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Autore: Meirvellux    06/05/2010    0 recensioni
La vita di Rosalie Hale prima di diventare umana.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rosalie Hale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era una bella mattina a Rochester.
Il cielo era terso, e la brezza estiva si adagiava con la sua lieve prepotenza su qualsiasi cosa.
Un giovane uomo entrò nel caffé di Ron Winchester. A New York non potevi dire di aver gustato un caffè degno di questo nome, se non avevi posato le tue labbra su una delle sue tazze.
Varcata la soglia dell’ingresso del locale, non ci fu volto femminile non che si voltò: era un uomo sulla ventina, elegantemente vestito, e notevolmente bello.
Aveva lineamenti regolari e una mascella prominente, ma soprattutto un fisico sottile e slanciato, che lo faceva assomigliare al protagonista di un film romantico.
Ovviamente si accorse dell’attenzione che aveva suscitato nelle donne del locale, che ora abbassavano lo sguardo con imbarazzo, e se ne compiacque sorridendo tra sé.
Si sedette al suo tavolo con eleganza colma di virilità, e posò i suoi occhi sul menù.
Improvvisamente qualcuno spalancò la porta, e il giovane si accorse che era un bambino di poco più di 13 anni, che si stava dirigendo verso il cameriere.
Con grande irritazione si accorse che era proprio quello che stava per prendere proprio il suo ordine, ma doveva immaginarselo dato che era un coetaneo di quella peste.
“Plebaglia!” biascicò con un grugno.
Gli occhi del disturbatore erano colmi d’eccitazione. Sembrava che nel distretto di Rochester si fosse presentato il fantasma di Jane Harlow in persona.
“Indovina chi c’è in piazza?”
“Non vedi che sto lavorando? Mio padre mi fustiga; c’è un cliente importante qui!” disse il ragazzo lanciando un'occhiata prudente all’uomo in ghingheri, che ora aveva un’espressione accigliata, ma prestava attenzione ai loro discorsi.
“Sta passando Rosalie, la figlia degli Hale!” disse il ragazzo aprendo le braccia.
Il cameriere, come scosso da un tremito, posò velocemente il vassoio sul tavolino, e corse via fuori del locale.
Un uomo robusto sulla quarantina si mise le mani nei pochi capelli che gli rimanevano.
“Quel disgraziato!” disse coprendosi gli occhi, e avvicinandosi al tavolo del cliente, che sfoderava sotto gli occhi di un azzurro trasparente, la sua discreta rabbia.
“Sono mortificato signore!”. L’uomo sospirò con forza, e si asciugò la fronte colma di sudore con una mano.
“Vuole ordinare lo stesso? Offre la casa!”
La moglie dell’uomo, una megera in carne, scosse la testa: “E’ Hollywood! E’ tutta colpa di Hollywood e le sue creature del demonio”.
Il giovane si alzò in silenzio, poggiando sul tavolo tre dollari.
“Non ha importanza” disse con voce ferma, ormai distratto da qualcos’altro: aveva notato che le chiacchiere dei due monelli, avevano attratto l’attenzione di un paio di clienti, che in silenzio si erano alzati e li avevano seguiti.
“Chi può aver provocato un simile turbamento?” pensò il giovane, seguendo con cinica attenzione il gruppo che si dirigeva verso la piazzetta “Sarà un’attrice in visita a New York, fenomeno da circo, o una prostituta ubriaca”.
Il cuore, per uno strano motivo, gli batteva ad ogni passo, forse per l’eccitazione improvvisa che aveva troncato quella noiosa giornata estiva.
Improvvisamente si fermò tra le persone che aveva seguito, ora raccolte in un piccolo gruppo che stava fissando con insistenza qualcuno seduto su una panchina.
Il ragazzo notò che chiunque era stato presente, faceva la stessa cosa con curiosità ed avidità.
C’erano due donne sedute. Entrambe bionde, ma erano molto diverse.
La prima era di taglia piccola, lievemente in carne. Aveva una fronte ampia e labbra molto sottili. Sembrava non curarsi delle attenzioni morbose degli altri, anche perché non erano certo per lei ma per chi le sedeva accanto.
Era una giovane donna, forse poco più che ventenne, dalla statura notevole e dalla chioma fluente. I suoi capelli ricadevano sul seno con grazia, e sembrava che raggi di sole si specchiassero in quella cornice incantevole che lasciava spiccare un ovale ben disegnato.
Aveva dei lineamenti molto raffinati, labbra carnose, ma soprattutto un colore d’occhi rarissimo, insolito su una donna di razza bianca. Sembravano blu, ma non bisognava avvicinarsi molto a lei per notare che in realtà erano viola.
Erano molto simili a quelli di un’incantevole gitana conosciuta a Parigi: la loro forma ricordava quella di un gatto.. Il giovane vide materializzarsi lo sguardo della creatura di cui si era innamorato perdutamente, e che avrebbe voluto sposare se non si fosse messa di mezzo la sua ricca e rispettabile famiglia.
La zingara era probabilmente la donna più bella che avesse mai visto, ma anche la sconosciuta che la piazza intera che stava ammirando, aveva un fascino particolare, anche se più bamboleggiante.
Le due ragazze improvvisamente si alzarono dal loro posto, e quella bella rivelò forme sottili ma ben modellate.
Il ragazzo si pizzicò il mento, immaginando la candida pelle custodita sotto quel jersey viola.
“Buon uomo” disse con sicurezza all’uomo accanto a lui, un signore anziano con gli occhialetti. “Posso sapere il nome di quella giovane donna?”
“Quale?” intervenne bruscamente un brunetto che si era messo tra loro.
“Quale secondo te?” lo imitò sbraitando l’interpellato. “Si riferisce alla creatura dagli occhi viola, vero?”.
Il giovane annuì, ma senza mostrarsi turbato.
“Si chiama Rosalie Hale” disse.
“A chi appartiene?”

