Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: DarkRose86    09/05/2010    4 recensioni
[...] E naturalmente v'era un solo colore ad animare le sue creazioni, rosso come il sangue,
come le rose che tanto adorava, o come gli occhi di una persona che un giorno andò a fargli visita,
inaspettatamente, portando con sé le fiamme dell'Inferno,
pronte a cingere in un abbraccio bollente l'esile corpo dell'artista incompreso.
Voglio che tu faccia una cosa per me, Grell Sutcliffe.
[AU.Sebastian/Grell.William/Grell.accenni Sebastian/Ciel]
Prima classificata al "A Contest for Faber", indetto da Roy Mustang sei uno gnocco
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, Undertaker, William T. Spears
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia si è classificata prima, inaspettatamente e incredibilmente, al "A Contest for Faber" , indetto da Roy Mustang sei uno gnocco sul Forum di EFP.
Non so davvero come esprimere la mia gioia, era la prima volta che partecipavo ad un concorso con una storia su KuroShitsuji, e di certo non speravo in un simile risultato.
Tengo a questa storia in modo particolare, e adesso posso dire che mi è venuta in mente, in extremis, mentre ero al lavoro con mio padre. Ce l'ho messa tutta pur di terminarla in tempo e devo dire che ne sono abbastanza soddisfatta.
E' una fanfiction strana, una delle mie insomma. Spero solo di aver caratterizzato decentemente i personaggi, e che vi piaccia almeno un po'.

La dedico a Red Diablo, perché... perché mi va. u_u
Anche se non è degna di te, cara. Un bacione. <3


" E come tutte le più belle cose, vivesti solo un giorno come le rose "
La Canzone di Marinella, Fabrizio de André

Like a Red Rose ~

Grell amava il colore rosso.
Lo amava incondizionatamente, tanto d'aver deciso di ornare il proprio studio, nient'altro che un vecchio negozio abbandonato, di fragili rose rosse. Ogni mattina si recava dal fioraio all'angolo perché, quando arrivava la sera, i petali cremisi iniziavano già ad appassirsi, come rattristati, confinati in quell'ambiente umido e buio.
Nessuno sapeva chi fosse, né da dove venisse, e né soprattutto come facesse ad andare avanti, visto che se ne stava sempre lì, nel suo personale angolo di Paradiso. Usciva solo per comprare i fiori e il cibo, quelli erano gli unici momenti in cui si permetteva di regalare ai passanti e al cielo terso di primavera la visione dei suoi capelli color rosso fuoco, lunghi e fluenti, e dei suoi occhi di smeraldo che brillavano dietro le lenti degli occhiali dalla montatura rossa.
Nella vetrata che separava gli estranei dal suo piccolo mondo v'era incisa, a caratteri cubitali, una scritta oramai erosa dalle intemperie e dagli anni ch'erano trascorsi impietosi; si poteva leggere, però, se ci si impegnava, qualcosa di simile ad "Art Gallery". Chissà cosa vendevano lì, un tempo; forse si trattava solo di un'esposizione, ma Grell non lo aveva mai chiesto a nessuno. L'unica cosa che gli interessava era poter stare lì senza esser disturbato; giacere nel suo comodo divano mentre disegnava, nei fogli bianchi che spesso e volentieri finivano sul pavimento, imbrattati di emozioni fin troppo comuni per risultare affascinanti, figure astratte, petali e steli, o volti dai tratti austeri e fieri. E naturalmente v'era un solo colore ad animare le sue creazioni, rosso come il sangue, come le rose che tanto adorava, o come gli occhi di una persona che un giorno andò a fargli visita, inaspettatamente, portando con sé le fiamme dell'Inferno, pronte a cingere in un abbraccio bollente l'esile corpo dell'artista incompreso.

Voglio che tu faccia una cosa per me, Grell Sutcliffe.

