Borderline
Linea di confine
Scenetta introduttiva
Sempre
il medesimo avviso della volta scorsa, se non volete leggere l’introduzione,
passate direttamente alla storia (peggio per voi, dacché qui sotto ci sono le
risposte ai vostri commenti, gnaaa).
Buongiorno,
pomeriggio... sì, vabbè, ma stiamo sempre a ripetere la stessa solfa? [Osserva
gli appunti inarcando un sopracciglio] Ma chi è che scrive il copione? Una
scimmia? Rò, questa volta vedi di rispondere tu alle recensioni, io sono in
silenzio stampa.
…eh?
No, no, mi rifiuto di rispondere da sola! *Sospira, poi alza il
portamonete-nuovo-comprato-al-Comicon e lo lascia ondeggiare davanti agli occhi
del Dio-sama* Dai, se fai il bravo e rispondi come una personcina educata ti
compro una bella pizza, non sei contento?
[Prende
l'oggetto e lo scaraventa fuori dalla finestra] Non portare al lavoro questa
roba! E' contro il regolamento. [Annuisce rigoroso] Non sei sola, io nel
frattempo mh... [estrae un giornale] mi diletto nell'affiancarti.
Ma hai
un cavolo di giornale in mano, idiota! E… e cavolo, l’altra volta i vestiti,
ora il portamonete! Non hai proprio niente di meglio da fare, tu? Ti diverte
torturarmi, ammettilo! *Gli toglie il giornale di mano, lo strappa e poi lo
getta nel cestino* In ogni caso, sappi che non ti comprerò mai più una pizza,
io – e dobbiamo rispondere insieme. Insieme, cavolo, non scrivo da sola! Quindi
fa’ il bravo e sorridi alle lettrici.
Oh,
un giornale non costa poi così molto. [Sorseggia un caffè uscito da chissà
dove] Comincia, comincia. [Sbadiglia], chi abbiamo, ah sì, la tua amica - Inufan4ever
- che temo d'aver irritato l'ultima volta. E, ecco, io non chiamo la gente
con i soprannomi, specialmente se contengono K, lettera che odio oltremodo.
Delucidami su di una questione - Inufan4ever- quale certezza ti dà che InuYasha
sia meglio di me? Statisticamente chi non conosce colui che denigra non avrebbe
diritto a muovere accuse infondate. Ma procediamo oltre. Ah, sì, beh, non credo
di poter dire altro, leggendo il capitolo avrai le risposte che cerchi,
suppongo. [Tenta di sorridere, ma ne esce una sottospecie di smorfia contratta]
*Lo
guarda e sbuffa* Kikka, ti prego, la prossima volta non essere così – uhm? –
brusca. Per quanto non capisca né voglia capire il suo odio per la lettera K –
il tuo soprannome contiene tre K, poi!, se odia la K non puoi pretendere che ti
chiami per nickname! –, è pur vero che non lo conosci e non puoi detestarlo. So
che può apparire antipatico, egocentrico e crudele nei miei confronti, dato che
mi ha privata del mio amato portamonete a forma di onigiri, ma in fondo è una
persona gentile. *Annuisce, convinta* Tu sei una persona pucci, Kikka, non puoi
fare così! *Spupazza* Bene, ora tocca a… Nio, tesoro, non preoccuparti, nessuno
ti mangerà!
Non
ho chiesto l'intervento di un avvocato, comunque passiamo ad Onigiri.
[La divora], oh, non importa se sei scaduta, cara, l'importante è che tu sia
commestibile. [Lecca le labbra dopo aver degustato i chicchi di riso], ahem,
siamo felici che tu gradisca il capitolo, ed ancora di più che i due nuovi
personaggi siano di tuo gusto, in effetti sì, non avremmo potuto interpretarli
diversamente. Koga, purtroppo, è Koga, quindi non gli si può far nulla,
suppongo. Ucciderlo a sangue freddo sarebbe stato troppo deleterio per il
numero di lettori che abbiamo accumulato, dovrai sopportarlo un altro po’.
Io non
sono il tuo avvocato! *Batte un piede per terra* D’accordo, la prossima volta
lascerò che Kikka ti sbrani o che qualche altro lettore ti violenti, sai quanto
me ne importa! *Gli dà le spalle, indi si rivolge a Nio* Ehm, se sei ancora
viva – e io spero vivamente di sì –, non prendertela con me. Me ti vuol bene,
Nio-chan! *Salta addosso e coccola* Meow! Il cattivo è lui, non io. Spero che
il capitolo ti sia piaciuto, tesoro, e perdona Koga: non sa quello che fa, lui.
Ora… *Guarda il copione con interesse* Ora tocca a Steffy. Macciao! Dato che il
precedente aggiornamento ti aveva turbata per la sua velocità, ora ce la siamo
presa comoda, hai visto? *Fa gli occhi dolci*
Già,
ne abbiamo approfittato per pagare la bolletta, per trasferirci, (dopo che la
nostra casa è andata a fuoco), e per farci un bel viaggetto in santa pace. Non
vi sta bene? Fatevelo star bene! Dunque, grazie per i complimenti, eh...
calare? Calare? Cioè, ma ci vedi? Hai davanti un Dio ed una sacerdotessa, mica
pizza e cavoli! Noi non possiamo assolutamente calare [sta leggendo
letteralmente il copione], più che altro perché se scrivessimo peggio di così,
non ci pagherebbero, quindi siamo costretti a mantenere un certo livello. Oh
beh, la prossima è... Wing Writer, lascio a Roro la parola in merito.
