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Autore: Niglia    09/05/2010    4 recensioni
Nicole ha ventidue anni, studia normalmente all'università ed è del segno del Leone... Ed è proprio questo che le farà incontrare James.
[One-shot partecipante al "Zodiac Contest" indetto da redseapearl]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nata sotto una buona stella










Era già mattina.
Alcuni timidi raggi si sole iniziarono a penetrare attraverso la candida tenda della finestra, raggiungendo il mio letto senza curarsi di svegliare i suoi occupanti. Dalle mie labbra uscì un debole suono inarticolato, prima che mi girassi infastidita sull’altro fianco.
Odiavo il sole, perché con esso se ne andava via tutto l’incanto della notte appena trascorsa.
E poi mi costringeva ad allontanarmi da lui.
Ancora nel dormiveglia allungai una mano verso il suo lato del letto, fino ad affondare le dita nella sua lunga chioma ramata; allora iniziai ad accarezzarlo senza aprire gli occhi, dolcemente, godendo del tepore che emanava il suo corpo.
Avrei voluto sentire la sua voce mormorare roca che mi voleva ancora, ma sapevo che non sarebbe stato più possibile almeno fino alla notte successiva.
Con un sospiro rassegnato tirai via le coperte ancora aggrovigliate dal mio corpo, mettendomi seduta e passandomi una mano tra i capelli, scompigliandoli più di quanto già non fossero. Attesi che i miei occhi si abituassero nuovamente alla luce del giorno senza ferirsi, dopodichè mi alzai, incurante della mia nudità, e raggiunsi con passo ancora traballante il bagno.
L’acqua calda della doccia scivolava lenta sul mio corpo, portando via gli ultimi segni della notte passata insieme, e con essi – purtroppo – svanì anche ogni traccia del suo odore sulla mia pelle.
Mi avvolsi un asciugamano intorno al corpo e andai al lavandino, dove finalmente osai osservare il mio riflesso mattutino. Orribile: sembrava quasi che non avessi chiuso occhio tutta la notte, a giudicare dalle occhiaie.
Il che non è del tutto errato…
Che stupida, arrossire per un mio stesso pensiero.
Dopo essermi resa leggermente più presentabile – ossia essermi passata un filo di trucco ed avere infilato una delle sue enormi magliette per non attraversare di nuovo la casa nuda – tornai in camera, frizionandomi i capelli ancora fradici. Come avevo immaginato, lui era ancora a letto.
Sorrisi, mentre aprivo l’armadio in cerca di qualcosa da mettere. Ero indecisa se prepararmi e andare all’università lasciandolo dormire, oppure svegliarlo con la scusa di volergli dare il bacio del buongiorno. Beh, senza dubbio la seconda alternativa era anche quella più allettante.
Perciò, dopo aver infilato uno dei miei nuovi tailleur ed essermi passata un po’ di spuma tra i capelli per creare quei boccoli che mi piacevano tanto, tornai in direzione del letto, sedendomi dal suo lato e chinandomi sul suo orecchio.
«Buongiorno, amore mio…» Sussurrai, certa che ormai fosse sveglio; avevo fatto tanto di quel baccano nel vestirmi che ci voleva il suo coraggio ad essere ancora addormentato. «Che fai, non mi saluti nemmeno, oggi?»
Infatti lo sentii subito grugnire, mentre volgeva a me il suo adorabile muso. Sapevo che quando era in quelle sembianze non poteva parlare, eppure io sapevo cosa mi voleva dire. Perciò affondai il viso nella sua morbida criniera, beandomi un altro po’ del suo profumo.
«Torno per cena anche oggi, James.» Lo informai, accarezzando la zampa che mi aveva posto in grembo per salutarmi. «Ci vediamo stasera… Mi raccomando, fai il bravo. Okay?»
Per tutta risposta lui scrollò la criniera, prima di guardarmi con i suoi splendidi occhi penetranti color rubino che sembravano brillare e spiccavano nell’oro del suo pelo.
«Ah, se mi guardi così non riuscirò ad andarmene…» Mi lagnai, prendendogli il muso tra le mani e posandogli un dolce bacio in mezzo agli occhi.
Lui emise uno strano verso che riuscii ad interpretare come una delle sue solite risatine maliziose, cosa che gli fece guadagnare un cuscino tirato addosso.
«A stasera, James!» Lo salutai infine, uscendo.
Ah, sarebbe stata una lunga giornata.