Quando entrò, varcando la soglia e violando il suo intimo, l'uomo dai capelli corvini e la pelle diafana gli rivolse un inchino e poi un sorriso sornione, senza nemmeno prendersi la briga di presentarsi.
Il ragazzo dalla rossa chioma l'osservò, squadrandolo, constatando la sua indubbia avvenenza; in verità, il suo comportamento ben poco cortese, quasi canzonatorio, lo infastidì, tuttavia si sentì come calamitato da quello sguardo vermiglio. Si alzò e gli si avvicinò, passandosi una mano fra le ciocche che morbide gli ricadevano sulla schiena.
" Cosa posso fare per lei, signor... " si bloccò, portando il dito indice alle labbra in un gesto spontaneo.
" Michaelis. Mi chiamo Sebastian Michaelis " asserì, guardandosi attorno; certo non viveva in un ambiente elegante come invece solitamente si confaceva a coloro ch'egli sceglieva ma, nonostante il degrado del luogo ove dimorava, lui aveva un non so che d'attraente, soprattutto quando se ne stava chino e assorto sui suoi disegni. Sebastian lo aveva studiato per lungo tempo prima di prendere la sua decisione definitiva. Di sicuro non sarebbe mai stato meglio di colui che aveva seguito per giorni e giorni e di cui si era cibato lentamente, gustando con voluttà ogni fibra del suo essere fino a svuotarlo completamente, stringendo poi fra le braccia forti il suo acerbo corpo di bambino oramai immobile e freddo. Di certo non lo avrebbe mai superato, ma possedeva comunque una personalità interessante.
" Bene, signor Michaelis. Mi dica, cosa vi ha portato a venire a disturbarmi a quest'ora? E poi, come fate voi a conoscere il mio nome? " gli domandò sospettoso, e nello stesso momento accorciò la distanza fra loro, stranamente attratto da quel corpo perfetto che pareva chiamarlo incessantemente.
" Voglio che tu faccia una cosa per me, Grell Sutcliffe " disse serafico, ignorando la seconda domanda; non che non avesse una risposta pronta, beninteso, semplicemente non aveva voglia di perdersi in chiacchiere, anche perché era certo che il tipo che aveva di fronte fosse decisamente loquace, forse troppo. Dunque andò dritto al punto, ma l'altro gli rispose con una sonora risata, facendo spallucce.
" E cosa vi fa credere che farò quel che volete, se nemmeno vi degnate di darmi una spiegazione? " insistette, voltandogli poi le spalle in un gesto di stizza.
Si sedette nuovamente sul divano, Grell, accavallando le gambe e prendendo un foglio tra le mani, ignorando deliberatamente l'uomo che se ne stava in piedi davanti a lui. Ok, era certo un tipo attraente, ma non poteva comunque permettersi di rivolgersi a lui in una maniera così scortese.
" Perché vuoi sapere come sono venuto a conoscenza del tuo nome? In fondo, a che cosa dovrebbe servirti? Ho bisogno di te, punto e basta " affermò l'uomo, sedendoglisi accanto con disinvoltura, " Mi piace come disegni. Vorrei che mi ritraessi " disse poi, regalando a colui che ora lo stava osservando con gli occhi sgranati un sorriso che definire sublime sarebbe stato un eufemismo.
" Ritrarvi? E per quale motivo? " indagò sospettoso, ma al contempo voglioso di vedere per mille volte ancora quell'espressione sul suo volto.
" Non vi sono molte persone a questo mondo, forse milioni, che si fanno ritrarre solo per il gusto personale d'avere appeso ad un muro della propria dimora un disegno che riproduce fedelmente le loro fattezze? " domandò, facendo vagare lo sguardo su alcuni lavori attaccati alle pareti, che se non altro donavano loro un po' di colore. Sempre rosso, ovviamente.
" Questo è vero. Ma ci sono molti pittori, a questo mondo, specializzati in quel tipo di opere; vi sembro uno di questi? " ribatté testardo, tracciando alcune linee irregolari col piccolo pennello che stringeva fra le dita affusolate della mano destra; in pochi secondi, quella sorta di scarabocchio mutò in un vaso molto simile a quello che teneva sulla scrivania, colmo di rose ancora in boccio. L'unico colore, quello che contraddistingueva la sua arte, i suoi capelli, gli occhiali e il golf a collo alto che indossava, sapeva rendere stranamente vive le immagini che dalla sua mente trasferiva sui fogli e sulle tele come fosse un processo naturale, qualcosa di estremamente semplice e scontato. Era magia o talento?
Forse nessuna delle due supposizioni era quella giusta, forse erano solo disegni, nient'altro che creazioni incomplete d'una psiche contorta e di una mano delicata quanto decisa. Forse Grell Sutcliffe non era affatto l'artista che sosteneva di essere, eppure era come se ciò che dipingeva fosse intriso d'emozioni, come se imprimesse le proprie sensazioni su un anonimo sfondo bianco. In altre parole, era come se riuscisse in qualche modo a trasmettere parti della propria anima nelle sue creazioni.
Per questo Sebastian era rimasto affascinato da quella creatura che ora, sfacciata, lo stava sfidando.
" Assolutamente no " rispose, " Ed è proprio per questo che ho scelto te. Ti basta come motivazione? "
A quelle parole, scrutando nei suoi occhi cremisi, Grell sussultò ed arrossì un poco; reagì con fare ammiccante alla sensazione di calore che si era improvvisamente impadronita delle sue guance, e si mosse appena in modo da entrare in contatto diretto con il corpo del suo interlocutore. Da una parte lo voleva, dall'altra ne era quasi spaventato.
Beh, pensò, potrebbe essere stimolante realizzare un vero e proprio ritratto... e poi, se chi lo richiede è così bello, perché rifiutare?
Ci pensò ancora qualche minuto e poi annuì con un cenno del capo, abbozzando un sorriso.
" Va bene, lo farò. Spero che verrò pagato bene, per questo fuori programma "

