The Kingdom of Caspian: She and He – The breath before the tempest
Caspian poteva riposare tranquillo nella sua stanza sotto l’attenzione dei miei
pensieri. Lo lasciai lì per qualche istante, dopo ore e ore di
vicinanza. Avevo bisogno di pensare, di capire. Mi ero lasciata ammaliare dal
tramonto silenzioso e fugace della mia gente. Una brezza leggera addolciva le
curve dei miei capelli. Rimasi immobile, con lo sguardo fisso a nord, quello
stesso che nord che ora apparteneva a lei. Per quanto mi sforzassi di
dimenticare il nostro incontro in battaglia, non ci riuscivo. I suoi occhi
continuavano minacciosamente a perseguitarmi. Un brivido mi salì lungo la schiena, ma improvvisamente venne intiepidito dalla morsa
delle sue braccia che mi cingevano il ventre. Mi voltai di soprassalto.
“Caspian!Perchè ti sei alzato…non posso
lasciarti solo un attimo, sei ancora troppo debole!” il suo viso era ancora
sfregiato dalle ferite, che sembravano richiudersi con lentezza. Mi voltò leggermente verso di lui per poi toccarmi le labbra. Sentivo di
amarlo, di riaverlo, ma avevo il presentimento che non sarebbe continuato a
lungo. Cedetti al calore delle sue braccia.
“Susan…ti devo
la vita”
“Non direi. Diana aveva già deciso di
risparmiarti” abbassai lo sguardo un po’ delusa dalla verità.
“Cosa?Non è possibile…”
“ E’ così invece. Ha lasciato vivere anche
me. Non so il perchè…ora in verità non mi interessa…” continuavo a ripassare i contorni del suo viso
sotto le mie dita. Avevo deciso che non avrei ma voluto più perderlo. “Ma di
una cosa sono certa, me lo ha detto lei stessa, tornerà e quando lo farà non
avrà intenzione di risparmiarci…”
“E’ per questo Susan che te ne devi
andare, ora! Non voglio perderti, non voglio lasciarti, ma so che non potrei proteggerti…non so combattere la sua magia”
“Troveremo un modo per estirpargliela e
renderla debole, troveremo il modo per sconfiggerla costi quel che costi…E NON INTENDO LASCIARTI!” non sembrava prendere sul
serio le mie parole.
“Così ami Narnia
più di quanto tu non voglia far apparire…”
“Così amo te…solo
te, è per questo che sono tornata” mi stringevo al suo collo. Incominciai a
baciarlo fino a raggiungere di nuovo la sua bocca. Niente ci avrebbe potuto
separare sotto le luci introverse e timide del crepuscolo. “ La prossima
battaglia non tarderà, ti prego…resta con me!” gli
chiusi gli occhi, facendogli assaporare il candore delle mie mani. Sentivo il
suo cuore battere come il mio.
Lo condussi dal balcone in cui ci
trovavano ai piedi di quell’albero che ci aveva separati. Passammo la notte
insieme sotto le stelle serene del cielo, con la visione di quella foresta che
ci aveva fatto incontrare per la prima volta mesi or sono. Tutto sembrava
idilliaco, tutto prefigurava avere un senso, ora che lo avevo ritrovato. I miei
sogni si nutrivano del suo corpo, della sua presenza.
Riaprì gli occhi. Era ancora notte
fonda. Mi voltai e Caspian non c’era più.
“Caspian, Caspian…” disorientata mi guardai attorno, e solo un istante
dopo mi resi conto che il suolo cominciava a svanire sotto i miei piedi. L’erba
sembrava inghiottita da una nube di nebbia, la stessa che mi aveva strappata
dal viale di Londra. Con sguardo puntato verso l’orizzonte cercavo di fissare
ogni particolare, ogni angolo che mi circondava e che perdeva i propri contorni
di sicurezza. Il gelo cominciava di nuovo a impossessarsi dei miei arti. Ero
terrorizzata, al pensiero di rivederla, ora che ero sola. D’un tratto mi sento
trasportata alla sala centrale del castello, di fronte a quel quadro che
raffigurava noi, i quattro re di Narnia.
“Diana! Esci fuori! Ora so che sei tu…che COSA VUOI DA ME! AFFRONTAMI NON HO PAURA DI TE…” se solo fosse stato vero
le mie gambe avrebbero smesso di tremare. Osservai meglio quel quadro al quale
avevo dato solo un’occhiata di sfuggita, dietro ai nostri troni, dietro alla
mia corona, lei. Mi sentì invasa da un brivido di terrore. Cosa
poteva mai significare.
“Non lasciarlo combattere solo all’ultima
battaglia…morirà!”
“COSA?CHI?” continuavo a cambiare
orizzonte visivo ma quella voce non assumeva contorni palpabili.”NARNIA NON E’
TUA!!! NOI SIAMO STATI I RE DI QUESTO POSTO, ANCHE
IO!”
“Lo so…”
D’un tratto la nebbia si diradò. Sbarrai gli occhi al cielo e mi aggrappai alla prima cosa che mi
sentivo accanto, ancora in preda al terrore. Caspian
era vicino a me. Le nostre spalle erano ancora rasenti a quell’albero. Era solo
un incubo, o almeno così speravo. Mi strinsi forte a lui, al suo
petto, stando ben accorta di non derubarlo del suo sonno.
