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Autore: Ryta Holmes    12/05/2010    7 recensioni
"In una sola notte il suo passato nella grande città dei Pendragon era stato cancellato. Quel passato fatto di impegno e dedizione, fatto di grandi imprese troppo spesso tenute nascoste. Un passato in cui aveva protetto l’erede al trono a rischio della propria vita.Una sola notte che aveva cambiato tutto. La sua reputazione, i suoi sentimenti e soprattutto la stima nei confronti di colui che considerava un amico, quasi un fratello nonostante il divario dato dal loro status. Una differenza  però, che il principe Artù aveva ben chiarito con ciò che aveva fatto quella notte. E che aveva costretto Merlino ad usare la magia."
Genere: Drammatico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Desclaimers: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti! Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!


SO COSA HAI FATTO


.6.

Artù lo stava guardando fisso. Gli occhi appannati dalle sue condizioni, si assottigliarono per mettere a fuoco l’immagine del volto di Merlino e dei suoi occhi terrorizzati. Ad entrambi fu possibile leggere il pensiero dell’altro, semplicemente perché era il medesimo: l’ultima volta che avevano incrociato i loro sguardi, era stato quella notte…
Non furono che pochi istanti ma parvero lunghi un’eternità; silenzio teso e così denso che toglieva il fiato, rotto solo dalla campana che continuava a risuonare portando sventure.
“Me-…” la bocca di Artù si schiuse senza controllo, pronta a pronunciare il nome del suo servo ma risultò arida e non produsse quasi suono, tanto che il mago pensò di esserselo sognato.
E Merlino era così atterrito e confuso da quella situazione che non riusciva a muovere un muscolo, come se quell’occhiata del principe lo avesse congelato e lui non potesse più muoversi.
Avrebbe dovuto dire qualcosa? O semplicemente scappare? O era Artù che doveva parlare per primo? Lui sapeva, lui aveva causato tutto, doveva scusarsi! O forse quella luce improvvisa che gli aveva attraversato le iridi voleva già spiegarsi?
“Principe Artù! Sire” il richiamo brusco e inaspettato, giunse dalla porta. Entrambi si voltarono verso l’uscio pochi istanti prima che questa venisse spalancata e che due cavalieri – di cui uno Lancillotto – entrassero con aria trafelata e agitata. Artù tornò a cercare Merlino, preoccupato per le sue sorti con due cavalieri pronti a colpire, ma quando si voltò il mago era svanito.
“Sire, dobbiamo portarla via!” nel frattempo i cavalieri si erano avvicinati ai due lati del letto con l’intento di prendere di peso l’erede al trono e di caricarselo sulle spalle.
“Cosa… succede?” riuscì a rantolare, la gola ancora secca un po’ per tutte quelle emozioni un po’ per la febbre alta.
“I druidi ci stanno attaccando! Il popolo li ha aiutati ad entrare e sono arrivati sino al castello!”
Artù lanciò uno sguardo oltre il letto e scorse un angolo del mantello di Merlino che sfuggiva fuori dal paravento dietro cui si era nascosto, ma non disse nulla.
“Non… i druidi…” deglutì cercando di parlare. “I druidi non erano pacifici?” riuscì alla fine a domandare con un filo di voce, mentre i due compagni lo portavano via dalla stanza.
“Forse non come credevamo, sire! Presto, presto! Suo padre ci sta già aspettando!”
Merlino attese impaziente che tutti lasciassero la stanza, prima di azzardarsi ad uscire da dietro il paravento, dove era schizzato con un balzo non appena la porta si era aperta. Ringraziò che l’unica candela emanasse una luce così fioca che il suo movimento era stato inghiottito dall’oscurità.
Adesso però la situazione era critica: Artù era in pericolo, come sempre del resto. Ma stavolta le sue condizioni erano ben più gravi, suo padre ragionava meno del solito e con buona probabilità le uniche persone rimaste fedeli ai Pendragon dovevano essere Gaius e i Cavalieri.
