Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Karyon    10/05/2010    9 recensioni
Quando fare pace può cambiare tutto.
Partecipa a "A year togheter" del Collection of Starlight.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Z | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Questa fiction partecipa – come sempre – al “A year together” del Collection of Starlight.
Prompt ~ 214. Un sorriso, un ringhio e tanto amore.
 
« Amare e farsi amare è un'attività complicata, soprattutto quando hai un brutto carattere »
Philippe Starck
 
 
Quando quella mattina Zoro allungò il braccio a sfiorare il vuoto accanto a sé, non poté evitare di esibirsi in un sospiro a malapena arginato dal cuscino che si buttò in faccia – con il quale avrebbe potuto anche soffocarsi, probabilmente.
 Non solo aveva discusso per l’ennesima volta con il cuoco, cosa che rientrava anche nella normale amministrazione ormai, ma quel bastardo aveva anche bellamente ignorato i suoi tentativi di raggiungere la pace.
Non che avesse realmente capito per quale insulso motivo lo stesse punendo.
Uno dei più grandi enigmi universali legati alla loro pseudo-relazione era quello di non capire mai e in nessun caso quando e come nascessero le loro “pause di riflessione”, che poi si concludevano invariabilmente con lui che andava a cospargersi il capo di cenere e si trascinava un cuoco riottoso a letto.
Tuttavia quella volta c’era qualcosa di diverso; l’aveva avvertito in un momento non precisato della sera prima con un’occhiata che non era quella da stronza adescatrice, ma nemmeno quella che preannunciava un calcio negli stinchi.
«Oi, cuoco… che ti è preso?» Provò a dirgli nel pomeriggio, mentre quello smanettava ai fornelli.
La risposta era riassumibile in uno ‘sgrunt’ da orso appena uscito dal letargo; e dire che di solito era lui quello inversamente socievole – come amava tanto ricordargli con quella faccia da schiaffi che si ritrovava.
Zoro ghignò e, approfittando della provvidenziale scomparsa degli altri nakama, allacciò le braccia nerborute attorno alla sua vita sottile, appoggiando il mento sulla spalla ossuta «Che hai?»
Sanji lasciò cadere un piatto nel lavello colmo d’acqua e bolle di sapone «Non adesso, Marimo maniaco» grugnì, senza darsi la pena di fermarsi.
Lo spadaccino si accigliò «Cosa diavolo ti è preso da ieri?» Provò a richiedere, così tanto per perdere tempo.
Il biondo sospirò, gettando la cicca nel cestino accanto a loro e infilando le mani sotto l’acqua corrente «Come al solito non capisci un cazzo, vero?» Commentò, con un ghigno sardonico.
Inutile dire che l’altro non ci stava capendo un accidente. Quel maledetto cuoco non era nuovo alle crisi da mogliettina frustrata e tirava fuori le motivazioni più stupide per discutere con lui.
Zoro sciolse la presa con lentezza, controllando abbastanza difficilmente l’impulso di mandarlo al diavolo, e fece qualche passo indietro «Posso sapere di cosa stai parlando?» Domandò con una vaga inclinazione ironica. Vide la zazzera bionda negare e la voce amareggiata del cuoco mormorare un ‘lascia perdere’ che gli diede su i nervi.
«Piantala di fare l’idiota in crisi depressiva, cuocastro!» Sbottò, incrociando le braccia.
Sanji gli rifilò un’occhiata, cercando di trattenersi dall’atterrargli addosso con un calcio ben piazzato su quella zucca vuota, e afferrò un vassoio «Non rompermi i coglioni Marimo, certe cose non dovrei nemmeno fartele notare! Ora fuori dai piedi che devo cucinare per le ragazze» intimò, prima di sbatterlo fuori dalla cucina.
E ciao. Più facile parlare a una parete di legno che alla sua testa bacata.
Zoro se ne andò fumando di rabbia verso la camera dei ragazzi, proponendosi il gioco del silenzio fino a quando quel cretino non avesse deciso di parlare come ogni un comune mortale.
Peccato non avesse considerato il fattore “idiozia cronica” che lo portò a rantolare nel dubbio, specialmente costatando come il livello d’indifferenza del cuoco avesse raggiunto il picco massimo, verso sera, arrivando a cucinargli il niente assoluto.
Così si ritrovò spalmato sul letto, a fissare il legno dondolante del soffitto e ascoltando le dolci melodie dello stomaco che mordeva aria.
«Dannato cuoco…» sibilò al buio della stanza.
«Mi hai chiamato?» Fece una voce ironica dalla soglia.
«Sgrunt».
Giustamente toccava a lui ringhiare e, per una volta, poteva dire di avere un’assolutissimamente giusta ragione per farlo.
«Marimo, davvero non capisci perché ce l’ho con te?»
Zoro si alzò a sedere, pronto alla battaglia, ma l’espressione del cuoco lo portò a strozzarsi con la sua stessa saliva: era serio, ma anche… triste. Perché accidenti lo guardava con quegli occhi?
«No, non ho capito».
Si scoprì a sussurrare in risposta e scoprì anche il suo cuore che batteva come impazzito, quando il cuoco se ne andò senza dire una parola.
Maledizione.
 