[Sorride compiaciuto].
Camilla,
non prendetela se non risponde lui: sai com’è, povero caro, non può abusare del
suo unico neurone. In quel caso impazzirebbe e niente storia, no no. *Sorride a
sua volta, cercando di assumere un’espressione angelica* Grazie per il tuo commento, prima di tutto, e
Susanoo e Amaterasu ringraziano per esser stati citati. *Legge anche lei dal
copione* Innamorarsi del nostro InuYasha potrebbe nuocere gravemente alla
salute – se non altro perché potrebbe spuntar fuori Kagome e picchiarti – e
quindi ti esorto a dimenticarlo. *Sospira* Non so se guarderemo più una partita,
qui, sorry. Però tu continua a sperare, eh! *Guarda Matt con la coda
dell’occhio* Tocca a te.
Non
ti rispondo perché il mio unico neurone si rifiuta di farlo, e credo sia meglio
così, o rischierei di infierire troppo e farti piangere. [Osserva Rò,
sogghignando amabilmente] Ehm, chi c'è rimasto? Ah sì, Kagome96 e Misao.
Grazie dei commenti, siamo contenti che la storia vi piaccia e, Misao, è ovvio
che il mio InuYasha sia... quel che è; insomma, avevi dubbi? Ah, Kagome96,
grazie del doppio commento, anche se non
ce n'era effettivamente bisogno, contenti che ti piaccia.
Argh,
sii un po’ più espansivo! Coccola i tuoi lettori! *Lo spinge contro Misao*
Abbracciali, di’ loro: «Ti voglio bene» o… no, ‘spetta, in quel caso saresti
inquietante e potrebbero denunciarci per violenza sessuale. *Lo trascina via da
Misao e lo piazza sull’unica poltroncina presente nello studio, poi si volta
verso i lettori* Beh, nessuno di voi ha commentato la presenza delle nostre due
splendide vallette, però! Insomma, Naraku c’è rimasto malissimo.
Io
che dico "Ti voglio cosa...?" ah ah ah ah ah, è una battuta
interessante. Mai. Comunque, vero, Naraku si è chiuso nel camerino e non vuole partecipare
alla serata, quindi dovrete godervi semplicemente Sesshomaru al momento.
Poveraccio, è già stato annientato nel manga, volete farlo pure in questa fanfiction?
Su, su, chiediamo tutti scusa a Naraku. [Si alza dalla seggiola e scappa verso
l'uscita, perché sinceramente non ne può più di questo programma]
Argh,
non era una battuta e- *Lo guarda allontanarsi* Come non detto. Auguro una
buona permanenza a tutti e spero che le nostre vallette – Koga si è gentilmente
offerto di sostituire il nostro beneamato Naraku – siano di vostro gradimento.
Ricordate:
tasto A se avete preferito la performance dell’altra volta, ovverosia Naraku e
Sesshomaru che danzavano sulle note di Disco Inferno, B nel caso in cui il
balletto di Koga e Sesshomaru sia riuscito a darvi una qualche emozione e C se…
se avete gradito entrambe le cose. *Guarda il copione* Ma che razza di-! ARGH!
*Va via*
Capitolo III
Se lo invocasse
– se aprisse la bocca e chiamasse il suo nome, se urlasse con quanto fiato ha
in gola, se riuscisse a farsi udire –, forse InuYasha accorrerebbe. Forse,
anche se irritato oltremodo, la raggiungerebbe, la osserverebbe, sospirerebbe e
le assicurerebbe che va tutto bene.
Magari
la abbraccerebbe. Le piacerebbe essere stretta un po’ tra le sue braccia,
davvero: sarebbe fantastico, perché è tanto gradevole, il calore corporeo di
InuYasha, che abbracciarlo risulterebbe comodo e assolutamente
Oh.
Uhm.
Abbassa
lo sguardo, furente con se stessa e con le sue inutili fantasticherie, prima di
accelerare il passo – neppure l’udito finissimo di InuYasha potrebbe udirla, in
una situazione come quella. Immaginare di invocare il suo nome e di ottenere
qualcosa, così facendo, non è altro se non ridicolo e inaccettabile. E lei lo
sa, lo sa perfettamente, ne è consapevole.
Ma ha
così tanta voglia di vederlo che, ne è sicura, attraverserebbe l’oceano a nuoto
pur di incontrarlo ancora, e lo farebbe anche se questi dovesse respingerla e
insultarla. In fin dei conti, lei lo ama. Che lui lo voglia o meno, lei lo ama
e vuol stare al suo fianco, punto.
Fantasticare
è logico, dunque, e se fantasticare è logico, allora lei può farlo.
«Ah».
Si ferma di scatto, confusa, gli occhi che rapidi si puntano sulla figura
nascosta dalla nebbia. «Un ponte?», chiede assorta, lasciando che la domanda
resti senza risposta – è retorica, del resto. Il ponte si staglia proprio
davanti a lei. Sa che è un ponte.