Pochini e inesperti per fronteggiare i druidi…
“Ohhh… al diavolo!” esclamò di getto, percorrendo a grandi passi rabbiosi la stanza e uscendo sul corridoio. Si guardò incontro sbuffando dal naso: voci concitate provenivano dalla sua destra, perciò scelse quella via non sapendo se avesse incrociato i druidi oppure Uther Pendragon e la sua corte. Di sicuro non sarebbe stata piacevole nessuna delle due situazioni…
“Lucertolone maledetto, questa me la paghi!” se la prese con il Drago pur sapendo, in fondo, che la creatura non aveva colpa. La decisione di tornare era stata sua, benché la bestia lo avesse torturato per tre mesi, perché si riavvicinasse al suo destino. Quando aveva visto coi propri occhi cosa era accaduto a Camelot, a Gaius e ad Artù il tarlo del senso di colpa aveva preso a logorarlo e aveva compreso che l’unico modo per fermarlo doveva essere quello di affrontare i suoi fantasmi e il fato.
“Ora però, mi stai mettendo sul serio in difficoltà!” si ritrovò a parlare a chissà chi: come sempre, quando si faceva prendere dal nervoso, la sua lingua perdeva ogni freno e quella bocca rigurgitava qualsiasi cosa gli passasse per il cervello senza passare dal filtro della ragione.
Voltò l’angolo, ritrovandosi davanti il parapetto che si affacciava sul piano inferiore ma si ritirò dietro il muro quando vide numerosi mantelli che svolazzavano di sotto.
Riconobbe i druidi sotto i cappucci, ma cosa che lo preoccupò non poco, fu scorgere il viso apparentemente angelico di Mordred, quel bambino dai grandi poteri che lui stesso aveva salvato dalle grinfie di Uther mesi prima e di cui si era pentito a causa dei problemi che erano sorti in seguito con Morgana.
Strinse le labbra mordendosene l’interno, mentre cercava di vedere cosa stessero facendo. Uno di questi venne richiamato da Mordred che gli sussurrò qualcosa di incomprensibile e un attimo dopo si era già allontanato verso l’armeria. Altri tre vennero mandati al piano di sopra, verso di lui e il giovane mago sentì distintamente le parole “…cercate nella stanza del principe!” pronunciate dalla voce infantile eppure glaciale del bambino druido.
Un lampo di illuminazione colse Merlino, quando si chiese cosa volessero dalle stanze di Artù quando era ben chiaro che l’erede al trono avesse già lasciato la camera.
Senza perdere tempo tornò sui suoi passi, corse adesso senza preoccuparsi di incontrare qualcuno lungo il tragitto. Raggiunse la stanza e filò dritto verso il cassettone che custodiva le chiavi di gran parte delle porte proibite del castello e inspiegabilmente si sentì molto più preoccupato, quando si rese conto che non c’erano.
Chi le conservava, il Re probabilmente o qualcuno di fiducia se mai ce ne fossero più, era in enorme pericolo: Merlino sospettava a cosa servissero quelle chiavi e già una volta i druidi si erano intrufolati nel castello per lo stesso motivo.
Si rigettò quindi per l’ennesima volta nel corridoio, trovandosi però faccia a faccia con i tre druidi inviati da Mordred.
“Ehi tu!”
Merlino lanciò un’occhiata sgomenta, prima di tentare la fuga dalla parte opposta che era meno illuminata. “Fermiamolo! Deve aver preso le chiavi!” e si ritrovò nuovamente ad imprecare. Per quale motivo quel destino che lo voleva protettore di Arthur Pendragon doveva necessariamente essere anche tanto sventurato?
Se i druidi pensavano che le chiavi le nascondesse lui, adesso avrebbe avuto tutti alle calcagna… oppure avrebbe potuto affrontare quei tre e lasciare nell’oblio quell’informazione.
Il corridoio si era fatto ormai quasi del tutto buio; convinto che quelli lo stessero inseguendo a perdifiato, decise di giocare d’astuzia e cercò di ricordare un incantesimo che facesse al suo caso.
Frenò la sua corsa, mormorando un sortilegio che aveva creato in un attimo un filo invisibile tra due colonne gemelle che aveva incontrato sul percorso; poi si nascose dietro una di queste.
I druidi non videro l’ostacolo e capitombolarono letteralmente sul pavimento di pietra in un ammasso di braccia e di gambe.
Gemettero per i colpi ricevuti ma furono velocemente messi a tacere da un nuovo incantesimo di Merlino: tornò il silenzio in quell’ala del castello, solo lo sbuffo divertito del mago nell’osservare i druidi che dormivano profondamente grazie ai tre poderosi colpi dietro la nuca, inferti dal manico di una fiaccola incantata.
