Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: kate29    12/05/2010    5 recensioni
Eppure, Severus Piton, per la prima volta dopo tanto tempo, aveva paura. Paura di restare solo, laggiù, nei suoi sotterranei, davanti al suo camino scoppiettante, sprofondato nella vecchia poltrona, a rimurginare sulle pene di un uomo che nella vita ha sofferto troppo per poter essere di nuovo felice. Un uomo che si è nascosto dal mondo per così tanto tempo da negare la verità anche a sè stesso. Un uomo destinato a rimanere solo. "Sono sempre stato solo. Non capisco di cosa devo avere paura. Non ho niente da perdere."
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Another Severus story Ciao a tutti!!Posto qui il primo chappy di una ff che avevo iniziato circa un annetto fa..e che poi nn sono più riuscita a continuare...spero vi piaccia!!

Premessa: Nella mia storia Severus è sopravissuto all'attacco di Nagini...proprio nn mi andava giù che zia Row lo avesse tolto di mezzo!!!! :-D


CAPITOLO 1

La stanza era buia, illuminata solo dalla fioca luce di una candela, che rimbalzava sulla moltitudine di oggetti sparsi sul comodino, gettando ombre inquiete e tremolanti sulle pareti.
Sul letto di metallo lucido erano adagiate delle lenzuola bianche, che disegnavano una figura irregolare, un susseguirsi di curve e spigoli, perfettamente immobili.
Sul cuscino, altrettanto candido, spiccavano due punti scuri e luccicanti, circondati da una macchia di colore nero.
Gli occhi dell'uomo erano fissi in un punto, come se cercasse di vedere al di là della materia, tentando di trovare un senso alternativo al mondo che lo circondava.
Le sopracciglia, nere come i lunghi capelli sparsi sul cuscino, gli conferivano un'espressione di sofferenza e disperazione; la fronte, perennemente contratta a causa di pensieri troppo sgradevoli e ricordi che la mente, invano, cercava di sopprimere, era ricoperta da rughe d'espressione oramai troppo profonde per essere stirate.
Un profondo solco tra i due occhi neri, gelidi e cupi come pozzi bui, indicava l'inizio del prominente naso, che continuava con piccole curve e valli impercettibili fino a terminare con la punta leggermente adunca, per andarsi a congiungere con la bocca dell'uomo, pallida come il resto del volto. Le due labbra sottili, perennamante stirate in un gelido sorriso beffardo e canzonatorio, quasi di disgusto, erano ora rilassate e semiaperte, per permettere all'aria di fluire nei polmoni, facendo così alzare e abbassare regolarmente il petto coperto.
L'uomo portò di scatto la mano, bianca e con dita affusolate, alla spalla, sentendo una fitta di dolore impossessarsi di lui. Il volto si deformò in una smorfia di sofferenza, gli occhi chiusi, il respiro accelerato, ora quasi affannato. Solo un gemito, quasi impercettibile, uscì dalla bocca, ma venne subito represso.
Una volta terminata la fitta, i muscoli dell'uomo si rilassarono nuovamente, il respiro tornò regolare.
Era da una settimana che Severus Piton non riusciva a dormire un paio d'ore di seguito, a causa dei dolori lancinanti che la ferita alla base del collo gli procurava.
I guaritori del San Mungo gli avevano assicurato che tutto sarebbe andato bene, bisognava avere solo un po' di pazienza e sopportazione al dolore. Il morso di Nagini, il serpente di Voldemort, era chiaramente velenoso e le cure per quel genere di ferita erano tutt'altro che convenzionali.
Il fatto era che lui non aveva pazienza, e non sopportava di dover provare quel dolore ogni qualche attimo. Si sentiva sfinito, impotente e messo a nudo, con tutte le sue debolezze esposte in vetrina.
"E tutto questo per cosa? Essere messo in ridicolo dall'intero mondo magico, vedere negli occhi dei miei colleghi compassione, pietà per ciò che mi è capitato. Mi hanno odiato, disprezzato per ciò che credevano fossi, e io ho resistito, ho indossato la mia maschera e sono andato avanti. Ma non riuscirei ad accettare la loro compassione, il loro conforto.
No, quello mai."
Erano quelli i pensieri che stavano attanagliano la mente del pover'uomo, incessanti e pungenti: a qualsiasi cosa cercasse di pensare, quelli rispuntavano fuori. Non aveva nulla di positivo a cui pensare, niente di bello, che lo facesse sentire al sicuro, protetto. "Non lo mai avuto", pensò. "Lily, ma lei se n'è andata da troppo, ormai, rimane solo un'immagine sbiadita di un'amore mai dichiarato, che scivola lontano dalla mia anima portandomi via gli ultimi frammenti di luce. "
