‡
Beautiful novel ‡
Divini
incontri.
Quando
riaprii gli occhi, non riuscii a capire dov’ero.
Avvertivo
un tormento di fitte in tutto il corpo, e le mani e i
piedi erano allacciati ad una sedia con del filo di ferro, che mi aveva
abraso
la carne fino a farla sanguinare.
La
schiena mi doleva per via della posizione scomoda, e le
tempie pulsavano in maniera fastidiosa.
Se
queste sofferenze potevano comunque sembrarmi sopportabili,
il dolore causato dalle bruciature di sigaretta che avevo in tutto il
corpo era
qualcosa di insostenibile: le ustioni, seppur lievi, ardevano sulla
pelle
implacabili come un incendio.
Per
colpa di quelle cicatrici circolari, che mi mandavano
illusioni crudeli, immagini di morte, di eroi inceneriti, non riuscivo
a
focalizzare la mia attenzione su qualcosa che non fosse quel
dolore.
Che
brutto ricordo.
Intanto
Brain aveva notato che avevo ripreso conoscenza, per cui
decise di iniziare il suo patetico spettacolino dando il meglio di
sé.
Tanto
per cominciare afferrò tutti i miei capelli, che allora
erano piuttosto lunghi, e se li attorcigliò intorno alla
mano con un solo,
magistrale gesto; poi tirò, con l’espressione di
chi compie solo l’ordinario
dovere.
-
Tira fuori la divinità, Sponsa! –
ruggì, scuotendomi il capo
con violenza.
Io,
però, ero ancora troppo stordita dal dolore delle bruciature
per sentirne altri, ed ero determinata a seguire il consiglio del dio
che era
in me; decisi, perciò, di resistere alla violenza del mio
aguzzino senza
perdere la dignità.
A
onor del vero, devo anche ammettere che parlare con la
divinità mi aveva istupidita parecchio, forse
perché il mio fisico era stato
indebolito dalle botte, e le provocazioni di quell’uomo mi
giungevano irreali e
ovattate come in un sogno.
Solo
più tardi ripresi coscienza di ciò che stava realmente accadendomi.
Forse
fu per le violente tirate di capelli di Brain, o magari il
merito fu ancora una volta del dio che custodivo.
Di
fatto, però, mi ritrovai improvvisamente sveglissima,
nonostante
mi dolessero tutte le giunture, come fossi una vecchia bambola.
Ebbi
l’idea di guardarmi intorno, giusto per capire dove mi
trovavo. Ero in un ambiente chiuso, stretto e lungo, illuminato solo da
luci al
neon, che a volte si fulminavano, scoppiando in un’epifania
di fumo e scintille
blu. Sembrava vagamente un vecchio hangar.
Brain
continuava a strillare e dimenarsi, e nonostante i buoni
propositi di non reagire alle sue violenze, la mia pazienza era
già troppo
logorata da tutte quelle prove per non incrinarsi.
E
ovviamente accadde.
All’ennesimo
urlo, seguito dall’ennesima tirata di capelli,
scattò in me una scintilla.
Qualcosa
mi ruggì dentro, una fiammata di coraggio mi
divampò,
sottile, sotto le membra. Sfiorò le punte dei piedi e
arrivò a quelle dei
capelli fino ad irrorarmi il cuore, spruzzandomi l’anima di
una speranza
arrogante.
Esibii
uno sguardo orgoglioso e sprezzante, prima di sputare in
faccia a Brain.
Proprio
così, gli sputai addosso dopo aver preso la mira con
cattiveria, e lo centrai proprio nell’occhio destro, neanche
fossi stata una
cecchina.
Ovviamente,
quella larva gigante si arrabbiò moltissimo, ma la
cosa non mi preoccupò, anzi, servì perfino a
procurarmi un perverso senso di
piacere. Riuscii addirittura ad esibire un ghigno vagamente malefico.