“…così ora anche tu hai visto Rosalie Hale!” disse Edward Hunter guardando il biondo amico, che aveva occhi che ardevano come fiamme azzurre.
“E’ di ricca famiglia?” chiese il giovane. ?”
“No, nel senso che sicuramente ci sono famiglie più ricche degli Hale, ma da come veste non lo diresti vero?”
“E’ ornata come un albero di natale” sbuffò una ragazza paffuta dalla chioma rossa e la bocca impastata di rossetto, evidentemente invidiosa dell’oggetto dei loro discorsi.
“Quanti anni ha?” ?”
“Compirà 18 anni tra pochi giorni”
“Un fotografo di Los Angeles voleva posasse per una rivista come modella” intervenne una giovane dal viso smunto e il sorriso gengivale. “Lei però è stata la prima a rifiutare. Ha detto che avrebbe perso la sua purezza, e che nessun uomo l’avrebbe più sposata”.
La rosa rise soddisfatta. “Non sai la disperazione di quei diavoli di genitori! Farebbero qualsiasi cosa affinché la figlia li ricopra di denaro”.
“Bella com’è ci riuscirà senz’altro: é il loro migliore investimento!” replicò Edward.
“A te però non ha dato retta” disse la ragazza con la dentatura prominente. C’era malizia e canzonatura nel suo tono. “Credi che a te la darà Royce?”.
“Dici che potrebbe non darmela?”
“Non lo so” disse pensierosa. “Tu sei bello, sicuramente più del nostro Edward, però lei è una brava ragazza, mi capisci?”
Il ragazzo biondo accennò un sorriso che paralizzò dai brividi le due ragazze. Dopo la sua sbandata per la bella gitana, Royce King era diventato freddo e sarcastico, non provava più interesse per nessuna donna. Non in senso romantico, almeno.
Nei suoi viaggi in giro per il mondo era stato con più donne belle di quante i suoi amici immaginavano, ma avevano capito che Rosalie significava per lui qualcosa di diverso.
“Ci scommetto una cena…”
I tre ragazzi cercarono di ridere, ma in quel momento immaginarono la loro splendida concittadina come un giglio bianco sporcato da una goccia di sangue.

Fino a quel giorno, Rosalie Hale, non aveva immaginato nessuno più bello di lei: nessuno che perlomeno fosse un attore o un modello.
Il giorno dei suoi diciotto anni, il suo compleanno fu rovinato da una visita inattesa, anzi due.
Un uomo alto sulla trentina, dal profilo greco e lo sguardo penetrante, aveva varcato la soglia di casa sua; se credeva che il colore dei suoi occhi fosse una rarità, ora sentiva di sbagliarsi: l’ospite la fissava con iridi ambrate, e sembrava che oro liquido fluisse intorno alle pupille. Aveva una pelle marmorea, e un corpo che pareva scolpito.
La ragazza rimase incantata da quella visione, ma subito dopo sentì montare dentro di sé una furia lacerante perché era entrata in scena una donna magnifica, rifugiatasi sotto il braccio di quell'uomo.
Aveva lo stesso, incantevole colore d’occhi del marito, e un volto dai lineamenti ben scolpiti. Capelli color rame le incorniciavano il viso, che vantava una pelle trasparente e un colorito pallido ma privo d’ogni grigiore.
Non era molto alta, ma aveva una figura ben proporzionata.
Rosalie, per la prima volta in vita sua, si sentì una comune ragazza di Rochester: mai sarebbe diventata affascinante come la compagna di quello che aveva creduto essere il suo principe azzurro per un attimo.
Il signor Hale si avvicinò agli ospiti misteriosi, e lei stessa pensò di strangolare il padre per averli invitati: i ragazzi che prima la stavano colmando d’attenzioni, ora erano ipnotizzati dal fascino della donna, che aveva occhi vivaci e intensi come quelli di un cerbiatto.
Le sue amiche che prima sospiravano ammirando la sua chioma soffice e ondulata, ora non avevano occhi che per il bellissimo invitato.
L’unica a ridersela sotto i baffi era la sorella, che per una volta vedeva Rosalie, diventare verde d’invidia davanti ad un’altra donna.
“Dottor Cullen!” disse l’uomo salutandolo con un ghigno. “Sono molto felice che lei sia qui!”.
L’uomo ricambiò cordialmente il sorriso. “Quello che dicono di sua figlia è vero, è assolutamente meravigliosa”.
La ragazza, splendida nel suo abito da sera bianco, che evidenziava le curve acerbe ma attraenti del suo corpo, arrossì timidamente e per un attimo la sua rabbia svanì.
“Suo figlio non è venuto?” notò il signor Hale con una nota di disappunto nella voce.
“Edward ha preferito rimanere a casa, è molto timido” lo giustificò con voce melodiosa quella che doveva essere la signora Cullen. Nessuno dei presenti non riusciva a toglierle gli occhi di dosso: indossava una sottoveste di seta, adornata in stile impero.
“Mio figlio avrà sicuramente modo di conoscere la sua ragazza, poche volte al mondo ho visto una simile bellezza”. Detto da quell uomo bello come un dio, quelle parole lusinghiere sembravano vuote.
“Rosalie” disse il padre sorridendo. “Il signor Cullen è da poco venuto in città. E’ il primario dell’ospedale di Rochester, lui e la sua bellissima moglie d’ora in poi vivranno qui”.
“Pensa che fortuna” disse a denti stretti la signora Hale. “Hanno pure un figlio della tua età!”.
Rosalie che fino ad ora era come vittima del suo stesso orgoglio, adesso non faceva che immaginare il volto del ragazzo.

