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Autore: Inucchan_Roro    12/05/2010    8 recensioni
Rimane silente però, piegando lo sguardo sotto di sé, a contare con noncuranza i fili d’erba che s’intersecano ad ogni passo. Il volto rimane piegato sulla destra, lungi dal rivolgerle lo sguardo. Non è per niente abituato a tutto questo; al fatto che lei non prenda troppo distacco, che sia sfacciata il doppio di lui, e che si permetta di minare la distanza di sicurezza che lui si danna a frapporre [...]
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Borderline

Linea di confine

 

Scenetta introduttiva

Sempre il medesimo avviso della volta scorsa, se non volete leggere l’introduzione, passate direttamente alla storia (peggio per voi, dacché qui sotto ci sono le risposte ai vostri commenti, gnaaa).

 

 

 

 

Buongiorno, pomeriggio... sì, vabbè, ma stiamo sempre a ripetere la stessa solfa? [Osserva gli appunti inarcando un sopracciglio] Ma chi è che scrive il copione? Una scimmia? Rò, questa volta vedi di rispondere tu alle recensioni, io sono in silenzio stampa.

…eh? No, no, mi rifiuto di rispondere da sola! *Sospira, poi alza il portamonete-nuovo-comprato-al-Comicon e lo lascia ondeggiare davanti agli occhi del Dio-sama* Dai, se fai il bravo e rispondi come una personcina educata ti compro una bella pizza, non sei contento?

[Prende l'oggetto e lo scaraventa fuori dalla finestra] Non portare al lavoro questa roba! E' contro il regolamento. [Annuisce rigoroso] Non sei sola, io nel frattempo mh... [estrae un giornale] mi diletto nell'affiancarti.

Ma hai un cavolo di giornale in mano, idiota! E… e cavolo, l’altra volta i vestiti, ora il portamonete! Non hai proprio niente di meglio da fare, tu? Ti diverte torturarmi, ammettilo! *Gli toglie il giornale di mano, lo strappa e poi lo getta nel cestino* In ogni caso, sappi che non ti comprerò mai più una pizza, io – e dobbiamo rispondere insieme. Insieme, cavolo, non scrivo da sola! Quindi fa’  il bravo e sorridi alle lettrici.

Oh, un giornale non costa poi così molto. [Sorseggia un caffè uscito da chissà dove] Comincia, comincia. [Sbadiglia], chi abbiamo, ah sì, la tua amica - Inufan4ever - che temo d'aver irritato l'ultima volta. E, ecco, io non chiamo la gente con i soprannomi, specialmente se contengono K, lettera che odio oltremodo. Delucidami su di una questione - Inufan4ever- quale certezza ti dà che InuYasha sia meglio di me? Statisticamente chi non conosce colui che denigra non avrebbe diritto a muovere accuse infondate. Ma procediamo oltre. Ah, sì, beh, non credo di poter dire altro, leggendo il capitolo avrai le risposte che cerchi, suppongo. [Tenta di sorridere, ma ne esce una sottospecie di smorfia contratta]

*Lo guarda e sbuffa* Kikka, ti prego, la prossima volta non essere così – uhm? – brusca. Per quanto non capisca né voglia capire il suo odio per la lettera K – il tuo soprannome contiene tre K, poi!, se odia la K non puoi pretendere che ti chiami per nickname! –, è pur vero che non lo conosci e non puoi detestarlo. So che può apparire antipatico, egocentrico e crudele nei miei confronti, dato che mi ha privata del mio amato portamonete a forma di onigiri, ma in fondo è una persona gentile. *Annuisce, convinta* Tu sei una persona pucci, Kikka, non puoi fare così! *Spupazza* Bene, ora tocca a… Nio, tesoro, non preoccuparti, nessuno ti mangerà!   

Non ho chiesto l'intervento di un avvocato, comunque passiamo ad Onigiri. [La divora], oh, non importa se sei scaduta, cara, l'importante è che tu sia commestibile. [Lecca le labbra dopo aver degustato i chicchi di riso], ahem, siamo felici che tu gradisca il capitolo, ed ancora di più che i due nuovi personaggi siano di tuo gusto, in effetti sì, non avremmo potuto interpretarli diversamente. Koga, purtroppo, è Koga, quindi non gli si può far nulla, suppongo. Ucciderlo a sangue freddo sarebbe stato troppo deleterio per il numero di lettori che abbiamo accumulato, dovrai sopportarlo un altro po’.

Io non sono il tuo avvocato! *Batte un piede per terra* D’accordo, la prossima volta lascerò che Kikka ti sbrani o che qualche altro lettore ti violenti, sai quanto me ne importa! *Gli dà le spalle, indi si rivolge a Nio* Ehm, se sei ancora viva – e io spero vivamente di sì –, non prendertela con me. Me ti vuol bene, Nio-chan! *Salta addosso e coccola* Meow! Il cattivo è lui, non io. Spero che il capitolo ti sia piaciuto, tesoro, e perdona Koga: non sa quello che fa, lui. Ora… *Guarda il copione con interesse* Ora tocca a Steffy. Macciao! Dato che il precedente aggiornamento ti aveva turbata per la sua velocità, ora ce la siamo presa comoda, hai visto? *Fa gli occhi dolci*

Già, ne abbiamo approfittato per pagare la bolletta, per trasferirci, (dopo che la nostra casa è andata a fuoco), e per farci un bel viaggetto in santa pace. Non vi sta bene? Fatevelo star bene! Dunque, grazie per i complimenti, eh... calare? Calare? Cioè, ma ci vedi? Hai davanti un Dio ed una sacerdotessa, mica pizza e cavoli! Noi non possiamo assolutamente calare [sta leggendo letteralmente il copione], più che altro perché se scrivessimo peggio di così, non ci pagherebbero, quindi siamo costretti a mantenere un certo livello. Oh beh, la prossima è... Wing Writer, lascio a Roro la parola in merito. [Sorride compiaciuto].         

