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Autore: Rogi    09/05/2010    7 recensioni
“Cosa succede Nami?” il suo sguardo era preoccupato e suo viso era serio. I suoi occhi neri la fissavano, neri come il cielo sopra di lui. Girò il viso, tentando inutilmente di non cedere. Se lo sentiva, non sarebbe riuscita a trattenersi ancora a lungo. Voleva essere forte, sembrare invincibile, non voleva in alcun modo essere meno degli altri. Gli altri che erano forti e determinati, gli altri che non si lasciavano mai sfuggire una debolezza. Non voleva essere considerata inferiore a loro, voleva essere forte, proprio come lo erano loro, come era lui.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Call me when crying

CALL ME WHEN CRYING

Nami strinse più forte a sé il cuscino. Ricacciò indietro le lacrime, che stavano cercando di uscire da tutto il giorno. Si rigirò nel letto sospirando appena.

“Nami, va tutto bene?” la voce di Robin la fece sobbalzare.

Si girò verso la parete, nascondendo gli occhi lucidi all’archeologa. Anche se la stanza era buia, non era sicura che Robin non potesse vederla.

Non voleva che la vedesse piangere.

Si alzò dal letto “Si, vado fuori a prendere una boccata d’aria, non riesco ad addormentarmi”

A tentoni, nel buio, trovò la maniglia della porta. La aprì ed uscì.

“D’accordo” sentì rispondere l’amica, prima di richiudere la porta alle spalle.

Fece un sospiro e si diresse verso il ponte. Andò al suo agrumeto e si sedette sotto un albero.

Alzò lo sguardo al cielo, era nero come la pece, ma illuminato da una miriade di stelle.

“Bellemere” mormorò.

Una lacrima solitaria scese sul suo viso.

Quello era l’anniversario della morte di sua madre. Il vivido flash-back della sua morte l’aveva tormentata per tutto il giorno.

Ma era sempre stata brava a mentire, e nessuno se n’era accorto, o quasi.

“Mocciosa”

Quella voce la fece sobbalzare, non si era accorta della presenza dello spadaccino.

Si asciugò velocemente la lacrima e sfoggiò un falso sorriso, degno di oscar.

Si girò verso di lui “Che ci fai  qui?”

Lui alzò un sopracciglio “Sono io che dovrei chiederlo”

Fece spallucce, cercando di ignorare la voglia di sfogarsi con lui “Non riuscivo a dormire”

Lui si avvicinò e si sedette vicino a lei “Sicura? È tutto il giorno che ti vedo strana”

Sgranò gli occhi, lui, l’ominide senza cervello, era stato l’unico ad accorgersi del suo cambiamento?

Il suo viso divenne serio “Stai bene?”

Si morse il labbro inferiore sentendo le lacrime tornare, cercando  prepotentemente di uscire.

Spostò lo sguardo, mettendosi a fissare i fili d’erba. Non voleva dimostrarsi debole, tantomeno con quel burbero spadaccino che l’avrebbe presa in giro per anni.

“Nami?”

“Vattene!” esclamò.

Lui non si mosse “Perché?” chiese stupito.

“Voglio stare da sola” mormorò con la voce sempre più incrinata.

Lo sentì muoversi. La sua mano le fece alzare il mento, costringendola a guardarlo negli occhi.

“Cosa succede Nami?” il suo sguardo era preoccupato e suo viso era serio.

I suoi occhi neri la fissavano, neri come il cielo sopra di lui.

Girò il viso tentando inutilmente di non cedere. Se lo sentiva, non sarebbe riuscita a trattenersi ancora a lungo. Voleva essere forte, sembrare invincibile, non voleva in alcun modo essere meno degli altri. Gli altri che erano forti e determinati, gli altri che non si lasciavano mai sfuggire una debolezza. Non voleva essere considerata inferiore a loro, voleva essere forte, proprio come lo erano loro, come era lui.

Si alzò e si allontanò veloce.

“Buona notte” mormorò cercando di scappare.

Ma lui fu più veloce.

Prima che se ne potesse accorgere, la navigatrice si ritrovò intrappolata nell’abbraccio dello spadaccino.

“Lo so che è difficile Nami,” le sussurrò all’orecchio, causandole brividi su tutto il corpo “ma non si può essere sempre forti”

Si girò a guardarlo con gli occhi sgranati “C-come?”

“Come l’ho capito?” sorrise prendendole il viso tra le mani “Ho sempre notato che in questi giorni sei triste ed ho indagato un po’” Nami rimase attonita, Zoro che si interessava a lei? “Oggi è il giorno in cui è morta tua madre vero?”

Si morse il labbro inferiore, sentendo il suo cuore scaldarsi, per la prima volta dopo tanti anni non si sentì sola. La ciurma era diventata la sua famiglia, ma con nessuno aveva mai condiviso la sua tristezza, il suo dolore. Con la sua nuova famiglia voleva condividere solo emozioni belle, non voleva pensare al passato, ma, in giorni come quello, non poteva farne a meno.

Ed ora, si ritrovava a pochi centimetri dal viso dello spadaccino, che si stava offrendo di consolarla. Lei voleva essere forte, ma aveva bisogno di essere rassicurata.

Le lacrime scesero e le bagnarono il viso.

“Chiamami quando piangi” le sussurrò dolcemente.

Nami si sentì rassicurata da quelle parole. Appoggiò le mani alle sue, mentre con il pollice le asciugava delicatamente le lacrime.

