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Autore: Primb    08/05/2010    6 recensioni
"Correvo. Semplicemente, correvo, il bianco vestito da sposa pieno di macchie e strappi, lo strascico ormai ridotto a brandelli. I rami e gli arbusti della macchia mediterranea mi graffiavano il viso e le porzioni di pelle lasciate scoperte dalla veste nuziale. Mentre inciampavo nell'ennesima radice, sentii uno schiocco e un improvviso bruciore alla guancia. Me la sfiorai con le dita ricoperte dai guanti candidi e questi si tinsero di rosso. Sangue."
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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‡ Beautiful novel ‡

 

 

Divini incontri.

 

Quando riaprii gli occhi, non riuscii a capire dov’ero.

Avvertivo un tormento di fitte in tutto il corpo, e le mani e i piedi erano allacciati ad una sedia con del filo di ferro, che mi aveva abraso la carne fino a farla sanguinare.

La schiena mi doleva per via della posizione scomoda, e le tempie pulsavano in maniera fastidiosa.

Se queste sofferenze potevano comunque sembrarmi sopportabili, il dolore causato dalle bruciature di sigaretta che avevo in tutto il corpo era qualcosa di insostenibile: le ustioni, seppur lievi, ardevano sulla pelle implacabili come un incendio.

Per colpa di quelle cicatrici circolari, che mi mandavano illusioni crudeli, immagini di morte, di eroi inceneriti, non riuscivo a focalizzare la mia attenzione su qualcosa che non fosse quel dolore.

Che brutto ricordo.

Intanto Brain aveva notato che avevo ripreso conoscenza, per cui decise di iniziare il suo patetico spettacolino dando il meglio di sé.

Tanto per cominciare afferrò tutti i miei capelli, che allora erano piuttosto lunghi, e se li attorcigliò intorno alla mano con un solo, magistrale gesto; poi tirò, con l’espressione di chi compie solo l’ordinario dovere.

- Tira fuori la divinità, Sponsa! – ruggì, scuotendomi il capo con violenza.

Io, però, ero ancora troppo stordita dal dolore delle bruciature per sentirne altri, ed ero determinata a seguire il consiglio del dio che era in me; decisi, perciò, di resistere alla violenza del mio aguzzino senza perdere la dignità.

A onor del vero, devo anche ammettere che parlare con la divinità mi aveva istupidita parecchio, forse perché il mio fisico era stato indebolito dalle botte, e le provocazioni di quell’uomo mi giungevano irreali e ovattate come in un sogno.

Solo più tardi ripresi coscienza di ciò che stava realmente accadendomi.

Forse fu per le violente tirate di capelli di Brain, o magari il merito fu ancora una volta del dio che custodivo.

Di fatto, però, mi ritrovai improvvisamente sveglissima, nonostante mi dolessero tutte le giunture, come fossi una vecchia bambola.

Ebbi l’idea di guardarmi intorno, giusto per capire dove mi trovavo. Ero in un ambiente chiuso, stretto e lungo, illuminato solo da luci al neon, che a volte si fulminavano, scoppiando in un’epifania di fumo e scintille blu. Sembrava vagamente un vecchio hangar.

Brain continuava a strillare e dimenarsi, e nonostante i buoni propositi di non reagire alle sue violenze, la mia pazienza era già troppo logorata da tutte quelle prove per non incrinarsi.

E ovviamente accadde.

All’ennesimo urlo, seguito dall’ennesima tirata di capelli, scattò in me una scintilla.

Qualcosa mi ruggì dentro, una fiammata di coraggio mi divampò, sottile, sotto le membra. Sfiorò le punte dei piedi e arrivò a quelle dei capelli fino ad irrorarmi il cuore, spruzzandomi l’anima di una speranza arrogante.

Esibii uno sguardo orgoglioso e sprezzante, prima di sputare in faccia a Brain.