Camilla, non prendetela se non risponde lui: sai com’è, povero caro, non può abusare del suo unico neurone. In quel caso impazzirebbe e niente storia, no no. *Sorride a sua volta, cercando di assumere un’espressione angelica*  Grazie per il tuo commento, prima di tutto, e Susanoo e Amaterasu ringraziano per esser stati citati. *Legge anche lei dal copione* Innamorarsi del nostro InuYasha potrebbe nuocere gravemente alla salute – se non altro perché potrebbe spuntar fuori Kagome e picchiarti – e quindi ti esorto a dimenticarlo. *Sospira* Non so se guarderemo più una partita, qui, sorry. Però tu continua a sperare, eh! *Guarda Matt con la coda dell’occhio* Tocca a te.

Non ti rispondo perché il mio unico neurone si rifiuta di farlo, e credo sia meglio così, o rischierei di infierire troppo e farti piangere. [Osserva Rò, sogghignando amabilmente] Ehm, chi c'è rimasto? Ah sì, Kagome96 e Misao. Grazie dei commenti, siamo contenti che la storia vi piaccia e, Misao, è ovvio che il mio InuYasha sia... quel che è; insomma, avevi dubbi? Ah, Kagome96, grazie del doppio  commento, anche se non ce n'era effettivamente bisogno, contenti che ti piaccia.

Argh, sii un po’ più espansivo! Coccola i tuoi lettori! *Lo spinge contro Misao* Abbracciali, di’ loro: «Ti voglio bene» o… no, ‘spetta, in quel caso saresti inquietante e potrebbero denunciarci per violenza sessuale. *Lo trascina via da Misao e lo piazza sull’unica poltroncina presente nello studio, poi si volta verso i lettori* Beh, nessuno di voi ha commentato la presenza delle nostre due splendide vallette, però! Insomma, Naraku c’è rimasto malissimo.

Io che dico "Ti voglio cosa...?" ah ah ah ah ah, è una battuta interessante. Mai. Comunque, vero, Naraku si è chiuso nel camerino e non vuole partecipare alla serata, quindi dovrete godervi semplicemente Sesshomaru al momento. Poveraccio, è già stato annientato nel manga, volete farlo pure in questa fanfiction? Su, su, chiediamo tutti scusa a Naraku. [Si alza dalla seggiola e scappa verso l'uscita, perché sinceramente non ne può più di questo programma]

Argh, non era una battuta e- *Lo guarda allontanarsi* Come non detto. Auguro una buona permanenza a tutti e spero che le nostre vallette – Koga si è gentilmente offerto di sostituire il nostro beneamato Naraku – siano di vostro gradimento.

Ricordate: tasto A se avete preferito la performance dell’altra volta, ovverosia Naraku e Sesshomaru che danzavano sulle note di Disco Inferno, B nel caso in cui il balletto di Koga e Sesshomaru sia riuscito a darvi una qualche emozione e C se… se avete gradito entrambe le cose. *Guarda il copione* Ma che razza di-! ARGH! *Va via*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo III

 

 

 

Se lo invocasse – se aprisse la bocca e chiamasse il suo nome, se urlasse con quanto fiato ha in gola, se riuscisse a farsi udire –, forse InuYasha accorrerebbe. Forse, anche se irritato oltremodo, la raggiungerebbe, la osserverebbe, sospirerebbe e le assicurerebbe che va tutto bene.

Magari la abbraccerebbe. Le piacerebbe essere stretta un po’ tra le sue braccia, davvero: sarebbe fantastico, perché è tanto gradevole, il calore corporeo di InuYasha, che abbracciarlo risulterebbe comodo e assolutamente    perfetto    .

Oh. Uhm.

Abbassa lo sguardo, furente con se stessa e con le sue inutili fantasticherie, prima di accelerare il passo – neppure l’udito finissimo di InuYasha potrebbe udirla, in una situazione come quella. Immaginare di invocare il suo nome e di ottenere qualcosa, così facendo, non è altro se non ridicolo e inaccettabile. E lei lo sa, lo sa perfettamente, ne è consapevole.

Ma ha così tanta voglia di vederlo che, ne è sicura, attraverserebbe l’oceano a nuoto pur di incontrarlo ancora, e lo farebbe anche se questi dovesse respingerla e insultarla. In fin dei conti, lei lo ama. Che lui lo voglia o meno, lei lo ama e vuol stare al suo fianco, punto.

Fantasticare è logico, dunque, e se fantasticare è logico, allora lei può farlo.

