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Autore: ArtemisLover    12/05/2010    6 recensioni
"Gin, loro sono i Cullen. Bellissimi, vero?" sospirò Jessica, con tono sognante. "Mph, sì bhè, sono carini… un po’ anemici forse, ma carini. Probabilmente dovrebbero mangiare più carne al sangue, gli farebbe bene" constatai tranquillamente, facendo spallucce. Una Bella che lascia il posto a Ginevra Bella Swan, ragazza un po' diversa. Più combattiva, più decisa, più viva.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Resistance

 

We were like loaded guns, sacrificed our lives
We were like love and ...undone?
Craving to entwine, fatal torch, final thrill
Love was bound to kill
-October and April, The Rasmus-

 

 

Capitolo 1. 

-Regola numero uno: non fare mai capire agli altri di stare annegando nella tua stessa bava solo per aver guardato un ragazzo.

 

Charlie emise l’ennesimo sbuffo contrariato, mentre il pullman su cui viaggiavamo veniva scosso da una profonda buca che segnava la strada.

         - Quanto vorrei essere in servizio per potergli dare un multa. Delinquente – borbottò a mezza voce, guardando burbero quell’autista tanto sconsiderato da fumare tranquillamente davanti a lui.

Risi, divertita dalla sua buffa espressione contrariata.

        - Che c’è papà, ti sei già pentito del mio arrivo? – gli chiesi, un sorriso sulle labbra.

        - No no, ma figurati! –  rispose immediatamente, agitato. – E’ solo che… bhe, non sopporto di viaggiare in autobus. Soprattutto se sono guidati da imbecilli che si divertono a provocare nausea alla gente -  aggiunse, scoccando l’ennesima occhiataccia all’autista che aveva appena inchiodato.

Ridacchiai, appoggiando la fronte al finestrino rigato dalla pioggia.

Charlie era davvero una brava persona, mi era mancato molto.

Era stata la scelta giusta andare a vivere con lui, me lo sentivo.

Anche se Forks, con il numero allucinante di 2000 abitati e le sue piogge perenni, era quantomeno deprimente per chi era abituata a vivere con il sole splendente di Phoenix.

        - Bells, sei proprio sicura che non avremmo potuto evitare di viaggiare su questo catorcio? Sarei potuto venire in aeroporto con la macchina della centrale – disse, emettendo quello che credo fosse il suo trececentesimo sbuffo.

Mi irrigidii, scrutando improvvisamente interessata gli alberi che si susseguivano ai bordi della strada.

        - Scusami pa’, so che ti da fastidio ma… non mi sento ancora pronta a salire in macchina, preferisco così – ammisi, arrotolando una ciocca di capelli sull’indice.

       - Lo sai che prima o poi dovrai affrontare questa paura, vero? – mi domandò, con voce dolce e impacciata allo stesso tempo.

       - Si, lo so, e ho intenzione di farlo, solo… non oggi. Non me la sento, per ora -

       - Va bene tesoro, come vuoi. Dopotutto, sono passate solo tre settimane… hai tutto il tempo che vuoi. L’importante è che tu stia bene – sospirò.

       - Ehi tranquillo Charlie, è tutto a posto… ma dimmi pa’, ti piace ancora andare a pesca? – chiesi, sperando di distrarlo dai suoi pensieri cupi.

Un sorriso a 32 denti apparve sul suo volto, accompagnato da uno strano scintillio nei suoi occhi color cioccolato.

Oh oh. Quello sguardo non annunciava nulla di buono.

 

 

 

Oh. Mio. Dio. Le orecchie stavano per esplodermi. Avevo passato DUE ORE di viaggio ad ascoltare Charlie parlare di pesca (no cioè, DI PESCA! Che cacchio c’è da dire sulla pesca per due ore?!) con uno sguardo da fanatico. Si era messo a spiegarmi le differenze tra i vari ami, le varie tecniche, le componenti di una canna, non accorgendosi del mio sguardo sconvolto.