Il
problema ora è capire cosa ci fanno InuYasha e Koga lì.
No.
Così non va, proprio non va affatto! La Dea è furba, e ciò significa che il suo
tentativo di mostrarsi consenziente non è servito a nulla.
Scosta
lo sguardo, nervoso, attraverso la nebbia, laddove l’arco del ponte s’innalza e
mostra un’escrescenza luminosa proprio nel mezzo. Attraversandolo, dunque,
riuscirebbe a scoprire quale dannato cavillo si nasconde dietro tutto ciò.
Non
ha dunque altra scelta, a quanto pare. «Bene, conducimi…» prende un respiro
profondo, donando ora le spalle ad Amaterasu, per poi muovere pochi passi
incerti verso Tessaiga ed estrarla dal terreno sottostante. «Nelle tue stanze»
conclude riluttante, ingurgitando un fiotto consistente di saliva, per poi
tornare su di lei con le iridi. Deve escogitare un modo per farle sputare il
rospo prima di raggiungere la fantomatica dimora degli Dei.
Susanoo,
dal canto suo, storce le labbra in un'eloquente smorfia che, oltre a mostrare
il suo evidente disappunto, sottolinea che i suoi venti sono disposti ad
entrare in azione in ogni momento, se solo l’hanyou s’azzarda a compiere una
mossa sbagliata.
«Moccioso,
ti tengo d’occhio» formula a bassa voce, piazzandoglisi alle spalle come a
sott’intendere che sarà la sua ombra.
«Non
ho bisogno della bambinaia» formula InuYasha, sollevando il lato destro del
labbro in un sorrisetto ironico «E per la cronaca, non mi spaventi proprio per
niente» conclude, rinfoderando la spada per poi avviarsi verso il ciglio del
ponte.
Vorrebbe
seguirli per godersi la scenetta, oh sì, lo vorrebbe davvero, Koga. Dovrà però,
a malincuore, lasciarli allontanare senza di lui – e ancor più a malincuore, -
tornarsene tutto solo a consolare Kagome tra le sue braccia. Oh, che disdetta!
Sorride sornione, immaginandosi già la scenetta in cui la sacerdotessa si
getterà sul suo petto in lacrime, sì, una scena… più o meno… così:
Fantasia
di Koga
Koga, dopo essersi deliberatamente
rotolato nel fango e auto procurato qualche graffietto, raggiunge Kagome al
villaggio.
«M… mia diletta, purtroppo, non ce l’ho
fatta» sussurra, in una scena drammatica degna d’un attore rispettabilissimo.
«InuYasha, è… lui se n’è andato» si trascina verso di lei, scorgendole gli
occhi lucidi di lacrime.
«Cosa stai dicendo, caro Koga?» da
denotare l’artistico cambiamento di tonalità che la sacerdotessa assume
solamente nei sogni del demone, nel quale si tramuta in una zuccherosa controfigura.
Dieci minuti, lunghissimi, di sguardi, nei quali magicamente alle loro spalle
s’affaccia un infuocato tramonto da telenovela.
Le mani di lui s’intrecciano con quelle
di lei, in un romantico scorcio di romanticismo che riprende il suo volto da
più angolazioni, con tanto di falso pianto affranto.
«Io… ho tentato di…» i singhiozzi, e le
lacrime di dolore e di pena che gli scendono sulle gote, gli impediscono
oltremodo la parola, mentre trae il corpo di lei verso il suo in un passionale
abbraccio di conforto.
«Perdonami! Oh, Kagome, perdonami!» ed
in tutto ciò, Kagome semplicemente piange tra le sue braccia, sussurrandogli
che non è colpa sua, e che al suo fianco sicuramente riuscirà a dimenticare il
mezzo demone. Abbraccio stretto, che si conclude in un bacio da shojo manga,
attorniato da rose e colori surreali d’attorno.
Fine.
«Oh,
sì! Finirà sicuramente così» stringe i pugni così forte che gli artigli gli
penetrano la carne. Solleva le dita sulla fronte in cenno di commiato
«Invitatemi al vostro matrimonio!» sorride felice, agitando infine la mano,
mentre i bianchissimi canini risplendono d’una luce propria ora.
Il
primo problema – Kagome inarca un sopracciglio, spostando lo sguardo da Koga
alla donnaccia in kimono – è, o almeno sembra, scoprire l’identità dei due
tizi, perché quello che sta avanzando è certamente InuYasha, sì, mentre
l’altro, quello con i capelli corvini che guarda il cielo con gioia, è Koga. Ne
è sicura, lo è, lo è.
La
donnaccia in kimono avanza, i capelli argentei che scintillano. Ha uno strano
modo di osservare InuYasha, quella tipa: socchiude gli occhi e si lecca le
labbra, quasi stesse assaporando un qualcosa di squisitamente esaltante.
«Vieni», gli dice poi, allargando le braccia. «Su, cucciolo, vieni da me, ci
divertiremo».
Divertiremo?
«E
sta’ pure tranquillo, la tua compagna – il lupo ha parlato di una donna, no? –
non verrà mai a sapere nulla. Del resto, perirai ancor prima di poterla
rivedere, tesoro».