-
Mi sono stufato, mocciosa che non sei altro! Non mi faccio
certo umiliare da una poppante, io!- esplodeva, intanto, Brain
– Minne, vieni
subito qui! –
-
Sissignore. –
Il
tirapiedi si avvicinò sfregandosi le mani, mentre con la
lingua compiva movimenti lenti e circolari intorno alle proprie labbra.
Se a
questi movimenti inquietanti si sommano gli occhi spalancati e fissi
nel vuoto,
devo ammettere che in quel momento mi fece un po’ paura. Un bel po’, ecco, sarò
sincera.
-
Sai una cosa mia cara?- continuò Brain imperterrito. Pensai
che quell’uomo avesse un ego infinito, e una gran mania di
protagonismo;
qualunque cosa gli capitasse intorno, lui doveva parlare e dire la sua.
– Io
sono uno scienziato, e studiando le stelle sono riuscito a carpire
tutti i
segreti dell’Universo, compresa la questione dei Cosmi. Pensa
che sono
addirittura riuscito a sfruttare queste conoscenze per impadronirmi
dell’energia dei quasar più lontani. Ora essa
è convogliata nelle armature di
Minne e Bupalo. Affascinante, non trovi? –
-
Meraviglioso, oserei. –
-
Poco sarcasmo, Sponsa. Forse non sai che ho inventato una
macchina in grado di percepire i Cosmi, vero? Con quella, posso anche
assorbirli o riprodurli. Per tua fortuna, ora è disattivata
per motivi
energetici: esigo che l’energia sia al massimo, quando la tua
Armatura si
materializzerà di nuovo. –
-
E a me che importa? –
-
Dovrebbe importarti, tesoro, visto e considerato che questa
condizione è solo causa tua. –
-
Che vuoi dire? –
-
La sera che la costruii ero nel laboratorio della Clara
Domus, e si attivò per pura
casualità. Fu proprio grazie a quel colpo di fortuna che
scoprii che avevi un
Cosmo, e di natura divina, per giunta! Che inaspettata sorpresa,
nevvero? –
-
Aspetta un momento. Vuoi dire che tu… -
-
Esatto. All’inizio optai per impadronirmi del tuo Cosmo nella
maniera meno violenta possibile, perciò scelsi lo
stratagemma del matrimonio.
Ma la tua cocciutaggine e l’entrata in scena di Athena mi
hanno costretto a
cambiare piano.-
Finalmente
Brain fece una pausa ed io potei assorbire ogni
parola, ma non trovai comunque la forza di rispondere, tanto ero
turbata.
Compiaciuto,
Crapa Pelata continuò:
-
Intanto, tuo fratello Albert era tornato dall’Inghilterra.
Era
un chimico eccellente, quel ragazzo, ma era troppo ingenuo e troppo
poco
arrivista. Non sarei mai riuscito a farne un mio suddito devoto. Decisi
di
eliminarlo, dopo averlo usato. Gli raccontai una storiella in cui i
Cavalieri
di Athena erano gli antagonisti, e lui ci credette subito. Venne a
cercarti di
corsa, e il resto più o meno lo conosci. –
Come
promesso dal dio, nessuna
delle informazioni sulla sorte di mio fratello mi procurò
dolore, ma sorpresa
sì, inevitabilmente.
Non
avrei mia immaginato che il casino di Brain avesse preso
questa piega durante il mio soggiorno al Santuario. Maledizione.
-
Ed è proprio un’invenzione di tuo fratello, mia
cara Sponsa,
ciò che voglio mostrarti ora. – disse ancora il
verme, mentre dalla tasca della
giacca estraeva una siringa dall’aria minacciosa che
conteneva un liquido
roseo.
-
Questa sostanza è opera del tuo caro Albert –
ribadì ancora,
caricando volutamente di enfasi le ultime due parole.
Che
squallido. E così voleva torturarmi nell’anima, eh?
Sapeva
quanto ero legata a mio fratello, e cercava di far leva
sul dolore per spezzare tutte le difese che avevo, e magari per farmi
liberare
il Cosmo divino. Un avversario infelice ed emotivamente fragile
è un avversario
già vinto, mi aveva insegnato proprio lui,
quand’ero piccola, alla Clara Domus.