Ma non era un tipo di poche parole?! Alla faccia! Era un doberman travestito da barboncino, quell’uomo!

Grazie al cielo, dopo avermi mostrato la mia nuova stanza aveva deciso di lasciarmi sola per poter sistemare i bagagli.

Avevamo cenato con pizza e una birra, entrambi troppo stanchi anche solo per pensare di cucinare qualcosa; dopodiché ero tornata dal mio adorabile letto.

Avvolta nelle coperte, pensavo all’indomani.

Il mio primo giorno alla Forks High School.

Oh cacchio, dio solo sapeva quanto sarebbe stato imbarazzante.

Tutti a Forks aspettavano intrepidi l’improvviso ritorno della figlia del capo Swan, avrei avuto gli occhi di tutti puntati addosso. E se c’era una cosa che non sopportavo, era stare al centro dell’attenzione.

Lo sguardo mi cadde su una fotografia, posata con cura sul comodino. Io e Renée, abbracciate e sorridenti mentre mangiavamo un gelato.

 Un groppo alla gola mi impediva di respirare normalmente.

Dio, quanto mi mancava. Quanto avrei voluto poterla abbracciare ancora.

 La presi e vi posai un bacio, rimettendola poi al suo posto.

       - Buonanotte, mamma- sussurrai, infilandomi sotto le coperte.

Domani sarebbe stata una giornata dura.

 

 

 

Beep.

       - … -

Beep. Beep.

       - Suona pure quanto vuoi, stupida sveglia. –

Beep. Beep. Beep.

        - Te l’ho detto, è inutile che insisti. Non ti cago manco di striscio. –

Beeep. Beeep. Beeep. Beeep.

       - Fuck. Stupido aggeggio inutile. –

Beeeep. Beeeep. Beeeep. Beeeep.

       - Ti avviso, mi stai innervosendo. Un altro strillo e non risponderò più delle mie azioni. –

BEEEP! BEEEP! BEEEP! BEEEEEEP!

       - Eh no, adesso basta! Mi hai davvero scartavetrato le balle!

Dopodiché, come degna conclusione alla mia finissima uscita, le tirai un pugno.

       - Ma porca…! –

Dio, che dolore!

Cercando di trattenere centinaia di insulti diversi che premevano per uscire, tirai un calcio al muro.

WAAAAAAAAA, IL MIO POVERO PIEDE! Gggggesùùù, che male!

Inizia a saltellare stile grillo impazzito per la stanza, tenendomi il piede fratturato con la mano dolorante, mentre emettevo una serie di improperi degni di uno scaricatore di porto.

       - Ginny, tutto bene?  Ti ho sentito urlare… - disse Charlie, entrando in camera e bloccandosi.

Un espressione tra lo sconcertato e il divertito comparì sul suo volto, mentre alzava un sopracciglio.

       - Bhe, che c’è?! Non hai mai visto una persona alzarsi la mattina?- sbraitai, imbarazzata.

Come se fosse strano trovarsi una ragazza in pigiama giallo canarino che saltellava e urlava dietro alla sveglia alle sei del mattino.

Tsè, pensa te.

       - No no tranquilla, volevo solo avvisarti di vestirti pesante. Piove – ridacchiò, scendendo per far colazione.

Ma davvero Charlie? Piove? Qui, a Forkschifo? Wow, strano. Menomale che me l’hai detto.

Ok, diciamo che al mattino il mio umore non è mai stato dei migliori. Sono sempre stata potenzialmente acida e preda di istinti assassini fino a un paio d’ore dopo il risveglio.

Mi trascinai lentamente in bagno, guardandomi allo specchio.

Oh. Mio. Dio. Sono Simba! Ho la sua criniera! .

Dovevo immaginarlo. Schifosissima umidità.

I miei riccioli ramati, lunghi fin oltre alle spalle, erano gonfissimi.