«Ah». Si ferma di scatto, confusa, gli occhi che rapidi si puntano sulla figura nascosta dalla nebbia. «Un ponte?», chiede assorta, lasciando che la domanda resti senza risposta – è retorica, del resto. Il ponte si staglia proprio davanti a lei. Sa che è un ponte.

Il problema ora è capire cosa ci fanno InuYasha e Koga lì.

 

No. Così non va, proprio non va affatto! La Dea è furba, e ciò significa che il suo tentativo di mostrarsi consenziente non è servito a nulla.

Scosta lo sguardo, nervoso, attraverso la nebbia, laddove l’arco del ponte s’innalza e mostra un’escrescenza luminosa proprio nel mezzo. Attraversandolo, dunque, riuscirebbe a scoprire quale dannato cavillo si nasconde dietro tutto ciò.

Non ha dunque altra scelta, a quanto pare. «Bene, conducimi…» prende un respiro profondo, donando ora le spalle ad Amaterasu, per poi muovere pochi passi incerti verso Tessaiga ed estrarla dal terreno sottostante. «Nelle tue stanze» conclude riluttante, ingurgitando un fiotto consistente di saliva, per poi tornare su di lei con le iridi. Deve escogitare un modo per farle sputare il rospo prima di raggiungere la fantomatica dimora degli Dei.

Susanoo, dal canto suo, storce le labbra in un'eloquente smorfia che, oltre a mostrare il suo evidente disappunto, sottolinea che i suoi venti sono disposti ad entrare in azione in ogni momento, se solo l’hanyou s’azzarda a compiere una mossa sbagliata.

«Moccioso, ti tengo d’occhio» formula a bassa voce, piazzandoglisi alle spalle come a sott’intendere che sarà la sua ombra.

«Non ho bisogno della bambinaia» formula InuYasha, sollevando il lato destro del labbro in un sorrisetto ironico «E per la cronaca, non mi spaventi proprio per niente» conclude, rinfoderando la spada per poi avviarsi verso il ciglio del ponte.

Vorrebbe seguirli per godersi la scenetta, oh sì, lo vorrebbe davvero, Koga. Dovrà però, a malincuore, lasciarli allontanare senza di lui – e ancor più a malincuore, - tornarsene tutto solo a consolare Kagome tra le sue braccia. Oh, che disdetta! Sorride sornione, immaginandosi già la scenetta in cui la sacerdotessa si getterà sul suo petto in lacrime, sì, una scena… più o meno… così:

 

Fantasia di Koga

Koga, dopo essersi deliberatamente rotolato nel fango e auto procurato qualche graffietto, raggiunge Kagome al villaggio.

«M… mia diletta, purtroppo, non ce l’ho fatta» sussurra, in una scena drammatica degna d’un attore rispettabilissimo. «InuYasha, è… lui se n’è andato» si trascina verso di lei, scorgendole gli occhi lucidi di lacrime.

«Cosa stai dicendo, caro Koga?» da denotare l’artistico cambiamento di tonalità che la sacerdotessa assume solamente nei sogni del demone, nel quale si tramuta in una zuccherosa controfigura. Dieci minuti, lunghissimi, di sguardi, nei quali magicamente alle loro spalle s’affaccia un infuocato tramonto da telenovela.

Le mani di lui s’intrecciano con quelle di lei, in un romantico scorcio di romanticismo che riprende il suo volto da più angolazioni, con tanto di falso pianto affranto.

«Io… ho tentato di…» i singhiozzi, e le lacrime di dolore e di pena che gli scendono sulle gote, gli impediscono oltremodo la parola, mentre trae il corpo di lei verso il suo in un passionale abbraccio di conforto.

«Perdonami! Oh, Kagome, perdonami!» ed in tutto ciò, Kagome semplicemente piange tra le sue braccia, sussurrandogli che non è colpa sua, e che al suo fianco sicuramente riuscirà a dimenticare il mezzo demone. Abbraccio stretto, che si conclude in un bacio da shojo manga, attorniato da rose e colori surreali d’attorno.

Fine.

 

«Oh, sì! Finirà sicuramente così» stringe i pugni così forte che gli artigli gli penetrano la carne. Solleva le dita sulla fronte in cenno di commiato «Invitatemi al vostro matrimonio!» sorride felice, agitando infine la mano, mentre i bianchissimi canini risplendono d’una luce propria ora.

 

Il primo problema – Kagome inarca un sopracciglio, spostando lo sguardo da Koga alla donnaccia in kimono – è, o almeno sembra, scoprire l’identità dei due tizi, perché quello che sta avanzando è certamente InuYasha, sì, mentre l’altro, quello con i capelli corvini che guarda il cielo con gioia, è Koga. Ne è sicura, lo è, lo è.

La donnaccia in kimono avanza, i capelli argentei che scintillano. Ha uno strano modo di osservare InuYasha, quella tipa: socchiude gli occhi e si lecca le labbra, quasi stesse assaporando un qualcosa di squisitamente esaltante. «Vieni», gli dice poi, allargando le braccia. «Su, cucciolo, vieni da me, ci divertiremo».

   Divertiremo?