Peccato
non sapesse che avevo una nuova forza in me in quel
momento, un calore che mi proteggeva senza bruciare, la certezza di un
ricordo
senza dolore. Potevo vedere il mio passato senza subirne il peso, la
mia anima
non si sarebbe incrinata mai più, ero imbattibile.
O
meglio, lo ero sul piano emotivo, ma fisicamente ero molto, molto
provata.
Come
se avesse intercettato i miei pensieri, o più semplicemente
per dar sfogo alla sua implacabile vena violenta, Brain mi
piazzò altri due bei
ceffoni in pieno volto, seguiti dalla classica tirata di capelli.
Ma
io dico, mi fai del male a caso e riesci comunque ad essere
noioso? Cielo, quell’uomo era monotono anche nel picchiare!
Certo,
se i fili di ferro non avessero premuto in modo
dolorosissimo su polsi e caviglie, se non fossi stata debolissima per
via delle
percosse e del sangue perso e se non mi avessero inchiodata senza
troppo garbo
ad una sedia, avrei certamente risposto alle botte con altre botte.
Ormai,
però, mi rimaneva solo la mia forza emotiva, che mai come
in quel momento mi era sembrata una cosa inutile.
Dove
diavolo si erano cacciati i Gold Saints? Dovevano essere
arrivati già da un pezzo…
-
Adesso basta Sponsa. Tira fuori l’Armatura, altrimenti
dovrò
farti una punturina... –
-
Sai che paura, Crapa Pelata. –
-
Fossi in te, ne avrei. È una sostanza che agisce sul sistema
nervoso, simulando la sensazione del dolore. –
-
Cioè sentirò male senza subire danni? –
-
Ne avrai eccome di danni, a livello psichico. Il dolore sarà
talmente intenso che l’unica via di fuga per te
sarà la pazzia. A meno che non
tiri fuori
-
Sai di essere vile, vero? – chiesi.
-
Oh, ma è per questo che mi amo. –
soffiò lui. Poi, con
espressione trionfante, prese la siringa rosata come se fosse un
pugnale, e
senza tanti preamboli me la conficcò nel collo.
Strizzai
gli occhi per lo stupore, e fu in quel momento che la
mia mente si riempì di tante chiazze colorate: azzurre, blu,
rosse, verdi…
All’inizio
mi sembrarono infinite, ma concentrandomi con più
precisione compresi che erano sei.
Finalmente.
Mur,
Milo, Shaka, Aiolia, Camus e Aldebaran, se non andavo
errando.
La
divinità che incarnavo doveva essere piuttosto potente, se
Athena stessa si privava della metà dei suoi guerrieri per
venire in mio aiuto.
Questa
mia riflessione, però, così come ogni altro
pensiero,
rimase in sospeso di colpo.
Le
convulsioni erano cominciate.
Una
fitta feroce mi attraversò la spina dorsale, i polmoni
vennero offesi da un’asma dalla violenza indefinibile ed io
non potei fare a
meno di gridare, perché tra il dolore che sentivo realmente
e quello che invece
era solo presunto, non ne potevo davvero più.
Finalmente,
i Gold si decisero ad entrare buttando giù un muro.
Nelle
entrate ad effetto sono sempre stati bravi, devo
ammetterlo.
Dalla
breccia creata dai ragazzi filtrò la luce del sole,
odorosa di terra e di gelsomino, segno che ormai aveva smesso di
piovere. I
raggi solari contrastavano piacevolmente con la fredda luce al neon
dell’hangar
in cui ci trovavamo, e in un altro momento avrei notato la differenza.
In
quell’istante, però, non ero proprio in vena di
ammirare i
giochi di luce della natura; come mio solito, ero troppo impegnata a
piangere
di dolore e di sollievo. Almeno, però, ammettevo di essere
una piagnucolosa
cronica, era un bel passo avanti.