Per non parlare poi delle profondissime occhiaie che spiccavano sulla mia carnagione bianco-cadavere.

Perfetto. Sono un leone-zombie. Fantastico, davvero.

Dopo una colazione frettolosa e un bacio a Charlie, ero finalmente pronta.

Impermeabile alla mano, uscii sotto la pioggia scrosciante, incamminandomi verso la Forks High School.

Esatto, incamminandomi. Perché a Forkschifo non esisteva neanche uno schifo di pullman che portasse a quello schifo di scuola. E così, visto che mi rifiutavo categoricamente di salire su una macchina, mi toccava fare tre chilometri a piedi. Sotto il diluvio.

Una macchina sfrecciò accanto al marciapiede, centrando in pieno una pozzanghera e inzuppandomi fino al ginocchio.

L’ho già detto che questo posto è uno schifo?

 

 

 

       - E così, è questa la Forks High School? – dissi tra me e me, senza riuscire ad evitare di alzare un sopracciglio.

Era una struttura vecchiotta, composta da una serie di piccoli edifici in mattoni rossi staccati fra loro. Tutto sommato, sarà stata grande come la palestra della mia vecchia scuola a Phoenix. Per non parlare del numero esorbitante di studenti, ben 400 ragazzi.

Sospirando, cercai di decifrare la piantina e l’orario che avevo appena ritirato in segreteria.

Prima ora: letteratura, edificio 3. Bene, se non altro una lezione interessante.

       - Ehi ciao, tu sei Ginevra Swan, vero? Piacere, Mike Newton – si presentò tutto d’un fiato un ragazzo biondo, porgendomi la mano.

Ma da dov’era spuntato? Non l’avevo manco visto arrivare. Qua la gente spuntava come i funghi.

       - Ehm esatto, piacere mio. Chiamami pure Gin, detesto il mio nome intero. –

Un sorriso enorme comparve sul suo viso, illuminandogli gi occhi.

       - E Gin sia. Qual è la tua prima lezione? Ti accompagno volentieri, almeno puoi fare a meno della cartina -

       - Dovrebbe essere letteratura, edificio 3, con mister Mason.

       - Ma è fantastico, anch’io ho letteratura alla prima ora! Vieni, andiamo, sono sicuro che ti piacerà! – esclamò entusiasta.

Era buffissimo, sembrava un cagnolino a cui è appena stato dato un biscotto. Scommetto che se gli lanciassi un bastoncino, me lo riporterebbe subito.

Era davvero simpatico, anche se parecchio logorroico, e a causa delle sue continue chiacchiere arrivammo con qualche minuto di ritardo a lezione.

Arrivati, mi fece l’occhiolino ed entrò.

Varcai la soglia un po’ incerta, trovandomi una ventina di occhi puntati addosso.

Perfetto. Ottimo inizio.

       - Salve professon Mason, scusi il ritardo ma Gin stava ritirando i moduli in segreteria. -

       - Buongiorno signor Newton, sempre con la scusa pronta, vedo. E lei deve essere la signorina Swan. Prego, si sieda e apra il libro a pagina 164. Abbiamo appena iniziato un approfondimento sulla coscienza e sull’interesse adolescenziale verso le problematiche odierne –

Ehi, che figata! Ma allora Forkschifo non faceva del tutto schifo!

Fingendo di non notare gli sguardi degli altri studenti e muovendomi con un’agilità e un’eleganza degna di un gatto mezzo annegato, occupai l’ultimo banco rimasto libero in seconda fila, di fianco a una biondina molto poco naturale e con la puzza sotto il naso che non mi rivolse una parola per tutta l’ora.

Non che mi dispiacesse, odiavo gli snob.

Durante l’ora di spagnolo e di matematica, invece, capitai in banco con Jessica, una ragazza riccia dalla parlantina continua. In mensa mi sedetti al tavolo con lei e i suoi amici, tra cui vi erano  anche Smorfiosetta Ossigenata e Mike.