    «E sta’ pure tranquillo, la tua compagna – il lupo ha parlato di una donna, no? – non verrà mai a sapere nulla. Del resto, perirai ancor prima di poterla rivedere, tesoro».

   Oh, no, inaccettabile    .

Fa un passo in avanti, le mani strette a pugno. Perché diavolo, insomma, lui non la sfiora e questo può anche risultare comprensibile, con un minimo di sforzo, ma… ma andare con la prima venuta? Così, come se il sesso fosse un gioco divertente?

Oh, sciocco di un hanyou! La pagherà, e la punizione sarà esemplare!

«InuYasha!», urla. «…sei un idiota».

Per qualche istante il mondo sembra fermarsi: la donnaccia in kimono si volta, seguita a ruota dall’uomo con gli occhi azzurri. InuYasha, dal canto suo, sobbalza.

Kagome lo nota serrare le dita intorno all’elsa di Tessaiga, in attesa, come un bambino colto con le mani nel sacco.    Come un bambino colto con le mani nel sacco in attesa della sua punizione.

    «Va’ a cuccia!».

Il corpo del mezzodemone ha un fremito – poi il tonfo. Amaterasu fa appena in tempo a sollevare lo sguardo verso la ragazzina, prima che il cucciolo finisca col viso premuto sull’erba e lanci un indefinibile ringhio gutturale. Povero, commenta tra sé. Forse dovrebbe aiutarlo ad alzarsi, stringerlo al petto e condurlo nelle stanze, e lì curarlo e vezzeggiarlo come promesso.

Oh, sì, dovrebbe, ma prima deve punire la sciocca mocciosa per avergli fatto male. A-ah, già.

«Chi sei?», le domanda sprezzante. «Spero che tu ti renda conto, bambina, di aver appena ferito il mio diletto».

 

Oh-oh, le cose si mettono veramente male. Koga rimane con le palpebre serrate a saracinesca, quando la voce angelica di Kagome gli sfiora l’udito. Decisamente male!

«Kagome…» emette in un sibilo. Lui aveva promesso di seguire il cuccioletto, lui aveva promesso di – sì, insomma – non fargli accadere nulla di male. Ahio.

Solleva i palmi dinanzi al volto, avvicinandosi a Kagome guardingo, per sventolare la coda alle sue spalle; forse, se provasse a escogitare un diversivo, lei potrebbe anche non arrabbiarsi troppo.

Diversivo? Cosa diamine va a pensare? Perché dovrebbe difendere quel sacco di pulci quando potrebbe avere la sua bella tra le braccia? Scuote il capo, volgendosi per puntare l’indice contro InuYasha.

«A-ah! Troppo tardi cucciolo, sei stato colto in flagrante» lo canzona, mentre l’altro, col volto ancora immerso nel terriccio gli ringhia qualcosa contro, incomprensibile.

 

Non è come sembra! Non è come lei pensa! Non lo è affatto!

«Perché devi sempre prendertela con me?», grida che lentamente si spengono. Beh, ne avrebbe tutte le ragioni al momento. In primis è stato colto in procinto di seguire un’altra donna nelle sue…

Un momento! Lui è l’unica vittima in tutto questo, e viene malmenato così, gratuitamente?

Le orecchie ai lati del capo si smuovono impercettibilmente, seguendo il tono di Kagome che pare essersi inasprito.

«Non darmi dell’idiota!» si alza su di un ginocchio, malcelando l’ira che sormonta al momento, accavallandogli i muscoli delle spalle.

«Non è ciò che pensi! Stupida!» risponde, stizzito, sollevandosi completamente per muoverle incontro pochi passi. «Lei» alza il braccio, indicando Amaterasu «E’ stata lei a cominciare!» spiega, con un accento vagamente fanciullesco nel tono. Sembra uno di quei mocciosi in procinto di lagnarsi con la madre, colto nel bel mezzo d’una palese situazione fraintendibile.

Susanoo avanza, piegando il labbro superiore in un sorrisetto di compiacimento. Così, quella sarebbe la donna del mezzo demone, eh?

«Oh, su. Amaterasu, non vedi che il tuo giocattolo ha già con chi passare le sue notti? Magari, ha già consumato la sua purezza tra le cosce di questa donna

» muove pochi passi verso Kagome, spostando la mano sotto il mento di lei per stringerlo tra le falangi.

«Guardala, sorella. Sei stata rifiutata per una donnicciola umana» abbassa le palpebre «Odori di vita, bambolina» avvicina il naso ai capelli di lei, immergendolo nei crini scuri di Kagome.

 

Il fatto che le mani dell’uomo – potrebbe almeno dirle come si chiama! – le stiano sfiorando il mento la infastidisce. Sente le dita ruvide che premono contro la pelle, obbligandola a tenere la gola ben scoperta, e istintivamente socchiude gli occhi, alla ricerca di un qualche rifugio.

Oh, lei non è lì, lui non la sta toccando, no. Quel brutto mostro non le tocca il viso, non cerca un contatto che non gli è permesso, non soffia volutamente sul suo collo nel disperato tentativo di eccitarla. E no, non la sta sottilmente insultando.

Anche se le insinuazioni appena fatte bruciano parecchio.

