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Autore: STACY    08/05/2010    9 recensioni
Naruto non aveva più concezione del tempo e dei colori, non sentiva il pavimento di legno che premeva contro la sua schiena.
Non avverti la pioggia che smise di cadere, ne gli odori che tanto amava… tutto, tutti i suoi, sensi erano concentrati verso quel corpo… quelle labbra… l’odore di quel ragazzo…
Sembrava espandersi.
Era mai possibile che l'essenza di una persona poteva espandersi fino ad occupare l'intero spazio e l'intera area, tutta la sfera delle percezioni?
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Allora questa cosetta piccola piccola mi è venuta in mente mentre scrivevo il capitolo di deep blue.

Chiedo scusa e ringrazio  chi segue quella storia, giuro che lunedi metto l’altro capitolo.

Spero che nel frattempo questa cosina vi piaccia.

 

AVVERTENZE

La canzone di base è MARINELLA di FABRIZIO DE ANDRé.

Se non la conoscete consiglio sempre di andarla a sentire, magari dopo aver letto la storia così forse vi immaginate quello che ho immaginato io con i bellissimi personaggi di Sasuke e Naruto.

 

Non cercate di metterla in un contesto storico o temporale perchè non ho badato a queste cose, è una storiella così senza pretese.

 

Buona lettura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUESTA DI MARINELLA È LA STORIA VERA

CHE SVCIVOLÒ NEL FIUME A PRIMAVERA

MA IL VENTO CHE LA VIDE COSÌ BELLA

DAL FIUME LA PORTÒ SOPRA UNA STELLA

 

- Principe che cosa ci fa ancora sveglio a quest'ora?-

Un  giovane dalla pelle chiara e i capelli corti e neri  si presentò sulla soglia della stanza.

 Indossava un completo scuro di una stoffa molto spessa ma al contempo leggera da indossare.

Un completo adatto a facilitare i movimenti  ma ottimo per proteggersi dalle lame e per mimetizzarsi nell’oscurità della notte.

Aveva un portamento fiero e  le sue parole non tradivano nessuna emozione, mai aveva mostrato attaccamento o disprezzo per qualcuno o qualcosa. Eseguiva solamente gli ordini.

Il principe voltò appena lo sguardo per vedere la figura della sua guardia del corpo…

Non aveva intenzione di avvicinarsi, ma neanche di andarsene.

Il principe sospirò ancora appoggiato alla finestra, intento a fissare il cielo.

Aveva spento tutte le candele tranne quell'unica che era vicino alla porta. Credeva che In questo modo avrebbe potuto osservare meglio le stelle.

I suoi occhi scuri si immedesimavano  in quel manto immenso e buio, con l'unica differenza che ogni sera quel buio era animato da una miriade di puntini luminosi.

Lui guardava il cielo ammirato chiedendosi se anche lui un giorno avrebbe trovato la sua luce, quella stella pronta ad illuminare il suo buio.

- Principe Sasuke, mi scusi se insisto, ma le devo chiedere di andare  a riposare e di allontanarsi dalla finestra, diventa un bersaglio troppo facile in questo modo. –

Sasuke smise di sbirciare Il cielo e abbassò lo sguardo sentendo i ciuffi scuri dei suoi capelli sfiorargli il collo. Si mosse spostandosi dalla finestra nel suo kimono bianco, chiaro quasi quanto la sua pelle.

Fissò i suoi occhi scuri in quelli  tanto simili della persona di fronte a lui. Ricordò il motivo per cui era stato scelto proprio quel giovane come sua guardia del corpo, non solo per il suo estremo sangue freddo e la sua mancanza di emozioni, ma anche per la terribile somiglianza.

Eppure, in quel momento alla luce fioca di quel 'unica candela, sembrava più un fantasma che una persona pronta a proteggerlo a costo della vita.

 

- Sai - disse con voce fredda senza però nascondere una nota di stanchezza.

- Devo sopportare la tua presenza anche quando sono solo nella mia stanza? –

Sai non si scompose di fronte a quelle parole dure.

-         Mi scusi principe Sasuke, ma non può rimanere alla finestra troppo a lungo. Se uno dei suoi nemici o dei nemici di suo padre volesse tenderle un' agguato riuscirebbe a colpirla facilmente con una freccia senza che io o il resto delle guardie potremmo fare nulla. Sarebbe una cosa imperdonabile se io permettessi a sua signora di correre un tale rischio. Se lo capitasse qualcosa suo padre ne rimarrebbe straziato, già la perdita di suo fratello maggiore lo ha sconvolto profonda....-

- BASTA COSI’ -  fece Sasuke autoritario.