I genitori avevano incrociato le dita, sperando che tra lei e il figlio dei nuovi arrivati nascesse qualcosa: i Cullen erano belli e benestanti, avrebbero sicuramente dato lustro al loro buon nome.
L’incontro avvenne a breve, combinato dalle loro stesse famiglie. Non si poteva negare che Edward Cullen fosse straordinariamente bello, ma c’era qualcosa che la turbava in quella bellezza, qualcosa che le appariva sinistro se non inquietante.
Con gran delusione d’entrambe le parti, quel giorno i due ragazzi si parlarono a malapena.
Rosalie era adorabile nel suo abitino nero dai risvolti bianchi, che aveva valorizzato con una collana di perle appartenuta a sua madre, ma probabilmente non era abbastanza per lui.
Persino il dottor Calrise e sua moglie Esme, la guardavano adoranti, ma Edward pur avendola guardata con ammirazione in un primo momento, cominciò a diventare apatico e disinteressato.
Con grande sdegno dei signori Hale, il giovane si alzò dal divano dell’elegante salotto e si congedò educatamente, umiliando Rosalie, il sogno d’ogni uomo di Rochester.
La ragazza in un primo momento fu ossessionata dal bello e misterioso figlio dei Cullen, ma più per orgoglio personale che per attrazione nei suoi confronti.
I primi tempi, passava ingenuamente davanti casa loro, accompagnata dalle sue amiche più graziose, indossando i suoi vestiti da giorno più eleganti, e con i suoi accessori più preziosi.
L’obiettivo era fargli vedere che Rosalie Hale, spiccava anche tra ragazze carine come quelle, e che avrebbe rimpianto il suo comportamento, ma l’unica cosa che riusciva a captare era disinteresse da parte di Edward, e a volte persino scherno e disprezzo.
Era come se leggesse i suoi ridicoli pensieri.
L’orgoglio si tramutò in odio, ma bastò l’ennesimo regalo sfarzoso di suo padre, per far dimenticare a Rosalie i Cullen, che non frequentavano molto l'alta società.

Rosalie Hale, era nata una tiepida mattina d’estate a Rochester.
Prima di tre figli, un maschio ed una femmina, sin da bambina sembrava aver ricevuto il bacio benevolo di una ninfa dei boschi.
I genitori, entrambi appartenenti alla piccola borghesia, vedendo che quel dono non abbandonava la loro creatura e che era lei, motivo d’attenzione da parte di chiunque, l’accolsero come il premio ambito di una lotteria.
La bambina aveva tutto ciò che desiderava a discapito dei suoi fratelli, che erano trattati come tutti i figli e avevano sviluppato antichi rancori verso la loro sorella, esente da responsabilità e rimproveri.
Questo peggiorò il carattere della creatura, che sviluppava una personalità sempre più viziata e capricciosa: oltre la sua bellezza straordinaria, c’era una ragazza come tutte le altre, forse anche più banale dato che non aveva sviluppato un particolare talento.
Il suo sogno si limitava all’incontro con un bellissimo principe che l’avrebbe sposata e condotta verso le gioie del matrimonio e della maternità.
Consapevole del suo fascino, sdegnava le attenzioni di chiunque l’avvicinava, con gran disperazione dei suoi genitori, che si vedevano scappare i rampolli più ricchi e ambiti della città.
Rosalie, a dir la verità, non era neanche capace di vero e proprio affetto: a parte Vera, la ragazza con cui era cresciuta, non aveva vere amiche, e si considerava troppo superiore rispetto ai suoi concittadini.
Questo accadde finché il bacio incantevole della bellezza, non si sarebbe tramutato in un morso feroce che si sarebbe infiltrato nelle sue tenere carni facendole sanguinare.
  
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