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Autore: _Dirty Diana_    08/05/2010    1 recensioni
Due BMW nere comparvero lungo la strada, rallentando in vista del semaforo rosso a pochi passi da lei. Nessuno abbassò i finestrini e nessuno le urlò apprezzamenti osceni, eppure era certa che gli occupanti l’avessero vista. Una parte di lei, probabilmente la stessa che pregava, aveva come la sensazione che qualcuno la stesse fissando da dietro quei finestrini.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immaginate di provare un affetto particolare per una determinata persona. Un affetto che non si può spiegare a parole perché, a rigor di logica, non c'è niente che vi leghi davvero a quella persona. Magari non la conoscete nemmeno o lei non si è ancora accorta di voi, in ogni caso ne soffrirete e starete ancora più male proprio perché non v'è ragione di soffrirne.
Ora immaginate di essere in un libro, uno di quei romanzi dove qualsiasi cosa si pensi o si faccia si finisce con il mandare sempre tutto all'aria, dove l'autore sembra godere nell'infliggere continui tormenti alla sua protagonista, lei che, poverina, quell'amore infelice non riesce proprio a dimenticarlo.
Ora sommate i due stati d'animo, conditeli con una buona dose di solitudine e 200 gr di odio verso se stessi e moltiplicate il prodotto finale per due, anzi no, elevatelo al quadrato che è anche meglio.
Aggiungete all'impasto anche mezzo chilo di incertezza per il fatto di provare lo stesso sentimento per due persone diverse. Mescolate e aggiungete 150 gr di frustrazione grattugiata  (si ottiene lo stesso risultato anche con quella venduta in scagliette) perché quelle due persone sono fratelli, sono gemelli e dividono la casa con voi. Cuocete a fuoco lento per circa mezz'ora, guarnite il tutto con una spolverata di lacrime amare e avrete un piccolo assaggio di quello che sta vivendo Sarah in questi giorni...

Chi ha detto che osservare la gente dalla finestra è un passatempo divertente?
Tanto per cominciare non è un “passatempo”, visto che il tempo non solo non passa ma sembra addirittura che si moltiplichi ogni volta che si distoglie lo sguardo dal quadrante dell'orologio.
Seconda cosa: cosa ci sarà mai di così divertente nello spiare le solite otto facce che escono di casa per comprare il pane, tornano a casa con il sacchetto del pane, litigano con la cerniera della borsa cercando di ricordarsi se le chiavi di casa sono nella tasca dei pantaloni o in quella della giacca (finendo così per far cadere per terra il sacchetto del pane), imprecano a bassa voce riflettendo sull'età che avanza mentre si chinano a raccogliere il sacchetto del pane e, per finire, spariscono dentro casa stringendo - indovinate cosa? - ancora il sacchetto del pane.
Stesso discorso per quelli che escono per andare al lavoro e dimenticano la ventiquattrore dentro casa.
Sarah non ce la faceva proprio più a stare chiusa lì dentro, ma di uscire a passeggiare in strada proprio non se ne parlava.
Quante volte i ragazzi avevano cercato di convincerla ad uscire da lì! Si erano persino offerti di farla accompagnare da due delle loro guardie, ma lei non aveva ceduto: l'assalto delle fan al loro arrivo in aeroporto qualche giorno prima, le era bastato per farle capire che aria tirava da quelle parti. D'altro canto non si poteva pretendere che Bill e Tom rinunciassero agli impegni con la casa discografica solo per tenerle compagnia, anche se probabilmente nessuno dei due se lo sarebbe fatto ripetere due volte.
E così Sarah aspettava, incurante degli echi di Amburgo al di là della finestra.
Sulla moquette ai suoi piedi c'erano sette riviste, una pila di dvd della Walt Disney trovati in camera di Bill, una confezione maxi di gelato alla crema, tre sacchetti di patatine, sei numeri di Playboy trovati sotto il divano e una quindicina di smalti lasciati - chissà da chi - su una mensola della cucina. E c'era il telefono, in paziente attesa dello squillo delle 10.30.
I ragazzi gliel'avevano regalato subito dopo essere tornati in città, in modo da potersi mettere in contatto con lei durante le pause in sala di registrazione.
Il primo giorno era stato quasi un incubo: Bill e Tom erano così ansiosi che la chiamavano ogni mezz'ora per sapere se andava tutto bene, finché era stata costretta a chiedergli di smettere.
Ora le chiamate giungevano più di rado e lei quasi se ne dispiaceva.
Sul mobiletto davanti a lei c'era ancora il biglietto che aveva trovato al mattino sul tavolo della colazione. Sopra c'era scritto: “Già ci manchi! A stasera. Bill”.
Un paio di righe più in basso: “Resta bella...” nell'inconfondibile calligrafia di Tom.
Sarah sorrideva cercando di immaginarsi la scena...