Oh, no, inaccettabile.
Fa un
passo in avanti, le mani strette a pugno. Perché diavolo, insomma, lui non la
sfiora e questo può anche risultare comprensibile, con un minimo di sforzo, ma…
ma andare con la prima venuta? Così, come se il sesso fosse un gioco
divertente?
Oh,
sciocco di un hanyou! La pagherà, e la punizione sarà esemplare!
«InuYasha!»,
urla. «…sei un idiota».
Per
qualche istante il mondo sembra fermarsi: la donnaccia in kimono si volta,
seguita a ruota dall’uomo con gli occhi azzurri. InuYasha, dal canto suo,
sobbalza.
Kagome
lo nota serrare le dita intorno all’elsa di Tessaiga, in attesa, come un
bambino colto con le mani nel sacco.
«Va’ a
cuccia!».
Il
corpo del mezzodemone ha un fremito – poi il tonfo. Amaterasu fa appena in
tempo a sollevare lo sguardo verso la ragazzina, prima che il cucciolo finisca
col viso premuto sull’erba e lanci un indefinibile ringhio gutturale. Povero,
commenta tra sé. Forse dovrebbe aiutarlo ad alzarsi, stringerlo al petto e
condurlo nelle stanze, e lì curarlo e vezzeggiarlo come promesso.
Oh,
sì, dovrebbe, ma prima deve punire la sciocca mocciosa per avergli fatto male.
A-ah, già.
«Chi
sei?», le domanda sprezzante. «Spero che tu ti renda conto, bambina, di aver
appena ferito il mio diletto».
Oh-oh, le cose si mettono veramente male. Koga
rimane con le palpebre serrate a saracinesca, quando la voce angelica di Kagome
gli sfiora l’udito. Decisamente male!
«Kagome…»
emette in un sibilo. Lui aveva promesso di seguire il cuccioletto, lui aveva
promesso di – sì, insomma – non fargli accadere nulla di male. Ahio.
Solleva
i palmi dinanzi al volto, avvicinandosi a Kagome guardingo, per sventolare la
coda alle sue spalle; forse, se provasse a escogitare un diversivo, lei
potrebbe anche non arrabbiarsi troppo.
Diversivo?
Cosa diamine va a pensare? Perché dovrebbe difendere quel sacco di pulci quando
potrebbe avere la sua bella tra le braccia? Scuote il capo, volgendosi per
puntare l’indice contro InuYasha.
«A-ah!
Troppo tardi cucciolo, sei stato colto in flagrante» lo canzona, mentre
l’altro, col volto ancora immerso nel terriccio gli ringhia qualcosa contro,
incomprensibile.
Non è
come sembra! Non è come lei pensa! Non lo è affatto!
«Perché
devi sempre prendertela con me?», grida che lentamente si spengono. Beh, ne
avrebbe tutte le ragioni al momento. In primis è stato colto in procinto di
seguire un’altra donna nelle sue…
Un
momento! Lui è l’unica vittima in tutto questo, e viene malmenato così,
gratuitamente?
Le
orecchie ai lati del capo si smuovono impercettibilmente, seguendo il tono di
Kagome che pare essersi inasprito.
«Non
darmi dell’idiota!» si alza su di un ginocchio, malcelando l’ira che sormonta
al momento, accavallandogli i muscoli delle spalle.
«Non è
ciò che pensi! Stupida!» risponde, stizzito, sollevandosi completamente per
muoverle incontro pochi passi. «Lei» alza il braccio, indicando Amaterasu «E’
stata lei a cominciare!» spiega, con un accento vagamente fanciullesco nel tono.
Sembra uno di quei mocciosi in procinto di lagnarsi con la madre, colto nel bel
mezzo d’una palese situazione fraintendibile.
Susanoo
avanza, piegando il labbro superiore in un sorrisetto di compiacimento. Così,
quella sarebbe la donna del mezzo demone, eh?
«Oh, su. Amaterasu, non vedi che il tuo giocattolo ha già con chi passare le sue notti? Magari, ha già consumato la sua purezza tra le cosce di questa donna
» muove pochi passi verso Kagome,
spostando la mano sotto il mento di lei per stringerlo tra le falangi.
«Guardala,
sorella. Sei stata rifiutata per una donnicciola umana» abbassa le palpebre
«Odori di vita, bambolina» avvicina il naso ai capelli di lei, immergendolo nei
crini scuri di Kagome.
Il
fatto che le mani dell’uomo – potrebbe almeno dirle come si chiama! – le stiano
sfiorando il mento la infastidisce. Sente le dita ruvide che premono contro la
pelle, obbligandola a tenere la gola ben scoperta, e istintivamente socchiude
gli occhi, alla ricerca di un qualche rifugio.
Oh,
lei non è lì, lui non la sta toccando, no. Quel brutto mostro non le tocca il
viso, non cerca un contatto che non gli è permesso, non soffia volutamente sul
suo collo nel disperato tentativo di eccitarla. E no, non la sta sottilmente
insultando.
Anche
se le insinuazioni appena fatte bruciano parecchio.