***


Ho ventidue anni e frequento la facoltà di Lingue e Letterature Straniere ormai da quattro anni, per cui me ne manca solo uno prima della tesi finale. Mi chiamo Nicole Lacroix e sono nata il 24 luglio, sotto il segno del leone.
Si, esatto. Proprio come il mio ragazzo.
Lasciate che vi spieghi. In un certo senso, avevo sempre saputo che il mio segno zodiacale avrebbe avuto uno spazio alquanto notevole nella mia vita, anche se, ovviamente, non mi sarei mai immaginata una cosa del genere.
Chi ha mai sentito, infatti, di un ragazzo che di notte è del tutto normale – e per normale intendo con delle sembianze umane – e che invece, appena sorge il sole, assume le sembianze di un animale? Per la precisione, di un leone?
Nessuno, vero? Ebbene, nemmeno io avevo mai sentito una storia simile.
O meglio, questo non è del tutto vero. Basta risalire a circa tre anni fa, quando, nel periodo pre-natalizio, io e la mia migliore amica Jane decidemmo di andare alla fiera che si teneva ogni anno nel nostro paese, e che per una cosa o per l’altra nessuna di noi aveva mai avuto modo di visitare.
La prima cosa che ci venne in mente di vedere fu la famosa veggente, di cui quasi tutte le nostre amiche raccontavano i miracoli. Ricordo ancora di come entrammo nella sua tenda, entrambe incuriosite e tremanti per il freddo – ammetto che fu più che altro per fuggire al gelo di fuori se entrammo là dentro.
La veggente, un’anziana zingara sui sessant’anni, era seduta dietro un classico tavolino rotondo, ricoperto da un pesante drappo color porpora, e davanti a sé stava disponendo le carte con aria assorta. Ci diede il benvenuto senza neppure sollevare lo sguardo dai suoi tarocchi, quasi come se stesse aspettando qualcuno. Solo dopo che ci fummo sedute di fronte a lei si decise a degnarci di un’occhiata.
I suoi occhi, scuri di natura, erano stati pesantemente truccati da una matita violacea, e le ciglia, innaturalmente lunghe e folte, li circondavano come le ali di un corvo.
«Oh, è da molto tempo che non vedo una leonessa.» Mormorò, guardando direttamente me.
Io mi limitai ad inarcare le sopracciglia, piuttosto scettica, mentre lei mi studiava con attenzione. Sentii Jane bisbigliare qualcosa come «Mio Dio, sa di che segno sei!» ma non le diedi retta.
«Abbiamo una miscredente, eh? Molto bene.» Continuò la zingara, mischiando le carte senza distogliere i suoi occhi vagamente inquietanti da me. Forse fu per l’atmosfera e le luci soffuse della stanza, o forse fu effettivamente perché accadde qualcosa, ma ad un certo punto mi sembrò che il suo viso si trasfigurasse e si trasformasse in un altro volto, più etereo di quello con cui ci aveva accolte.
Sobbalzai sulla sedia, stupita, e mi voltai verso la mia amica per chiederle se anche lei avesse visto lo stesso trucco che avevo visto anch’io. Ma Jane stava fissando un punto imprecisato dinnanzi a sé, come se fosse entrata in una sorta di trance, ed io mi accorsi che non mi poteva sentire. Allora mi voltai verso la zingara, più arrabbiata che altro.
«Che cosa ha fatto alla mia amica?» Sbottai, pronta ad alzarmi e ad andarmene.
Ma lo sguardo della donna era altrettanto vacuo, e mi fissava senza tuttavia vedermi – di questo ne sono quasi sicura. Dischiuse le labbra pesantemente dipinte con un rossetto e mi parlò.
«Coloro che nascono sotto il segno del sacro Leone saranno da lui protetti per l’eternità.»
La guardai stranita, più per lo strano tono di voce che aveva assunto che per quello che aveva detto; come ‘profezia’, infatti, non sembrava essere nulla di speciale, ma la sua voce non era più quella di poco prima. Mi sedetti, pronta a scappare qualora la situazione diventasse ingestibile, e le parlai.