La mattina seguente le trombe di
battaglia ci privarono dei nostri attimi sereni assieme. Mi alzai e vidi già Caspian con lo sguardo all’orizzonte. Preoccupato, senza
luce, quella luce che sapeva donarmi in ogni istante nonostante le difficoltà.
“Io devo andare…”
“ NO!Aspetta! le tue condizioni sono a
mala pena migliorate, rischierai di morire questa volta!” inconsapevolmente le
parole del sogno violarono la mia freddezza. E se fosse lui a perdere la vita.
No, non lo avrei mai permesso.
“NON POSSO ESIMERMI DAI MIEI DOVERI DI SOVRANO!”
“MA NON PUOI ESIMERTI DAL NON FAR
SOFFRIRE CHI AMI!” le lacrime a stento riuscirono a frenarsi. Il mio respiro si
fece più inteso. Le sue mani facevano intravedere le vene cariche di tensione.
Non avevamo neanche il tempo per confrontarci, per decidere. Una guardia si era
già imposta con la sua presenza, e con essa il verdetto sembrava già preso.
Bisognava rischierarsi gli uni contro gli altri. Con
lo sguardo basso Caspian tentò di evitarmi, ma non gli fu utile. Riuscì a fermarlo ancora una volta.
“VENGO CON TE! Non accetto alcuna
obiezione!Neanche io posso esimermi dai miei compiti di regina e di donna che
ti ama…” il suo sguardo era deciso. Questa volta non
avrebbe obiettato la mia richiesta.
Pochi minuti e già ci trovavamo l’uno
affianco all’altro a galoppo verso il nemico, verso colei che voleva derubarci
di noi stessi, della nostra permanenza a Narnia. Il
suo sguardo fiero e impassibile celava il dolore delle ferite ancora aperte.
Non si sarebbe tirato indietro, è per questo che non potevo abbandonarlo.
Davanti a noi la spiaggia di Landmer. L’immenso squadrone di ghepardi, tigri, aquile
erano pronti ad attaccarci. Al centro della prima fila, Diana con la sua spada.
I suoi riflessi tagliavano le nubi grigiastre del cielo. Niente l’avrebbe
fermata, ne ero certa. Mi accostai con il mio cavallo a quello di Caspian, per strappargli un ultimo bacio prima dell’inizio
della fine. “Non lasciarmi! PROMETTIMELO!” mi rassicurò con un tremolante sorriso per poi stringermi con tutte le sue forze. Un
solo istante e i tamburi rullarono, il vento si agitò impetuosamente. La tempesta stava per scatenarsi sotto i nostri
occhi. Il nitrito dei cavalli si fece fragore e i loro zoccoli cominciarono a
trinciare l’erba. Il mio cuore pulsava a mala pena il sangue per farmi restare
cosciente. Avevo paura di perderlo.
Lo scontro si protrasse per ore. I nostri
soldati erano ormai esausti. Le mie frecce puntavano al bersaglio senza
indugio, senza sosta. Non fallivano, come avevano sempre fatto. I nostri
sguardi erano sempre puntati. Caspian non mi perdeva
per un istante e così io mi sforzavo di farlo. Diana gli si
stava avvicinando. Ogni passo più vicino a noi era una lamina di terrore nei
miei occhi. Schivai diversi colpi dei miei avversari. Nessuno per ora mi aveva
ferito ma sapevo che se lui sarebbe stato colpito, avrei avuto ben poche
speranze di sopravvivere. Distratta dalla presenza di Diana alle spalle di Caspian, mi sentì trascinare giù dal cavallo.
L’urto con il suolo mi aveva stordita ma ero ancora pronta a difendermi. Le
loro spade si stavano limando ancora. Bagliori di luce sputavano fuori da
quell’arma impregnata di magia. Voltai la mia attenzione per un istante
altrove, fin quando un boato di voci non si alzarono in cielo.
“ E’ STATA FERITA!!RE CASPIAN HA COLPITO
DIANA!” il ghepardo inferocito che avevo di fronte si dileguò come l’ultima volta. Caspian era in piedi.
Lei non c’era. Corsi verso di lui a più non posso per guardare fiera il suo
volto, ma una fitta al ventre mi immobilizzò’ a terra. Gridai un urlo di
dolore. Sentivo la mia carne lacerarsi come se fossi stata colpita io stessa.
L’armatura era intatta, ma il mio corpo spasmava dai
gemiti. Le mie unghie bucarono il terreno. Sentivo perdere le forze.
“CASPIAN!” continuavo a contorcermi a
terra. Finalmente lo sentì sopraggiungere.
“SUSAN!SUSAN!” riversò il mio volto in alto. Riuscivo a distinguere ancora i suoi lineamenti.
“ SUSAN, SEI FERITA?” la gioia della vittoria sembrava perdere ogni significato
per i suoi occhi, ora che vedeva soffrirmi inspiegabilmente. “…tranquilla, tranquilla, ci sono io!”
Piccolo spazio dell’autrice
Grazie a tutti per il
vostro sostegno!!!!E grazie per avermi fatto notare gli errori di stesura dell’altro
capitolo che non avevo avuto il tempo di correggere!Vi prego di commentare
numerosi anche questa volta! Spero che anche questo capitolo vi abbia
interessato! Mi raccomando fatemi sapere! Al prossimo capitolo! (Fino ad ora
quale avete preferito???per curiosità J)