Oh, ci puoi giurare, Grell Sutcliffe.

" Come mai le rose ti piacciono tanto? " domandò Sebastian, seduto comodamente sul divano coperto di stoffa rossa.
L'artista era in piedi di fronte a lui, lo sguardo che prima si posava sulla sua elegante figura, poi sulla tela, che si stava via via riempiendo di linee che non somigliavano affatto all'uomo che già dopo poco tempo – una mezz'oretta circa – aveva cominciato a chiamare affettuosamente Sebas-chan, o Sebastianuccio. Naturalmente al diretto interessato la cosa non faceva granché piacere, ma finse di abituarsi; non aveva nessuna intenzione di stare a sentire le sue tediose chiacchiere.
" Non trovi che la loro bellezza sia ineguagliabile? Mi dispiace solo che durino così poco, qui dentro "
" Non potresti metterle fuori? Di certo ti ringrazierebbero, se potessero parlare " ironizzò pungente il modello improvvisato, ricevendo in risposta una smorfia scocciata.
" Quando fai così mi verrebbe voglia di prenderti a pugni, Sebas-chan! " esclamò, come se lo conoscesse da una vita; si sentiva come se avesse perso la concezione del tempo, come se quella strana ed affascinante creatura fosse lì da anni ma che lui se ne fosse accorto solo da pochi minuti.
C'era qualcosa di strano, di ultraterreno in quello sguardo che lo scrutava famelico e che gli dava i brividi; immaginò che Sebastian appartenesse in realtà ad un altro pianeta, ma scartò subito l'ipotesi ridendo sotto i baffi. Che cose assurde partoriva la sua mente, ogni tanto!
Continuò col suo ritratto, iniziando a dar forma al contorno del viso, leccandosi le labbra pregustando il momento in cui sarebbe passato a disegnare gli occhi, quelli che non si staccavano da lui neanche per un momento ora, quelli che aveva visto per la prima volta neanche un'ora prima ma che inevitabilmente lo attraevano più di qualsiasi altra cosa; forse era per il loro intenso colore, o forse perché semplicemente Grell sentiva il bisogno di farsi cullare in un abbraccio romantico e sensuale al tempo stesso, dopo anni di solitudine. Sì, perché da tanto non aveva contatti col mondo esterno che andassero oltre ad un semplice saluto, da quando l'uomo di cui si era innamorato se n'era andato senza alcun preavviso, lasciandolo solo e abbandonato in un trasandato monolocale di periferia. Abitazione che si era lasciato alle spalle per recarsi lì, in quel luogo che non era degno di chiamarsi casa, ma che per lui era il più accogliente del mondo. E, ora che sul suo divano v'era seduta una persona di gran lunga più interessante di colui che lo aveva sedotto per poi fuggire, quel posto era divenuto ancor più bello.
Disseminati negli angoli c'erano petali oramai avvizziti, uniti ad alcuni ancora abbastanza freschi; decoravano la grande stanza e conferivano ad essa un aspetto ancor più tetro, come un loculo pronto ad accogliere il corpo senza vita di un angelo caduto o di un demone privato dei suoi poteri. Come se qualcuno si fosse già preso la premura d'adornare una tomba ancor prima che in essa fosse stato sepolto il cadavere.
Sulla scrivania c'erano diversi fogli, alcuni macchiati ed altri ancora bianchi, una scorta di pennarelli ed acquerelli rossi, qualcosa che assomigliava ad un diario e un portafoto vuoto, pronto ad accogliere chissà quale immagine sul suo cuore di legno consumato dagli anni.
Una persona normale avrebbe trovato inquietante quella vecchia stanza, ma lui l'adorava e solo lì dentro si sentiva a casa; lì poteva dar sfogo alla sua arte senza che nessuno andasse a dargli fastidio, lì poteva contemplare il proprio volto nello specchio appeso ad una delle pareti e sorridere alla sua stessa immagine riflessa senza esser preso in giro. Amava guardarsi allo specchio e pettinare i lunghi capelli mentre lo faceva, in fondo una lady deve avere cura del proprio aspetto. Sempre e comunque.
" Come ti senti? Che cosa provi in questo momento? " chiese a bruciapelo Sebastian, distraendolo dai pensieri che involontariamente – forse –, in quel momento, vertevano sui tre bottoni della camicia bianca tolti delle asole per far sfoggio della pelle chiara del collo invitante.
Dio, lo stava uccidendo senza neppure toccarlo.
" Provo una grande soddisfazione. Ritrarre una bellezza come la tua non capita certo tutti giorni, Sebas-chan! " rispose lui con enfasi, facendogli l'occhiolino.