- Sto andando a letto, come vedi non sono più alla finestra quindi qualsiasi pericolo o presunto tale non ha più ragione di essere. La tua presenza non è più richiesta...  

Sempre senza scomporsi Sai fece un piccolo inchino e si affrettò ad uscire completamente dalla stanza venendo inghiottito nel buio.

Sasuke richiuse la finestra gettando un’ ultima nostalgica occhiata al cielo scuro e si gettò sul letto improvvisamente esausto.

Allentò la cintura che teneva insieme il kimono con urgenza, come se da questo gesto dipendesse la sua riserva d'aria, eppure il kimono era tenuto già sufficientemente allargato e scopriva generose porzioni di pelle a livello delle spalle e del petto glabro.

Stava sfocando.

L'aria era fredda e la sentiva perfettamente mentre riempiva i polmoni, eppure non potè che ripetere il suo pensiero precedente.

Stava soffocando.

La parete di quella stanza diventava ogni secondo improvvisamente più piccola e il suo respiro sempre più affannoso.

Il kimono stavo diventando di impiccio anche se era fatto di una stoffa leggera e fresca.

Lui aveva bisogno di uscire da quel mondo, di respirare dell'aria pulita, limpida, libera!

Non poteva essere un cielo se non possedeva stelle, non poteva essere un buon principe, sarebbe diventato un pazzo.

Dovevano lasciarlo libero di cercare la sua stella.

Come se una mano invisibile gli avesse premuta con forza la testa nell'acqua, senti l'aria fuoriuscire con prepotenza dai suoi polmoni e rifiutarsi di rientrare.

Aprì la bocca e inspirò più forte che potè sollevando leggermente il capo.

Fortunatamente l'aria decise che poteva tornare a entrare e a fuoriuscire normalmente dai suoi polmoni, sebbene avesse il cuore che batteva ancora furiosamente, si sentiva leggermente più rilassato e si ributtò completamente esausto sul letto.

 

Non poteva continuare così, quella specie di prigionia lo stava uccidendo, la voglia di libertà lo stava uccidendo.

Guardò la stanza intorno a lui che pareva ancora più smorta e vuota ora che anche la luce dell'unica candela, ormai quasi del tutto consumata, si andava affievolendo.

Quasi come un ancora di salvezza notò su una sedia  dei pantaloni ripiegati con cura sotto una camicia bianca.

Accanto c'erano il panciotto, il suo mantello e la sua corona completamente di oro, ma questa sfigurava dinnanzi alla semplicità di quella  camicia e quel pantalone.

Prima che la candela si estinguesse completamente, Sasuke aveva preso la sua decisione.

La mattina dopo Sai, entrando in camera, avrebbe trovato solo un letto vuoto.

 

SOLA SENZA IL RICORDO DI UN DOLORE

VIVEVI SENZA IL SOGNO DI UN AMORE

MA UN RE SENZA CORONA E SENZA SCORTA

BUSSO’ TRE VOLTE UN GIORNO ALLA TUA PORTA

 

- Cazzo-

Sasuke  stava correndo da un albero all'altro per trovare riparo.

Possibile che quell 'unico giorno che aveva scelto per assaporare una parvenza di libertà il cielo, che tanto gli assomigliava di sera e che tanto invidiava, avesse deciso di prendersela con lui?

Perché quel dannato cielo non gli dava la possibilità di cercare la sua stella in santa pace? Era forse invidioso?

-Non voglio rubartene una! Tieniti le tue stelle, io ne voglio una mia, mia e di nessun altro! – gridò a mo’ di sfogo, rivolto alla grande nuvola grigia che lo sovrastava in quel momento, sentendosi immediatamente stupido per averlo fatto.

Non solo sembrava che stesse parlando da solo ma il cielo si rifiutava di ascoltarlo.

Da quella mattina, da quando aveva lasciato di nascosto la sua stanza, aveva iniziato a diluviare e non accennava a smettere.

Aveva indossato quei pantaloni a quella camicia bianca sentendola improvvisamente più leggera e meno opprimente per il suo povero petto, senza quegli ornamenti regale che facevano riconoscere la sua figura da lontano.

Si sentiva così leggero senza quella corona che premeva insistentemente  sul suo capo, quasi in grado di sorridere. Perché quando aveva quel peso in testa non aveva la forza di alzare il capo, il suo volto non era illuminato, era sempre scuro.

Ora invece sembrava quasi allegro... Quasi in grado di sorridere.

Sentì un altro tuono e decise di spostarsi e camminare, non era prudente rimanere troppo tempo sotto un albero...