Proprio così, gli sputai addosso dopo aver preso la mira con cattiveria, e lo centrai proprio nell’occhio destro, neanche fossi stata una cecchina.

Ovviamente, quella larva gigante si arrabbiò moltissimo, ma la cosa non mi preoccupò, anzi, servì perfino a procurarmi un perverso senso di piacere. Riuscii addirittura ad esibire un ghigno vagamente malefico.

- Mi sono stufato, mocciosa che non sei altro! Non mi faccio certo umiliare da una poppante, io!- esplodeva, intanto, Brain – Minne, vieni subito qui! –

- Sissignore. –

Il tirapiedi si avvicinò sfregandosi le mani, mentre con la lingua compiva movimenti lenti e circolari intorno alle proprie labbra. Se a questi movimenti inquietanti si sommano gli occhi spalancati e fissi nel vuoto, devo ammettere che in quel momento mi fece un po’ paura. Un bel po’, ecco, sarò sincera.

- Sai una cosa mia cara?- continuò Brain imperterrito. Pensai che quell’uomo avesse un ego infinito, e una gran mania di protagonismo; qualunque cosa gli capitasse intorno, lui doveva parlare e dire la sua. – Io sono uno scienziato, e studiando le stelle sono riuscito a carpire tutti i segreti dell’Universo, compresa la questione dei Cosmi. Pensa che sono addirittura riuscito a sfruttare queste conoscenze per impadronirmi dell’energia dei quasar più lontani. Ora essa è convogliata nelle armature di Minne e Bupalo. Affascinante, non trovi? –

- Meraviglioso, oserei. –

- Poco sarcasmo, Sponsa. Forse non sai che ho inventato una macchina in grado di percepire i Cosmi, vero? Con quella, posso anche assorbirli o riprodurli. Per tua fortuna, ora è disattivata per motivi energetici: esigo che l’energia sia al massimo, quando la tua Armatura si materializzerà di nuovo. –

- E a me che importa? –

- Dovrebbe importarti, tesoro, visto e considerato che questa condizione è solo causa tua. –

- Che vuoi dire? –

- La sera che la costruii ero nel laboratorio della Clara Domus, e si attivò per pura casualità. Fu proprio grazie a quel colpo di fortuna che scoprii che avevi un Cosmo, e di natura divina, per giunta! Che inaspettata sorpresa, nevvero? –

- Aspetta un momento. Vuoi dire che tu… -

- Esatto. All’inizio optai per impadronirmi del tuo Cosmo nella maniera meno violenta possibile, perciò scelsi lo stratagemma del matrimonio. Ma la tua cocciutaggine e l’entrata in scena di Athena mi hanno costretto a cambiare piano.-

Finalmente Brain fece una pausa ed io potei assorbire ogni parola, ma non trovai comunque la forza di rispondere, tanto ero turbata.

Compiaciuto, Crapa Pelata continuò:

- Intanto, tuo fratello Albert era tornato dall’Inghilterra. Era un chimico eccellente, quel ragazzo, ma era troppo ingenuo e troppo poco arrivista. Non sarei mai riuscito a farne un mio suddito devoto. Decisi di eliminarlo, dopo averlo usato. Gli raccontai una storiella in cui i Cavalieri di Athena erano gli antagonisti, e lui ci credette subito. Venne a cercarti di corsa, e il resto più o meno lo conosci. –

Come promesso dal dio, nessuna delle informazioni sulla sorte di mio fratello mi procurò dolore, ma sorpresa sì, inevitabilmente.

Non avrei mia immaginato che il casino di Brain avesse preso questa piega durante il mio soggiorno al Santuario. Maledizione.

- Ed è proprio un’invenzione di tuo fratello, mia cara Sponsa, ciò che voglio mostrarti ora. – disse ancora il verme, mentre dalla tasca della giacca estraeva una siringa dall’aria minacciosa che conteneva un liquido roseo.

- Questa sostanza è opera del tuo caro Albert – ribadì ancora, caricando volutamente di enfasi le ultime due parole.

