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Autore: Dita    11/05/2010    3 recensioni
Questa è la mia prima fan fiction su True Blood. Anzi, questa è la mia prima fan fiction. E’ un racconto che all'inizio sembrerà sospeso... ma che poi troverà la giusta collocazione all'interno della saga. La fanfic è ispirata (più per la struttura, che per la trama) all'omonimo film "Before Sunrise - Prima dell'Alba" di Richard Linklater. La fan fiction non ha scopi di lucro ecc ecc, i personaggi appartengono a C. Harris, (a parte qualche piccolo personaggio di mia invenzione). Commentate senza pietà e buona lettura!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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TB1 Eravamo vicino alle scale che portavano all’uscita di quel locale, che solo l’odore mi dava il volta stomaco. C’era un caldo terribile, mi girava la testa, e non vedevo l’ora di uscire da quel buco per poter respirare una boccata d’aria. Eric mi aveva appena dato in mano la possibilità di andarmene, e tornare a casa, ed io gliel’avevo letteralmente lanciata in faccia. Mi ero sentita offesa, come se fossi stata un suo giocattolo di compagnia, che ora stava gettando perché non gli serviva più. Quando mi ritrovai quelle chiavi in mano, fu come sentirmi dire che c’era di meglio, che passare il resto della serata con una cameriera di Bontemps. Mi sentii così umiliata, che il braccio mi partì da solo, come una fionda. Avevo scaraventato le chiavi di quella macchina, che non faceva altro che ricordarmi la differenza di status che ci divideva, in faccia al vampiro più vecchio e potente della zona di Shreveport, e per quanto ne sapevo, della Louisiana. Rimasi ferma immobile ad aspettare una sua reazione, come un animale, che guardava paralizzato i fari della macchina prima di essere investito. Anche Eric rimase immobile, guardando le sue chiavi a terra; poi senza alzare lo sguardo, girò gli occhi verso di me. Indurì il viso, e mi guardò torvo, con la bocca serrata in una linea netta. Era visibilmente irritato. Cercai di rimanere impassibile e sfidare il suo sguardo, ma mi tremavano le gambe, avevo avuto la reazione sbagliata con la persona sbagliata. Sapevo che il suo rimanere immobile, serviva da autocontrollo. Non mi voleva fare del male, ma sapevo anche, che era dell’istinto che bisognava diffidare nei vampiri.
Si avvicinò, lentamente.
“Non mi piace essere trattato in questo modo”
Aveva uno sguardo impenetrabile.
“Nemmeno a me piace come mi stai trattando” ero molto nervosa.
Si allontanò, prendendo da parte quello che pareva chiamarsi Ricky. “Senti, tra non molto sarà l’alba. Dì alle streghe di venire al Fangtasia domani sera, e sentirò cosa vogliono.”
“Ma Eric, quelle sono state molto chiare, devono trovarti qui stasera o per me è la fine!”
“E’ colpa tua se si è creato questo casino. Sei già fortunato che non ti abbia strappato la gola. Anzi, mi sa che per questo dovrai ringraziare la signora.” Lanciò un gesto verso di me, senza guardarmi. Capii di non essere stata io ad irritarlo in quel modo, e che l’affare che intendeva prima, era una resa dei conti con quel punk di nome Ricky.
“Chi è, la tua cena?! Ce ne sono tante qui, Gypsy non ha fatto che chiedere di te tutta la sera... Che faccio quando ritornano?!” Era agitato, non riuscivo ancora bene a capire perché non volesse lasciarlo andare. Aveva pensieri troppo confusi.
“Niente. Non dovrai dire niente! Come già avresti dovuto fare. Era questo l’accordo tra noi due, tu dovevi tenere la bocca chiusa!” gli ringhiò, sbattendolo contro il muro.
“Io e te abbiamo chiuso.”
Mollò la presa, e il magro e rachitico Ricky si accasciò a terra tremando.
Eric raccolse le chiavi, e si allontanò verso l’uscita. Io lo seguii.

Uscita da quella porta, ripresi a respirare a pieni polmoni. La leggera brezza d’aria mi asciugò il sudore sulla pelle, risanandomi.