Gli avevano raccontato dei fulmini terribili e dispettosi e sinceramente non voleva verificare con i suoi occhi quella storia.

La camicia si era ormai completamente impregnata di acqua piovana, diventando terribilmente pesante e terribilmente sottile.

Si appiccicava sulla sua pelle rallentando i movimenti. Persino le scarpe erano inzuppate. Poteva sentire le dita dei piedi umide e mollicce per il contatto prolungato con l'acqua.

In  teoria avrebbe dovuto trovare molta più difficoltà  nei movimenti, rallentato da quei vestiti bagnati, ma la realtà era che si sentiva impregnato di un'allegria illusoria ma molto appagante.

Si sentiva vivo.

Poteva muoversi quanto voleva nella direzione desiderata .

Finalmente senza scorta, senza guardia del corpo, senza stupidi servitori intorno.

Il  continuava a ruggire.

Prese a correre ancora inoltrandosi nei boschi... doveva trovare un rifugio, e anche in fretta se non voleva ammalarsi.

Quando vide quella piccola baita di legno in lontananza, nascosta tra 2 grandi alberi, credette fosse un'allucinazione visiva, un dispettoso effetto ottico dovuto alla pioggia che tremenda imperversava.

Si diresse comunque in quella direzione.

Già si stava chiedendo se era abitata e se le persone  che vi abitavano potevano, o meglio volevano, offrirgli riparo.

E allora lo vide.

Era affacciato alla finestra con un aspetto sereno e rilassato, le guance paffute, con una carnagione così diversa dalla sua, più calda e colorata, con quella bocca spalancata e rivolta al cielo e la linguetta rossa protesa verso l'alto a voler forse catturare il sapore di quelle gocce che cadevano copiose dal cielo, che fino ad un momento fa stava odiando ma che adesso invidiava poiché sembrava lasciare una leggera carezza sul volto del giovane.

Si fermò sotto la poggia come abbagliato dalla visione.

Sasuke fu attratto da un particolare che non credeva vero.

Quel ragazzo aveva i capelli del colore dell' oro! Non gli occorreva una corona per illuminare e impreziosire il suo capo, aveva i capelli del colore del sole, come... come una stella!

Sasuke sgranò gli occhi accorgendosi che forse aveva trovato la sua stella. E come incantato, con un sorriso stupido in volto, si diresse verso la casetta.

 

 

 

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

 

Naruto amava la pioggia.

Quando c'era la pioggia i profumi, gli odori e i colori venivano momentaneamente coperti dall'odore intenso della pioggia, ma poi tornavano prepotenti più vivi e intensi che mai.

Adorava anche il sapore della pioggia, ogni volta metteva la sua testolina fuori della finestra, ignorando il fatto che si bagnasse il capo, e spalancava la bocca cercando di raccogliere il maggior numero di gocce per poter affermare di aver assaggiato un pezzettino di cielo.

Anche quel giorno era intento a fare ciò quando 3 colpi forti alla sua parto lo distrassero.

Spalancò gli occhi azzurrissimi e sentì  le goccioline di pioggia che avevano impregnato i capelli scivolare libere lungo il collo e fermarsi al bordo della sua larga maglia arancione.

Chi poteva essere? Nessuno bussava  mai alla sua porta, soprattutto non con quella terribile pioggia…

 Aprì la prova trovandosi  di fronte un ragazzo stupendo bagnato come un pulcino.

Non credeva nell'amicizia, ne nell'amore, non aveva legami con molte persone  e questo gli aveva molte volte evitato di soffrire… Eppure vedendo quel giovane sul ciglio della sua parte inzuppato completamente dalla testa ai piedi, con quell'espressione quasi felice, così intensa ma così fragile, con quegli occhi profondi, provò una sorta di empatia istantanea e non poté far altro che sorridere e accoglierlo in casa, offrendogli un caldo rifugio.

 

BIANCO COME LA LUNA IL SUO CAPPELLO

COME L'AMORE ROSSO IL SUO MANTELLO

 

Naruto si sentiva strano, aveva accolto uno sconosciuto in casa, un bellissimo sconosciuto.

Si erano scambiati poche parole, il loro era molto un gioco di sguardi.

Gli aveva fatto togliere i vestiti bagnati e gli aveva fatto indossare un lenzuolo per coprirsi.

Era stupefacente come quel semplice rosso lenzuolo  pareva essere  un regale mantello di velluto addosso a quel giovane della pelle nivea…E l'asciugamano leggero che gli aveva messo in testa pareva un elegante cappello.

Con le sue mani calde prese a massaggiargli dolcemente i capelli in una lieve carezza.

