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Autore: Amathea    10/05/2010    4 recensioni
Disperazione di due madri (Walburga prima, Druella poi) all'abbandono della famiglia da parte dei figli.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sfogo di madre verso un figlio scapestrato





Amathea: Breve fanfiction sulle riflessioni di due madri relativamente al momento immediatamente successivo (o di poco scostante) alla fuga dei figli. La prima vede Walburga, la seconda Druella. Mi è sembrata un'idea carina farla sotto forma di dialogo (in realtà un quasi-monologo perché l'altro personaggio ha una funzione di brevissima consolazione, il travaglio è tutto interiore alle madri). Ho cercato di tirar fuori tutti (cioè quelli che mi venivano in mente) i possibili mezzi per sostenere la causa dei Purosangue. Buona lettura!

DRAMMI DI MADRI

Sfogo di madre verso un figlio scapestrato

"Se n'è andato. Sì, è scappato. E' fuggito come il peggiore dei figli. La sua camera è vuota, il letto ancora sfatto.” proruppe Walburga ma ebbe come l'impressione che quelle parole le pronunciasse qualcun altro e non la sua bocca ancora incredula “Dimmi, dove ho sbagliato? Ti prego dimmelo, dimmi che l'errore è mio.” continuò alzando lo sguardo, le labbra tremanti; con un gesto rifiutò la tazza fumante che la cognata le porgeva “Non ne ho voglia, davvero.” riuscì a biascicare.
"Ma ti farebbe bene, è alla melissa e al biancospino, bevine almeno un po' che rilassa.” provò ad insistere Lucretia mentre si sedeva sul divano accanto a Walburga, che scosse il capo e soffiò sonoramente il naso.
"Non so, non lo so cosa ho fatto di male per meritarmi un figlio del genere, è scappato come l'ultimo dei vigliacchi, come chi non accetta la propria condizione, come chi si estranea dalla propria comunità, dalla propria cerchia, dalla propria famiglia... e poi per cosa, per essere un solo? Più non potrà contare dell'appoggio e della comprensione della madre, dell'amore del padre, dell'affetto del fratello. Perché ha agito così? Perché non pensa che quello che sta facendo è tutto sbagliato; ma come fa a non capirlo? Eppure ho cercato di insegnarli tutto quello che un buon mago della nostra condizione dovesse sapere...” disse Walburga lasciando scemare la voce.
"Non rimproverarti, hai fatto il possibile.” rispose Lucretia cercando di infonderle un po' di fiducia, pose la mano sopra quella di Walburga, che era gelata “Lo hai educato benissimo, non fartene una colpa. Guarda la differenza rispetto a Regulus: il vero problema è che si è dimostrato fin dall'inizio una mela marcia e contro un'indole del genere non potevi combattere, i tuoi insegnamenti sono stati vani per questo, non di sicuro per qualche tua mancanza.” proseguì Lucretia, accarezzò una spalla della cognata, che nascose nuovamente il volto nella manica dell'abito bagnata di lacrime.
Dopo un attimo di silenzio Walburga alzò la testa e parve abbozzare un timido sorriso. “Ricordo... ricordo” iniziò tentennante “ancora la gioia quando nacque... Orion ed io eravamo così contenti di aver dato un maschio alla famiglia, dopo le femmine di mio fratello. Era stato un figlio così tanto desiderato, ardeva per lui tutta la famiglia, sì tutta. La mia felicità era davvero troppo grande, le mie braccia se lo cullavano tutti i giorni, vederlo crescere era un tale incanto: notare quanto l'ovale del suo viso fosse simile al mio! E l'altezza, tutta quella di Orion! E gli occhi, oh gli si leggeva nello sguardo la luce del nonno Arcturus. E l'arte magica, ah quella tutta dal nonno Pollux l'aveva presa, una bravura incontrastata. Prometteva così bene, tutte le streghe mi dicevano quanto ero fortunata ad avere un figlio del genere, e io andavo così fiera di lui, primogenito, sarebbe stato l'orgoglio della famiglia, rinnovato fiore dello splendore e della gloria dei nostri antenati, ennesima gemma dei Black, illustre contributo al mondo magico, indicato fra tanti come lustro della nostra nobile stirpe. Sai Lucretia, quando era un bambino mi immaginavo per lui le cose migliori: una buona padronanza nella arti oscure, che divenisse una persona colta, l'avere al suo fianco una buona moglie che mi desse dei nipotini, così da rallegrare le giornate della mia vecchiaia con Orion. Desideravo che da suo padre ereditasse la bellezza, la capacità di presentarsi come un mago autorevole, la sensibilità e da me l'arguzia, l'acutezza dell'ingegno, la capacità di intuire le persone, l'arte del saper comandare: tutte qualità che la nostra stirpe ha sempre posseduto, con onore e orgoglio. Invece chi mi sono travata a crescere? Prima di tutto un ingrato, uno che non ha mai capito tutto quello che ho fatto per lui, per noi, per la nostra famiglia. Ha sempre e solo pensato per se stesso, quel depravato, 'alla mia volontà non pensi?', mi diceva 'e se io non fossi come voi?' piagnucolò Walburga con una vocetta esile e sottile “cose senza senso, sì lo so. Un vigliacco, sotto all'ostentazione della sua volontà nascondeva la viltà di non affrontare a schiena dritta quello che era, un mago purosangue di altissima famiglia.”