Ebbe appena il tempo di compiacersi dell’ottimo lavoro, quando avvertì l’eco di alcune grida che giungevano dall’esterno. Sapeva che continuando per quella direzione avrebbe trovato la scalinata che scendeva verso il cortile, perciò riprese a correre sperando di non arrivare troppo tardi.
Incespicò un paio di volte e quasi scivolò sulla pietra levigata dei gradini, ma non c’era tempo per fare attenzione. Ringraziando chissà chi, per essersi ritrovato sul selciato del giardino senza una costola rotta, si fermò quando vide re, principe e cavalieri accerchiati dai druidi.
L’istinto di tornarsene da dov’era venuto e lasciare chi gli aveva fatto tanto male, in pasto ai tirapiedi di Mordred, per un attimo lo confuse e lo lasciò immobile a scrutare la situazione.
Ma poi tra i volti delle vittime scorse quello di Gaius, atterrito e sanguinante, probabilmente colpito da qualcuno dei nemici. E allora quell’istinto svanì, la rabbia prevalse e un moto di rivincita lo investì, andando a fomentare la magia che era insita in lui.
Doveva fare qualcosa, non era più il momento dei trucchetti, se voleva salvare il suo tutore e dimostrare a quegli idioti dei Pendragon a cosa poteva servire la magia.
Allargò le braccia riportando alla memoria un incantesimo che si era ripromesso di non dover più fare se non in casi di estremo bisogno – e quello, con un esercito di druidi pronti ad usare la magia, gli pareva proprio il caso – per la sua potenza e pericolosità. La prima e l’ultima volta che lo aveva usato, era stato per fermare Nimueh la strega e aveva finito col distruggerla.
Pronunciò la formula mentre nubi scure si addensavano nel cielo. I druidi si accorsero che qualcosa non andava ma quando voltarono le spalle e si accorsero della figura incappucciata che compiva magie, fu troppo tardi. Scariche elettriche, una per ogni druido scesero dal cielo, andando a colpirli; la corte e i reali si gettarono per terra impauriti, mentre gli stregoni lanciavano grida di dolore che si propagarono per tutto il castello e nei dintorni.
Merlino concluse quella tortura prima che potesse divenire letale e mentre i druidi si accasciavano privi di sensi al suolo, già era accorso per convincere il gruppetto perseguitato a seguirlo in tutta fretta. Si era liberato velocemente di tutti quei nemici, ma col boato che aveva generato, aveva sicuramente attirato l’attenzione di Mordred e del suo seguito.
“Venite con me, presto!” esclamò; il cappuccio era ancora calato sul viso e la pioggia, conseguenza del temporale che aveva generato, rendeva bassissima la visibilità.
Il gruppo – tra cui aveva notato anche Gwen, due dame e lo storico di corte – lo seguì senza indugio, nonostante un paio di cavalieri portassero in spalla Artù e alcuni altri trascinassero un restio Uther che voleva collaborare molto poco. Cercò di non soffermarsi troppo sulla vista del principe che non riusciva a reggersi nemmeno in piedi per colpa di quelle ustioni stregate e si impegnò a portarli tutti in salvo.
Continuando a nascondersi sotto il mantello, Merlino li condusse senza problemi verso i sotterranei e prima di trovare resistenza, spiegò frettolosamente e senza voltarsi indietro. “C’è un passaggio nelle prigioni, useremo quello per uscire fuori di qui!”
Dal cortile rientrarono quindi nel castello di corsa, dove il mago sapeva esserci una scorciatoia per raggiungere le segrete. Per sua fortuna nessuno si era ancora chiesto come facesse quello straniero a conoscere a menadito la fortezza di Camelot.
Percorsero in un silenzio teso, rotto soltanto dagli ansimi agitati degli uomini e dai singhiozzi delle donne,  il dedalo di corridoi che portava alla scalinata giusta. Merlino sperò con tutto il cuore di non trovare altri ostacoli, aveva immaginato che gli ingressi principali fossero tenuti d’occhio e che i druidi fossero a conoscenza che i Reali si nascondessero ancora nel castello. Uther poi, portava ancora le chiavi appese alla cintura, il mago le aveva notate quando si era avvicinato nel cortile e poteva solo immaginare il pericolo che corressero tutti quanti.
Mordred lo preoccupava. Aveva sentito in lui una magia ben più potente rispetto all’ultima volta che si erano incontrati e quegli occhi freddi nascondevano propositi che sicuramente non sarebbero stati piacevoli per chiunque si fosse opposto al suo cammino.