Stavo tranquillamente chiacchierando con Jessica e Angela, una ragazza molto timida e gentile, quando sgranai gli occhi. Erano appena entrati loro.

OH. MIO. DIO.

Cinque ragazzi, di una bellezza inumana, che con grazia incredibile si sedettero ad un tavolo isolato.

Molto diversi tra loro, ma tutti accomunati da un pallore incredibile e da delle occhiaie spaventose.

Dovevo avere un’espressione parecchio idiota, perché Jessica non riuscì a trattenere una risatina.

       - Li hai notati, eh? Gin, loro sono i Cullen. Sono stati tutti adottati dal dottor Cullen e consorte. I due biondi sono i gemelli Jasper e Rosalie Hale, e stanno insieme ad Alice e Emmett Cullen. Mentre quello con i capelli rossicci è Edward. –

Questo, quando Jessica pronunciò il suo nome, la guardò, per poi scoccarmi un’occhiata veloce e tornare a fissare il nulla.

 Oddio.

 Bello. Bello. Bello.

Bello. Bello. Bello.

       - Sono sei fighi da paura, soprattutto Edward, non pensi? – sospirò sognante Jessica.

Bello. Bello. Bello.

Cosa..?

Ci misi qualche secondo a realizzare la domanda di Jessica, troppo presa a sbavare com’ero.

FIGO?! STUPENDO, MAGNIFICO, FANTASTICO, PERFETTO! Urlava il mio cervello, mentre ballava la conga impazzito.

       - Mph, sì bhè, sono carini… un po’ anemici forse, ma carini. Probabilmente dovrebbero mangiare più carne al sangue, gli farebbe bene – constatai tranquillamente, facendo spallucce.

Regola numero uno: non fare mai capire agli altri di stare annegando nella tua stessa bava solo per aver guardato un ragazzo.

Non badai né allo sguardo scandalizzato di Jessica né alla risata di Angela, troppo presa a fissare i cinque angeli.

Si erano messi tutti a ridacchiare, e ci restai di sasso: non credevo fosse possibile, ma erano addirittura più belli di quanto già non fossero.

Il rosso mi lanciò un’occhiata curiosa e sorpresa, così (per evitare l’imbarazzante perdita di altra bava) distolsi lo sguardo.

Suonata la campanella, mi avviai con Angela e Mike verso l’aula di biologia.

 

 

 

Ehm… per voi vale la pena di continuare? O.o

Se sì, nel prossimo capitolo:

-Regola numero due: mai sfidare un ragazzo ringhiante a una gara a chi è più Macho

 

 

ANGOLO AUTRICE

Buongiorno a tutti! 

Allora, inizio col dire che questa è la mia prima fiction su Twilight che pubblico [quindi se poteste darmi qualche consiglio ve ne sarei davvero grata ^_^]

Ho voluto immaginare che al posto della “solita Bella” ce ne fosse una un pochino diversa (l’aggiunta del nome “Ginevra” vorrebbe sottolineare proprio questa diversità).

Ginevra Isabella Swan non è la strafiga di turno, non è la tipica ragazza strafottente che va contro tutti ed ha tutti ai suoi piedi: è una ragazza normale, un pochino più matura della sua età, con tutti i suoi difetti e il suo sarcasmo. La maggior differenza con Bella? Bhe, è più spigliata, è più combattiva, con più difetti e allo stesso tempo più… libera di essere se stessa, in un certo senso; anche se questi aspetti emergeranno maggiormente nei prossimi capitoli.

Spero che questo primo capitolo non vi abbia annoiato, ma non preoccupatevi! E’ solo un’introduzione, già dal prossimo dovrebbe farsi più interessante

Ripeto, qualsiasi consiglio-parere-insuto, è più che benaccetto :)

Grazie a tutti dell’attenzione!

A presto,

ArtemisLover ♥

style="font-weight: normal;">Grazie a tutti dell’attenzione!

A presto,

ArtemisLover ♥

   
 
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