"Non tutti sono adatti ad un tale compito, è una grande responsabilità, gli animi deboli non lo reggono con facilità.” la rincuorò Lucretia.
"Lo so, lo so ma speravo cambiasse, speravo che, maturando, sapesse prendersi le sue responsabilità. Quando mi resi conto che il suo spirito si stava guastando non ci volevo credere, cercai in tutti in modi di raddrizzarne l'indole, non credevo possibile che una cosa del genere potesse accadere ad un Black, non aveva senso. Forse ho agito male, avrei dovuto essere più dolce con lui, prenderlo con le buone, ma mi riesce difficile: una volta resomi conto in che si stava trasformando mi sono infiammata di sdegno.” disse Walburga.
"Smettila di rimproverarti: ti ho già detto che non hai sbagliato, e comunque è inutile farsene una colpa, soprattutto ora, a cose fatte. E poi una madre è sempre convinta che i suoi figli siano il meglio: succede anche a me. Guarda invece Regulus, lui sì che è il vero prosecutore della stirpe, non si è mai dimostrato come il fratello: ciò dimostra che quello che conta di più è la predisposizione dell'animo. E sarà Regulus la vostra gloria, la nostra gioia, non sai quanto sei fortunata ad avere un figlio degno del nome che porta? Se avessi avuto solo il primogenito sarebbe stata una disfatta ma con Regulus no, lui rialzerà le sorti della famiglia e il fratello insano sarà dimenticato del tutto.” asserì con fermezza Lucretia.
"Ci ha disonorati, saremo derisi da ogni mago che si rispetti, oggetto di pubblico ludibrio, infamia terribile per il nostro casato. E tutto per colpa sua, anzi, è stata quella scuola a rovinarmelo, quella stupida Casa in cui si è ficcato, quelle folli amicizie” e nel pronunciare il termine si sentì quanto lo trovasse inappropriato “Si è lasciato manovrare da quelle idee eversive, senza che riuscisse a vedere la verità, me l'hanno nutrito di pazzie, cose che non stanno né in cielo né in terra, tutti quei Mezzosangue, babbanofili, che vergogna! Sono riusciti a convincerlo con le loro assurdità, concetti che agli occhi di un ragazzetto ribelle e così giovane come lui potevano ben far presa... sono stata una sciocca a non accorgermene! Dovevo capirlo, dovevo anticipare le loro mosse. Se l'hanno manovrato con così tanta facilità, avrei potuto riuscirci anch'io: ma quella è gente senza scrupoli, senza valori, non sanno quanto sia importante una famiglia. Il mio primogenito sarà sempre solo, ma noi no, non capisce quanto sia importante essere uniti, lo spirito di fratellanza, la concordia, io ho cercato di insegnargli questi valori, ma è stata un'impresa vana, pensava solo a se stesso: un individualista, un egoista, ecco cos'è. Ed è bastato poco per portarmelo via, via da sua madre.” disse Walburga, con i polpastrelli si tamponò le lacrime e tirò su col naso “Mi ha distrutta.” sospirò “Mi ha distrutta Lucretia, come fa a non capire al male che provoca ad una mamma? Io vivevo per lui, per la sua luce e ora mi ha spezzato il cuore; non credevo di arrivare a tanto, alla fuga. Io l'amavo e dentro di me ora c'è un vuoto incolmabile. Ci ha delusi tutti, si è dimostrato uno smidollato, nemmeno un'ombra ha della forza dei Black; sì che vada pure da quegli stolti dei suoi compari a inseguire un futuro di solitudine, senza legami, senza famiglia, senza relazioni che contano, che siano dettate dall'autenticità dei legami di sangue, che se ne vada pure: non ne ricaverà nulla, non sarà mai quieto il suo animo, non si sentirà mai in pace con lo spirito, non si sentirà mai accolto al livello pari di una famiglia. Perché nella famiglia nasci, ci cresci, ci passi la vita, apparterrai per sempre e sentirà anche lui la nostra mancanza! Capirà d'aver sbagliato tutto! Ha rovinato tutto, che vergogna per la nostra famiglia! Che disonore! Tutto il rispetto che con fatica ci siamo guadagnati nell'arco di secoli svanito in un lampo! Non lo posso più sopportare, non lo voglio più vedere, non lo voglio più nominare, non lo voglio più sentire! Che non osi tornare: mi ha distrutta e per me non esiste più!” esclamò alzandosi in piedi, impugnò con ferocia la bacchetta, tanto che Lucretia temette per se stessa ma si limitò a sgranare gli occhi.
"Basta!” sbraitò all'aria Walburga, esasperata “Non esisterà più nessun Sirius Black! Il mio primogenito è e sarà chi è degno di assumersene il compito! Un onore immenso! Il nostro Regulus!” disse con la voce spezzata mentre attraversava a grandi passi l'enorme salone: giunse davanti all'arazzo con l'albero genealogico vi puntò contro la bacchetta e bruciò il nome del figlio reietto.
Fissò con furore inumano la bruciatura nella stoffa e il respiro affannoso mano a mano si fece più regolare.

"Non esisti più.” sussurrò Walburga, abbassò gli occhi che così velocemente come si erano infuriati altrettanto velocemente si spensero, lasciò che le braccia le cadessero molli lungo i fianchi.
"Questa ferita nel mio cuore non si rimarginerà più, come su quest'arazzo.” mormorò toccando quasi amorevolmente la bruciatura, i filamenti carbonizzati sotto i polpastrelli. Nel mentre che Lucretia accorreva da lei Walburga si accasciò sul pavimento e riprese a piangere.


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