CALL
ME WHEN CRYING
Nami strinse più forte a sé il cuscino. Ricacciò
indietro le lacrime, che stavano cercando di uscire da tutto il giorno. Si
rigirò nel letto sospirando appena.
“Nami, va tutto bene?” la voce di Robin
la fece sobbalzare.
Si girò verso la parete, nascondendo gli
occhi lucidi all’archeologa. Anche se la stanza era buia, non era sicura che
Robin non potesse vederla.
Non voleva che la vedesse piangere.
Si alzò dal letto “Si, vado fuori a
prendere una boccata d’aria, non riesco ad addormentarmi”
A tentoni, nel buio, trovò la maniglia
della porta. La aprì ed uscì.
“D’accordo” sentì rispondere l’amica, prima
di richiudere la porta alle spalle.
Fece un sospiro e si diresse verso il
ponte. Andò al suo agrumeto e si sedette sotto un albero.
Alzò lo sguardo al cielo, era nero come
la pece, ma illuminato da una miriade di stelle.
“Bellemere” mormorò.
Una lacrima solitaria scese sul suo
viso.
Quello era l’anniversario della morte di
sua madre. Il vivido flash-back della sua morte l’aveva tormentata per tutto il
giorno.
Ma era sempre stata brava a mentire, e
nessuno se n’era accorto, o quasi.
“Mocciosa”
Quella voce la fece sobbalzare, non si
era accorta della presenza dello spadaccino.
Si asciugò velocemente la lacrima e
sfoggiò un falso sorriso, degno di oscar.
Si girò verso di lui “Che ci fai qui?”
Lui alzò un sopracciglio “Sono io che
dovrei chiederlo”
Fece spallucce, cercando di ignorare la
voglia di sfogarsi con lui “Non riuscivo a dormire”
Lui si avvicinò e si sedette vicino a
lei “Sicura? È tutto il giorno che ti vedo strana”
Sgranò gli occhi, lui, l’ominide senza
cervello, era stato l’unico ad accorgersi del suo cambiamento?
Il suo viso divenne serio “Stai bene?”
Si morse il labbro inferiore sentendo le
lacrime tornare, cercando prepotentemente
di uscire.
Spostò lo sguardo, mettendosi a fissare
i fili d’erba. Non voleva dimostrarsi debole, tantomeno con quel burbero
spadaccino che l’avrebbe presa in giro per anni.
“Nami?”
“Vattene!” esclamò.
Lui non si mosse “Perché?” chiese
stupito.
“Voglio stare da sola” mormorò con la
voce sempre più incrinata.
Lo sentì muoversi. La sua mano le fece
alzare il mento, costringendola a guardarlo negli occhi.
“Cosa succede Nami?” il suo sguardo era
preoccupato e suo viso era serio.
I suoi occhi neri la fissavano, neri
come il cielo sopra di lui.
Girò il viso tentando inutilmente di non
cedere. Se lo sentiva, non sarebbe riuscita a trattenersi ancora a lungo.
Voleva essere forte, sembrare invincibile, non voleva in alcun modo essere meno
degli altri. Gli altri che erano forti e determinati, gli altri che non si
lasciavano mai sfuggire una debolezza. Non voleva essere considerata inferiore
a loro, voleva essere forte, proprio come lo erano loro, come era lui.
Si alzò e si allontanò veloce.
“Buona notte” mormorò cercando di
scappare.
Ma lui fu più veloce.
Prima che se ne potesse accorgere, la
navigatrice si ritrovò intrappolata nell’abbraccio dello spadaccino.
“Lo so che è difficile Nami,” le
sussurrò all’orecchio, causandole brividi su tutto il corpo “ma non si può
essere sempre forti”
Si girò a guardarlo con gli occhi
sgranati “C-come?”
“Come l’ho capito?” sorrise prendendole
il viso tra le mani “Ho sempre notato che in questi giorni sei triste ed ho
indagato un po’” Nami rimase attonita, Zoro che si interessava a lei? “Oggi è
il giorno in cui è morta tua madre vero?”
Si morse il labbro inferiore, sentendo
il suo cuore scaldarsi, per la prima volta dopo tanti anni non si sentì sola.
La ciurma era diventata la sua famiglia, ma con nessuno aveva mai condiviso la
sua tristezza, il suo dolore. Con la sua nuova famiglia voleva condividere solo
emozioni belle, non voleva pensare al passato, ma, in giorni come quello, non
poteva farne a meno.
Ed ora, si ritrovava a pochi centimetri
dal viso dello spadaccino, che si stava offrendo di consolarla. Lei voleva
essere forte, ma aveva bisogno di essere rassicurata.
Le lacrime scesero e le bagnarono il
viso.
“Chiamami quando piangi” le sussurrò
dolcemente.
Nami si sentì rassicurata da quelle
parole. Appoggiò le mani alle sue, mentre con il pollice le asciugava
delicatamente le lacrime.
“Vieni qui”
Lei non se lo fece ripetere. Appoggiò il
viso al suo petto e si lasciò abbracciare. Zoro la cullò nel suo abbraccio,
lasciando che tutte le lacrime tenute nascoste uscissero.
