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Autore: The Warden Archivist    11/05/2010    7 recensioni
Nella notte più nera della sua vita, Prometheus Amell, mago e Custode Grigio, scrive una lettera, cercando il perdono dei suoi compagni, e di uno in particolare... SPOILERS sull'epilogo del gioco.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fratello mio,
Questa è la quarta pergamena che provo a scriverti, e ancora non so come…non so cosa…davvero…
Cosa posso scrivere, che possa esprimere quello che provo? Che posso confessarti, che tu non sappia già? Quali parole, nella Lingua del Re, in Elfico, in Nanico, possono raggiungere il tuo spirito e farti sentire quanto mi dispiace…
Perdonami, perdonami solo un poco ancora, è così difficile…guardo le poche righe che ho scritto finora e vedo che il senso del discorso mi sta sfuggendo…come tutto questa notte.
Ma devo sforzarmi, per me, per te, per i nostri compagni…voglio che tu sappia, fratello mio, voglio che tu sappia tutto…
E’ passato così tanto tempo dalla prima volta che ti ho chiamato “fratello”, ricordi? La mia prima visita a Denerim… non vedevo l’ora di poter visitare il distretto del mercato, polveroso, chiassoso, inebriante, brulicante di vita come la Torre del Circolo non era mai stata…ed ecco che tra gli strilli dei bottegai e il latrare dei cani, una voce (quella voce così possente in battaglia e così sarcastica dopo gli scontri), d’un tratto piccola piccola, incerta ed emozionata come mai l’avevo udita, che mi chiedeva (ammettilo, mi stavi supplicando!) di entrare in una casa lì vicino. Quanta speranza, quanta eccitazione, quanta paura in quella voce, la tua voce…la voce di un bambino abbandonato che spera, dopo tanto, troppo tempo, di essere finalmente giunto a casa.
E quanto dolore, quanto disincanto, quanta disperazione nei tuoi occhi, quando, uscendo da quella casa, quel bambino si ritrovava ricacciato da solo nel mondo, orfano per la terza volta (un re, un custode, e una sorella ti erano scivolati tra le dita, povero amico mio), e io potevo quasi sentire il tintinnio dei pezzi del tuo cuore spezzato infrangersi contro la corazza da templare, scintillante sotto il sole del pomeriggio.
E’ stato allora – ti ricordi? – che ho sfilato la tua spada dal fodero e mi sono aperto una ferita nel palmo della mano, e prima che tu potessi protestare, ho fatto lo stesso con la tua (come mi hai guardato, allora! Avrai pensato che volessi fare qualche strano incantesimo del sangue, o che quella fosse la punizione per il tuo incessante piagnucolare!). Poi te l’ho stretta forte, sentendo il nostro sangue mescolarsi, pulsare impaziente sui nostri palmi come se avesse aspettato quel momento da sempre.
“Prima eravamo fratelli d’arme, adesso siamo fratelli di sangue – ti dissi, ridendo come se fosse stata la cosa più normale del mondo – Ora, ti prego, possiamo andare avanti col Flagello? Ho bisogno che almeno uno dei due sorrida, di tanto in tanto, altrimenti sai il morale che fine fa? Se non vuoi comandare, almeno fai questo!”
La faccia che facesti non me la scorderò mai…un po’ tra l’offeso e l’estatico. Mi sorridesti a bocca spalancata, asciugandoti le lacrime dal volto con la mano sana, mentre i passanti ci guardavano sbigottiti, chiedendosi cosa avessero un templare e un mago da stringersi la mano e da ridere a quel modo.
Sai, era da un bel po’ che ci pensavo. Tu hai sempre avuto la straordinaria capacità di farmi ridere. Ridere davvero. Anche dopo aver massacrato una folla di contadini affamati, ansiosi di mettere le mani sulla taglia che pendeva sulle nostre teste per sfamare le loro famiglie, una tua battuta bastava ad illuminarmi la giornata, a darmi una forza che, giorno per giorno, sentivo affievolirsi sempre più.
Sei sempre stato tu il Custode più forte, non dubitarne. Sarai anche un pessimo capo, e non mi fiderei di te nemmeno se ci guidassi a cena (e stendiamo un velo pietoso sulla tua igiene personale), ma senza di te non sarei mai arrivato dove sono ora. Senza di te, mi sarebbe mancata la luce nell’oscurità più nera. Non sarò mai in grado di ringraziarti abbastanza per questo.