In tutta risposta l'altro mostrò un'espressione contrariata, addirittura quasi schifata; nonostante lo desiderasse ardentemente, non poteva far altro che considerarlo una creatura insulsa, priva d'eleganza alcuna, sebbene cercasse in tutti i modi di apparire diversamente. Grell non era altro che un pasto, più succulento degli altri ma meno inebriante di Ciel Phantomhive.
Il disegnatore cercò di non far caso alla reazione del modello e cambiò repentinamente discorso, mentre con tratti morbidi ricreava la chioma corvina.
" Da dove vieni, Sebastianuccio? Sono curioso di saperlo... "
" Da dove vengo? Credimi, non saresti felice di venire a conoscenza di tale realtà " tagliò corto lui, cambiando le carte in tavola a sua volta, " Piuttosto, dimmi... perché usi sempre e solo il rosso? Per le tue opere, per i vestiti, per le rose... " chiese, anche se in verità la risposta la conosceva già da tempo. Uno come lui non sceglieva le vittime a caso, ma le sondava con minuziosità prima di agire. Semplicemente, voleva constatare fino a che punto il prescelto potesse spingersi con quella sfacciataggine e quel fascino ambiguo che lo contraddistinguevano rendendolo diverso da qualsiasi altro comune mortale.
" Il rosso è il colore della passione, mio caro Sebastian! La risposta è scontata, e penso che tu lo sapessi già prima di pormi quest'inutile domanda... o mi sbaglio? " disse ghignando, lasciando per un attimo perdere il suo lavoro e avvicinandosi audace al proprio ospite, " Il rosso è il colore del sangue, della linfa vitale, di labbra imbellettate e di lenzuola di seta che ricoprono un grazioso letto a baldacchino... " soffiò al suo orecchio con fare sensuale.
L'altro fece per scansarlo ma Grell lo pregò silenziosamente, con gli occhi lucidi di lussuria e speranza, di non sfuggire al suo abbraccio. Quando mai gli sarebbe capitata un'altra occasione del genere? Non solo era bello, maledettamente bello, oltre a questo sentiva che in lui c'era qualcosa di più, qualcosa che non riusciva a definire ma che lo rendeva l'uomo più desiderabile che avesse mai incontrato prima d'allora. Avvertì un pericolo ma non se ne curò, affondando le dita fra i capelli lucidi e morbidi.
Sebastian gli cinse la vita con le braccia e lo avvicino a sé, catturando le sue labbra in un avido bacio; in fondo, se era quello il prezzo da pagare affinché lui crescesse come desiderava, poteva fare uno strappo alla regola. Forse non sarebbe stato neanche troppo spiacevole, dal momento che le mani vaganti sul suo corpo rilassato sul divano non sembravano conoscere inibizioni; niente limiti, niente vergogna. Solo pura, semplice, lussureggiante passione.
" Ho voglia di te, Sebastianuccio. E dire che ci conosciamo da quanto... un'ora? " sussurrò sorridendo quando le loro lingue si concessero un attimo di pausa; giusto un solo attimo, una frazione di secondo, e senza nemmeno attendere una risposta la bocca di Grell si spostò sul collo candido, mentre lo liberava dall'ingombro della giacca nera che indossava.
L'uomo non disse nulla, si limitò a bearsi delle labbra morbide sulla propria pelle, immaginandolo come un amante capace di soddisfare qualsiasi desiderio, anche il più osceno. Pensava a questo mentre egli con lascivia gli sfilava la camicia e disegnava figure astratte sul suo petto glabro con i polpastrelli, dedicandosi subito dopo ai pantaloni.
Lo voleva, lo bramava, troppo. Non poteva aspettare, non poteva resistere.
Sussultò sorpreso quando Sebastian si sottrasse alle sue carezze e si alzò, afferrando con forza i polsi sottili. Lo travolse col suo impeto e lo spogliò degli abiti superflui senza incontrare difficoltà alcuna, neanche nel togliergli gli aderenti calzoni di pelle nera – unico indumento di colore differente – . Dopodiché lo costrinse spalle alla vetrata che dava sul piccolo parcheggio e sul lato di una casa disabitata e, nonostante le proteste di Grell che temeva d'esser visto magari da qualche curioso, lo possedette senza chiedere e dire nulla, perdendosi nel suo calore.
L'amante gridò più e più volte il suo piacere, nella sua bocca e nella quiete rotta dai sospiri. Amò intensamente come mai aveva amato prima e desiderò che quell'idillio non svanisse mai, alzando gli occhi al soffitto ornato di intricate ragnatele – cielo, possibile che non si fosse mai accorto di una cosa del genere? Oh, ma che cosa importava, in fondo? Ora c'era Sebastian, solo Sebastian, niente e nessun altro –.