«Kagome non è quel genere di donna!», sente ringhiare. La voce è quella di Koga – oh, sì. Perché tanto InuYasha non prenderebbe mai le sue difese in una situazione simile, no? Balbetterebbe qualcosa imbarazzato e chinerebbe il capo, ma di certo non farebbe affermazioni compromettenti, lui. Sarebbe umiliante. «Il cuccioletto non l’ha neppure sfiorata, ve lo garantisco: la mia donna è pura e illibata!».

La stretta dell’uomo si intensifica. Sembra divertito, ghigna contento, e continua a lanciare celeri occhiate in direzione della donnaccia col kimono, quasi a cercare consenso.

Kagome chiude ancor di più gli occhi, disgusta – no, lei non è lì, lei non c’è, è ancora con Kaede e Rin. L’uomo non la sta toccando lascivo, no, e non ha appena proposto alla tizia strana uno scambio che è evidentemente a sfondo sessuale.

Oh, no.    Lei non è lì    .

 

«Potrei divertirmi a reciderla con un colpo solo» inspira profondamente «Oppure potrei aiutarti a riprenderti il mezzo demone, in cambio di qualcosa…» un sussurro, sul collo della sacerdotessa, che si tramuta in lievi brividi lungo la schiena di lei.

 

«Lasciatela andare!», continua Koga, nervoso. «Volete InuYasha, no? Tu, Amaterasu, hai insistito affinché accettasse di seguirti nelle tue stanze… eri interessata a lui solo, quindi lascia in pace Kagome, lei non c’entra nulla!».

Amaterasu sorride, prima di avvicinarsi ad InuYasha e guardarlo. «Capisco», gongola. «Lei quindi è una piccola verginella!».

Oh, beh, la situazione è davvero, davvero divertente: se prima in ballo c’era solo una nottata di puro godimento – la cosa sarebbe stata piacevole, sì, Amaterasu ne è assolutamente sicura –, ora è tutto ben più intrigante. La compagna del mezzodemone è arrivata, con la sua irritante aria da bambina sperduta e il suo corpicino intatto, e Susanoo sembra interessato all’articolo.

Non proprio    interessato    , in realtà. Il fratellino è ben più affascinato.

«Susanoo, mio caro, se tu volessi, io potrei donarti quella giovane in quattro e quattr’otto. Sarebbe equo, del resto, tu una fanciulla vergine e io uno splendido cucciolo dagli occhi d’oro», spiega. «Guardala, è persino gradevole a vedersi, costei! Oh, se fossi uomo forse accetterei di giacere una notte al suo fianco». Ride, compiaciuta, e ricomincia a soffiarsi col ventaglio nero. È così bello, quell’oggetto! E così pregiato! «Dunque, Susanoo, il patto è firmato? Aiuterai la tua amata sorella a recuperare i favori del giovane hanyou, se questa tua amata sorella t’aiuterà a soddisfare i tuoi carnali desideri?».

 

«Toglile le mani di dosso…» comincia basso, ed è un fremito, febbrile, che traversa le spalle per poi estinguersi lungo le braccia. Perché sì, ora è veramente inferocito.

Le iridi si sollevano presso Susanoo, mentre nel contempo il pollice preme sull’elsa di Tessaiga che s’attiva.

«Togli le tue sudice mani dal suo volto, Dio, o non avrai più voce per chiamarti tale» vibra, gutturale, il timbro che s’innalza nell’etere. Oh sì, è furibondo. Le mascelle si stringono mentre il passo si sposta in direzione di Susanoo, con l’espressione minacciosa di chi ha intenzione di difendere ciò che gli appartiene.

La spada si solleva sotto il suo collo, mentre la lama, lucente, riflette la carne che non si farebbe alcuno scrupolo di recidere in un colpo solo.

La lascia correre sul lembo di pelle abile, rivolgendo il taglio di punta.

«Togli… quella dannatissima mano» ripete, con una calma che non gli apparterrebbe nemmeno per sbaglio in altre occasioni.

Un mezzo demone rimane nell’involucro umano per poco tempo, quando si tratta di difendere qualcosa di suo, suo e di nessun altro.

Flette il ginocchio, mentre il ringhio si fa più acuto ora, il sangue demoniaco ribolle in corpo con una pressione non indifferente al momento.

«Oh. Il ragazzino ha voglia di giocare» il sogghigno del Dio s’amplia, e sottolinea con spavalderia il fatto che non si sposterà di un millimetro dalla sua posizione.

«Ti sto facendo un favore, hanyou, non ti conviene irritarmi» sussurra, mentre le iridi cobalto s’abbassano ora sulla lama di Tessaiga. L’indice va a sfiorarla con impertinenza, scostandosela dal collo come nulla fosse.

«Vedi di calmare il tuo fervore» sottolinea, inarcando un sopracciglio «E, sorella» in ultimo, rivolto ad Amaterasu ora, «Non ho alcuna intenzione di soddisfare la tua richiesta, non ho alcun interesse per quest’umana,» prende una pausa, abbassandosi all’altezza di Kagome «Avverto una notevole forza spirituale, potresti tornarmi utile per qualcosa che sto cercando» il busto ruota appena, in corrispondenza del mezzo demone «Se non vuoi fare la fine che Amaterasu ti donerà, accetta ciò che sto per proporti. La tua femmina m’interessa molto, così come la tua spada, dunque non vi ucciderò sino alla fine di questo gioco» incrocia le braccia al petto.