«Che cosa intende dire?» Domandai, cercando di essere gentile.
Ma la zingara non sembrava vedermi né sentirmi.
«Solo loro possono addomesticare il Leone… Ma sarà lui a scegliere il suo padrone…»
Continuava imperterrita con quella baggianata, anche se sembrava che il suo trucco stesse lentamente scemando: gli occhi le tornarono normali, vivi per lo meno, e sbattè le palpebre un paio di volte prima di ricordarsi di avere due clienti. Mi accorsi con la coda dell’occhio che anche Jane si stava agitando sulla sedia, come se si stesse svegliando da un incubo, ma io ero troppo interessata a chiedere delle spiegazioni all’anziana veggente.
«Che cosa intendeva dire, prima, con la storia del leone?» Chiesi nuovamente, osando sporgermi verso di lei ostentando calma e padronanza di me. Ah.
La donna mi osservò stupita, come se non avesse capito la mia domanda. «Di cosa parli, cara?»
Accidenti, la voce le è cambiata di nuovo! Pensai, sorpresa. Ma non mi diede il tempo di ribattere.
«Allora, siete qui per farvi leggere le carte? Madame Coco vi svelerà il futuro!» Mi interruppe, riprendendo a mischiare un grosso mazzo di vecchi tarocchi sgualciti.
Io ne avevo abbastanza. «No, grazie. Non credo a queste cose.» Dissi, afferrando la mia amica per un polso e trascinandola via da quel cupo tendone ignorando le sue deboli proteste.
Forse avrei fatto meglio a darle ascolto…
Quella sera, dopo aver accompagnato a casa Jane, tornai in macchina a casa mia, o almeno quelli erano i miei programmi. Fui costretta a fermarmi a fare benzina al primo distributore disponibile, cosa che odiavo dato che di notte erano tutti chiusi e dovevo fare da sola, ma non potevo certo rischiare che la macchina mi abbandonasse in mezzo ad una strada.
Avevo appena rimesso a posto la pistola della benzina, quando sentii uno strano rumore provenire da dietro le mie spalle. Sollevai lo sguardo, leggermente spaventata, ma ero palesemente da sola; così chiusi lo sportellino del serbatoio e feci il giro dell’auto, decisa ad andarmene il prima possibile.
Beh, avevo fatto male i miei conti.
Da dietro i cespugli che avevo sentito frusciare pochi istanti prima vennero fuori tre ragazzi chiaramente fatti o ubriachi, grossi il doppio di me e con una brama in volto che non lasciava spazio ad interpretazioni. Mi accerchiarono prima che potessi salire in macchina, e uno di loro mi afferrò con forza per i capelli, strappandomi un urlo.
«Bene, mi piace la tua voce! Sarà divertente, ragazzi!» Esclamò ridendo, avvicinando troppo al mio viso la sua bocca che puzzava di alcool.
Gli altri risero insieme a lui, e uno mi afferrò in vita, facendomi aderire al suo corpo in modo che sentissi quanto fosse eccitato. «Lasciane un po’ anche a noi, però!»
Non so come riuscii a trattenere il vomito, perché tutto ciò mi stava davvero disgustando. Provai a gridare, ma lo stesso che mi aveva preso per i capelli mi tirò uno schiaffo, colpendomi con forza e facendo uscire le lacrime che stavo cercando di inghiottire dall’orgoglio.
«Fa la brava!» Sibilò, leggermente arrabbiato.
Sentii una mano scivolarmi sotto la felpa, toccando la mia pelle nuda, e malgrado tutto provai a divincolarmi nel pallido tentativo di sfuggire. Non gli avrei lasciato fare i loro comodi senza neppure provare a ribellarmi, fu l’unico pensiero concreto che riuscii a formulare.
Alla fine mi trovai gettata a terra, con uno che mi teneva ferme le mani sull’asfalto e l’altro in piedi, di fronte a me, che faceva per sbottonarsi i pantaloni. Gridai, gridai con quanto fiato avevo in corpo, anche se ormai ero pressochè rassegnata. Chi diavolo poteva mai sentirmi, o venire a soccorrermi, in quel posto nel bel mezzo del nulla?