Promisi
a me stessa che alla fine di quella storia avrei dovuto
imparare ad essere avara di lacrime. Ovviamente, non fui mai di parola.
Minne
e Bupalo furono subito addosso ai Gold, che però erano in
netta superiorità numerica, tanto che ogni tirapiedi di
Brain si vedeva
costretto ad affrontare ben due Santi di Athena.
-
Ragazzi… - mugolai, felice al pensiero di essere salvata
(che
sempliciotta che ero! )
Milo
fu subito al mio fianco, mentre Camus si preparò ad
affrontare Brain; gli altri Cavalieri erano già impegnati
nelle rispettive
battaglie.
-
Milo… - cercai di chiamarlo e sorridergli, ma sentivo
davvero
troppo male per risultare convincente. Ero vicina al limite.
-
Lily, ma cosa ti hanno fatto? Stai ferma, ti libero subito. –
E
in un attimo mi ritrovai stesa a terra in fondo alla stanza,
la schiena sul pavimento nudo, mentre la battaglia si consumava lontano
dalla
mia vista.
-
Ma cosa…? – Milo intanto mi esaminava con sguardo
critico. In effetti,
dovevo avere un aspetto orribile. Provai invano a sorridere
un’altra volta.
-
Bruciature di sigaretta?!? Camus, dammi il cambio! –
Camus
indietreggiò fino a giungermi al fianco, mentre Milo,
furioso come non l’avevo mai visto, con un solo gesto si
liberò delle sue Sacre
Vestigia, che andarono a comporre la forma di uno scorpione poco
lontano da
lui.
-
Milo, che fai? – domandò il Cavaliere
dell’Acquario,
probabilmente allarmato, o forse solo curioso.
Il
greco non rispose, si limitò ad avanzare verso Brain con
aria
sempre più minacciosa, i muscoli tesi e lo sguardo da
predatore. Perfino io mi
ritrovai percorsa da un brivido di paura, nonostante le convulsioni.
-
Certe cose vanno risolte tra uomini. E poi, per un verme come
lui l’Armatura dello Scorpione è sprecata.
–
Conosceva
Brain da solo due secondi, e già aveva capito che era
un verme. Adoravo Milo.
Purtroppo,
però, non riuscii a vedere lo scontro tra i due,
perché il composto chimico ideato da mio fratello stava
facendo il suo dovere:
le fitte aumentarono d’intensità costringendomi ad
inarcare la schiena,
invocando senza ragione il nome di Camus quando il male pareva
insopportabile.
Sentii
le mani gelate del Santo di Aquarius cingermi le spalle
senza che questa sensazione mi procurasse alcun sollievo, e scorsi il
pugno
nudo di Milo colpire Brain con precisione, in pieno volto, mentre il
pelato
barcollava sotto quell’inaspettata potenza.
Poi,
grazie al cielo, fu di nuovo il buio più totale.
Bentornata.
Allora è vero che chi non muore si rivede.
Mmm…
dove
mi trovo?
Nel
tuo
inconscio, al solito posto.
Oh,
quindi tu sei il dio.
Sì,
sono
io.
Sono
incosciente da molto?
Da
cinque giorni, e in parte è anche colpa mia.
Che
vuoi
dire?
Il
dolore prodotto da quella pozione era evanescente, aveva la consistenza
di un
miraggio, così l’ho esorcizzato con
un’altra illusione, equivalente ma
contraria. Ho agito solo quando il tuo sistema nervoso cominciava a
subire dei
danni.
Vuoi
dire che stavo impazzendo?
Può
darsi.
Allora
grazie di avermi salvata.
Non
ringraziarmi, l’esercizio prolungato del mio Cosmo ha provato
troppo il tuo
fisico, ecco perché stai impiegando tanto tempo per
recuperare.
L’esercizio
del tuo Cosmo? Ma io e te non siamo la stessa cosa?
La
stessa cosa? Cielo, no!
Ma
Saori
e Athena…
Io
ti
abito da quando sei nata, ma sono un’entità libera
per natura. Siamo due anime
in un corpo, ma non siamo la stessa cosa.