«Kagome
non è quel genere di donna!», sente ringhiare. La voce è quella di Koga – oh,
sì. Perché tanto InuYasha non prenderebbe mai le sue difese in una situazione
simile, no? Balbetterebbe qualcosa imbarazzato e chinerebbe il capo, ma di
certo non farebbe affermazioni compromettenti, lui. Sarebbe umiliante. «Il
cuccioletto non l’ha neppure sfiorata, ve lo garantisco: la mia donna è pura e
illibata!».
La
stretta dell’uomo si intensifica. Sembra divertito, ghigna contento, e continua
a lanciare celeri occhiate in direzione della donnaccia col kimono, quasi a
cercare consenso.
Kagome
chiude ancor di più gli occhi, disgusta – no, lei non è lì, lei non c’è, è
ancora con Kaede e Rin. L’uomo non la sta toccando lascivo, no, e non ha appena
proposto alla tizia strana uno scambio che è evidentemente a sfondo sessuale.
Oh,
no.
«Potrei divertirmi a reciderla con un
colpo solo» inspira profondamente «Oppure potrei aiutarti a riprenderti il
mezzo demone, in cambio di qualcosa…» un sussurro, sul collo della
sacerdotessa, che si tramuta in lievi brividi lungo la schiena di lei.
«Lasciatela
andare!», continua Koga, nervoso. «Volete InuYasha, no? Tu, Amaterasu, hai
insistito affinché accettasse di seguirti nelle tue stanze… eri interessata a
lui solo, quindi lascia in pace Kagome, lei non c’entra nulla!».
Amaterasu
sorride, prima di avvicinarsi ad InuYasha e guardarlo. «Capisco», gongola. «Lei
quindi è una piccola verginella!».
Oh,
beh, la situazione è davvero, davvero divertente: se prima in ballo c’era solo
una nottata di puro godimento – la cosa sarebbe stata piacevole, sì, Amaterasu
ne è assolutamente sicura –, ora è tutto ben più intrigante. La compagna del
mezzodemone è arrivata, con la sua irritante aria da bambina sperduta e il suo
corpicino intatto, e Susanoo sembra interessato all’articolo.
Non
proprio
«Susanoo,
mio caro, se tu volessi, io potrei donarti quella giovane in quattro e
quattr’otto. Sarebbe equo, del resto, tu una fanciulla vergine e io uno
splendido cucciolo dagli occhi d’oro», spiega. «Guardala, è persino gradevole a
vedersi, costei! Oh, se fossi uomo forse accetterei di giacere una notte al suo
fianco». Ride, compiaciuta, e ricomincia a soffiarsi col ventaglio nero. È così
bello, quell’oggetto! E così pregiato! «Dunque, Susanoo, il patto è firmato?
Aiuterai la tua amata sorella a recuperare i favori del giovane hanyou, se
questa tua amata sorella t’aiuterà a soddisfare i tuoi carnali desideri?».
«Toglile le mani di dosso…» comincia
basso, ed è un fremito, febbrile, che traversa le spalle per poi estinguersi
lungo le braccia. Perché sì, ora è veramente inferocito.
Le iridi si sollevano presso Susanoo,
mentre nel contempo il pollice preme sull’elsa di Tessaiga che s’attiva.
«Togli le tue sudice mani dal suo volto,
Dio, o non avrai più voce per chiamarti tale» vibra, gutturale, il timbro che
s’innalza nell’etere. Oh sì, è furibondo. Le mascelle si stringono mentre il
passo si sposta in direzione di Susanoo, con l’espressione minacciosa di chi ha
intenzione di difendere ciò che gli appartiene.
La spada si solleva sotto il suo collo,
mentre la lama, lucente, riflette la carne che non si farebbe alcuno scrupolo
di recidere in un colpo solo.
La lascia correre sul lembo di pelle
abile, rivolgendo il taglio di punta.
«Togli… quella dannatissima mano» ripete,
con una calma che non gli apparterrebbe nemmeno per sbaglio in altre occasioni.
Un mezzo demone rimane nell’involucro
umano per poco tempo, quando si tratta di difendere qualcosa di suo, suo e di
nessun altro.
Flette il ginocchio, mentre il ringhio si
fa più acuto ora, il sangue demoniaco ribolle in corpo con una pressione non
indifferente al momento.
«Oh. Il ragazzino ha voglia di giocare» il
sogghigno del Dio s’amplia, e sottolinea con spavalderia il fatto che non si
sposterà di un millimetro dalla sua posizione.
«Ti sto facendo un favore, hanyou, non ti
conviene irritarmi» sussurra, mentre le iridi cobalto s’abbassano ora sulla
lama di Tessaiga. L’indice va a sfiorarla con impertinenza, scostandosela dal
collo come nulla fosse.
«Vedi di calmare il tuo fervore»
sottolinea, inarcando un sopracciglio «E, sorella» in ultimo, rivolto ad
Amaterasu ora, «Non ho alcuna intenzione di soddisfare la tua richiesta, non ho
alcun interesse per quest’umana,» prende una pausa, abbassandosi all’altezza di
Kagome «Avverto una notevole forza spirituale, potresti tornarmi utile per
qualcosa che sto cercando» il busto ruota appena, in corrispondenza del mezzo
demone «Se non vuoi fare la fine che Amaterasu ti donerà, accetta ciò che sto
per proporti. La tua femmina m’interessa molto, così come la tua spada, dunque
non vi ucciderò sino alla fine di questo gioco» incrocia le braccia al petto.