Era da quando l'aveva visto  che provava l'inspiegabile desiderio di toccarlo, sentire il calore di quella pelle che pareva alla vista ghiacciata ,ma che era sotto i suoi polpastrelli bollente e viva.

Le sue mani si erano intrecciate nei fili neri e avevano preso a sfiorare le guance in una timorose e rovente carezza.

Fissò i suoi occhi in quelli immagine angelica che aveva di fronte

- sembri un principe -  disse parlando con sforzo, sorprendendosi di riuscire a pronunciare ancora parole, che gli erano sembrate tanto inutili dal momento in cui il suo ospite era entrato in quella casa.

- Sasuke...-disse il giovane.

- cosa?-

- chiamami Sasuke, non principe... solo Sasuke-

- Naruto.... - disse in un sorriso mentre sentiva l'altro prenderlo per il polso e tirarlo in avanti.

Gli posò un casto bacio sulla mano, poi sul polso con quelle labbra rosee, risalì il braccio e la spostò la stoffa della maglia inspirando il suo odore.

Naruto cominciò a vedere l'ambiente attorno a lui perdere di consistenza,  gli odori e i suoni impallidire di fronte alle sensazioni che provenivano da quel ragazzo...

-... una stella….-

- cosa?-

Aveva sentito il moro mormorare qualcosa ma la sua testa si era fatto stranamente vuoto e i suoi occhi lucidi e non aveva capito bene.

- una stella -ripeté Sasuke.

- Dove?-

- tu dobe! tu sembri una stella..-

-ah..-  fece non sapendo cosa dire e arrossendo appena a quel paragone.

- Sei la mia stella?-  chiese speranzoso.

- Io... io non - Sasuke aveva affondato il viso nel suo petto inspirando forte.

Nasuto si sorprese nel sentire il suo cuore, che mai prima d'ora aveva avuto quella reazione, accelerare e prendere a battere come a voler esplodere.

- posso assaggiarti? -

Naruto non sapeva seriamente cosa rispondere, ma quando incrociò i suoi occhi come zaffiri in quella bui dell'altro seppe che c'era un’ unica possibile risposta.

 

TU LO SEGUISTI SENZA UNA RAGLONE

COME UN RAGAZZO SEGUE UN AQUILONE

 

 Sasuke si sentiva estremamente felice mentre muoveva le mani su quel viso, mentre si assicurava che fosse l'unica cosa che la  sua stella potesse avvertire...

Intrecciava la dita nei filamenti d'oro  e sostituiva alle mani le sue labbra. Si sentiva piacevolmente stregato e finalmente completo.

Si impossessò di quelle labbra gustando il suono cristallino di quella voce.

 

C'ERA IL SOLE E AVEVI GLI OCCHI BELLI

LUI  Ti BACIÒ LE LABBRA ED I CAPELLI

 

-          Sa... Sasuke..e –

 Naruto non aveva più concezione del tempo e dei colori, non sentiva  il pavimento di legno che premeva contro la sua schiena.

Non avverti la pioggia che smise di cadere, ne gli odori che tanto amava… tutto, tutti i suoi, sensi erano concentrati verso quel corpo… quelle labbra… l’odore di quel ragazzo…

Sembrava  espandersi.

Era mai possibile che l'essenza di una persona poteva espandersi fino ad occupare l'intero spazio e l'intera area, tutta la sfera delle percezioni?

E poteva  una persona anche succhiare il tempo? perchè non sapeva da quanto tempo erano per terra…

 

C'ERA LA LUNA E AVEVI Gli OCCHI STANCHI,

LUI POSE LA SUA MANO SUI TUOI FIANCHI

 

- che… che stai facendo -

- ti prego... ti prego….Naruto fidati di me...-

- Io... io non… -

- Sei la mia stella...- il suo tono era quasi una supplica.

- Ah .. -

In quel verso gutturale che fuoriuscì violento della gola di Naruto, Sasuke trovò un

totale appagamento e una spaventosa bramosia del suo corpo e capi che s'era perduto.

 E non poteva tornare più indietro.

 

FURONO BACI E FURONO SORRISI

POI FURONO SOLTANTO FIORDALISI

CHE VIDERO CON GLI OCCHI DELLE STELLE

FREMERE AL VENTO E AI BACI LA TUA PELLE

 

 

Sasuke posò un casto bacio sulla guancia, fissando il ragazzo addormentato accanto a se.

Lo coprì dolcemente con il lenzuolo rosso che avevano usato prima per asciugarsi.

A quel gesto tenero Naruto riaprì gli occhi svegliandosi.

- Sasuke? - chiese come per voler confermare che quello non fosse stato solo un sogno.

- Sono qui -rispose il moro posando un'altro bacio.