«Cosa diamine vuoi?» vibra, gutturale, l’hanyou, frapponendosi tra il Dio e la sacerdotessa con astio. «Ti dirò ciò che vuoi sapere, ma in cambio, dovrete fare qualcosa per me»

«Non accettiamo!» Koga, dal canto suo, non si fa alcuno scrupolo ad immischiarsi in faccende che non lo riguardano affatto, «Smetti di intrometterti, lupastro!» ringhia l’altro, spostando la lama di Tessaiga presso il capo della tribù Yoro.

«Tu stavi procedendo verso le stanze della Dea, no? Allora vai!» con un balzo si sposta alle sue spalle, ponendo i palmi delle mani sulla schiena del mezzo demone per costringerlo a procedere in avanti.

«Mi spieghi che diamine stai facendo? Vuoi stare al tuo posto, una volta ogni tanto? Dannato!» ringhia, scostando il capo al di sopra della spalla per osservarlo truce.

«Allora, donna, accetti?» in ultimo, Susanoo, nuovamente verso Kagome. «Dacché credo tu sia l’unica con un po’ di sale in zucca, ascoltami: cos’è meglio tra le due opzioni? Acconsentire alla mia proposta o permettere al tuo uomo di essere deflorato da un’altra donna?» chiede, mentre le labbra s’increspano in un sottile sogghigno sarcastico.

«Mh?» protrae l’indice sotto il mento di lei, sollevandolo «Pensaci, umana».

 

Come se ci fosse da pensare, poi. Come se lei potesse concedere a quella tizia – la sorella dell’uomo che le ha toccato così brutalmente il mento? – di giacere con InuYasha, così, solo per divertimento.

E poi, vorrebbe seriamente capire le intenzioni di quel benedetto idiota di un hanyou: perché non può maltrattarla, non può far finta di non vederla,    non può umiliarla     e poi ricordarsi di lei. Non è una sua proprietà, non è la Kagome di nessuno se non di se stessa. O almeno, si ostina a ripetersi queste parole mentalmente, sperando di convincersene.

«Kagome, rifiuta!», le urla Koga. «Lascia che il cagnolino si faccia violentare dalla prima cretina che passa».

Mh, no. Lei non ha alcuna intenzione di permettere alla donnaccia in kimono di fare i suoi porci comodi – guarda distrattamente il demone lupo, poi sospira: non cambierà mai, continuerà a farle la corte sino alla morte, probabilmente. Cavolo.

Tanto vale concentrarsi sul cretino con gli occhi cobalto.

«Ci sto», abbozza, cercando di respirare più tranquillamente, «pensando. O almeno, ci provo».

Nota le labbra dell’uomo strano piegarsi nell’ennesimo ghigno compiaciuto, e quasi le vien voglia di sferrargli un calcio – ma non può, se lo facesse il tipo potrebbe aggredirla, InuYasha la difenderebbe e finirebbe in tragedia. Oh, dannazione!

«Vorrei almeno capire di cosa si tratta. E ah, di venire a letto con te neppure ci penso, quindi di’ alla tua amichetta di mettersi l’animo in pace e andare a quel paese».

Amaterasu ringhia, evidentemente infastidita: impudente umana, sciocca fanciulla! Le ha concesso di trastullarsi con Susanoo, un piacere che ben poche mortali possono vantare di aver provato, e lei,    lei     si rifiuta?

Stolta, stolta. Che razza di donnetta frivola e incapace, non capisce come possa essere amata dal suo adorato cagnolino, e non capisce neppure come il cagnolino possa difenderla con tale veemenza: sta ancora sull’attenti, furioso, pronto ad attaccare ed eventualmente ferire. Stolto anche lui, sì, ma abbastanza bello da essere perdonato.

Si guarda le unghie, incerta sul da farsi. Forse dovrebbe ammonire la ragazzina – lei non è un giochino di Susanoo, al massimo è la sua compagna, e comunque quello non è un ruolo che le piaccia particolarmente. Uhm, meglio dire qualcosa.

«Non sono la sua amichetta», rettifica atona, osservando con la coda dell’occhio il volto della giovane umana. «Sono Amaterasu, bambina, Amaterasu! Non una banale e viscida amichetta, una dea! E lui, l’essere immondo che ora sta al tuo fianco e ghigna compiaciuto, è Susanoo».

 

Lo sguardo del Dio si sposta sulla compagna, «Divengo immondo solamente quando c’è qualcosa che ti infastidisce, sorella» incurva le labbra pericolosamente, allontanandosi da Kagome per aggirare Amaterasu e poggiare il piede sopra il ponte che collega cielo e terra.

«Sei ridicola…» abbassa le palpebre «ma fascinosa, te lo concedo» con un’alzata di spalle solleva il palmo della mano, che prende a colorarsi d’una fatiscente aura incolore.

«Tre soli e due lune,» principia, mentre le iridi nuovamente sono sulla sacerdotessa «Vi lascerò questo lasso di tempo per cercare ciò che abbiamo perduto» sulla mano, lentamente, prende corpo l’immagine d’un oggetto, una fattispecie d’ologramma ben nitido, che mostra ora una sfera.