«Cosa diamine vuoi?» vibra, gutturale,
l’hanyou, frapponendosi tra il Dio e la sacerdotessa con astio. «Ti dirò ciò
che vuoi sapere, ma in cambio, dovrete fare qualcosa per me»
«Non accettiamo!» Koga, dal canto suo, non
si fa alcuno scrupolo ad immischiarsi in faccende che non lo riguardano
affatto, «Smetti di intrometterti, lupastro!» ringhia l’altro, spostando la
lama di Tessaiga presso il capo della tribù Yoro.
«Tu stavi procedendo verso le stanze della
Dea, no? Allora vai!» con un balzo si sposta alle sue spalle, ponendo i palmi
delle mani sulla schiena del mezzo demone per costringerlo a procedere in
avanti.
«Mi spieghi che diamine stai facendo? Vuoi
stare al tuo posto, una volta ogni tanto? Dannato!» ringhia, scostando il capo
al di sopra della spalla per osservarlo truce.
«Allora, donna, accetti?» in ultimo,
Susanoo, nuovamente verso Kagome. «Dacché credo tu sia l’unica con un po’ di
sale in zucca, ascoltami: cos’è meglio tra le due opzioni? Acconsentire alla
mia proposta o permettere al tuo uomo di essere deflorato da un’altra donna?»
chiede, mentre le labbra s’increspano in un sottile sogghigno sarcastico.
«Mh?» protrae
l’indice sotto il mento di lei, sollevandolo «Pensaci, umana».
Come
se ci fosse da pensare, poi. Come se lei potesse concedere a quella tizia – la
sorella dell’uomo che le ha toccato così brutalmente il mento? – di giacere con
InuYasha, così, solo per divertimento.
E poi,
vorrebbe seriamente capire le intenzioni di quel benedetto idiota di un hanyou:
perché non può maltrattarla, non può far finta di non vederla,
«Kagome,
rifiuta!», le urla Koga. «Lascia che il cagnolino si faccia violentare dalla
prima cretina che passa».
Mh,
no. Lei non ha alcuna intenzione di permettere alla donnaccia in kimono di fare
i suoi porci comodi – guarda distrattamente il demone lupo, poi sospira: non
cambierà mai, continuerà a farle la corte sino alla morte, probabilmente.
Cavolo.
Tanto
vale concentrarsi sul cretino con gli occhi cobalto.
«Ci
sto», abbozza, cercando di respirare più tranquillamente, «pensando. O almeno,
ci provo».
Nota
le labbra dell’uomo strano piegarsi nell’ennesimo ghigno compiaciuto, e quasi
le vien voglia di sferrargli un calcio – ma non può, se lo facesse il tipo
potrebbe aggredirla, InuYasha la difenderebbe e finirebbe in tragedia. Oh,
dannazione!
«Vorrei
almeno capire di cosa si tratta. E ah, di venire a letto con te neppure ci
penso, quindi di’ alla tua amichetta di mettersi l’animo in pace e andare a
quel paese».
Amaterasu
ringhia, evidentemente infastidita: impudente umana, sciocca fanciulla! Le ha
concesso di trastullarsi con Susanoo, un piacere che ben poche mortali possono
vantare di aver provato, e lei,
Stolta,
stolta. Che razza di donnetta frivola e incapace, non capisce come possa essere
amata dal suo adorato cagnolino, e non capisce neppure come il cagnolino possa
difenderla con tale veemenza: sta ancora sull’attenti, furioso, pronto ad
attaccare ed eventualmente ferire. Stolto anche lui, sì, ma abbastanza bello da
essere perdonato.
Si
guarda le unghie, incerta sul da farsi. Forse dovrebbe ammonire la ragazzina –
lei non è un giochino di Susanoo, al massimo è la sua compagna, e comunque
quello non è un ruolo che le piaccia particolarmente. Uhm, meglio dire
qualcosa.
«Non
sono la sua amichetta», rettifica atona, osservando con la coda dell’occhio il
volto della giovane umana. «Sono Amaterasu, bambina, Amaterasu! Non una banale
e viscida amichetta, una dea! E lui, l’essere immondo che ora sta al tuo fianco
e ghigna compiaciuto, è Susanoo».
Lo sguardo del Dio si sposta sulla
compagna, «Divengo immondo solamente quando c’è qualcosa che ti infastidisce,
sorella» incurva le labbra pericolosamente, allontanandosi da Kagome per
aggirare Amaterasu e poggiare il piede sopra il ponte che collega cielo e
terra.
«Sei ridicola…» abbassa le palpebre «ma
fascinosa, te lo concedo» con un’alzata di spalle solleva il palmo della mano,
che prende a colorarsi d’una fatiscente aura incolore.
«Tre soli e due lune,» principia, mentre
le iridi nuovamente sono sulla sacerdotessa «Vi lascerò questo lasso di tempo
per cercare ciò che abbiamo perduto» sulla mano, lentamente, prende corpo
l’immagine d’un oggetto, una fattispecie d’ologramma ben nitido, che mostra ora
una sfera.