Che squallido. E così voleva torturarmi nell’anima, eh?

Sapeva quanto ero legata a mio fratello, e cercava di far leva sul dolore per spezzare tutte le difese che avevo, e magari per farmi liberare il Cosmo divino. Un avversario infelice ed emotivamente fragile è un avversario già vinto, mi aveva insegnato proprio lui, quand’ero piccola, alla Clara Domus.

Peccato non sapesse che avevo una nuova forza in me in quel momento, un calore che mi proteggeva senza bruciare, la certezza di un ricordo senza dolore. Potevo vedere il mio passato senza subirne il peso, la mia anima non si sarebbe incrinata mai più, ero imbattibile.

O meglio, lo ero sul piano emotivo, ma fisicamente ero molto, molto provata.

Come se avesse intercettato i miei pensieri, o più semplicemente per dar sfogo alla sua implacabile vena violenta, Brain mi piazzò altri due bei ceffoni in pieno volto, seguiti dalla classica tirata di capelli.

Ma io dico, mi fai del male a caso e riesci comunque ad essere noioso? Cielo, quell’uomo era monotono anche nel picchiare!

Certo, se i fili di ferro non avessero premuto in modo dolorosissimo su polsi e caviglie, se non fossi stata debolissima per via delle percosse e del sangue perso e se non mi avessero inchiodata senza troppo garbo ad una sedia, avrei certamente risposto alle botte con altre botte.

Ormai, però, mi rimaneva solo la mia forza emotiva, che mai come in quel momento mi era sembrata una cosa inutile.

Dove diavolo si erano cacciati i Gold Saints? Dovevano essere arrivati già da un pezzo…

- Adesso basta Sponsa. Tira fuori l’Armatura, altrimenti dovrò farti una punturina... –

- Sai che paura, Crapa Pelata. –

- Fossi in te, ne avrei. È una sostanza che agisce sul sistema nervoso, simulando la sensazione del dolore. –

- Cioè sentirò male senza subire danni? –

- Ne avrai eccome di danni, a livello psichico. Il dolore sarà talmente intenso che l’unica via di fuga per te sarà la pazzia. A meno che non tiri fuori la Sacra Armatura. In quel caso, ti somministrerei l’antidoto.- così dicendo, Brain tirò fuori dalla tasca un’altra siringa contenente un liquido ambrato.

- Sai di essere vile, vero? – chiesi.

- Oh, ma è per questo che mi amo. – soffiò lui. Poi, con espressione trionfante, prese la siringa rosata come se fosse un pugnale, e senza tanti preamboli me la conficcò nel collo.

Strizzai gli occhi per lo stupore, e fu in quel momento che la mia mente si riempì di tante chiazze colorate: azzurre, blu, rosse, verdi…

All’inizio mi sembrarono infinite, ma concentrandomi con più precisione compresi che erano sei.

Finalmente.

Mur, Milo, Shaka, Aiolia, Camus e Aldebaran, se non andavo errando.

La divinità che incarnavo doveva essere piuttosto potente, se Athena stessa si privava della metà dei suoi guerrieri per venire in mio aiuto.

Questa mia riflessione, però, così come ogni altro pensiero, rimase in sospeso di colpo.

Le convulsioni erano cominciate.

Una fitta feroce mi attraversò la spina dorsale, i polmoni vennero offesi da un’asma dalla violenza indefinibile ed io non potei fare a meno di gridare, perché tra il dolore che sentivo realmente e quello che invece era solo presunto, non ne potevo davvero più.

Finalmente, i Gold si decisero ad entrare buttando giù un muro.

Nelle entrate ad effetto sono sempre stati bravi, devo ammetterlo.

Dalla breccia creata dai ragazzi filtrò la luce del sole, odorosa di terra e di gelsomino, segno che ormai aveva smesso di piovere. I raggi solari contrastavano piacevolmente con la fredda luce al neon dell’hangar in cui ci trovavamo, e in un altro momento avrei notato la differenza.