Prima che quell’essere schifoso si fosse slacciato la cintura, però, accadde qualcosa che in un primo momento non riuscii a comprendere né a realizzare.
Un ruggito.
Proveniva da qualche parte dietro di me, cosicchè io, nella posizione in cui mi trovavo, non potevo assolutamente vederlo; tuttavia, i tre maniaci si voltarono contemporaneamente verso il punto dal quale era provenuto quel rumore, e io potei chiaramente vederli impallidire. Imprecarono e fecero per fuggire, e a quel punto vidi anch’io cos’era la cosa che li aveva spaventati.
Un possente leone quasi più grosso della mia auto saltò in avanti, mettendosi esattamente di fronte a me, e inziando a ringhiare e ruggire contro i tre uomini che lo fissavano con occhi sbarrati. L’animale sollevò una zampa e colpì il più vicino, facendolo piombare a terra come se non fosse stato più pesante di una piuma, e prima di pensarci due volte gli altri indietreggiarono ben attenti a non dargli le spalle, fin quando non resistettero più e corsero via, terrorizzati.
Ed ora era il mio turno. Avevo osservato la schiena del leone per tutto quel tempo, senza riuscire a pensare proprio a niente, tanto era il mio spavento. Ma adesso che mi accorgevo di essere sola con quella belva, probabilmente affamata e carnivora, non riuscii a trattenere un’imprecazione.
Mi mangerà, pensai. E non era una domanda.
All’improvviso, benchè con molta lentezza, il leone si voltò verso di me, guardandomi dritta negli occhi come se avesse voluto dire qualcosa. Istintivamente indietreggiai, senza osare mettermi in piedi, arrivando fino a toccare con le spalle lo sportello della mia auto. Sarei riuscita ad entrare in macchina prima che quell’animale mi saltasse addosso?
Lui però rimase immobile, ad osservarmi. Non mosse un muscolo quando mi misi in ginocchio, recuperando da terra la maglietta che l’uomo di prima era riuscito a strapparmi, e non si mosse neppure quando mi alzai, indietreggiando ancora. Non riuscii a staccare gli occhi dai suoi, rimanendo ad osservarlo fino a quando non chiusi con un colpo secco la portiera dell’auto, aspettando da un momento all’altro che mi saltasse addosso cercando di ributtarmi fuori.
Ma non fece niente di tutto questo. Misi in moto, feci retromarcia ed uscii dal distributore, il tutto sotto gli occhi del leone che non si perdevano il mio più minimo movimento.
«Sarà scappato da qualche zoo.» Bisbigliai tremante, con le mani rigide sopra il volante. «Forse dovrei chiamare la polizia. Il WWF. O forse i pompieri. Dubito faccia parte del mestiere degli accalappiacani quello di catturare un leone in libertà. E se chiamassi Chuck Norris?»
Risi nervosamente tra me, passandomi una mano tra i capelli. «Non essere stupida.»
Tutto ciò che volevo era tornare a casa, e di quel leone poteva occuparsene anche la NASA o l’FBI, per quello che poteva importarmi. Sarei stata tranquilla solo una volta arrivata a casa mia.
Di certo non potevo sapere quello che mi stava aspettando.
Risalii con la macchina nel vialetto, odiando con tutto il mio cuore i vari alberi e cespugli che mi impedivano di avere una visione completa del giardino, e che potevano nascondere chissà quale altro malintenzionato. Spensi le luci – mi bastava quella del portico – e scesi dall’auto, guardandomi cautamente intorno. Sembrava non esserci nessuno, dopotutto.
Raggiunsi il portico, infilando la chiave nella serratura e tirando un sospiro di sollievo quando questa si aprì sull’accogliente ingresso del mio appartamento. Feci per entrare, quando un rumore, per l’ennesima volta quella notte, mi pietrificò sul posto. Voltai lentamente la testa, dando un’occhiata in giro, e subito la voltai verso la porta, terrorizzata.
