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Autore: candidalametta    07/05/2010    2 recensioni
Tomo suonava nella stanza semi buia, pochi raggi filtravano attraverso le persiane, si lasciò andare completamente per accompagnare lo strumento tra le sue dita, lasciando che i capelli gli coprissero il viso guidato dall'immaginazione quando sopperiva la tecnica. A gambe larghe nel vuoto nero di una stanza pena di strumenti muti.Non una lacrima, ma una valvola sicura per il suo odio, per il rancore, per l'inevitabile realtà di essere stati uccisi da chi credeva gli volesse bene.
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Tomo Miličević
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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è tardi tardi sai! ;P
per farmi anche solo vagamente perdonare ho unito 2 capitoli.
così mentre siette impegnati a leggere io scappo lontana ;)
( ci vediamo alla fine)
ps, come prevedibile adesso è la volta di concederci la versione "ufficiale" di the kill...capirete presto il perchè


era entrato in infermeria cercando l'amico, si sentiva particolarmente in colpa per non aver saputo prevedere il passaggio, distratto dallo sguardo di Roxane e dalla prevedibilità delle loro mosse gli era inevitabilmente finito addosso, schiacciandolo.
Tomo poteva anche essersi sbagliato ma al contatto con quel corpo così familiare aveva sentito una strana ostilità. Preoccupato aveva inventato una scusa per lasciare il campo e rientrare a controllare le condizioni del polso ferito. Si era intrufolato cercando di non dare nell'occhio ma poi era rimasto cauto nell'ombra per sentire la discussione. Tremò convulsamente quando riuscì a comprendere tutto, quando il disegno dei due divenne così chiaro da poter essere analizzato nel dettaglio, la fuga di Leonid dalla mensa, il bacio strappato di Roxanne, il comportamento degli ultimi tempi.
Rimase nascosto sperando di essersi sbagliato ma quando sentì dire all'amico di amare la ragazza il suo cuore non resse e indietreggiò alla cieca verso la porta facendo cadere la ciotola. Roxane si girò a guardarlo con quell'espressione stupita che ad un tratto diventò l'unico tratto sincero mai esistito sul volto della ragazza. I suoi misteriosi occhi azzurri per una volta esprimevano ciò che provavano.
Sorpresa.
Tomo uscì velocemente dalla stanza, percorse il corridoio cercando dentro di se lacrime che non esistevano, solo rabbia, tanta rabbia. Alla cieca si chiuse un un'aula senza illuminazione, poca luce filtrava attraverso le finestre, abituandosi alla penombra si accorse di essere nella stanza della musica. Tutti gli strumenti della scuola stavano li, in attesa dell'ora giusta in cui dita impacciate cercassero un suono accettabile.
Le mani di Tomislav tremavano, si sentiva solo, abbandonato come il più sperduto degli uomini in un deserto di dolore. Doveva sfogarsi, voleva trovare qualcosa in cui buttarsi a capofitto e dimenticare quella presenza pesante nel petto, si avvicinò al tavolo degli strumenti a corda, arraffò alla cieca il violino e cominciò con qualche accordo. Lo getto subito in un angolo, quasi con violenza, dimenticando l'amore e la compagnia che quello strumento aveva saputo dargli nella sua vita. Il suoi suono era consolatore, avvolgente, allego a volte, ma non era ciò che Tomo sentiva di provare. Confuso cominciò a girare convulsamente intorno al tavolo, la rabbia come un velo nero davanti agli occhi stringeva tutti i suoi pensieri. Con un fianco fece cadere uno strumento dal tavolo e lo prese poco prima che il legno si scontrasse con il pavimento, tra le sue mani c'era una chitarra elettrica.
Tomislav non ne aveva mai toccata una, suo fratello a volte suonava un'acustica per accompagnarlo e gli aveva insegnato vagamente qualche accordo, ma la sua conoscenza era davvero scarsa di quello strumento. Eppure in quel momento seppe esattamente cosa fare.
Prese lo spinotto e lo inserì mentre imbracciava la chitarra. Attacco con la stessa canzone che aveva provato per mesi, il suo suono uscì contrito e greve, il dolore la rabbia trovarono sfogo.

Tomo suonava nella stanza semi buia, pochi raggi filtravano attraverso le persiane, si lasciò andare completamente per accompagnare lo strumento tra le sue dita, lasciando che i capelli gli coprissero il viso guidato dall'immaginazione quando sopperiva la tecnica. A gambe larghe nel vuoto nero di una stanza pena di strumenti muti.Non una lacrima, ma una valvola sicura per il suo odio, per il rancore, per l'inevitabile realtà di essere stati uccisi da chi credeva gli volesse bene.