In quell’istante, però, non ero proprio in vena di ammirare i giochi di luce della natura; come mio solito, ero troppo impegnata a piangere di dolore e di sollievo. Almeno, però, ammettevo di essere una piagnucolosa cronica, era un bel passo avanti.

Promisi a me stessa che alla fine di quella storia avrei dovuto imparare ad essere avara di lacrime. Ovviamente, non fui mai di parola.

Minne e Bupalo furono subito addosso ai Gold, che però erano in netta superiorità numerica, tanto che ogni tirapiedi di Brain si vedeva costretto ad affrontare ben due Santi di Athena.

- Ragazzi… - mugolai, felice al pensiero di essere salvata (che sempliciotta che ero! )

Milo fu subito al mio fianco, mentre Camus si preparò ad affrontare Brain; gli altri Cavalieri erano già impegnati nelle rispettive battaglie.

- Milo… - cercai di chiamarlo e sorridergli, ma sentivo davvero troppo male per risultare convincente. Ero vicina al limite.

- Lily, ma cosa ti hanno fatto? Stai ferma, ti libero subito. –

E in un attimo mi ritrovai stesa a terra in fondo alla stanza, la schiena sul pavimento nudo, mentre la battaglia si consumava lontano dalla mia vista.

- Ma cosa…? – Milo intanto mi esaminava con sguardo critico. In effetti, dovevo avere un aspetto orribile. Provai invano a sorridere un’altra volta.

- Bruciature di sigaretta?!? Camus, dammi il cambio! –

Camus indietreggiò fino a giungermi al fianco, mentre Milo, furioso come non l’avevo mai visto, con un solo gesto si liberò delle sue Sacre Vestigia, che andarono a comporre la forma di uno scorpione poco lontano da lui.

- Milo, che fai? – domandò il Cavaliere dell’Acquario, probabilmente allarmato, o forse solo curioso.

Il greco non rispose, si limitò ad avanzare verso Brain con aria sempre più minacciosa, i muscoli tesi e lo sguardo da predatore. Perfino io mi ritrovai percorsa da un brivido di paura, nonostante le convulsioni.

- Certe cose vanno risolte tra uomini. E poi, per un verme come lui l’Armatura dello Scorpione è sprecata. –

Conosceva Brain da solo due secondi, e già aveva capito che era un verme. Adoravo Milo.

Purtroppo, però, non riuscii a vedere lo scontro tra i due, perché il composto chimico ideato da mio fratello stava facendo il suo dovere: le fitte aumentarono d’intensità costringendomi ad inarcare la schiena, invocando senza ragione il nome di Camus quando il male pareva insopportabile.

Sentii le mani gelate del Santo di Aquarius cingermi le spalle senza che questa sensazione mi procurasse alcun sollievo, e scorsi il pugno nudo di Milo colpire Brain con precisione, in pieno volto, mentre il pelato barcollava sotto quell’inaspettata potenza.

Poi, grazie al cielo, fu di nuovo il buio più totale.

 

 

Bentornata. Allora è vero che chi non muore si rivede.

Mmm… dove mi trovo?

Nel tuo inconscio, al solito posto.

Oh, quindi tu sei il dio.

Sì, sono io.

Sono incosciente da molto?

Da cinque giorni, e in parte è anche colpa mia.

Che vuoi dire?

Il dolore prodotto da quella pozione era evanescente, aveva la consistenza di un miraggio, così l’ho esorcizzato con un’altra illusione, equivalente ma contraria. Ho agito solo quando il tuo sistema nervoso cominciava a subire dei danni.

Vuoi dire che stavo impazzendo?

Può darsi.

Allora grazie di avermi salvata.

Non ringraziarmi, l’esercizio prolungato del mio Cosmo ha provato troppo il tuo fisico, ecco perché stai impiegando tanto tempo per recuperare.