 … Bill: “Che diavolo significa RESTA BELLA?”
Tom: “Niente, è solo una frase”.
Bill: “Se è solo una frase perché l'hai scritta?”.
Tom: “Perché mi andava”.
Bill: “Ma non ha senso! É come se io avessi scritto CACCA e l'avessi lasciato sul tavolo”.
Tom ridendo: “No, non è esattamente la stessa cosa”.
Bill: “Posso cancellarlo? Rovina il significato della mia frase”.
Tom: “Ma che significato vuoi che abbia la tua frase? C'è scritto A STASERA!”.
Bill: “Allora ci aggiungo GIA' CI MANCHI... Va bene così?”.
Tom: “Sì, direi di sì”.
Bill: “Adesso posso cancellare l'altra?”.
Tom: “Certo che no!”.
Bill: “Se quanto torniamo Sarah se n'è andata, sappi che è solo colpa tua, tua e della tua frase”.
Tom: “Ma che palle che sei! Si può sapere cos'hai contro la mia frase?”.
Bill: “È orrenda!”.
Tom: “Ha parlato il genio della lampadina alogena...”.

Stessa sera, ora di cena.
“Ha chiamato la mamma oggi” disse Bill finendo di condire l'insalata.
“Che cosa voleva?”.
“Dice di smetterla di far finta di non sentire il telefono ogni volta che vedi comparire il suo numero”.
Tom rise. “Cos'altro ha detto?”.
“Che ti saluta, che le manchiamo. Le solite cose”.
“Va bene, vedrò di richiamarla. Sarah mi passeresti l'acqua?”.
“Ah, quasi dimenticavo...  ha detto anche che ci aspetta per le feste di Natale. Tutti quanti”.
“Perché, di solito in quanti siamo?”.
“Significa che vuole anche Sarah”.
La ragazza, chiamata in causa, sollevò la testa dal piatto. “Come scusa?”.
“Bill, hai detto alla mamma di Sarah?”.
Lui tacque un istante. “Sì”.
“Come sarebbe sì?”.
“Lo sai anche tu che è impossibile tenerle nascosto qualcosa! Avrebbe finito per scoprirlo comunque”.
“E cosa le hai detto esattamente?” chiese Tom.
Bill si voltò verso la ragazza “Non tutto, stai tranquilla. Sa solo che sei un'amica, che vieni da una situazione difficile e che ora stai da noi. Tutto qui”.
Tom e Sarah tirarono un sospiro di sollievo.
“E comunque” proseguì Bill “ormai manca poco a Natale. Potremmo finire le prove per venerdì sera e raggiungere la mamma per il fine settimana. Cosa ne dite?”.
“Per me può andare”.
“Sarah?”.
“Io... io non sono sicura che sia una buona idea”.
“Come preferisci, possiamo rimanere qui e fare qualcosa in città se ti va” propose Tom.
“No, non è questo. È che... siete sempre lontani da casa, probabilmente aspettavate quest'occasione per passare un po' di tempo con la vostra famiglia e io... io posso aspettarvi qui. Ci rivedremo dopo le feste...”.
Tom scambiò un'occhiata con il fratello. “Hai mai festeggiato il Natale, Sarah?”.
“Non... non di recente” riuscì a dire mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Bill intervenne: “Sei la benvenuta Sarah. Lo sarai sempre”.
“Sì, anche perché ci sarà utile un diversivo quando la mamma ci obbligherà a cantare le canzoni di Natale con le vicine” aggiunse Tom.
Lei rise mentre si asciugava le lacrime.
“Per non parlare del pranzo con zia Esther!” aggiunse Bill.
“Dio mio, la mamma non l'avrà organizzato anche quest'anno, vero?”.
“Temo di sì e come al solito ci saranno tutte le persone che cerchiamo di evitare negli altri 364 giorni dell'anno”
“Chi è zia Esther?” chiese Sarah.
“È una pazza” rispose Tom.
“Non è davvero nostra zia...”.
“È una pazza maniaca”.
“E smettila! È una lontana parente di mamma. Sembra che ultimamente si sia presa una cotta per Tom e ogni volta che si avvicina per abbracciarlo... ecco... tende ad allungare un po' le mani”.
“L'ho detto io che è una maniaca!”.
“Ed è una bella donna?” domandò la ragazza.
Bill rise. “Vorrai scherzare! Forse era bella ai tempi dei dinosauri...”.
“È una maniaca pazza!”.
“Sì Tom, abbiamo capito” rispose Bill. “Verrai con noi?”.
Sarah non riuscì a trovare una via di fuga per sottrarsi al suo sguardo e finì per ricambiare il suo sorriso.  “Lo dobbiamo prendere per un sì?”. La ragazza annuì con la testa.
“Ehi Bill, forse quest'anno non saremo costretti a rispondere al terzo grado sulla nostra vita sentimentale!”.
“Per via di Sarah? Non credo che la nonna approverebbe un triangolo amoroso”.
“Beh, in ogni caso saranno tutti così occupati a sommergerla di domande che non baderanno a noi”.
Sarah protestò: “Tom!”.
“Hai ragione! Lo sai che non è male come idea? Dovremmo portarla più spesso!”.
“BILL!”.

 


  
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