Arrivò trafelato al ristorante dove lavoravano i genitori e come sempre lo raggiunse in cucina. “bravo Tomislav ti sei ricordato che oggi tocca a te darmi una mano, pensavo non ne volessi più sapere del tuo vecchio considerando da quanto tempo non ti fai vivo”. Tomo non sorrise come sempre cercando una mezza scusa, ma si mise il grembiule da cameriere e cominciò a portare le ordinazioni ai tavoli. Lavorando cercava il modo migliore per formulare una richiesta che gli sarebbe servita per cambiare la sua vita. Passò la sera e la prima parte della notte portando vivande calde consigliando e aiutando i clienti. Il suo viso era totalmente privo di espressione.
Solo quando verso le undici e mezza il locale cominciò a svuotarsi e il padre gli chiese di restare in cucina. “lo so che di solito li fa tua madre la mattina ma stasera è particolarmente stanca, vorresti rimanere con me a preparare i muffin per la colazione? Così lei può andare a casa a dormire e domani potrebbe svegliarsi tardi” il ragazzo annuì gravemente mentre cambiava il grembiule con uno più ampio e prendeva le uova.
I due lavorarono in silenzio per un po' “sembra ieri quando ti feci fare la tua prima torta Tomislav, eri un soldo di cacio ai tempi con quegli occhioni enormi”, sorrise tra se amalgamando il burro fuso. “avevi da poco ricevuto il tuo violino dallo zio, non lo lasciavi un attimo quell'aggeggio, nonostante non sapessi ancora suonarlo”, spiò il figlio concentrato a dividere il tuorlo dall'albume e lo vide incredibilmente teso. “Tomo?”, il bruno si girò immediatamente, il padre non usava questo tipo di abbreviativo, amava chiamarlo con il suo nome completo. “si papà?”, “cos'hai figliolo?”
Tomo sospirò pesantemente pesando lo zucchero in una bilancia, “volevo chiederti una cosa...”, il padre non disse nulla ma lo guardò in modo incoraggiante, “vorrei una chitarra elettrica”.
L'uomo si concesse un paio di mescolate all'impasto prima di rispondere, “è un desiderio vero?”. Tomo sorrise per la prima volta dal pomeriggio, suo padre aveva sempre ascoltato i suoi desideri con la massima serietà, amava i suoi figli con tutto l'impegno che un padre potrebbe metterci. Ma le scarse possibilità economiche della famiglia decretavano cosa era possibile avere e cosa no. I regali dei bambini ed ora ragazzi erano stati sempre accuratamente scelti affinché i pochi soldi disponibili servissero davvero per realizzare dei desideri voluti.
“si papà la desidero davvero”.
L'uomo soppesò la sua espressione per un momento leggendo la verità negli occhi scuri, “ascolta Tomislav, non ho abbastanza soldi per un regalo del genere, la paga è quella che è, tua madre ed io vorremo farti finire gli studi del liceo e trasferirci per aprire un locale tutto nostro, vorrei accontentarti ma..”. Il viso del figlio esprimeva una rassegnazione rabbiosa che gli stringeva il cuore ma non poteva davvero spendere così i pochi soldi del momento. “quanto hai vinto all'ultima gara di composizione che hai fatto Tomislav?”. Il ragazzo ripensò alla cifra, “io e tua madre non ti abbiamo ancora regalato nulla per il tuo ultimo compleanno, possiamo fare una cosa se te la senti”
Tomo guardò fiducioso il padre alla ricerca di una soluzione, “quando ero giovane ho studiato elettrotecnica e devo dire che la passione mi è rimasta, secondo te con un buon manuale e un po' di pazienza riusciamo a costruire qualcosa di decente?”

Luwu
sarà perchè l'ho fatto nascere ma anche io vedo Leonid come una vittima insieme a Tomo.. Nei prossimi cap spero di di farti capire meglio la situazione! a prestissimo!

Talita
si il nostro futiro chitarrista ha sentito tutto e adesso è davvero sconvolto. Troverà il modo di riprendersi o rimarrà per sempre depresso? ;P ma che faccio' do domante di cui si conosce già la risposta???? bene, sto impazzendo!

blue_moon
e lo sapevo che c'eri anche tu nascosta in qualche angolo!!! tranquilla cara tu segui me come io seguo te lo sai ;)
era questo che cercavo di dare al piccolo Tomo, un minomo di autenticità! insomma, la vita è abbastanza complicata di suo se poi nelle ff ci lasciamo andare al paradossale non ne usiciamo più! ;P
un bacio! e a prestissimo!

Shanna
e IO per colpa di qualcun ALTRO mi perdo le tue recensioni???? ISHTAR ASSASSINA ALL'ATTACCO!
:P
in realtà il circolo amore-odio-simpatia-rabbia è il classico coktail adolescenziale.
senza arte ne parte.
Roxanne la vedo come la classica ragazzina che è stata tradita e adesso cerca riscatto nel non amore, Leonid è solo confuso, e magari un pò invidioso, del talento di Tomo e della dolcezza che esprime, dell'affetto che si tira addosso anche da un essere acido come Rox.
Tomo stesso è un mix di ingenuità e dolcezza, purtroppo (o per fortuna) con la mia storia si sta facendo le ossa.
e ora lo voglio vedere come affronterà il mondo! ;)

un abbraccio (e una tortillas) a tutte voi! a prestissimo!
  
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