L’esercizio del tuo Cosmo? Ma io e te non siamo la stessa cosa?

La stessa cosa? Cielo, no!

Ma Saori e Athena…

Io ti abito da quando sei nata, ma sono un’entità libera per natura. Siamo due anime in un corpo, ma non siamo la stessa cosa.

Mi userai solo quando dovrai manifestarti?

Sì.

Però io dovrò accordarti il permesso di lasciarmi usare.

Se volessi, Pecora, potrei sottometterti anche subito.

Non credo lo faresti.

Cosa te lo fa pensare?

Affari miei. Il mio nome è Lily, tu come hai detto di chiamarti?

Non l’ho detto.

Io, però, mi sono presentata.

Hai fatto bene, vuol dire che sei una persona educata.

Allora tiro ad indovinare! Vediamo, sei…

Ti prego, Pecora, risparmiami quest’agonia, te lo dico. Sono Hermes, messaggero degli dei. Contenta?

Ahahahaha!

Cosa ridi?

Sono posseduta da un postino!

Messaggero, stupida Pecora mortale e blasfema, sono il Messaggero Divino, e non solo!

Va bene, non ti offendere.

Sei ancora qui?

Hermes? Ti sei arrabbiato?

Oh, non essere ridicolo!

Uff…e va bene. Scusa per quello che ho detto.

Dicevi, Pecora?

Mpf. Ora che ti sei svegliato, abbiamo dei compiti da svolgere?

Non subito, il mio Cosmo è ancora in stato embrionale.

Non capisco.

Non importa. Vieni, ti devo presentare qualcuno di speciale.

Vieni? Dove?

Ora intreccerò la mia anima alla tua e voleremo sull’Olimpo. Non avere paura, mi raccomando…

 

 

Potevo sentire tutto. Ogni cosa, ogni dettaglio, pur essendo solo anima, più leggera di un alito di vento. Era fantastico.

Ebbi come la sensazione di salire in alto, sempre più su verso un mondo splendente, e man mano che salivo mi sembrava di sgravarmi da ogni peso terreno.

Così, la ma anima giunse all’Olimpo rigenerata.

Hermes mi condusse verso una fiamma enorme, doveva essere uno spirito molto potente. Probabilmente, quella fiamma aveva anche un volto, ma nel suo continuo baluginare non riuscivo a scorgerne le fattezze.

Intuii, però, che la lingua infuocata sedeva, per così dire, su un trono altrettanto enorme, di marmo bianco e dorato.

Era tutt’altro che buffa, anzi, incuteva rispetto e timore.

 

 

Salve, Padre. Ve l’ho portata.

Benarrivato, figliolo. Così, questa donna è la coraggiosa custode del tuo Cosmo. Come ti chiami, bambina?

L-Lily, Signore.

Ciao, Lily. Ora che mio figlio Hermes si è svegliato, ti spetta un compito arduo. Per adesso, però, non angustiarti, hai ancora tempo per riposare, e tutti noi dèi ti siamo vicini e alleati. Qualunque offesa ti sarà recata, ti vendicheremo. Noi dèi siamo entità molto suscettibili, sai? E Hermes ci è così caro…

Grazie infinite, Padre.

Tornate giù, ora, e portate ad Athena il saluto di Zeus. Non preoccuparti, giovane Lily, tu ed Hermes agite con il mio consenso e la mia benedizione…

 

 

Vorticai giù senza nemmeno avere il tempo di rispondere, e il mio spirito si ritrovò nuovamente incollato al corpo immobile.

 

Parlare con Zeus non è una cosa che capita tutti i giorni nemmeno alle divinità come me, sai?

Immagino.

Sarà… ad ogni modo, l’incontro con il Padre ha sanato tutte le tue ferite, il suo Cosmo è straordinario. Stai per svegliarti, abbiamo giusto il tempo per le ultime domande.

D’accordo. Io e te stiamo parlando da molto tempo, e dormo da ancora di più: al Santuario sono preoccupati?

