Solitudine
insensata
Era
da un po’ di giorni che Harry Potter si sentiva solo. Gli
capitava
spesso di camminare per i corridoi deserti senza una meta precisa, con
la mente
vuota da qualsiasi pensiero e solo uno strano peso al cuore.
Solitudine. Sapeva
di non essere davvero solo ma gli eventi dell’ultimo periodo
gli attanagliavano
la mente trasmettendogli quell’irrazionale senso di
abbandono. Da quanto i suoi
due migliori amici avevo finalmente deciso di mettere nel fodero le
asce di
guerra e di dichiararsi, lui si era trovato spesso a fare il terzo
incomodo. Non
gli andava di stare nella stessa stanza quando i due neo-piccioncini
iniziavano
a coccolarsi recuperando tutto il tempo perso ad insultarsi. Era
indubbiamente felice
per loro ma quella situazione gli stava stretta. Aveva sempre temuto
l’arrivo
di questo momento e si era sempre chiesto quale ruolo gli sarebbe stato
affidato dopo, e la sua più grande paura, quella di rimanere
in disparte, si
era avverata come nel peggiore dei suoi incubi. Non che non stessero
più
insieme ma quel silenzioso accordo che era esistito fino ad ora, che li
aveva
fatti diventare “il trio” si era rotto
inevitabilmente facendoli diventare “il
duo più uno”, e a lui questo non piaceva. Quando
inevitabilmente litigavano e
lui si trovava nella stessa stanza non riusciva più a
pensare che forse sarebbe
dovuto intervenire perché gli sembrava una cosa troppo
intima perché lui si immischiasse,
si sentiva fuori da ogni loro modo di approcciarsi, si sentiva escluso
dal loro
modo di scherzare perché in qualche maniera c’era
sempre un sott’inteso che lui
non poteva afferrare, del quale non faceva parte. E così
come ora fuggiva dalla
Sala o dall’aula o da qualsiasi posto dal quale i suoi amici
iniziavano ad assumere
il ruolo di fidanzati. Tornando nella Sala Comune di Grifondoro li
aveva
trovati spesso abbracciati sul divano con Ron che le accarezzava un
braccio ad
occhi chiusi e lei che leggeva un libro intrecciando l’altra
mano con lui. Li
aveva trovati così felicemente innamorati e contenti che ne
era stato
invidioso, non di loro ma della loro felicità e
complicità, quella stessa
complicità che prima aveva anche lui con loro e che ora
sembrava essersi persa.
Sbuffo
passandosi una mano tra i capelli e sentendosi un po’ in
colpa ed egoista per i suoi pensieri. Mormorando la parola
d’ordine entrò nella
Sala Comune trovandoli entrambi lì. Lei seduta a terra e
persa in chissà quali
ragionamenti mentre compilava una pergamena infinita per il tema di
Trasfigurazione e lui comodamente seduto sul divano intento a fissarla
estraniandosi completamente da mondo. Harry sentì una fitta
all’altezza del
cuore invidiando ancora una volta il loro rapporto. Hermione
alzò la testa di
scatto forse accortosi della presenza del moro.
-Harry
ciao!- esclamò allegra alzandosi e stiracchiando le
braccia -dove sei stato? Ci siamo chiesti se non ti fossi perso per le
scale
Hogwarts- continuò sorridendo allegra e andandosi a sedere
vicino Ron che
prontamente le passò un braccio sulle spalle.
-io..ero
in giro- e la sensazione si ripeteva. Era come aveva
detto lui, un duo più uno, il trio non esisteva
più- vado a letto, non vi
vorrei disturbare- li vide scambiarsi un occhiata consapevole e
complice prima
che Ron parlasse.
-Harry
come puoi disturbare? Siamo noi Ron e Hermione, siamo
il trio e se tu continui a scappare come hai fatto da quando io e
Hermione stiamo
insieme che fine farà la nostra amicizia? Non te ne andare
sempre, ci manca
stare tutti e tre insieme, non ti sentire a disagio siamo sempre noi!-
Harry si
fermò nell’atto di salire le scale immobilizzato
da quelle parole. Sorrise sereno
prima di tornare indietro e sedersi sul divano.
-vuoi
farti battere ad una partita a scacchi?- Harry annuì
felice vedendo Hermione alzare gli occhi al cielo ed esclamare un
-presuntuoso-
partito dal cuore. Infondo non era solo e non lo sarebbe mai stato.
Aveva i
suoi due migliori amici sempre vicino, anche se un po’
più intimi tra di loro,
ma erano sempre gli stessi, e loro erano il magico Trio che nessuno e
niente
avrebbe mai separato sul serio.