E ciò rende ancora più inqualificabile la mia condotta.
E sì che tutti voi avete sempre cercato di avvertirmi. Tu per primo, nelle lunghe notti di veglia al campo, o dietro le mie spalle, mentre camminavamo per Orzammar, parlandone con gli altri a voce abbastanza alta perché potessi sentirti, hai sempre provato a convincermi a farla finita con lei…e per quanto io ti avessi scelto come fratello, non ti ascoltavo…
Come uno sciocco pensavo: che male può fare innamorarsi?
Come può un sentimento così meraviglioso ed immenso portarmi alla distruzione?
Reso cieco da quegli occhi selvaggi e incantatori. Reso sordo da quella voce provocante e dallo strano accento.
Sono stato un pessimo leader, un pessimo custode, e un amico ancora peggiore.
Ma io pensavo che mi amasse!
Creatore, forse ancora lo credo…
No, non ci sono scuse per la mia stoltezza…forse tu, nella tua bontà, puoi perdonarmi (spero con tutto il cuore che lo farai), ma io no. Io non posso perdonarmelo.
La verità è che mi ha usato.
Ora puoi dire “te l’avevo detto”, te lo concedo.
Poco fa è venuta qui, nella mia stanza. Le ho sorriso. Raggiante. Dopo quello che aveva detto Riordan, volevo solo che mi stringesse tra le braccia, che mi amasse e mi facesse dimenticare di essere un Custode Grigio, per l’ultima volta…
Ma non sono stato così fortunato.
Il gelo nei suoi occhi di fiamma mi ha colpito al cuore, più di tutto ciò che mi ha detto dopo…concepire un figlio, tramite un oscuro rituale che avrebbe dovuto salvarmi la vita, ospitando nel piccolo l’anima dell’Arcidemone…
Per un attimo, ho sentito il pavimento risucchiarmi, e il vuoto avvolgermi nel silenzio...
Tutto mi è stato chiaro.
Tutto.
Finalmente.
Chiaro.
Usato. Preso in giro. Tradito. Solo…
E il suo giurare che mi amava, che non era previsto, ma che ciò la rendeva ancora più determinata a portare a termine il suo piano – il suo piano! – mi è arrivato come un’eco lontana, quando l’ho scacciata dalla mia stanza urlando, strappandomi l’anima dal corpo, e gettando il mio cuore alle fiamme per smettere di sentire tutto questo DOLORE.
Ora lo sai.
Non è l’Arcidemone che mi ha ucciso.
Io sono morto questa notte, a Redcliffe, per mano della mia Morrigan.
Ho fatto la mia scelta. Sono uno sciocco, e ho continuato ad esserlo per troppo tempo, ma alla fine voglio fare qualcosa di buono della mia vita.
A Denerim compirò il mio dovere, e così farò ammenda per i miei peccati.
Non piangere per me, Alistair, amico mio, caro caro fratello. Ti scongiuro, non piangere. Ti scongiuro, perdonami.
Dì a Zevran che mi dispiace di non poter mantenere la mia promessa, lui sa quanto odio abbandonare una festa prima della parte divertente. In lui c’è la forza di un esercito, potrà schiacciare quelle quattro cornacchie come niente, diglielo.
Dì a Wynne che non posso essere il mago che riformerà il Circolo, e questo mi addolora profondamente. Dille di pregare per me, e che forse ci rivedremo prima di quanto creda.
Dì a Leliana di non smettere mai di cantare. Questo mondo ha bisogno di bellezza, ora più che mai.
Dì a Oghren di non cambiare. Mai.
Dì a Shale che avrei voluto essere un golem per schiacciare la strega cattiva. Dille che le voglio bene.
A Sten non dire niente, non serve.
Prenditi cura del mio cagnolone, o se ti dovesse mordere affidalo a Sten. Lo rispetta troppo per morderlo.
E tu, mio caro fratello, sii il Custode Grigio che io non sono stato capace di essere.
E, soprattutto, non smettere mai di sorridere.
Prometheus

***
Lo so, come prima pubblicazione è breve e non troppo allegra, ma da un bel pò volevo provare a scrivere qualcosa che riguardasse l'ultima notte del mio Custode...è così in effetti che l'avevo pensata nella mia testa quando gli ho fatto rifiutare il Rituale, spero che nonostante tutto vi piaccia! ^_^

  
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