Di fronte alle scale che portavano al mio portico c’era, tranquillamente accucciato come un gattino, lo stesso leone di qualche minuto prima. E mi fissava, come se si aspettasse qualcosa.
«Cosa vuoi? Hai fame? Ti avverto che sono tremendamente indigesta!» Esclamai, incrociando le braccia; stavo anche pensando di fargli ‘sciò sciò’ con le mani, ma sarebbe stato troppo azzardato.
L’animale scrollò il capo, come se volesse dire di no, e si limitò ad osservarmi ancora, muovendo la coda come dei colpi di frusta. Mi portai una mano alla testa, disperata.
«Sei venuto perché non ti ho ringraziato prima?» Chiesi, prima che mi rendessi conto di quello che stavo facendo.
Non so se sia più spaventoso il fatto di parlare con un leone o il fatto che questo sembri capirmi e rispondermi…
Improvvisamente si alzò, allungandosi e stiracchiandosi come un gatto, e con un agile balzo mi raggiunse sotto il portico, facendomi indietreggiare dallo spavento. Rimasi immobile a guardarlo, e lo vidi spingere la porta con il muso, come se volesse entrare. Allora, più per curiosità che per altro, spalancai la porta, rimanendo a vedere la sua reazione.
Come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, il leone agitò nuovamente la criniera – sembrava quasi contento – ed entrò in casa, lasciandomi come una statua di ghiaccio fuori dalla porta.
Oh. Mio. Dio.
Sperai che nessuno dei miei vicini se ne accorse e, vedendo le altre case del vicinato immerse nel buio, entrai con un po’ più di sollievo. Anche se non avrei biasimato nessuno se avessero chiamato qualche ambulanza per farmi ricoverare il prima possibile.
E adesso dove accidenti era finito quell’animale?
Accesi le luci del soggiorno, della cucina e del corridoio, ma non sembrava esserci nessuna traccia del leone che mi aveva appena invaso casa. Afferrai un mattarello dalla cucina – poco originale, lo so, ma in giro non avevo nulla di meglio – e salii le scale, pensando che quella bestia doveva essere salita al piano di sopra. Accesi d’un colpo tutti interruttori, inondando di luce il pianerottolo, e tra il bagno e la camera da letto votai per quest’ultima. Spalancai lentamente la porta e mi affacciai all’interno, innervosendomi di trovarla ancora immersa nel buio.
Prima che potessi fare qualsiasi cosa sentii una mano afferrarmi e attirarmi all’interno della stanza, facendomi cadere per terra l’unica arma di cui disponevo. Lanciai un urlo, spaventata, e subito dopo avvertii un alito caldo sul collo, come se qualcuno fosse in procinto di annusarmi.
«Oh, si… Ho sentito da subito il tuo profumo…»
Un uomo? Cosa accidenti ci faceva un uomo nella mia camera da letto?!
«Via, allontanati! Chi sei tu?» Esclamai, cercando di divincolarmi dalla sua stretta. Poi mi venne il lampo di genio. «C’è un leone dentro casa, e se non mi lasci sarai la sua cena!»
Inaspettatamente, l’uomo scoppiò a ridere. Mi liberò dalla sua stretta ed io corsi ad accendere la luce, in modo da poter vedere in faccia l’intruso; il mio cervello realizzò, prima di tutto, che l’uomo non indossava assolutamente nulla. Era solo… nudo, così, semplicemente.
Mi sentii le guance andare in fiamme e gli lanciai un cuscino, urlandogli: «Copriti, brutto maniaco!»
Lui stava ancora ridendo, ma afferrò di buon grado il cuscino, portandoselo davanti al volto e annusandolo come stava facendo prima con me. Poi sorrise e mi guardò. «Ah, c’è il tuo odore sopra…»
Decisamente non era quello che volevo che facesse.
«Tu… Tu sei…» Balbettai, cercando un termine che riuscisse a descriverlo.
Il suo sorriso si allargò ancora di più. «James. Io sono James.»