Bacerò le tue labbra arrossate dai morsi ancora una volta, Grell Sutcliffe, ma poi dovrai terminare quel che ti ho chiesto, perché il tempo a tua disposizione sta per scadere.

" Oh, Sebastian, è stato meraviglioso! " esclamò Grell soddisfatto, sistemandosi i capelli, " Non ricordo neppure da quanto tempo non provavo un simile piace. Oh, ti prego, dimmi che lo faremo ancora! " lo supplicò, guardandosi allo specchio e aggiustandosi gli occhiali sul naso.
L'altro, che velocemente e con precisione si stava rivestendo, scrollò il capo con aria severa.
" Potrebbe anche accadere, " ipotizzò, " ma prima ti chiedo di finire quel che hai cominciato. E' molto importante per me "
" E così scoprii che il mio caro Sebas-chan era un narcisista... " commentò ironicamente, attendendo un prevedibile segno di dissenso che non tardò ad arrivare. Infatti l'uomo scosse la testa ancora una volta, prima di insistere.
Infine Grell fu costretto a rimettersi al lavoro, se non voleva rischiare di farlo arrabbiare sul serio; non sapeva perché, ma aveva la netta sensazione che da adirato potesse divenire addirittura pericoloso. Inoltre era infinitamente più splendido, quando sorrideva.
Dunque per un po' chiuse la bocca, riprendendo da dove si era bloccato, seppur controvoglia. Era la prima volta che non si sentiva realmente felice disegnando; il corpo di Sebastian era troppo vicino, e ciò di certo non contribuiva ad incrementare la sua concentrazione, anzi.
" Voglio che tu metta la tua anima in quel ritratto, Grell Sutcliffe " ordinò.
Le linee si susseguirono, veloci e perfette, ed era incredibile pensare che l'artista non potesse mai avere bisogno di cancellare; perfezionò la chioma e poi si dedicò al volto, alle labbra sottili e agli occhi color cremisi. Quel viso ricreato senza un difetto e privo di discrepanze rispetto a quello vero aveva un'espressività unica, e uno sguardo di sangue dal quale era praticamente impossibile sfuggire; Grell si stava perdendo, ma non riusciva ad acquisirne la consapevolezza. Ormai il tutto era divenuto come un processo meccanico: bagnava il fine pennello di acquerello rosso, poi lo posava sulla tela e lo usava finché il colore su di esso non finiva, guardando ogni tanto il proprio modello che ora l'osservava fisso, con espressione seria, nell'attesa del momento fatidico. E poi ricominciava, dando vita al suo capolavoro assoluto.
Ad un certo punto, però, si fermò.
" Ah! Che stupido, ho dimenticato una cosa fondamentale! " disse con fare melodrammatico, e Sebastian aggrottò un sopracciglio.
" Cioè? "
" Torno subito, tu resta qui e non ti muovere! " esclamò, avviandosi verso la porta.
Seppur riluttante Sebastian lo lasciò andare, certo che non avrebbe cercato di scappare, tant'era preso da lui. Tuttavia si alzò e andò ad osservare il proprio ritratto, rivedendosi in quella tela; Grell stava facendo proprio quel che lui desiderava. Si stava impegnando al massimo per lui e solo per lui, ed era così che si sarebbe reso ancor più desiderabile ai suoi famelici occhi di demone. Sì, perché egli non era altri che una creatura infernale, un divoratore di anime che oramai avevano smarrito la propria innocenza tra i veli del tempo; quando Ciel Phantomhive aveva perso i suoi genitori ed era stato umiliato e sporcato, Grell Sutcliffe aveva imparato quanto piacevole fosse fondersi con un'altra persona, diventare una cosa sola con qualcun altro. E, quando Ciel aveva cominciato a pensare alla vendetta e da essa era rimasto accecato, per la prima volta Grell aveva affondato la lama nel petto generoso di una donna raccolta sul marciapiede.