Fu la mattina seguente che, per qualche rara allineazione planetaria o colpo di cieca fortuna, arrivò all’agognata soluzione, la quale gli arrivò addosso sottoforma di domanda cretina da parte del più ebete dei Capitani.
«Zoro, ma tu e Sanji state insieme?»
In qualche universo parallelo un discorso del genere doveva essere stato già compiuto, ma non era comunque pronto. All’espressione trasognata e costantemente idiota di Rufy, lui si limitò a vari balbettamenti che volevano essere una chiara esposizione della realtà delle cose.
Tuttavia non doveva essere stato proprio chiaro, perché la domanda seguente - «E da quanto tempo?» - lo lasciò un attimo titubante.
«M-ma sono domande da fare?!» Sbottò, con la voce che si alzava di qualche tono.
In realtà la frase era uscita dalla sua mente come un pacato ‘ma certo, in realtà io e il cuoco isterico stiamo insieme da più di tre mesi, cretino che non ti accorgi di niente’, ma le parole dovevano essersi perse in qualche lembo imprecisato del cervello.
«Allora Nami aveva ragione!»
«Te l’ha detto lei?» Chiese stranito lo spadaccino; non che la loro storia fosse esattamente un mistero. Lui si limitava a non sbandierare la cosa ai quattro venti – dopotutto non era fatto per le patetiche dimostrazioni di amore eterno che il cuoco rifilava alle due donne della ciurma.
Rufy intanto stava annuendo con fare spensierato, un po’ come se parlasse del tempo o di cibo «Sì, ne ha parlato con Sanji. Però non sembra, tu non dici mai niente!»
E finalmente una lampadina gli si accese nella mente, e il fatto che avesse dovuto accorrere il suo Capitano a fare chiarezza nel colabrodo della sua mente lo inquietava alquanto: il cuoco voleva delle stupide manifestazioni di amore, visibili a tutto il Mondo, o almeno a quel piccolo ecosistema della loro nave.
Effettivamente, se anche lui non gli aveva esattamente proibito di parlare, non lo aveva mai sentito cianciare sulle loro cose con qualcuno, nonostante avesse sempre pensato di doverselo aspettare visto com’era schifosamente loquace.
Abbassò l’Ichimonji con la quale si stava allenando come in trance, poi lanciò un’occhiata a un inconsapevole Rufy «Hai ragione» gli disse, come se ancora non credesse di aver dipanato l’orrenda matassa dei pensieri del cuoco.
Dal canto suo, il Capitano lo fissò inespressivo «Ah, sì?»
Due minuti più tardi e Zoro si ritrovò a mugugnare discorsi più o meno preparati davanti alla stanza dei ragazzi – sentendosi nel frattempo profondamente idiota.
Il cuoco voleva che loro uscissero allo scoperto, per l’esattezza che lui si sbattesse in manifestazioni di qualche sentimento, cosa nella quale lui era perfettamente negato.
In realtà gli altri già sapevano, come gli aveva candidamente ricordato Robin il giorno precedente, quindi non vedeva l’esigenza di quella pagliacciata; poi ricordava che il cuoco era una brutta copia di una tenera, dolce, arrapante e decisamente instabile donnina di casa.   
Con l’espressione di chi va al patibolo, spalancò la porta ritrovandosi il cuoco raggomitolato sotto le coperte del suo letto.
«… mmh?» Gli fece solo, tra il sonno e la veglia, mentre lui si avvicinava a piedi scalzi. Senza una parola, s’infilò al suo fianco, appoggiando la fronte nell’incavo del collo e circondandogli un fianco con il braccio.
«Marimo?» Sussurrò il cuoco, aprendo lentamente gli occhi.
Zoro si limitò a grugnirgli sulla pelle «Sì, continua a dormire».
«Saaanji, ciiibo!»
La voce di Rufy, seguita come al solito da un immane casino, li raggiunse nel silenzio della penombra, seguita da un sospiro a malapena percettibile del cuoco.
«Non rompete stasera, ha da fare con me qui!» Ringhiò lo spadaccino, tornando a respirare sul suo collo.
Sanji sorrise lievemente, non visto, mentre tornava a chiudere gli occhi.
Quella volta doveva ammettere che fare pace non era mai stato così soddisfacente – sebbene il suo burbero Marimo si fosse limitato a ringhiare come un grizzly di montagna.   
 
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Karyon