«Non mi importa niente del tuo nome!» Sbottai, innervosita. Ma perché non si vestiva? «E si può sapere cosa diavolo ci fai in camera mia?»
Lui incrociò le braccia, poggiando la spalla al muro. «Beh, mi hai fatto entrare tu, poi stavo cercando il bagno e sono finito qui…»
«Aspetta, aspetta… Ti avrei fatto entrare io?» Lo guardai, sgranando gli occhi. E quando, di grazia, avrei fatto una cosa così sconsiderata?! Stavo sfiorando l’isterismo.
Per tutta risposta, lui annuì. «Esatto, prima. Ti ho seguita da quel distributore – dopotutto, te ne sei andata senza ringraziare, e volevo accertarmi che tornassi a casa tutta intera – e poi mi hai detto che sei terribilmente indigesta e per nulla buona da mangiare, ma malgrado questo mi hai fatto entrare in casa…»
Ero a bocca aperta. Letteralmente, eh. La mia espressione era un misto tra lo stupore, lo spavento, e… Beh, accidenti, era nudo. Ed era proprio un bel ragazzo. Ma che cosa stavo pensando?!
«Vorresti farmi credere… Che sei tu…» Bisbigliai, portandomi una mano alla bocca. «…quel leone?»
Lui annuì, lieto che avessi compreso. E, come per darmene una prova certa, riprese le sembianze da leone proprio davanti ai miei occhi.
Lanciai un urlo, indietreggiando, inciampando sul tappeto e finendo per terra. L’animale scosse la testa – potrei giurare sul fatto che stesse ridendo – e si avvicinò pericolosamente a me, con dei passi lenti e morbidi, ondeggiando come un enorme gatto. Io ero immobile, con le spalle al muro, aspettando che mi divorasse.
Chiusi gli occhi, aspettandomi il peggio, ma il peggio non avvenne. Sentii solo uno strano peso sul ventre, e quando dischiusi cauta le palpebre vidi che il leone si era sdraiato su di me, posando la testa sul mio grembo e respirando al ritmo del mio respiro. Allungai una mano tremante a sfiorargli la morbida criniera rossastra, fino ad affondarci la mano e iniziando ad accarezzarlo, estasiata. Accidenti, stavo toccando un leone senza che questo cercasse di mangiarmi! Ero alquanto emozionata.
Poi, quando meno me l’aspettavo, il leone tornò alla sua forma umana, ed io mi ritrovai ad accarezzargli i lunghi capelli. Lui allungò le braccia a stringere me in una morsa dietro la schiena, e affondando ancora di più il volto sul mio petto.
«È bello essere ringraziato in questo modo…» Mormorò, con una voce profonda e stranamente roca; credetti di averlo sentito fare le fusa.
«Ma perché sei qui?» Domandai, cercando di dimenticare il trascurabile dettaglio della sua nudità.
Lui sollevò la testa e mi incatenò a sé con i suoi occhi rossi e liquidi come il sangue, ma non c’era cattiveria nella loro profondità. «Ti ho scelto. Devi addomesticarmi.» Disse, con semplicità.
Coloro che nascono sotto il segno del sacro Leone saranno da lui protetti per l’eternità.
Solo loro possono addomesticare il Leone… Ma sarà lui a scegliere il suo padrone…
Sollevai un sopracciglio al ricordo delle parole di quella strana veggente. «Stai… Stai scherzando, vero? Perché dovresti volere una cosa simile?»
Lui scrollò le spalle come se non gli importasse, dopodichè mi sorrise. «Sei una piccola leonessa anche tu, vero? Solo che non sei capace di proteggerti da sola…» La sua voce si addolcì, mentre sollevava una mano per passarla tra i miei capelli. «Per questo, ci sono e ci sarò sempre io.»
Io ancora non riuscivo a capire, e il mio sguardo smarrito dovette ribadirlo. «Si, ma… Perché?»
Lui rise nuovamente, sollevando il viso fino alla mia altezza e posandomi un bacio improvviso sulle labbra dischiuse dalla sorpresa. Arrossii come una bambina, ottenendo l’effetto di farlo ridere di più.
«Diciamo solo che sei nata sotto una buona stella.» Sussurrò, facendomi rabbrividire.