Non valeva più la pena di vivere, non c'era più nulla per cui potesse entusiasmarsi. Si, il Signore Oscuro era stato sconfitto, Potter era vivo e ora la comunità magica era pronta per la rinascita: il Ministero della Magia si stava riprendendo dalla guerra degli ultimi anni, e insegnanti, studenti e volontari stavano ricostruendo la scuola di magia e strgoneria di Hogwarts che, durante la battaglia finale, era caduta in pezzi, sotto le percosse dei giganti, le maledizioni dei mangiamorte e gli incantesimi degli hogwartsiani. Ma nemmeno l'idea di ritornare al castello, al momento, lo entusiasmava.
Pensò alla sua stanza nei sotteranei, l'umidità che fuoriusciva dalle pareti, il caldo del suo camino e la vecchia poltrona posta di fronte, dove spesso lui si adagiava. Il suo rifugio, dove per così tanti anni si era nascosto, cercando di schivare le insistenze dei colleghi, evitare i fastidiosi battibecchi degli studenti. "Non ero io ad evitare gli altri, bensì gli altri ad evitare me."
E la stessa cosa sarebbe successa ora. "No, decisamente non mi entusiasma l'idea di tornare ad Hogwarts." Ma doveva: Minerva, ora preside, gli aveva offerto nuovamente la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure ( più che offerto, imposto!), in quanto Lumacorno aveva accettato di insegnare, come gli anni precedenti, Pozioni.
Eppure, mai come in quel momento, aveva avuto paura di rimanere chiuso nei suoi sotterranei, da solo. "Da solo. Sì, perchè è questo che sono. Solo. Sarei dovuto morire, quella notte. Era tutto così giusto: ho pagato i miei errori, scontato la mia pena, tenuto fede al patto di Silente. Era il momento che io me ne andassi."
Invece, era stato trasportato d'urgenza al San Mungo; il veleno aveva solo fermato la respirazione: i soccorsi erano arrivati in tempo e lui era stato salvato.
Girò la testa verso il comò, per osservare i numerosi oggetti e mazzi di fiori che i visitatori gli avevano portato. Ancora quando era incosciente. Da quando si era svegliato non aveva più voluto ricevere visite. "Sono venuti qui per me", pensò,"per vedere come sto. Allora, forse, c'è davvero qualcuno a cui importa di me". "No, non ti devi illudere, lo fanno solo per educazione, dovere. Niente di più."
In quel momento entrò dalla porta una donna paffuta e dal viso dolce, con i capelli mossi e striati di grigio. L'anziana donna squadrò da sopra gli occhiali da vista appollaiati sul naso la figura di Piton, che, assorto nei suo pensieri, trasalì nel sentire i suoi movimenti.
-Non riesce a dormire nemmeno stanotte, non è vero?- disse lei con fare comprensivo.
-Evidentemente...- fu la risposta di Piton, al solito gelido e sarcastico.
Ma la donna, che aveva avuto a che fare con Piton sin dal suo primo giorno all'ospedale, non si lasciò abbattere dal commento dell'uomo, bensì appellò una boccetta di vetro scuro e ne versò il contenuto all'interno del bicchiere che aveva appena fatto apparire.
-Ecco, beva. Questo la farà dormire un pò, Riposerà un paio d'ore, se non altro- La donna porse il bicchiere a Piton, che, con evidente sforzo, sollevò la testa e bevve tutto d'un fiato la pozione.
-Ora cerchi di rilassarsi. Vedrà che tra poco farà effetto- Così detto, tappò la bottiglietta, rivolse un caldo sorriso all'uomo disteso sul letto e uscì dalla stanza.
Severus cominciava a sentire i muscoli rilassarsi, la vista annebbiarsi, sentì il suo respiro farsi più regolare.
"Dovrò tornare ad Hogwarts. Affrontare i miei colleghi, gli sguardi inquisitori degli studenti. Non so se ce la farò, ma devo provarci, devo essere forte. In fondo, ne ho passate tante, infinitamente peggiori di questa." Eppure, Severus Piton, per la prima volta dopo tanto tempo, aveva paura. Paura di restare solo, laggiù, nei suoi sotterranei, davanti al suo camino scoppiettante, sprofondato nella vecchia poltrona, a rimurginare sulle pene di un uomo che nella vita ha sofferto troppo per poter essere di nuovo felice. Un uomo che si è nascosto dal mondo per così tanto tempo da negare la verità anche a sè stesso. Un uomo destinato a rimanere solo. "Sono sempre stato solo. Non capisco di cosa devo avere paura. Non ho niente da perdere."
E con quest'ultima riflessione sprofondò in un'oscurità in cui nessun incubo e nessun pensiero avrebbe potuto tormenterlo.


*************************************************************************************************************************************************************
Ps: vi supplico in ginocchio:  commentateeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee....anche se non vi piace o volete farmi notare qualche errore !!! Mi raccomando...ciao ciao!!
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: kate29