- E’ sera Naruto, credo che dovrei tornare,  mi staranno cercando…-

- Sera? -fece il biondo spalancando gli occhi, confuso - E dove sono scappati la mattina e il pomeriggio?

La risata sommessa di Sasuke ebbe il potere di rallegrare Naruto.

Allegria che non sparì nemmeno mentre si rivestivano, ma che ebbe un brusco colpo quando venne il momento di separarsi.

 

- tornerò - disse Sasuke poggiando un bacio sulle sue labbra.

E a Naruto  bastò quello.

Era sicuro che avrebbe mantenuto la promessa.

A lui non servivano le parole, bastava quello sguardo.

Naruto insistette per accompagnarlo fino al limitare del bosco per evitare che si perdesse, ma la verità era che voleva bearsi ancora un poco del calore delle dita di Sasuke che stringevano le sue.

Si salutarono con un lungo bacio.

- Aspettami Naruto . -

- Si, lo farò. -

- Grazie...-

- Ah Sasuke!-

Il moro si girò per vedere cosa volesse l'altro.

Naruto si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò qualcosa.

Si separarono con il sorriso sulle labbra.

 

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°**°*

 

Naruto stava tornando sereno verso la sua casetta di legno, che improvvisamente non sembrava più tanto vuota, quando sentì dei passi dietro di se.

Si voltò curioso e vide un ragazzo della sua età venirgli incontro con un sorriso.

Sorrise anche lui cordiale. La sua mente gli suggerì che quel ragazzo assomigliava terribilmente a Sasuke, con gli stessi occhi neri e capelli scuri.

Si stupì di come il moro avesse invaso completamente la sua vita, permeando le sue percezioni oltre che i suoi ricordi.

- Salve, lei è il signorino Naruto gusto?-

- Oh si, e mi scusi lei come fa a saperlo?-

- Oh sono maleducato! Il mio nome è Sai e sono un amico di Sasuke…-

A Naruto si illuminarono gli occhi.

-         Davvero? – disse.

Voleva fare bella impressione con gli amici di Sasuke.

- si. Lei non sa chi sia veramente Sasuke, vero?-

Il biondo lo guardò interrogativo.

- Immaginavo. Sasuke mi ha mandato da lei proprio per questo, per dirle la verità. C'è un posto in cui possiamo parlare con tranquillità? -

Naruto ci pensò su un pochino individuando poi il luogo adatto.

Non voleva portare quell'estraneo in casa, avrebbe contaminato il loro odore, l'odore suo e di Sasuke.

Fu contento di aver trovato subito una valida alternativa.

- Certo! – disse - conosco un posto tranquillo. E da questa parte vicino al fiume… -

- Perfetto -fece Sai e si incamminò alle spalle del biondo.

 

 

 

DICONO POI CHE MENTRE RITORNAVA

NEL FIUME, CHISSA’ COME, SCIVOLAVA

E LUI CHE NON LA VOLLE CREDE R MORTA

BUSSO CENT' ANNI ANCORA ALLA SUA PORTA.

 

 

 

- Aprimi! Maledizione! Apri QUESTA PORTA! Ti prego Naruto! Avevi promesso che mi avresti aspettato! APRI LA PORTA!-

- Principe Sasuke.... -

- Non toccarmi Sai! Tu non puoi capire! Tu non l'hai visto, non l’hai conosciuto! non puoi capire... non puoi capire... Parchè  Naruto? Chi ti ha dato il permesso di morire? Perché....?-

Sasuke cadde in ginocchio davanti alle pareti di legno, versando tutte  le lacrime che non aveva... quelle che non aveva versato neppure alla morte di suo fratello e continuando a bussare a quella dannata porta in attesa di una risposta che, lo sapeva, non sarebbe mai arrivata.

 

 

 

QUESTA E’LA TUA CANZONE MARINELLA

CHE SEI VOLATA IN CIELO SU UNA STELLA

E COME TUTTE LE PIÙ BELLE COSE

VIVESTI SOLO UN GIORNO COME LE ROSE

 

 

- Ah Sasuke!-

Il moro si girò per vedere cosa volesse l'altro.

Naruto si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò qualcosa.

"E’ come se fino adesso io non avessi mai vissuto. Questo è il primo giorno in cui mi sento così, in cui mi sento vivo... GRAZIE “

 

 

 

E COME TUTTE LE PIU' BELLE COSE

VIVESTI SOLO UN GIORNO,

COME LE ROSE.

 

 

 

 

 

 

Spero che sia stata di vostro gradimento e se si mi lascereste un commentino?

Grazie e ciao a tutti.

 

   
 
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