«Quest’oggetto appartiene agli Dei dall’alba dei tempi, è un dono che il nostro creatore fece a mia sorella, e non può per alcun motivo cadere in mano mortale» poggia la schiena ad uno dei bastoni di legno che sorreggono il ponte, incrociando la gamba sull’altra.

«Badate, reietti, non è in questa forma che riuscirete a scorgerla; essa, quando sfiora il terreno umano, si suddivide in tre preziosi monili per non essere ricomposta in modo immediato. Tu, sacerdotessa» richiude il pugno, e l’immagine scompare, mentre l’indice viene mosso in corrispondenza di sé per indurre la donna ad avvicinarglisi.

«Ti concederò di poter riconoscere con più facilità questi oggetti, è un dono di un Dio, non abusarne» attenderà che Kagome lo raggiunga, prima di rivolgere lo sguardo ad InuYasha, «Mezzo demone, sei fortunato ad aver incontrato me: se fosse stato per Amaterasu, saresti già appeso per il collo nella sala degli amanti» solleva il lato destro delle labbra «T’assicuro che non è un bello spettacolo da vedere, nevvero, sorella cara?».

«Non abbiamo detto d’aver accet… Kagome!» lo ha fatto, non lo ha neppure consultato, e lui che s’è tanto prodigato per difenderla, va a far del bene e guarda cosa ricevi in cambio.

Seppur sia allettante la proposta del Dio, è da tempo che cerca un nuovo stimolo su cui far perno. «Dannata stupida! Non muovere un passo verso di lui, potrebbe ucciderti!» no, non si fida di uno che sino a pochi secondi prima aveva tentato di sferrargli addosso un attacco, proprio per nulla.

Infantile, sì, sarà dannatamente infantile il suo comportamento, ma lei non può cedere in modo così debole alle richieste di un Dio. Prima si sarebbe fidata, avrebbe…, sì, lei non avrebbe avuto alcun dubbio sul fidarsi o meno di lui. Ha accettato senza pensarci, lo ha ritenuto più debole di quell’individuo, totalmente incapace di difendersi da una proposta succinta.

Scosta le iridi di lato, mentre stringe le mani, furente, lungo i fianchi. Non ha fiducia in lui, né nelle sue capacità, e tra tutto nient’altro avrebbe potuto ferirlo in questo modo. Scatta in avanti, afferrandole il gomito per non farla procedere oltre «Non importa», inespressivo, comincia, «Non ha importanza ciò che dici, Dio. Non ho intenzione di farmi sottomettere da una proposta così subdola,» socchiude le palpebre, stringendo il braccio di Kagome, rimanendo tuttavia, presso Susanoo con lo sguardo.

«Attaccami, preferisco farmi uccidere da te, piuttosto che scendere a compromessi» abbandona la presa. «Non giocare con me, tu che ti credi tanto superiore solamente perché sei immortale, se c’è qualcosa che ho imparato sull’animo umano…» lo sguardo si sposta su Kagome, di poco, giusto sulla spalla «E’ che possiedono una forza di volontà che può piegare persino un Dio, e io appartengo per metà al loro mondo» le labbra s’inarcano in una smorfia «Se anche accettassimo, tenteresti comunque di ucciderci dopo la consegna dell’oggetto. No, non accettiamo,» conclude, ponendo nuovamente Tessaiga dinanzi al busto, evidenziando la sua posa difensiva.

«Ti ho sempre protetto con le mie sole forze, davvero hai bisogno di cedere ai suoi ricatti? Dov’è finita la frase: Io mi fido ciecamente di InuYasha, Kagome?» le dà le spalle, non la guarda più, semplicemente le parla algido, perché il suo orgoglio non è mai stato più dilaniato di ora.

 

Nell’ultima mezza giornata s’è trovata a pensare – con una punta di frustrazione, ad onor del vero, e per di più continuamente, senza tregua alcuna – che gli uomini sono forse la specie più sciocca, cocciuta e irritante mai creata.

Perché sì, quel cretino è un dannato incosciente incapace di capire i sentimenti altrui: lei non ha alcuna intenzione di cedere alle lusinghe di Susanoo, affatto. La sua è una contorta strategia per prender tempo, ottenere informazioni e magari concedere ad InuYasha di preparare un piano ad effetto per distruggere Amaterasu.

Per la cronaca: la distruzione di Amaterasu è una    condicio sine qua non    . E se non la distruzione, ché effettivamente può risultare difficile da attuare, almeno un’esplicita affermazione che spieghi una volta per tutte – oh, uhm, no, no, InuYasha non è tipo da dichiarazioni plateali, non urlerebbe mai al mondo qualcosa che possa anche solo per errore intaccare il suo orgoglio maschile.

Meglio non sperare in cose vane, la distruzione di Amaterasu sarà più che sufficiente a placare il suo animo geloso e inferocito.

«Io mi fido di te», sussurra. Stringe le mani a pugno, cercando di non tremare di rabbia. «Lo sai, te l’ho detto mille volte, dannato stupido!».

Vorrebbe anche guardarlo, ma se lo impedisce, seria: sente lo sguardo di Amaterasu puntato su di sé. Se dovesse alzare gli occhi e riuscire ad attirare l’attenzione dell’hanyou, probabilmente la donnaccia in kimono potrebbe capire qualcosa.