«Quest’oggetto appartiene agli Dei
dall’alba dei tempi, è un dono che il nostro creatore fece a mia sorella, e non
può per alcun motivo cadere in mano mortale» poggia la schiena ad uno dei
bastoni di legno che sorreggono il ponte, incrociando la gamba sull’altra.
«Badate, reietti, non è in questa forma
che riuscirete a scorgerla; essa, quando sfiora il terreno umano, si suddivide
in tre preziosi monili per non essere ricomposta in modo immediato. Tu,
sacerdotessa» richiude il pugno, e l’immagine scompare, mentre l’indice viene
mosso in corrispondenza di sé per indurre la donna ad avvicinarglisi.
«Ti concederò di poter riconoscere con più
facilità questi oggetti, è un dono di un Dio, non abusarne» attenderà che
Kagome lo raggiunga, prima di rivolgere lo sguardo ad InuYasha, «Mezzo demone,
sei fortunato ad aver incontrato me: se fosse stato per Amaterasu, saresti già
appeso per il collo nella sala degli amanti» solleva il lato destro delle
labbra «T’assicuro che non è un bello spettacolo da vedere, nevvero, sorella
cara?».
«Non abbiamo detto d’aver accet… Kagome!»
lo ha fatto, non lo ha neppure consultato, e lui che s’è tanto prodigato per
difenderla, va a far del bene e guarda cosa ricevi in cambio.
Seppur sia allettante la proposta del Dio,
è da tempo che cerca un nuovo stimolo su cui far perno. «Dannata stupida! Non
muovere un passo verso di lui, potrebbe ucciderti!» no, non si fida di uno che
sino a pochi secondi prima aveva tentato di sferrargli addosso un attacco,
proprio per nulla.
Infantile, sì, sarà dannatamente infantile
il suo comportamento, ma lei non può cedere in modo così debole alle richieste
di un Dio. Prima si sarebbe fidata, avrebbe…, sì, lei non avrebbe avuto alcun
dubbio sul fidarsi o meno di lui. Ha accettato senza pensarci, lo ha ritenuto
più debole di quell’individuo, totalmente incapace di difendersi da una
proposta succinta.
Scosta le iridi di lato, mentre stringe le
mani, furente, lungo i fianchi. Non ha fiducia in lui, né nelle sue capacità, e
tra tutto nient’altro avrebbe potuto ferirlo in questo modo. Scatta in avanti,
afferrandole il gomito per non farla procedere oltre «Non importa»,
inespressivo, comincia, «Non ha importanza ciò che dici, Dio. Non ho intenzione
di farmi sottomettere da una proposta così subdola,» socchiude le palpebre,
stringendo il braccio di Kagome, rimanendo tuttavia, presso Susanoo con lo
sguardo.
«Attaccami, preferisco farmi uccidere da
te, piuttosto che scendere a compromessi» abbandona la presa. «Non giocare con
me, tu che ti credi tanto superiore solamente perché sei immortale, se c’è
qualcosa che ho imparato sull’animo umano…» lo sguardo si sposta su Kagome, di
poco, giusto sulla spalla «E’ che possiedono una forza di volontà che può
piegare persino un Dio, e io appartengo per metà al loro mondo» le labbra
s’inarcano in una smorfia «Se anche accettassimo, tenteresti comunque di
ucciderci dopo la consegna dell’oggetto. No, non accettiamo,» conclude, ponendo
nuovamente Tessaiga dinanzi al busto, evidenziando la sua posa difensiva.
«Ti ho sempre protetto con le mie sole
forze, davvero hai bisogno di cedere ai suoi ricatti? Dov’è finita la frase: Io
mi fido ciecamente di InuYasha, Kagome?» le dà le spalle, non la guarda più,
semplicemente le parla algido, perché il suo orgoglio non è mai stato più
dilaniato di ora.
Nell’ultima
mezza giornata s’è trovata a pensare – con una punta di frustrazione, ad onor
del vero, e per di più continuamente, senza tregua alcuna – che gli uomini sono
forse la specie più sciocca, cocciuta e irritante mai creata.
Perché
sì, quel cretino è un dannato incosciente incapace di capire i sentimenti
altrui: lei non ha alcuna intenzione di cedere alle lusinghe di Susanoo,
affatto. La sua è una contorta strategia per prender tempo, ottenere
informazioni e magari concedere ad InuYasha di preparare un piano ad effetto
per distruggere Amaterasu.
Per la
cronaca: la distruzione di Amaterasu è una
Meglio
non sperare in cose vane, la distruzione di Amaterasu sarà più che sufficiente
a placare il suo animo geloso e inferocito.
«Io mi
fido di te», sussurra. Stringe le mani a pugno, cercando di non tremare di
rabbia. «Lo sai, te l’ho detto mille volte, dannato stupido!».
Vorrebbe
anche guardarlo, ma se lo impedisce, seria: sente lo sguardo di Amaterasu
puntato su di sé. Se dovesse alzare gli occhi e riuscire ad attirare
l’attenzione dell’hanyou, probabilmente la donnaccia in kimono potrebbe capire
qualcosa.