Pianse, pianse tutta la sua tristezza, e
più piangeva più si sentiva libera, era come se Zoro prendesse una parte del
suo fardello.
Lentamente si calmò, iniziando a
rendersi conto in che posizione si trovava. Una guancia e le mani appoggiate a
quel petto muscoloso, il suo mento appoggiando ai capelli e le sue braccia che
le cingevano i fianchi. Non si era mai sentita così in pace, così protetta,
così rilassata, in vita sua. Era in pace nel suo abbraccio. Il suo cuore
accelerò veloce sentendo una sua mano accarezzarle la schiena. Un vuoto
inspiegabilmente comparve nel suo stomaco e le sue gambe tremarono leggermente.
Ma che le prendeva?
Lui non diceva assolutamente niente, ma
i suoi gesti così affettuosi e delicati le mandarono in tilt il cervello. Il
burbero spadaccino sapeva essere dolce? Dolce con la ragazza con cui litigava a
giornate sane? Non aveva senso!
“Va meglio?” la sua voce le parve dolce.
Alzò timidamente lo sguardo ed incontrò
il suo sguardo. I suoi occhi, sempre così freddi, erano dolci, caldi,
rassicuranti. Lo spadaccino, che fino a quel momento aveva creduto di conoscere,
era scomparso.
“Perché lo fai?”
Lui corrugò le sopracciglia stupito
“Perché faccio cosa?”
“Perché mi rassicuri?”
Lui arrossì leggermente e la liberò
dall’abbraccio. Si grattò la testa perplesso.
“Perché sei una compagna che ha bisogno
di aiuto” disse insicuro.
Alzò un sopracciglio “Cosa c’è che non
vuoi dirmi?”
Lui sgranò per un secondo gli occhi
“Niente”
“Ti conosco da abbastanza tempo,
spadaccino dei miei stivali, per capire quando menti”
Lui si riprese fulminandola con lo
sguardo “A quanto vedo ti sei ripresa” si girò dandole le spalle “Buona notte”
“Ehi!” si lamentò vedendo che tornava
alla sua postazione di vedetta.
“Che vuoi ancora?” chiese infastidito.
Lo guardò stupita, in pochi secondi era
tornato il burbero spadaccino di sempre. Ma ora sapeva che lui poteva essere
diverso. Si mise davanti a lui e lo guardò negli occhi. Voleva assicurarsi che
lo Zoro di poco prima esistesse davvero.
“Volevo solo ringraziarti”
Lui la guardò stupito ma poi sorrise
dolce.
Eccolo, era tornato. Il suo cuore
accelerò. Ma che le prendeva?
“Quando hai bisogno, sai da chi venire”
“Non mi hai ancora detto perché lo fai”
Lui avvicinò il suo viso “E non telo
dirò mai, devi crescere un po’ mocciosa” le sussurrò all’orecchio.
Nami sentì migliaia di brividi
percorrerle il corpo, lo stomaco contorcersi e il cuore accelerare. Rimase
così, immobile e imbambolata, lasciando che lui la superasse.
Scosse la testa riprendendosi. E no! Non
poteva averla vinta!
“Zoro!” lo afferrò per un braccio e lo
fece girare.
Prima che se rendesse conto si trovò le
labbra dello spadaccino attaccate alle sue. Sgranò gli occhi, non credendo a
ciò che stava vivendo. Si sentì avvampare e lasciò che lui la avvolgesse di
nuovo nel suo abbracciò. Chiuse gli occhi intrecciando le mani ai suoi capelli.
Lui dischiuse le labbra e lasciò che la sua lingua si incontrasse con la sua.
Una forte scossa elettrica la pervase e ricambiò il bacio diventando sempre più
ingorda. Il suo sapore era un miscuglio di salsedine, ferro e rum, un sapore
così forte e dolce allo stesso tempo non l’aveva mai sentito. Si baciarono per diversi
minuti, staccando le loro bocche per pochi istanti, necessari solo a riprendere
fiato. Non aveva mai creduto che Zoro potesse essere così bravo a baciare,
tantomeno così delicato.
Si staccò da lui e lo guardò negli
occhi.
Ansimavano, fronte contro fronte, il suo
respiro le solleticava le labbra.
Sorrise leggermente “Non me l’avresti
mai detto, eh?”
Lui le accarezzo una guancia e sorrise
beffardo “Non te l’ho ancora detto infatti, questo era solo un indizio”
Le diede un bacio a fior di labbra. Poi
si staccò e le diede le spalle “Vai a dormire mocciosa, è tardi”
Lo guardò allontanarsi da lei.
Sorrise felice, era tornato lo Zoro di
sempre, ma sapeva che d’ora in avanti lei avrebbe avuto uno Zoro tutto per sé.
Si girò e tornò nella sua cabina. Lanciò
un ultimo sguardo alla sua figura seduta sul ponte.
Beh, se quello era il risultato, avrebbe
pianto più spesso.
ANGOLO DI ROGI
Ebbene gente, eccomi di nuovo qui. Fic nata
da un immagine che ho trovato in internet: Nami piange e c’è Zoro che sorride e
tiene il viso della ragazza tra le mani.
Che altro dire, spero che vi sia
piaciuta!!
Grazie a chi recensisce!!
Un abbraccio e tutti!!
Rogi