Eric camminava a passo deciso, ed io dovevo correre per stargli dietro. Lo presi per un braccio, per indurlo a fermarsi, ma mi strattonò, spingendomi via. Quando si accorse che ero io, si fermò, e mi venne incontro. Indietreggiai, sentivo che era instabile, e avevo paura. Invece mi prese per mano.
“Andiamo via” mi disse in un sospiro. Era preoccupato, e non avevo ancora capito bene cosa fosse successo là sotto, ma ebbi paura a chiederglielo, aveva ancora i nervi a fior di pelle.
Quando ci sedemmo in macchina, Eric incrociò le braccia sopra il volante, e ci appoggiò la fronte. Rimase così per parecchi minuti, in silenzio. Lì iniziai a preoccuparmi.
Ferma al mio posto, lo guardai. Non sapevo che altro fare.
“Eric?”
Non mi rispose.
Gli posai una mano sulla spalla. “Eric?” lo richiamai.
Si voltò verso di me, sempre rimanendo appoggiato al volante. I suoi occhi erano tornati normali, aveva il volto cupo, ma sentivo che era tranquillo. Presi ad accarezzargli la spalla, fino ad arrivare alla sua guancia. Questo mio gesto parve piacergli molto, e a sua volta iniziò a strofinare il viso contro la mia mano.
“Cosa è successo?” gli chiesi cautamente.
“E’ meglio che tu non lo sappia” rispose. “Scusami per prima” mi baciò il palmo della mano.
“Mi hai fatto paura. Forse tendi a dimenticarlo, ma basta che tu ci metta quel tanto di forza in più, e io sono morta!”
“Veramente ci penso spesso”. Tirò indietro il sedile, e si mosse verso di me. Non capii cosa intendesse fare, poi mi slacciò la cintura di sicurezza, e mi sollevò come fossi una piuma. Mi adagiò sulle sue gambe, e mi abbracciò, appoggiando la testa sulla mia spalla.
“Voglio sapere cosa è successo” insistetti.
Alzò la testa, e appoggiando la nuca al sedile, fece un sospiro di resa. Capì di non avere alternativa.
“Da come avrai già capito…”
“Tu spacci V!” lo interruppi, e mi ricordai di dover essere arrabbiata.
“Ricky è un piccolo rivenditore. Avevamo stretto un patto: Io gli facevo da fonte, mi dava i miei soldi, lui spacciava in giro, e tutto questo tenendo la bocca chiusa. Va contro le leggi dei vampiri vendere il nostro sangue”.
“Pensavo fossi uno piuttosto attento a queste cose…”
“Non chiedermi il perché io stia facendo ciò che sto facendo, perché non te lo posso dire” era davvero serio, capii che non avrebbe ceduto su questa cosa.
“Cosa è successo poi?”
“E’ successo che quell’idiota di Ricky ha venduto V a delle streghe, e quelle stesse streghe sono tornate da lui per estorcergli la provenienza del sangue”.
“E il piccolo Ricky ha spifferato tutto” iniziavo a capire, le streghe volevano intralciare gli affari di Eric.
“Il piccolo Ricky si era messo d’accordo con le streghe per tendermi una trappola! Poi quando ha capito che sospettavo, ha spifferato tutto anche a me. Mi aveva chiamato per chiedermi altro sangue, dicendomi che aveva nuovi compratori… solo là sotto mi sono accorto che c’era qualcosa che non andava, la stava tirando troppo per le lunghe…”
Spalancai gli occhi sconcertata, e gli diedi un pugno sul petto. “Quindi tu già sapevi di dover venire qui stasera!” adesso iniziavo veramente a capire, ero stata un’ingenua, mi sentii così stupida.
Feci per uscire dalla macchina, ma non me lo permise.
“Lasciami, lurido figlio di una vampira!” stavo cercando in tutti i modi di divincolarmi, ma solo con una mano riusciva a bloccarmi le braccia.
“Andiamo Sookie, ho solo unito l’utile al dilettevole!” sorrise, cercando di tenermi ferma.
Mi irritava vedere come i miei drammi, per lui fossero un divertimento.
“Mi fai schifo!” colpii il suo viso con un sonoro schiaffo, e sentii la mano bruciare.
“Attenta Sookie, potrei anche eccitarmi” disse avvicinandosi alla mia bocca.
  
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