Grell Sutcliffe era un efferato assassino, ma sapeva disegnare come nessun altro al mondo. Usava solo il colore rosso perché era il suo preferito, e lo amava soprattutto sulle labbra delle creature cui recideva la rosa, rendendo poi loro omaggio comprando un mazzo di fiori vermigli per ognuna. Rose che appassivano dopo un solo giorno, come le ragazze che imprigionava e lasciava morire tra atroci sofferenze.
Grell era un pazzo, eppure sapeva amare con tutta l'anima, per questo Sebastian lo aveva scelto.
E forse, per lo stesso motivo, l'altro uomo lo aveva abbandonato senza dirgli nulla. Paura, disprezzo o amore incondizionato, chi lo sa.
" Will... "
D'improvviso, il demone avvertì una sensazione che non aveva mai provato prima d'allora; che cosa stava succedendo lì fuori?
Perché i suoi occhi non riuscivano a vedere al di là della parete grigia e scrostata?
" Will... "
C'era qualcun altro con Grell, in quel momento. Lo sentiva distintamente, ma non si trattava di una presenza umana.
Possibile che avesse perso? No, non era abituato a simili smacchi.
" William... " un sospiro, simile ad un singhiozzo, " ... che ci fai qui? "
Forse egli non era speciale come aveva pensato, o forse lo era ma non abbastanza; probabilmente, una parte dell'anima che Sebastian pretendeva non riusciva a dimenticare lo sguardo severo di colui che in quel momento se ne stava immobile ad osservarlo con l'espressione di chi si sente tradito e grida vendetta.
E fu allora che Sebastian capì, con certezza un poco dolorosa, che Grell non gli sarebbe mai appartenuto completamente.
Non udì urla, né gemiti, solo un inquietante silenzio e il lento decadere dell'entusiasmo che caratterizzava il prescelto ormai morente; si avvicinò alla porta di vetro rigato e spesso e lo vide, inginocchiato davanti ad un uomo che lo guardava impietoso e imbracciava una particolare arma che il demone riconobbe come una falce della Morte.
Grondava sangue, l'umano, quando si voltò nella sua direzione rivolgendogli un ultimo sorriso; gli occhiali caddero a terra sporcandosi col liquido cremisi che colava macchiandogli i vestiti. Il suo cuore prese a battere più lentamente, mentre un flebile sospiro prendeva vita sulle labbra ancor perfette ed invitanti imbrattate di rossetto.
" Sebas-chan... "
Solo in quel momento Sebastian si accorse che il suo corpo era ora avvolto da un abito da donna color rosso carminio, con le maniche a sbuffo e la gonna che arrivava quasi alle caviglie sottili; le scarpe erano anch'esse femminili, del medesimo colore e decorate con un fiocco di raso nero.
Povero, povero stolto, folle ed ingenuo. Solo lui poteva pensare di onorare quel momento agghindandosi come una lady.
Il demone incontrò le iridi d'ambra dello Shinigami e questi lo guardò con aria di sfida, ma lui declinò l'invito. Sarebbe stato inutile combattere per qualcuno che non se lo meritava.