***


E così, eccoci qui.
Io e James stiamo insieme da quel giorno, più o meno. Non è stato facile abituarsi alla sua duplice natura, ma penso che quando si ami qualcuno certe cose sono pressochè superflue.
Di mattina assume le sue sembianze naturali di leone, ed è davvero un bellissimo felino: mi segue per casa strusciandosi contro le mie gambe come un gattino, ed è adorabile quando fa così. Tuttavia io lo preferisco di notte, quando assume la sua identità umana. Amo quando mi prende tra le braccia e mi bacia con trasporto, perché so che durante tutto il giorno si deve contenere malgrado la sua natura passionale...
Certe volte glielo faccio apposta di girare per casa in biancheria intima durante il giorno, è divertente vederlo ringhiare spazientito.
È anche divertente la sua vendetta notturna, quelle volte…
Arrossisco ancora al solo pensiero.
«James? Sono a casa!»
Chiudo la porta alle mie spalle, sorpresa quasi di non vederlo in giro. Che sia uscito? Scrollo le spalle e salgo in camera da letto, gettando senza una cura particolare le scarpe per terra e spogliandomi mentre raggiungo la finestra aperta. Il sole sta tramontando… Peccato che James non sia…
«Eccomi.»
…qui.
Rabbrivisco al suono della sua voce, mentre le sue braccia abbronzate si avvolgono intorno alla mia vita e il suo viso si posa nell’incavo del mio collo, ricoprendolo di baci. Piego la testa all’indietro in modo da poggiarmi al suo petto e sospiro, sorridendo.
«Credevo fossi uscito.» Mormoro.
Lo sento sorridere sulla mia pelle. «Non oggi.»
«Perché, che giorno è oggi?» Chiedo curiosa, voltandomi all’interno del suo abbraccio in modo da poterlo vedere negli occhi.
Subito si china su di me, catturandomi in un bacio e intrecciando le sue dita tra le mie. Poi mi solleva la mano sinistra, portandomela davanti gli occhi, e sorride alla vista della mia espressione stupita. Mi ha distratta con un bacio per potermi mettere un bellissimo anello al dito, che ora sembra brillare a causa di tutti quei preziosi brillanti.
«Ma cosa…?»
Mi interrompe con un altro bacio, sorridendo.
«Buon compleanno, Nicole.»
Si, penso, mentre mi aggrappo al suo collo per rispondere al bacio. Sono davvero nata sotto una buona stella.



























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Pubblico qui i risultati del Contest:

Scrittura: 7
Sono presenti diversi errori di distrazione come ‘inziando’ in cui manca una i ed è un errore che ho riscontrato due volte, ‘disgutando’ ‘soccormi’ la cui forma corretta è ‘disgustando’ e ‘soccorrermi’. Il linguaggio è abbastanza semplice e scorrevole anche se manca la presenza di un lessico più ricercato, ma il voto è comunque lievitato per l’impaginazione con i numerini a piè pagina e la linea sfumata da sinistra verso destra. Molto apprezzata questa accuratezza!

Personaggi: 6
Una grave pecca di questa storia è la pochissima introspezione presente, cosa aggravata dal fatto che gli eventi sono narrati in prima persona e di conseguenza ci vorrebbe una maggiore accuratezza nella descrizione delle emozioni specie in scene molto particolari, come alla pompa di benzina e quando il leone entra in casa: vi è solo una serie di azioni raccontate in base alla personalità di Nicole.
Passando alla caratterizzazione: Nicole denota un carattere abbastanza sbarazzino e in poche pagine ciò che ne emerge è abbastanza soddisfacente per delineare, anche se molto blandamente, il carattere della ragazza; James esce di meno ma il suo carattere è già più delineato, dando (personalmente parlando) non solo un’immagine di sicurezza ma anche di sensualità che traspare anche in gesti per nulla erotici o provocatori.

Segno zodiacale: 7
Duplice uso del segno del Leone: il segno zodiacale di Nicole e la mutazione di James. L’idea era decisamente buona ma avrei preferito che sviluppassi meglio il mistero attorno a James del quale non viene raccontato praticamente nulla: chi è; perché è così; come mai sceglie tra tante leonesse proprio lei… se avessi dato anche un minimo di spiegazione in più riguardo la storia di James il punteggio sarebbe decisamente lievitato.

Fantasia:7
Una storia che per certi versi mi ricorda molto ‘La bella e la bestia’ (storia d’amore che per altro adoro ^^), una metafora moderna di come l’amore può superare ogni diversità e da cui emerge l’uomo forte che deve proteggere la donna amata. Mi sarebbe piaciuto leggere più particolari di questa storia non solo riguardanti James ma anche sulla storia d’amore tra i due, infatti qualcosa che ho reputato troppo celere è proprio l’innamoramento di lei già dalla prima notte che lo incontra. Va bene che esiste il colpo di fulmine però è anche vero che James non è del tutto ‘normale’. Ho notato poi una incongruenza nella trama: inizialmente la protagonista afferma che deve andare a lavoro, ma nel paragrafo successivo dichiara che frequenta l’università come normale studentessa!

