Amathea: Breve fanfiction sulle riflessioni di due
madri relativamente al momento immediatamente successivo (o di poco
scostante) alla fuga dei figli. La prima vede Walburga, la seconda
Druella. Mi è sembrata un'idea carina farla sotto forma di
dialogo (in realtà un quasi-monologo perché l'altro
personaggio ha una funzione di brevissima consolazione, il travaglio
è tutto interiore alle madri). Ho cercato di tirar fuori tutti
(cioè quelli che mi venivano in mente) i possibili mezzi per
sostenere la causa dei Purosangue. Buona lettura!
DRAMMI DI MADRI
Sfogo di madre verso un figlio scapestrato
"Se
n'è andato. Sì, è scappato. E' fuggito come il
peggiore dei figli. La sua camera è vuota, il letto ancora
sfatto.” proruppe Walburga ma ebbe come l'impressione che quelle
parole le pronunciasse qualcun altro e non la sua bocca ancora
incredula “Dimmi, dove ho sbagliato? Ti prego dimmelo, dimmi che
l'errore è mio.” continuò alzando lo sguardo, le
labbra tremanti; con un gesto rifiutò la tazza fumante che la
cognata le porgeva “Non ne ho voglia, davvero.” riuscì a
biascicare.
"Ma
ti farebbe bene, è alla melissa e al biancospino, bevine
almeno un po' che rilassa.” provò ad insistere Lucretia
mentre si sedeva sul divano accanto a Walburga, che scosse il capo e
soffiò sonoramente il naso.
"Non
so, non lo so cosa ho fatto di male per meritarmi un figlio del
genere, è scappato come l'ultimo dei vigliacchi, come chi non
accetta la propria condizione, come chi si estranea dalla propria
comunità, dalla propria cerchia, dalla propria famiglia... e
poi per cosa, per essere un solo? Più non potrà contare
dell'appoggio e della comprensione della madre, dell'amore del padre,
dell'affetto del fratello. Perché ha agito così? Perché
non pensa che quello che sta facendo è tutto sbagliato; ma
come fa a non capirlo? Eppure ho cercato di insegnarli tutto quello
che un buon mago della nostra condizione dovesse sapere...” disse
Walburga lasciando scemare la voce.
"Non
rimproverarti, hai fatto il possibile.” rispose Lucretia cercando
di infonderle un po' di fiducia, pose la mano sopra quella di
Walburga, che era gelata “Lo hai educato benissimo, non fartene una
colpa. Guarda la differenza rispetto a Regulus: il vero problema è
che si è dimostrato fin dall'inizio una mela marcia e contro
un'indole del genere non potevi combattere, i tuoi insegnamenti sono
stati vani per questo, non di sicuro per qualche tua mancanza.”
proseguì Lucretia, accarezzò una spalla della cognata,
che nascose nuovamente il volto nella manica dell'abito bagnata di
lacrime.
Dopo
un attimo di silenzio Walburga alzò la testa e parve abbozzare
un timido sorriso. “Ricordo... ricordo” iniziò tentennante
“ancora la gioia quando nacque... Orion ed io eravamo così
contenti di aver dato un maschio alla famiglia, dopo le femmine di
mio fratello. Era stato un figlio così tanto desiderato,
ardeva per lui tutta la famiglia, sì tutta. La mia felicità
era davvero troppo grande, le mie braccia se lo cullavano tutti i
giorni, vederlo crescere era un tale incanto: notare quanto l'ovale
del suo viso fosse simile al mio! E l'altezza, tutta quella di Orion!
E gli occhi, oh gli si leggeva nello sguardo la luce del nonno
Arcturus. E l'arte magica, ah quella tutta dal nonno Pollux l'aveva
presa, una bravura incontrastata. Prometteva così bene, tutte
le streghe mi dicevano quanto ero fortunata ad avere un figlio del
genere, e io andavo così fiera di lui, primogenito, sarebbe
stato l'orgoglio della famiglia, rinnovato fiore dello splendore e
della gloria dei nostri antenati, ennesima gemma dei Black, illustre
contributo al mondo magico, indicato fra tanti come lustro della
nostra nobile stirpe. Sai Lucretia, quando era un bambino mi
immaginavo per lui le cose migliori: una buona padronanza nella arti
oscure, che divenisse una persona colta, l'avere al suo fianco una
buona moglie che mi desse dei nipotini, così da rallegrare le
giornate della mia vecchiaia con Orion. Desideravo che da suo padre
ereditasse la bellezza, la capacità di presentarsi come un
mago autorevole, la sensibilità e da me l'arguzia, l'acutezza
dell'ingegno, la capacità di intuire le persone, l'arte del
saper comandare: tutte qualità che la nostra stirpe ha sempre
posseduto, con onore e orgoglio. Invece chi mi sono travata a
crescere? Prima di tutto un ingrato, uno che non ha mai capito tutto
quello che ho fatto per lui, per noi, per la nostra famiglia. Ha
sempre e solo pensato per se stesso, quel depravato, 'alla mia
volontà non pensi?', mi diceva 'e se io non fossi come
voi?'” piagnucolò
Walburga con una vocetta esile e sottile “cose senza senso, sì
lo so. Un vigliacco, sotto all'ostentazione della sua volontà
nascondeva la viltà di non affrontare a schiena dritta quello
che era, un mago purosangue di altissima famiglia.”
"Non
tutti sono adatti ad un tale compito, è una grande
responsabilità, gli animi deboli non lo reggono con facilità.”
la rincuorò Lucretia.