Muove
un paio di passi incerti, avvicinandosi con estrema lentezza al ponticello – e
dunque anche al Dio, il quale la guarda perplesso. Forse non la credeva tanto
coraggiosa da rischiare la vita in modo così sciocco.
«Prima
che io accetti, Susanoo», mormora, «vorrei quantomeno sapere cosa dovrei
cercare. Una descrizione degli oggetti e, magari, anche dei loro effetti. Sono
pericolosi?».
Si
morde il labbro inferiore e socchiude gli occhi. Ora deve solo sperare che
quell’idiota di InuYasha non dica nulla di inopportuno.
Che scena patetica, davvero patetica. Alza
gli occhi al cielo, sdegnato, il Dio, chiedendosi per quanto ancora dovrà
assistere a battibecchi coniugali così pietosi. Inarca un sopracciglio,
incrocia le braccia al petto e siede, composto, sul ciglio del ponte, in
precaria attesa.
«Senti, mezzodemone» spiega con una quiete
fallace che non gli appartiene veramente, «Ti ho detto di tener conto della mia
pazienza, ci metterei davvero poco ad ucciderti» sbadiglia, puntando lo sguardo
su Kagome, in ultimo «Non so quale forma abbiano gli oggetti in questo mondo,
potrebbero essere qualsiasi cosa.» Mente, spudoratamente, scuotendo il capo per
sorridere arcigno.
«Non sono pericolosi, credo…» sott’intende
vago, sollevando l’indice sotto il mento. «Sono affari vostri, non miei in
fondo, sappiate semplicemente che avete due alternative: la morte, lo stupro o
uscire indenni dalla situazione portandomi l’oggetto che bramo. Noi Dei non
possiamo interferire nel mondo umano, ma tenterò di aiutarvi, se sarà
necessario» spiega pratico, dondolando le gambe sul ponte.
Osserva l’avvicinarsi di Kagome,
soddisfatto. «Ha ragione l’abominio,» riferendosi ad InuYasha, probabilmente,
«Voi umani avete forza di volontà, ma siete anche tanto sciocchi» conclude,
sollevando l’indice per avvolgere la sacerdotessa all’interno di una fitta
nebbia.
«Ah, non ti ho avvertita di una cosa»
sposta il palmo aperto sulla fronte, sfiorandolo falsamente, per sottolineare
di essersi dimenticato accidentalmente qualche dettaglio.
«Mi prenderò qualcosa in cambio dei tuoi
poteri, donna» le labbra si piegano, oh, se si piegano, soddisfatte.
Si solleva in piedi, avvicinandosi al
corpo di lei per sfiorarne la fronte. «Ti dono i miei poteri, donna, ma in
cambio voglio qualcosa di pari valore…» ci pensa, socchiude le palpebre, e lo
sguardo corre sui presenti, sino a fermarsi su Amaterasu.
«Ho deciso, sorella, ti priverò del
diletto che brami tanto» in fondo, è questo ciò che gli preme. Schiocca le
dita, mentre l’alabarda del cielo fa la sua comparsa tra le mani di Susanoo.
«Dammi il tuo sangue demoniaco, ibrido.
Direi che è uno scambio equo, non pensi?».
InuYasha estrae Tessaiga, spostandosela
dinanzi al volto «Il mio… cosa?» ringhia, spiccando un salto verso di lui per
attaccarlo, celere, oh, gli costerà molto la sua impertinenza. «Ti avevo detto
di non sfidarmi…» sospira, il Dio, sollevando la punta dell’arma, che s’accende
d’un bagliore violastro.
Chiude gli occhi, mentre le labbra si
muovono celeri a pronunciare una fattispecie di Sutra. Lentamente, la forza del
mezzo demone scema, tant’è che egli è costretto ad annullare il salto per
accasciarsi su d’un lato del ponte.
«Cosa… diavolo… smettila!» ringhia, mentre
s’accascia e si piega in avanti col busto, a stringere l’elsa di Tessaiga. Le
palpebre si chiudono: sonno, un immenso sonno gli avvolge il corpo in un
torpore insostenibile. Gli artigli scompaiono, il corpo s’alleggerisce del peso
ed i crini argentei s’anneriscono.
L’alabarda pulsa, assorbendo la metà
demoniaca del mezzo, ed il sorriso del Dio s’amplifica sfacciato in volto.
«Hai detto d’essere orgoglioso della tua
umanità, ebbene, ti sto dando l’opportunità di viverla pienamente» ed una
risata, estesa, avvolge l’etere, mentre la vista di InuYasha s’annebbia, e la
voce, estirpa l’ultimo dissenso gutturale. Le labbra si chiudono, le immagini
divengono nebbia intensa, e buio, una coltre di buio s’impossessa dei sensi,
addormentandolo completamente.
«Ti ho dato ciò che dovevo, ed ho preso in
cambio pari quantità di energia. Amaterasu, sorella, è ora di tornare da dove
proveniamo, non ti pare? Hai perso.» conclude, schioccando le dita per liberare
Kagome, e scomparire dietro il nugulo di caligine che ricopre il ponte, sotto
lo sguardo interdetto di Koga, che è rimasto immobile ad osservare l’impietosa
scena.
InuYasha, è, umano?