Mi hai deluso, Grell Sutcliffe; non pensavo che ti saresti lasciato abbracciare dalla Morte in persona, per quanto affascinante essa possa essere.

" Non sei nemmeno un po' pentito, William? " domandò un uomo dai lunghi capelli, con gli occhi nascosti sotto una folta frangia; ridacchiava sommessamente, carezzando con le dita il robusto legno della bara che aveva preparato per la vittima del proprio collega. Fece stridere le unghie su di essa, cercando di attirare l'attenzione del semidio silenzioso come al solito.
" No. Se l'è meritato " rispose lui.
" Ma hai fatto una cosa vietata, te ne rendi conto? Non è quello che tu stesso vieti di fare ai tuoi sottoposti? " lo punzecchiò, addentando un biscotto.
William T. Spears non proferì parola, si limitò ad osservare la staticità della stanza ove Grell aveva costruito il suo mondo: l'ultimo ritratto era ancora lì, Sebastian lo aveva abbandonato sul divano polveroso. Alcuni disegni che erano stati appesi al muro si erano staccati, ed ora giacevano sul pavimento consumato.
Anche sulla scrivania v'era uno strato di polvere di qualche millimetro, e il portafoto pareva ancora più vuoto.
Sulla sedia rattoppata riposava una figura priva di consistenza, che cercava invano di accarezzare dolcemente i petali di rosa ormai avvizziti, nel disperato tentativo di render loro l'antico splendore.
" Dove sei, Sebas-chan? " disse, " Il tuo ritratto è pronto, dove te ne sei andato? "
Undertaker rise, conscio che l'anima inquieta non lo avrebbe udito.
" Non dovresti porre fine alle sue sofferenze? " chiese all'uomo che gli stava accanto, e che soddisfatto ma apparentemente un po' addolorato lo stava osservando.
Ancora un volta tacque, monitorando il suo dolore.
Non seppe spiegarselo, ma pensò che fosse diventato ancor più bello, anche se il sentir pronunciare quel nome lo infastidiva non poco.
" Perché sei scomparso, Sebas-chan? "
L'anima si mosse, camminando senza far rumore. Neanche la stoffa dell'elegante vestito frusciava più, ormai.
" Lo sapevo, dovevo immaginarlo che sarebbe finita così "
Si strinse nelle spalle, sebbene oramai il freddo non potesse più scalfirlo.
" Anche tu, Sebastianuccio... come tutte le più belle cose, sei vissuto solo un giorno, come le rose "

Addio, Grell Sutcliffe.

Un'anima in pena,
una tela di rosso macchiata e un mazzo di rose.
Ritratto eterno ed indelebile.

Fine ~

  
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