Mi
userai solo quando dovrai manifestarti?
Sì.
Però
io
dovrò accordarti il permesso di lasciarmi usare.
Se
volessi, Pecora, potrei sottometterti anche subito.
Non
credo lo faresti.
Cosa
te
lo fa pensare?
Affari
miei. Il mio nome è Lily, tu come hai detto di chiamarti?
Non
l’ho
detto.
Io,
però, mi sono presentata.
Hai
fatto bene, vuol dire che sei una persona educata.
Allora
tiro ad indovinare! Vediamo, sei…
Ti
prego, Pecora, risparmiami quest’agonia, te lo dico. Sono
Hermes, messaggero
degli dei. Contenta?
Ahahahaha!
Cosa
ridi?
Sono
posseduta da un postino!
Messaggero,
stupida Pecora mortale e blasfema, sono il Messaggero Divino, e non
solo!
Va
bene,
non ti offendere.
…
Sei
ancora qui?
…
Hermes?
Ti sei arrabbiato?
…
Oh,
non
essere ridicolo!
…
Uff…e
va
bene. Scusa per quello che ho detto.
Dicevi,
Pecora?
Mpf.
Ora
che ti sei svegliato, abbiamo dei compiti da svolgere?
Non
subito, il mio Cosmo è ancora in stato embrionale.
Non
capisco.
Non
importa. Vieni, ti devo presentare qualcuno di speciale.
Vieni?
Dove?
Ora
intreccerò la mia anima alla tua e voleremo
sull’Olimpo. Non avere paura, mi
raccomando…
Potevo
sentire tutto. Ogni cosa, ogni dettaglio, pur essendo
solo anima, più leggera di un alito di vento. Era fantastico.
Ebbi
come la sensazione di salire in alto, sempre più su verso
un mondo splendente, e man mano che salivo mi sembrava di sgravarmi da
ogni
peso terreno.
Così,
la ma anima giunse all’Olimpo rigenerata.
Hermes
mi condusse verso una fiamma enorme, doveva essere uno
spirito molto potente. Probabilmente, quella fiamma aveva anche un
volto, ma
nel suo continuo baluginare non riuscivo a scorgerne le fattezze.
Intuii,
però, che la lingua infuocata sedeva, per così
dire, su
un trono altrettanto enorme, di marmo bianco e dorato.
Era
tutt’altro che buffa, anzi, incuteva rispetto e timore.
Salve,
Padre.
Ve l’ho portata.
Benarrivato,
figliolo.
Così,
questa donna è la coraggiosa custode
del tuo Cosmo. Come ti chiami, bambina?
L-Lily,
Signore.
Ciao,
Lily. Ora che mio figlio Hermes si è svegliato, ti spetta
un compito arduo. Per adesso, però, non angustiarti, hai
ancora tempo per
riposare, e tutti noi dèi ti siamo vicini e alleati.
Qualunque offesa ti sarà
recata, ti vendicheremo. Noi dèi siamo entità
molto suscettibili, sai? E Hermes
ci è così caro…
Grazie
infinite, Padre.
Tornate
giù, ora, e portate ad Athena il saluto di Zeus. Non
preoccuparti, giovane Lily, tu ed Hermes agite con il mio consenso e la
mia
benedizione…
Vorticai
giù senza nemmeno avere il tempo di rispondere, e il
mio spirito si ritrovò nuovamente incollato al corpo
immobile.
Parlare
con Zeus non è una cosa che capita tutti i giorni nemmeno
alle divinità come
me, sai?
Immagino.
Sarà…
ad
ogni modo, l’incontro con il Padre ha sanato tutte le tue
ferite, il suo Cosmo
è straordinario. Stai per svegliarti, abbiamo giusto il
tempo per le ultime
domande.
D’accordo.
Io e te stiamo parlando da molto tempo, e dormo da ancora di
più: al Santuario
sono preoccupati?
Sì,
e anche
parecchio.
E
come
stanno i Gold? Sono feriti?