Totale: 27/40

AA - Angolo Autrice:

Ecco il mio angolino ^^ Volevo davvero rispondere a redseapearl per la sua recensione, senza voler giustificarmi nè insultare o rimproverare nessuno... Semplicemente:
Punto "Scrittura". Ho modificato gli errori grammaticali che mi hai fatto notare: quando ho riletto la storia mi sono messa le mani nei capelli nel trovare cose tipo "soccormi" (ma che è? O_o), ma purtroppo quando scrivo perdo qualche lettera in giro e quando rileggo non ci faccio caso... La prossima volta starò più attenta. Per quanto riguarda lo scarso utilizzo di termini ricercati, devo dire che è una cosa del tutto voluta: mi sembrava fuori luogo far pensare e parlare una ragazza di ventidue anni come se fosse stata una professoressa di lettere antiche di settantacinque... Inoltre ho creduto che il linguaggio utilizzato da Nicole potesse servire a meglio delineare il suo carattere.
E questo mi porta al punto "Personaggi". Sono perfettamente consapevole della scarsa presenza di introspezione, ma visti gli eventi narrati non ho ritenuto opportuno dilungarmi troppo su aspetti psicologici che avrebbero, a mio parere, appesantito la narrazione - probabilmente ho sbagliato, invece. Anche alla pompa di benzina: lì, la quasi nulla presenza di sensazioni o emozioni descritte derivava principalmente dal fatto che, di fronte a qualcuno che cerca di violentarla, una ragazza non pensa lucidamente (e pertanto non sarebbe neppure capace di descrivere ciò che prova): l'ho descritta volutamente sotto forma di "doccia fredda" o di immagini sconnesse rimaste impresse nella mente del personaggio che, comunque, ne sta parlando a distanza di tempo. Mi fa piacere che il carattere di James sia saltato fuori ("uno su mille ce la faaaaaa!") e mi dispiace che quello di Nicole sia risultato un pò insipido.
Punto "Segno zodiacale". Ora, io non sono una a cui piace particolarmente scrivere one-shot: sono più per le long fiction, ricche di avvenimenti, colpi di scena, personaggi... Non mi ci trovo particolarmente nelle storie corte dove dovrebbero saltare fuori un sacco di cose in un paio di pagine. Ammiro chi ci riesce, ma personalmente non è il mio campo. Premesso questo: anch'io avrei preferito sviluppare meglio il mistero attorno a James (credimi, ce ne sarebbe stato da scrivere), ma purtroppo se mi fossi imbarcata in un'impresa del genere non sarei mai riuscita a finire la storia in tempo nè a classificarla come one-shot (sarebbe stata troppo lunga per il concorso!). Forse un giorno ne scriverò una long fiction partendo da questa (che potrebbe fungere da "prologo"), ho già qualche idea... e in quel caso mi farà piacere se verrai a leggerla ^^
Punto "Fantasia". Adoro anch'io la storia della "Bella e la Bestia", e devo ammettere che è stata proprio quella ad ispirarmi ^^ Hai mille volte ragione quando dici che è un pò impossibile che Nicole si sia innamorata di James da quella notte, ma sarebbe stata davvero troppo lunga da scrivere se avessi dovuto inserire anche il periodo di "ambientamento"... Per tornare al punto precedente, quando mi deciderò a scriverne un seguito approfondirò tutti questi aspetti. Per quanto riguarda l'incongruenza, hai ragione anche qui (e questo ci riporta al primo punto e alla mia distrazione!): avevo cambiato idea man mano che scrivevo la storia, poi ho scordato di modificarlo... Pazienza ^^" Adesso comunque dovrei aver modificato e corretto tutto quanto, ma ovviamente se dovesse esserci qualche altro errore non esitare a farmelo notare =)
Bene, ora ti lascio ^^ Grazie di tutto, spero ci sentiremo in un altro contest!
Un bacio,
Giuly


   
 
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