"Lo
so, lo so ma speravo cambiasse, speravo che, maturando, sapesse
prendersi le sue responsabilità. Quando mi resi conto che il
suo spirito si stava guastando non ci volevo credere, cercai in tutti
in modi di raddrizzarne l'indole, non credevo possibile che una cosa
del genere potesse accadere ad un Black, non aveva senso. Forse ho
agito male, avrei dovuto essere più dolce con lui, prenderlo
con le buone, ma mi riesce difficile: una volta resomi conto in che
si stava trasformando mi sono infiammata di sdegno.” disse
Walburga.
"Smettila
di rimproverarti: ti ho già detto che non hai sbagliato, e
comunque è inutile farsene una colpa, soprattutto ora, a cose
fatte. E poi una madre è sempre convinta che i suoi figli
siano il meglio: succede anche a me. Guarda invece Regulus, lui sì
che è il vero prosecutore della stirpe, non si è mai
dimostrato come il fratello: ciò dimostra che quello che conta
di più è la predisposizione dell'animo. E sarà
Regulus la vostra gloria, la nostra gioia, non sai quanto sei
fortunata ad avere un figlio degno del nome che porta? Se avessi
avuto solo il primogenito sarebbe stata una disfatta ma con Regulus
no, lui rialzerà le sorti della famiglia e il fratello insano
sarà dimenticato del tutto.” asserì con fermezza
Lucretia.
"Ci
ha disonorati, saremo derisi da ogni mago che si rispetti, oggetto di
pubblico ludibrio, infamia terribile per il nostro casato. E tutto
per colpa sua, anzi, è stata quella scuola a rovinarmelo,
quella stupida Casa in cui si è ficcato, quelle folli
amicizie” e nel pronunciare il termine si sentì
quanto lo trovasse inappropriato “Si è lasciato manovrare da
quelle idee eversive, senza che riuscisse a vedere la verità,
me l'hanno nutrito di pazzie, cose che non stanno né in cielo
né in terra, tutti quei Mezzosangue, babbanofili, che
vergogna! Sono riusciti a convincerlo con le loro assurdità,
concetti che agli occhi di un ragazzetto ribelle e così
giovane come lui potevano ben far presa... sono stata una sciocca a
non accorgermene! Dovevo capirlo, dovevo anticipare le loro mosse. Se
l'hanno manovrato con così tanta facilità, avrei potuto
riuscirci anch'io: ma quella è gente senza scrupoli, senza
valori, non sanno quanto sia importante una famiglia. Il mio
primogenito sarà sempre solo, ma noi no, non capisce quanto
sia importante essere uniti, lo spirito di fratellanza, la concordia,
io ho cercato di insegnargli questi valori, ma è stata
un'impresa vana, pensava solo a se stesso: un individualista, un
egoista, ecco cos'è. Ed è bastato poco per portarmelo
via, via da sua madre.” disse Walburga, con i polpastrelli si
tamponò le lacrime e tirò su col naso “Mi ha
distrutta.” sospirò “Mi ha distrutta Lucretia, come fa a
non capire al male che provoca ad una mamma? Io vivevo per lui, per
la sua luce e ora mi ha spezzato il cuore; non credevo di arrivare a
tanto, alla fuga. Io l'amavo e dentro di me ora c'è un vuoto
incolmabile. Ci ha delusi tutti, si è dimostrato uno
smidollato, nemmeno un'ombra ha della forza dei Black; sì che
vada pure da quegli stolti dei suoi compari a inseguire un futuro di
solitudine, senza legami, senza famiglia, senza relazioni che
contano, che siano dettate dall'autenticità dei legami di
sangue, che se ne vada pure: non ne ricaverà nulla, non sarà
mai quieto il suo animo, non si sentirà mai in pace con lo
spirito, non si sentirà mai accolto al livello pari di una
famiglia. Perché nella famiglia nasci, ci cresci, ci passi la
vita, apparterrai per sempre e sentirà anche lui la nostra
mancanza! Capirà d'aver sbagliato tutto! Ha rovinato tutto,
che vergogna per la nostra famiglia! Che disonore! Tutto il rispetto
che con fatica ci siamo guadagnati nell'arco di secoli svanito in un
lampo! Non lo posso più sopportare, non lo voglio più
vedere, non lo voglio più nominare, non lo voglio più
sentire! Che non osi tornare: mi ha distrutta e per me non esiste
più!” esclamò alzandosi in piedi, impugnò con
ferocia la bacchetta, tanto che Lucretia temette per se stessa ma si
limitò a sgranare gli occhi.
"Basta!”
sbraitò all'aria Walburga, esasperata “Non esisterà
più nessun Sirius Black! Il mio primogenito è e sarà
chi è degno di assumersene il compito! Un onore immenso! Il
nostro Regulus!” disse con la voce spezzata mentre attraversava a
grandi passi l'enorme salone: giunse davanti all'arazzo con l'albero
genealogico vi puntò contro la bacchetta e bruciò il
nome del figlio reietto.
Fissò
con furore inumano la bruciatura nella stoffa e il respiro affannoso
mano a mano si fece più regolare.
"Non
esisti più.” sussurrò Walburga, abbassò gli
occhi che così velocemente come si erano infuriati altrettanto
velocemente si spensero, lasciò che le braccia le cadessero
molli lungo i fianchi.
"Questa
ferita nel mio cuore non si rimarginerà più, come su
quest'arazzo.” mormorò toccando quasi amorevolmente la
bruciatura, i filamenti carbonizzati sotto i polpastrelli. Nel mentre
che Lucretia accorreva da lei Walburga si accasciò sul
pavimento e riprese a piangere.
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