare in un momento di pericolo come quello.
Accertatosi che i due amanti fossero svaniti oltre il corridoio, uscì dal suo nascondiglio e riprese la strada verso gli appartamenti reali. Ma evidentemente non aveva tenuto conto di quanto avesse sbagliato a lasciar correre la mente in quel modo, perché non appena si ritrovò a pochi passi dalla porta di Artù, le immagini si susseguirono senza sosta e a niente valse strizzare gli occhi  o scuotere vigorosamente la testa per scacciare via il ricordo di quella notte.
Rivide se stesso, in quel corridoio appena davanti l’uscio della stanza… era sgusciato via spalancando le porte e poi era inciampato stupidamente sui suoi stessi piedi, finendo contro il muro...
Quando tutto si fece troppo da sopportare, aprì la porta e la richiuse velocemente, entrando nella stanza di Artù e ponendo una barriera tra i ricordi e lui.
Si passò una mano sulla faccia e sistemò meglio il cappuccio che ancora gli copriva la testa e parte del volto: una sorta di protezione più psicologica che reale.
Ci volle una buona dose di coraggio per avvicinarsi al letto dove Artù dormiva ma ce ne volle ancora di più per mantenere lo sguardo sulla figura del principe sofferente. Aveva le mani e il busto avvolti nelle bende che si vedevano chiaramente, alla luce fioca di una candela lasciata accesa sul cassettone, macchiate di sangue rappreso. Il sonno di Artù era turbato e una pellicola di sudore bagnava il suo volto, segno che soffriva probabilmente per la febbre.
Merlino dapprima strinse le labbra impaurito, conscio di essere lui la causa di quel patimento, poi però la rabbia ancora una volta prevalse e ripensando proprio a quanto aveva appena ricordato prima di entrare, cercò conforto nella colpa del principe e in quello che aveva fatto.
Non c’era tempo comunque, da perdere in quella circostanza, per questo sollevò una mano e la impose sul petto di Artù senza toccarlo, per paura di un risveglio improvviso. Ripensò alla formula che aveva imparato per guarire le ustioni e la sussurrò proprio mentre gli occhi perdevano quella colorazione acquamarina – anche se al buio diventavano di un blu cupo come il mare in tempesta – e si facevano dorati.
Artù si mosse insofferente nel sonno e Merlino indietreggiò subito ma quando l’altro non diede segno di svegliarsi, controllò che le ferite si fossero rimarginate. Con disappunto notò di aver fallito.
“Riproviamo…” si lasciò sfuggire in un sussurro lieve, rimboccandosi questa volta le maniche del mantello e mettendoci più impegno nel pronunciare l’incantesimo.
Questa volta era certo di esserci riuscito, perché aveva sentito con intensità la magia, nascere dentro di lui e indirizzarsi sul petto del principe. Eppure ancora una volta, controllando lo stato del giovane non riscontrò nessun cambiamento.
Imprecò mentalmente, la rabbia e il nervosismo che aumentavano. Provò ancora un paio di volte, finché non decise di cambiare formula. Forse ci voleva prima un incantesimo di annullamento perché le ferite non fossero più stregate… forse a quel punto poteva guarirle…
Recitò un’altra formula che aveva imparato sui libri di suo padre e come prima sentì distintamente la magia trasmettersi dalla sua mano ad Artù. Convinto di esserci riuscito tentò di nuovo con l’incanto precedente, quello per guarire le ustioni… ma ancora una volta fu un buco nell’acqua.
“Accidenti!” questa volta l’imprecazione sfuggì con più forza e fu costretto a mordersi la lingua per non aggiungere altro o per darsi dell’idiota da solo.
Avrebbe dovuto provare con altro, ricordò altre formule e di nuovo impose la mano, deciso a risolvere il problema entro quella notte. Aveva appena schiuso le labbra, quando il rintocco della campana di allerta, lo fece sussultare. Ritirò la mano, voltandosi verso la finestra, mentre i rintocchi si susseguivano sempre più con maggiore intensità: stava succedendo qualcosa di pericoloso a Camelot e aveva già una mezza idea di cosa si trattasse. Doveva muoversi, provare un ultimo incantesimo se necessario e poi eclissarsi da lì, prima di venire sorpreso – proprio lui! – così vicino ad Artù.
Ma il problema fu che quando tornò a dedicare attenzione al Principe, si ritrovò i suoi occhi chiari che lo fissavano sbigottiti, seppur appesantiti dalla febbre.
Questa volta l’imprecazione risuonò ben più volgare nella sua testa…

Continua…

Sorpresa! =P
Oggi mi sentivo particolarmente giù e mi son detta "pubblichiamo!"... magari qualche bella recensione mi risolleva il morale! ;-)
Siete in tantissimi che leggeteeeeeeee! E le preferenze continuano ad aumentare! Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, anche perchè da adesso in poi giocherò un bel po' con la trama! E ho bisogno di pareri e se volete anche di critiche negative!
A parte questo.... finalmente! Merlino e Artù si rincontrano... nel bel mezzo del caos XD E già una piiiiccola parte della verità è venuta a galla... ve ne siete accorti, no?
Ma cosa accadrà adesso a Camelot? E perchè Merlino non riesce a guarire Artù? E chi attendeva la vecchia cospiratrice? E la domanda che ancora non ha risposta... cosa è successo quella notte?
Il prossimo capitolo, vi anticipo che sarà rocambolesco! Uhuhuhuhuh...
Intanto vi lascio una piccola anticipazione...

“[...] Ohhh… al diavolo!” esclamò di getto, percorrendo a grandi passi rabbiosi la stanza e uscendo sul corridoio. [...]
Merlino guardò dietro di lui per rendersi conto di cos’era accaduto e trattenne il fiato: un gargoyle di pietra aveva preso vita e si era appena accanito contro Uther..."

Ci tengo a ringraziare di cuore:
mindyxx (è un onore essere tra i tuoi autori preferiti =) cmq concordo con te, Uther è riprovevole... ma come sappiamo aveva persino mandato al rogo il povero Gaius... la sua paura verso la magia lo rende folle e qui volevo sottolineare questo passaggio. Spero di non aver esagerato troppo ^^ per quanto riguarda Arthur..... ehm... *fischietting*), Cassandra (no no Merlino ha consapevolmente ferito Artù XD e qualcosa l'ha fatta! Assicuro! ^^), saisai_girl (ma ciaoo! grazie per tutti i complimenti! =) Merlino sì, è tornato per rimettere a posto le cose, ma l'autrice sadica gliele ha incasinate ancora di più! XD ma cmq visto? non potevo tenerli lontano a lungo quei due... ihihihihi), _Valux_ (10 punti per te! e non aggiungo altro... uhuhuhuh ^^) e Dita_Inkiostro (grazie ancora per tutti questi bei commenti! =D e grazie per aver notato il particolare del cambio di punto di vista... perchè lo userò ancora!)

Un grazie anche a tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le preferite, le ricordate e le seguite ^-^ E' un piacere vedere tanto interessamento! Spero di non deludervi! =D
Vi rinnovo la richiesta per qualche commento, soprattutto ora che la trama prenderà una piega un po' più... particolare diciamo. ^^
A presto!
Baci
Ry





   
 
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