No,
stanno tutti bene, durante gli scontri non hanno avuto grosse
difficoltà.
Neanche
con la macchina che risucchia i Cosmi?
Ricorda
che quella diavoleria è stata costruita da mano umana:
è imperfetta. Anche se
per un po’ li ha indeboliti, non aveva certo il potere di
imbrigliare sei Cosmi
dorati contemporaneamente.
Sì,
giusto. E Brain che fine ha fatto?
È
scappato, avvolto da un Cosmo così sottile che io e gli
scagnozzi di Athena
l’abbiamo percepito solo troppo tardi. Però non mi
sembrava molto contento, il
Cavaliere dello Scorpione l’aveva quasi ucciso di botte.
Milo…
Quel
ragazzo ti vuole particolarmente bene, e ho notato che anche
tu…
Dai,
piantala, non è vero!
Non
provare a mentirmi, Pecora! Tutte le volte che si avvicina ti viene
l’asma,
oppure il mal di pancia, oppure mi sconquassi il Cosmo senza
accorgertene… Da
quando te sei arrivata al Santuario, io vivo nel panico!
Ecco…Io…
Dopo
tutte le pene che mi hai inflitto per il tuo patetico sentimento
mortale, non
mi dai neanche la soddisfazione di sentirmi dire la verità?
Mah,
veramente…
Con
parole tue, Pecora, con parole tue…
Milo…uff…Io…
Oh,
Zeus! Non ho tutta la giornata, io!
Tze!
Come se avessi di meglio da fare!
Ce
l’ho,
infatti! Il mio passatempo preferito è torturare le Pecore
irriverenti che si
credono furbe! Allora, ti piace o no?
Tanto…
Ridicola.
Stronzo.
Di
colpo le mie ciglia si sollevarono e potei tornare a godere
del sapore della luce, dopo il mio forzato soggiorno in un mondo di
tenebre e
anime.
Fu
un bel risveglio, e mi ritrovai stesa a letto con addosso un
panno di lino bianco, avvolta in lenzuola, bianche anch’esse,
che frusciavano
come fossero di seta.
Mi
sentivo un foglio di carta candido, intonso, ancora puro. La
sorpresa fu grande, quando mi accorsi che due occhi sereni stavano
incidendo
sopra di me la loro azzurra calligrafia.
Milo
sorrise, quieto, ed io gli sorrisi a mia volta.
Oh,
sì, fu davvero un gran bel risveglio.
Buon
pomeriggio a tutti. =)
Non
avete idea di quanto mi infastidisca dover iniziare ogni
volta quest’angolo con delle scuse per il ritardo, ma
tant’è…
Il
mio pc da ancora dei problemi, ma cercherò di usufruire
delle
case e dei pc altrui per riuscire a postare i cap…Data la
difficoltà della
cosa, però, non garantisco di postare i capitoli con
regolarità, chiedo
venia!!! =(
E
adesso è il momento dei GRAZIE:
Tsukuyomi:
Ciao, carissima!!! Che piacere vedere un tuo commento! ^_^
Sì, alla fine sono tornata, anche se è stata un
po’ dura… Come vedi il nuovo
aggiornamento è arrivato, anche se con un po’ di
difficoltà, spero ti piaccia…
Grazie ancora di tutto! Beso.
Ai91:
Ciao!!!!
:D Hai visto, alla fine sono tornata ad aggiornare!!! Sì,
purtroppo era
necessario eliminare Albert *_*, cose che capitano… Spero
che questo capitolo
ti piaccia, grazie infinite per non aver smesso di seguirmi!! :DDD Beso.
Ribrib20:
Ciao,
cara! =) Sì, è davvero tutto merito tuo. Non
credo di
doverti dire altro, se non che spero tanto che questo capitolo ti
piaccia. Ancora
grazie, grazie davvero di tutto. =))))))) Un Beso.
Infine,
grazie anche
a tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite/seguite e
a colore
che continuano a leggere. Vamos ya!
Beso.
stan