Sospirò di sollievo quando vide la famosa scalinata e affrettò il passo per raggiungerla; ancora un ultimo sforzo e presto sarebbero stati fuori da Camelot, al sicuro…
“Sire!!” un gemito del sovrano e poi le esclamazioni preoccupate dei suoi cavalieri, avevano interrotto quel momento di conforto.
Merlino guardò dietro di lui per rendersi conto di cos’era accaduto e trattenne il fiato: un gargoyle di pietra aveva preso vita e si era appena accanito contro Uther.
“Scendete! Presto scendete tutti!” gridò dimenticando improvvisamente di celare la sua identità. Fortunatamente il gruppo era troppo scosso e spaventato, per mettere a fuoco la situazione e anzi i cavalieri che reggevano Artù, si erano già mossi per portarlo in salvo, ancora prima che Merlino parlasse.
Il giovane scorse un’occhiata spaventata ma sollevata nello stesso tempo di Gaius, quando lo incrociò e lui non poté che sorridergli velocemente, imprimendo in quella fugace espressione le mille e più parole che avrebbe voluto dirgli.
In pochi minuti tutti furono sulle scale e Merlino iniziò a pronunciare l’incantesimo che ricordava aveva fermato già una volta quelle creature di pietra; nel mentre il gargoyle aveva preso Uther per le gambe e il sovrano si dimenava aumentando la rabbia della bestia.
Un colpo inferto dalla mano di roccia, non permise al mago di completare il sortilegio, che finì contro il muro perdendo il respiro. Uther continuava a gridare e agitava la spada che aveva estratto dalla cintura colpendo inutilmente il gargoyle.
Merlino si rese conto che la creatura cercava di recuperare le chiavi e fu a quel punto che optò per la mossa più stupida che avesse mai fatto. Con la magia fece schizzare le chiavi dalla cintura del sovrano fino a lui; mentre acchiappava il mazzo al volo, Uther veniva lasciato andare per terra, come se non fosse più utile.
Adesso però, l’obiettivo era diventato lui.
Rendendosi conto di ciò che aveva fatto e dandosi mentalmente dell’idiota, acchiappò per un braccio il re e se lo trascinò dietro mentre era ancora frastornato. Lo spinse verso la scalinata obbligandolo a scendere e non ebbe il tempo di accertarsi se avesse eseguito il comando, perché il gargoyle lo afferrò per le spalle e lui lanciò un grido spaventato.
Reagì nell’unico modo la sua mente atterrita gli suggerì: lanciando lontano le chiavi.
Prima di rendersi conto di aver fatto una cosa ancora più stupida della precedente, era a terra, dolorante, e il gargoyle gli aveva dato la schiena per riprendersi il mazzo.
Merlino scappò a sua volta verso la scala, imprecando adesso a volume altissimo per tutta la situazione in cui si era cacciato.
“Ma certo Merlino! Proprio una bella idea hai avuto! Salviamo il sovrano che ti vuole morto! Rischiamo ancora la vita per quel cretino che ti ha quasi-“ le lamentele gli morirono in gola, quando scese al piano inferiore e si rese conto di cosa era successo in sua assenza.
I druidi sorvegliavano anche il passaggio, era evidente. E in fondo Merlino avrebbe dovuto aspettarselo, perché era da lì, che lui, Morgana e Artù, avevano fatto fuggire Mordred.
Ora quattro o cinque druidi – Merlino non li contò perché gli sembravano comunque troppi – puntavano i palmi delle mani verso la corte e i sovrani, le espressioni sui volti di pura crudeltà.
Il giovane guardandoli, seppe con certezza che quelli non erano i druidi che aveva conosciuto in passato e che Mordred si era sicuramente avvalso di altri stregoni che si erano poi spacciati per quel pacifico popolo di maghi.
Restò fermo sui gradini, fissando gli avversari con un certo nervosismo. Il cappuccio che lo nascondeva inoltre, gli era caduto sulle spalle e adesso il suo viso era in bella mostra anche a chi stava proteggendo. Sentiva gli sguardi di tutti fissi su di lui e la cosa lo agitava maggiormente.
Cosa poteva fare adesso? Sopra c’era ancora il gargoyle, a giudicare dagli strepiti e giù la via di fuga era bloccata. Inoltre erano al chiuso e l’incantesimo che aveva usato prima nel cortile era irrealizzabile, oltre al fatto che aveva consumato anche troppa energia per quel giorno e non sapeva quanto ancora avrebbe resistito.