“Vieni qui”

Lei non se lo fece ripetere. Appoggiò il viso al suo petto e si lasciò abbracciare. Zoro la cullò nel suo abbraccio, lasciando che tutte le lacrime tenute nascoste uscissero.

Pianse, pianse tutta la sua tristezza, e più piangeva più si sentiva libera, era come se Zoro prendesse una parte del suo fardello.

Lentamente si calmò, iniziando a rendersi conto in che posizione si trovava. Una guancia e le mani appoggiate a quel petto muscoloso, il suo mento appoggiando ai capelli e le sue braccia che le cingevano i fianchi. Non si era mai sentita così in pace, così protetta, così rilassata, in vita sua. Era in pace nel suo abbraccio. Il suo cuore accelerò veloce sentendo una sua mano accarezzarle la schiena. Un vuoto inspiegabilmente comparve nel suo stomaco e le sue gambe tremarono leggermente.

Ma che le prendeva?

Lui non diceva assolutamente niente, ma i suoi gesti così affettuosi e delicati le mandarono in tilt il cervello. Il burbero spadaccino sapeva essere dolce? Dolce con la ragazza con cui litigava a giornate sane? Non aveva senso!

“Va meglio?” la sua voce le parve dolce.

Alzò timidamente lo sguardo ed incontrò il suo sguardo. I suoi occhi, sempre così freddi, erano dolci, caldi, rassicuranti. Lo spadaccino, che fino a quel momento aveva creduto di conoscere, era scomparso.

“Perché lo fai?”

Lui corrugò le sopracciglia stupito “Perché faccio cosa?”

“Perché mi rassicuri?”

Lui arrossì leggermente e la liberò dall’abbraccio. Si grattò la testa perplesso.

“Perché sei una compagna che ha bisogno di aiuto” disse insicuro.

Alzò un sopracciglio “Cosa c’è che non vuoi dirmi?”

Lui sgranò per un secondo gli occhi “Niente”

“Ti conosco da abbastanza tempo, spadaccino dei miei stivali, per capire quando menti”

Lui si riprese fulminandola con lo sguardo “A quanto vedo ti sei ripresa” si girò dandole le spalle “Buona notte”

“Ehi!” si lamentò vedendo che tornava alla sua postazione di vedetta.

“Che vuoi ancora?” chiese infastidito.

Lo guardò stupita, in pochi secondi era tornato il burbero spadaccino di sempre. Ma ora sapeva che lui poteva essere diverso. Si mise davanti a lui e lo guardò negli occhi. Voleva assicurarsi che lo Zoro di poco prima esistesse davvero.

“Volevo solo ringraziarti”

Lui la guardò stupito ma poi sorrise dolce.

Eccolo, era tornato. Il suo cuore accelerò. Ma che le prendeva?

“Quando hai bisogno, sai da chi venire”

“Non mi hai ancora detto perché lo fai”

Lui avvicinò il suo viso “E non telo dirò mai, devi crescere un po’ mocciosa” le sussurrò all’orecchio.

Nami sentì migliaia di brividi percorrerle il corpo, lo stomaco contorcersi e il cuore accelerare. Rimase così, immobile e imbambolata, lasciando che lui la superasse.

Scosse la testa riprendendosi. E no! Non poteva averla vinta!

“Zoro!” lo afferrò per un braccio e lo fece girare.

Prima che se rendesse conto si trovò le labbra dello spadaccino attaccate alle sue. Sgranò gli occhi, non credendo a ciò che stava vivendo. Si sentì avvampare e lasciò che lui la avvolgesse di nuovo nel suo abbracciò. Chiuse gli occhi intrecciando le mani ai suoi capelli. Lui dischiuse le labbra e lasciò che la sua lingua si incontrasse con la sua. Una forte scossa elettrica la pervase e ricambiò il bacio diventando sempre più ingorda. Il suo sapore era un miscuglio di salsedine, ferro e rum, un sapore così forte e dolce allo stesso tempo non l’aveva mai sentito. Si baciarono per diversi minuti, staccando le loro bocche per pochi istanti, necessari solo a riprendere fiato. Non aveva mai creduto che Zoro potesse essere così bravo a baciare, tantomeno così delicato.

Si staccò da lui e lo guardò negli occhi.

Ansimavano, fronte contro fronte, il suo respiro le solleticava le labbra.

Sorrise leggermente “Non me l’avresti mai detto, eh?”

Lui le accarezzo una guancia e sorrise beffardo “Non te l’ho ancora detto infatti, questo era solo un indizio”

Le diede un bacio a fior di labbra. Poi si staccò e le diede le spalle “Vai a dormire mocciosa, è tardi”

Lo guardò allontanarsi da lei.

Sorrise felice, era tornato lo Zoro di sempre, ma sapeva che d’ora in avanti lei avrebbe avuto uno Zoro tutto per sé.

Si girò e tornò nella sua cabina. Lanciò un ultimo sguardo alla sua figura seduta sul ponte.

Beh, se quello era il risultato, avrebbe pianto più spesso.

 

ANGOLO DI ROGI

Ebbene gente, eccomi di nuovo qui. Fic nata da un immagine che ho trovato in internet: Nami piange e c’è Zoro che sorride e tiene il viso della ragazza tra le mani.

Che altro dire, spero che vi sia piaciuta!!

Grazie a chi recensisce!!

Un abbraccio e tutti!!

Rogi

   
 
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