Muove un paio di passi incerti, avvicinandosi con estrema lentezza al ponticello – e dunque anche al Dio, il quale la guarda perplesso. Forse non la credeva tanto coraggiosa da rischiare la vita in modo così sciocco.

«Prima che io accetti, Susanoo», mormora, «vorrei quantomeno sapere cosa dovrei cercare. Una descrizione degli oggetti e, magari, anche dei loro effetti. Sono pericolosi?».

Si morde il labbro inferiore e socchiude gli occhi. Ora deve solo sperare che quell’idiota di InuYasha non dica nulla di inopportuno.

 

Che scena patetica, davvero patetica. Alza gli occhi al cielo, sdegnato, il Dio, chiedendosi per quanto ancora dovrà assistere a battibecchi coniugali così pietosi. Inarca un sopracciglio, incrocia le braccia al petto e siede, composto, sul ciglio del ponte, in precaria attesa.

«Senti, mezzodemone» spiega con una quiete fallace che non gli appartiene veramente, «Ti ho detto di tener conto della mia pazienza, ci metterei davvero poco ad ucciderti» sbadiglia, puntando lo sguardo su Kagome, in ultimo «Non so quale forma abbiano gli oggetti in questo mondo, potrebbero essere qualsiasi cosa.» Mente, spudoratamente, scuotendo il capo per sorridere arcigno.

«Non sono pericolosi, credo…» sott’intende vago, sollevando l’indice sotto il mento. «Sono affari vostri, non miei in fondo, sappiate semplicemente che avete due alternative: la morte, lo stupro o uscire indenni dalla situazione portandomi l’oggetto che bramo. Noi Dei non possiamo interferire nel mondo umano, ma tenterò di aiutarvi, se sarà necessario» spiega pratico, dondolando le gambe sul ponte.

Osserva l’avvicinarsi di Kagome, soddisfatto. «Ha ragione l’abominio,» riferendosi ad InuYasha, probabilmente, «Voi umani avete forza di volontà, ma siete anche tanto sciocchi» conclude, sollevando l’indice per avvolgere la sacerdotessa all’interno di una fitta nebbia.

«Ah, non ti ho avvertita di una cosa» sposta il palmo aperto sulla fronte, sfiorandolo falsamente, per sottolineare di essersi dimenticato accidentalmente qualche dettaglio.

«Mi prenderò qualcosa in cambio dei tuoi poteri, donna» le labbra si piegano, oh, se si piegano, soddisfatte.

Si solleva in piedi, avvicinandosi al corpo di lei per sfiorarne la fronte. «Ti dono i miei poteri, donna, ma in cambio voglio qualcosa di pari valore…» ci pensa, socchiude le palpebre, e lo sguardo corre sui presenti, sino a fermarsi su Amaterasu.

«Ho deciso, sorella, ti priverò del diletto che brami tanto» in fondo, è questo ciò che gli preme. Schiocca le dita, mentre l’alabarda del cielo fa la sua comparsa tra le mani di Susanoo.

«Dammi il tuo sangue demoniaco, ibrido. Direi che è uno scambio equo, non pensi?».

InuYasha estrae Tessaiga, spostandosela dinanzi al volto «Il mio… cosa?» ringhia, spiccando un salto verso di lui per attaccarlo, celere, oh, gli costerà molto la sua impertinenza. «Ti avevo detto di non sfidarmi…» sospira, il Dio, sollevando la punta dell’arma, che s’accende d’un bagliore violastro.

Chiude gli occhi, mentre le labbra si muovono celeri a pronunciare una fattispecie di Sutra. Lentamente, la forza del mezzo demone scema, tant’è che egli è costretto ad annullare il salto per accasciarsi su d’un lato del ponte.

«Cosa… diavolo… smettila!» ringhia, mentre s’accascia e si piega in avanti col busto, a stringere l’elsa di Tessaiga. Le palpebre si chiudono: sonno, un immenso sonno gli avvolge il corpo in un torpore insostenibile. Gli artigli scompaiono, il corpo s’alleggerisce del peso ed i crini argentei s’anneriscono.

L’alabarda pulsa, assorbendo la metà demoniaca del mezzo, ed il sorriso del Dio s’amplifica sfacciato in volto.

«Hai detto d’essere orgoglioso della tua umanità, ebbene, ti sto dando l’opportunità di viverla pienamente» ed una risata, estesa, avvolge l’etere, mentre la vista di InuYasha s’annebbia, e la voce, estirpa l’ultimo dissenso gutturale. Le labbra si chiudono, le immagini divengono nebbia intensa, e buio, una coltre di buio s’impossessa dei sensi, addormentandolo completamente.

«Ti ho dato ciò che dovevo, ed ho preso in cambio pari quantità di energia. Amaterasu, sorella, è ora di tornare da dove proveniamo, non ti pare? Hai perso.» conclude, schioccando le dita per liberare Kagome, e scomparire dietro il nugulo di caligine che ricopre il ponte, sotto lo sguardo interdetto di Koga, che è rimasto immobile ad osservare l’impietosa scena.

InuYasha, è, umano?

 

  
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