Sì, e anche parecchio.

E come stanno i Gold? Sono feriti?

No, stanno tutti bene, durante gli scontri non hanno avuto grosse difficoltà.

Neanche con la macchina che risucchia i Cosmi?

Ricorda che quella diavoleria è stata costruita da mano umana: è imperfetta. Anche se per un po’ li ha indeboliti, non aveva certo il potere di imbrigliare sei Cosmi dorati contemporaneamente.

Sì, giusto. E Brain che fine ha fatto?

È scappato, avvolto da un Cosmo così sottile che io e gli scagnozzi di Athena l’abbiamo percepito solo troppo tardi. Però non mi sembrava molto contento, il Cavaliere dello Scorpione l’aveva quasi ucciso di botte.

Milo…

Quel ragazzo ti vuole particolarmente bene, e ho notato che anche tu…

Dai, piantala, non è vero!

Non provare a mentirmi, Pecora! Tutte le volte che si avvicina ti viene l’asma, oppure il mal di pancia, oppure mi sconquassi il Cosmo senza accorgertene… Da quando te sei arrivata al Santuario, io vivo nel panico!

Ecco…Io…

Dopo tutte le pene che mi hai inflitto per il tuo patetico sentimento mortale, non mi dai neanche la soddisfazione di sentirmi dire la verità?

Mah, veramente…

Con parole tue, Pecora, con parole tue…

Milo…uff…Io…

Oh, Zeus! Non ho tutta la giornata, io!

Tze! Come se avessi di meglio da fare!

Ce l’ho, infatti! Il mio passatempo preferito è torturare le Pecore irriverenti che si credono furbe! Allora, ti piace o no?

Tanto…

Ridicola.

Stronzo.

 

 

 

Di colpo le mie ciglia si sollevarono e potei tornare a godere del sapore della luce, dopo il mio forzato soggiorno in un mondo di tenebre e anime.

Fu un bel risveglio, e mi ritrovai stesa a letto con addosso un panno di lino bianco, avvolta in lenzuola, bianche anch’esse, che frusciavano come fossero di seta.

Mi sentivo un foglio di carta candido, intonso, ancora puro. La sorpresa fu grande, quando mi accorsi che due occhi sereni stavano incidendo sopra di me la loro azzurra calligrafia.

Milo sorrise, quieto, ed io gli sorrisi a mia volta.

Oh, sì, fu davvero un gran bel risveglio.

 

 

 

 

Buon pomeriggio a tutti. =)

Non avete idea di quanto mi infastidisca dover iniziare ogni volta quest’angolo con delle scuse per il ritardo, ma tant’è…

Il mio pc da ancora dei problemi, ma cercherò di usufruire delle case e dei pc altrui per riuscire a postare i cap…Data la difficoltà della cosa, però, non garantisco di postare i capitoli con regolarità, chiedo venia!!! =(

E adesso è il momento dei GRAZIE:

 Tsukuyomi: Ciao, carissima!!! Che piacere vedere un tuo commento! ^_^ Sì, alla fine sono tornata, anche se è stata un po’ dura… Come vedi il nuovo aggiornamento è arrivato, anche se con un po’ di difficoltà, spero ti piaccia… Grazie ancora di tutto! Beso.

 

Ai91: Ciao!!!! :D Hai visto, alla fine sono tornata ad aggiornare!!! Sì, purtroppo era necessario eliminare Albert *_*, cose che capitano… Spero che questo capitolo ti piaccia, grazie infinite per non aver smesso di seguirmi!! :DDD Beso.

 

Ribrib20: Ciao, cara! =) Sì, è davvero tutto merito tuo. Non credo di doverti dire altro, se non che spero tanto che questo capitolo ti piaccia. Ancora grazie, grazie davvero di tutto. =))))))) Un Beso.

 

Infine, grazie anche a tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite/seguite e a colore che continuano a leggere. Vamos ya!

 

Beso.

stan

  
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