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Autore: KaDuckCharmed    07/05/2010    2 recensioni
Questa è una delle mie prime Fic originali, e spero che vi piaccia. La dedico ad Ary, un'amica lontana ma allo stesso tempo vicina.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad Ary <3

 

Cari lettori, la storia che starete –spero- per leggere, non è un horror, nemmeno un fantasy, ma una semplice storia di vanità, successo e fama.

Il personaggio della nostra storia, si chiama  Billie, ed è un ragazzo di appena vent’anni. Potrei stare qui a raccontarvi la sua storia, ma preferirei che la scopriste da soli, senza il mio aiuto. Anche perché, altrimenti che razza di divertimento ci sarebbe?

Ci troviamo a... New York! La città dei sogni e delle speranze! La grande mela! Beh, so che può sembrare un posto scontato, ma niente è lasciato al caso, ve l’assicuro.

Beh, prima di finire a parlare del tempo, è ora di iniziare la nostra storia.

Era una mattina piovosa, e Billie venne svegliato da un forte tuono. Il rumore era stato fortissimo, tanto da fargli credere che si trattasse di un terremoto. Il piccolo appartamento in cui abitava amplifica parecchio ogni minimo suono o rumore.

Ancora addormentato, ma allo stesso tempo svegliato a causa di quel fastidioso rumore, il nostro protagonista si diresse in bagno, per sciacquarsi quella faccia addormentata che aveva.

I suoi occhi erano color nocciola, banalmente. Ma i suoi capelli erano castani dai riflessi ramati. Il volto era dai lineamenti non eccessivamente marcati, ed una leggera barbetta nera gli ricopriva il collo e parte del viso. Non amava particolarmente radersi.

Quella mattina sarebbe dovuto correre a lavoro prima del previsto, per assistere alle selezioni del nuovo musical che due registi emergenti volevano far mostrare a Broadway.

Il ragazzo non abitava particolarmente vicino al centro della città, e ci metteva sempre abbastanza tempo per arrivare a destinazione. Prima la metropolitana, poi l’autobus, e poi una piccola passeggiata di 4 km.

Decise di indossare una maglietta verde oliva, e di accompagnarla con dei semplici pantaloni di una tuta color topo. Ai piedi vecchie scarpe ginniche.

Scese le scale di corsa, si mise le cuffiette dell’I-Pod, e dritto verso la destinazione. Una leggera aria estiva, accompagnata dall’odore di umidità nell’aria causata dall’acquazzone appena terminato,  gli scompigliava la capigliatura imperfetta e mal tagliata.

Giunto in metropolitana, si infilò di forza fra due donne. Una aveva la barba, mentre l’altra era davvero molto bella. Qualche istante, ed eccola che quest’ultima spinse per scendere. Billie rimase impietrito appena lo sfiorò. Qualcosa di... Troppo, gli si strusciò sulla gamba, facendogli capire chiaramente il sesso dell’individuo appena sceso.

I secondi erano scanditi dalla musica che rimbombava nella sua testa.

Appena arrivato davanti al teatro, entrò, ancora leggermente intontito dal sonno.

Salì le scale dell’entrata, e mostrò a Rachel –la ragazza della biglietteria-, il pass staff. Lavorava per le pulizie, anche se il suo più grande sogno era quello di poter salire sul palco non per pulire, ma per farsi notare, e gridare al mondo “sono qui!”.

Entrato in platea, notò le file davanti piene di ragazzi, probabilmente quelli giunti alle fasi finali dei provini. Coloro che volevano fare il provino provenivano da tutta l’America, pieni di sogni e di speranze, che spesso andavano ad infrangersi non appena venivano scartati.

Un ragazzo al piano, era pronto ad accompagnare coloro che dovevano esibirsi.

Billie si sedette in fondo alla platea, curioso ed invidioso di ciò che stava per vedere.

«Bene. Si inizia. Amy Freely!», urlò la voce di un regista giovane, ma con uno sguardo determinato e sicuro di sé.

Alla chiamata rispose una ragazza alzandosi dal suo posto. Era davvero molto carina, anche se da lontano Billie non poteva giudicare con certezza. I capelli biondi le cadevano lisci sulle spalle, e degli occhi chiari completavano il quadretto.

Salì sul palco, e il pianista cominciò a suonare.

Una melodia soave e lieve, invase tutta la sala. Un microfono panoramico evidentemente amplificava il suono di molto. Amy, allora, cominciò a cantare una canzone, che Billie riconobbe subito: “defying gravity”. Le note uscivano dalla sua bocca con una naturalezza unica. La sua voce era vellutata, argentata, come se accarezzasse tutti coloro che la stavano ascoltando. La musica si poteva quasi vedere. Ogni parola, ogni singola nota era bellissima da ascoltare.

Billie ne era affascinato. Gli sarebbe piaciuto stare ad ascoltarla per ore ed ore, come se non ci fosse niente da fare per tutto il resto della sua vita, come se avesse davanti l’eternità da sprecare, ascoltando semplicemente quella ragazza dalla voce stupenda.

Era evidente che le era stato fatto un dono, consegnato da Dio in persona.

«Bene, ora... Chelsea Rummel!», urlò nuovamente quella voce fastidiosa.

Amy scese dal palco, ancora accerchiata dalla sua musica, come se le note danzassero ancora attorno a lei.

La stessa musica, riniziò a riempire l’atmosfera del teatro. Qualche istante, ed anche Chelsea cominciò con la canzone.

Nessuna ragazza impressionò Billie più di tanto, anche perché la sua mente vagava ancora sulla performance fatta da Amy, la ragazza bionda.

Un rumore fastidioso, ahimé, lo fece tornare alla realtà. La sveglia del suo orologio segnalava l’inizio del turno di lavoro. Così, senza pensarci troppo, si alzò dalla poltrona troppo comoda dell’ultima fila, per dirigersi all’esterno, diretto allo sgabuzzino.

Il corridoio che percorreva per andare a prendere gli strumenti da lavoro passava di fianco alla sala, facendo notare appena la musica che si eseguiva al di là della parete.

Arrivato a destinazione, aprì la porta chiusa a chiave, e un forte odore di lavanda lo investì.

Prese il carrello, lo tirò fuori da quel buco, e iniziò a lavare il pavimento.

Nonostante molte persone ritenevano questo lavoro molto faticoso, a Billie non dispiaceva affatto. Il poter stare da solo, a vagabondare con la fantasia come solo lui sapeva fare, gli bastava ad andare avanti, giorno dopo giorno, senza alcuna interruzione.

In men che non si dica, arrivò a pulire tutto il corridoio, e poggiò alla fine di esso, un cartellino giallo, in cui avvertiva le persone che il pavimento era scivoloso, pregandoli dunque a fare attenzione.

«Ehm... mi scusi! Potrei passare?», a parlare era stata la ragazza bionda.

«Se fa attenzione sì», rispose sorridendole Billie, felice di essere stato chiamato dalla ragazza.

«Certamente», promette lei sorridendo.

Gli occhi cerulei incontrarono quelli castani del ragazzo, facendo nascere sul viso di entrambi un innocente sorriso.

  
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