Doveva creare un ostacolo tra i druidi e la corte, innanzitutto, poi avrebbe deciso come muoversi. Si rendeva ben conto di essere l’unico tra i presenti a poterli difendere, anche dopo il richiamo del re, che si era appena riavuto e lo aveva riconosciuto.
“Tu…” aveva infatti sibilato, puntandogli contro quel maledetto dito indice che aveva causato tanto dolore.
I druidi parvero divertiti dalla cosa, anche perché avevano anch’essi capito chi fosse quel mago e indietreggiarono verso il cunicolo che portava alla salvezza per godersi la scena di re Uther che si scagliava contro Merlino.
Ma il giovane colse al volo il momento e prima che il re potesse raggiungerlo, esclamò un incantesimo, rendendo i suoi occhi d’oro splendente.
In un attimo la galleria dove erano gli altri stregoni, crollò sollevando un polverone ma ponendo una sicura barriera tra le vittime e i carnefici. Merlino scese gli ultimi gradini di corsa e accorciò la distanza con gli altri… prima di deviare verso un altro cunicolo.
“Svelti, venite da questa parte!”
Il gruppo – Gaius in testa e Lancillotto che sorreggeva assieme a Sir Leon il principe – lo seguì; si attardarono alcuni cavalieri e Uther, che non voleva più seguirli, ma diverse voci infuriate aumentavano di tono sopra le loro teste e presto altri druidi li avrebbero raggiunti.
Merlino tornò indietro gridando verso i ritardatari. “Non c’è tempo, muovetevi!” e quando alla fine i cavalieri riuscirono a trascinarsi dietro Uther, Merlino in coda si voltò verso l’entrata del cunicolo e recitò un nuovo incantesimo che murò completamente il passaggio, come se non fosse esistito.
Percorse la galleria che scendeva in profondità e sentì nelle narici quell’odore di umido così familiare che tante volte aveva respirato, quando si era recato lì sotto.
Sollevò il capo e cacciò un sospiro – ancora doveva accertarsi se di sollievo oppure no – ritrovandosi davanti le caverne in cui fino a pochi mesi prima era rinchiuso il Grande Drago.
Ma poi dovette fermarsi, perché se avesse fatto un altro passo in avanti, la punta fredda della lama di Uther, lo avrebbe trapassato.

Continua…

Aloha!! Oggi per me è una bella giornata, perciò ho deciso di pubblicare prima questo capitolo per far contenti anche tutti quelli che mi leggono! =)
Allora, che dire? Finalmente un po' di azione! E come al solito Merlino si fa in quattro per tutti XD Spero vi sia piaciuta questo primo momento di azione e che non sia parso troppo confusionario! Ecco, spero di avere i vostri pareri, perchè non so quante volte me lo sono letto XD E alla fine facevo ancora correzioni!!
Per le domande, stavolta le lascio a voi ;-)
Intanto voglio ringraziare tutti coloro che leggono (siete taantiiiiiii) questa storia e l'hanno inserita tra le preferite, le ricordate e le seguite! E come sempre vi invito ai commenti!!! Che mi spronano e mi fanno venir voglia di pubblicare e di scrivere i capitoli che restano! ^^
Ovviamente un ringraziamento speciale a rolly too (grazie per i commenti e per essere uscita dall'anonimato =D ti confesso che il Drago lo adoro anch'io! Ho sempre paura faccia un po' la suocera, perciò scrivo con molto impegno le sue parti! ;-) ci sentiamo alla prossima!), Cassandra (per le risposte ad alcune delle tue domande c'è da aspettare un poco... ma poco poco, promesso! =) cmq ci sei vicina!), mindyxx (ebbene sì, ecco che entra in scena Mordred! Le cose si fanno ancora più pesanti! E Merlino, diciamo che ha avuto il suo bel da fare, perciò non ha potuto dedicarsi ancora alle ferite di Artù... ma lo farà! Ohhh se lo farà! =D), DalamarF16 (grazieeeee!! Sono contenta! ^^), bilancina92 (ehm... e vedessi ora che fa Uther.... ^^'), basimov (lo ammetto, lasciare col fiato è la mia passione! XD) e saisai_gilrl (grazie per tutto, ovviamente! E ti posso anticipare che quei due non si separeranno... anzi.... uhuhuhuh)

Ora vi saluto!
Un bacio a tuttiiiiiiii!!!
Ry

   
 
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