Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: candidalametta    13/05/2010    2 recensioni
Tomo suonava nella stanza semi buia, pochi raggi filtravano attraverso le persiane, si lasciò andare completamente per accompagnare lo strumento tra le sue dita, lasciando che i capelli gli coprissero il viso guidato dall'immaginazione quando sopperiva la tecnica. A gambe larghe nel vuoto nero di una stanza pena di strumenti muti.Non una lacrima, ma una valvola sicura per il suo odio, per il rancore, per l'inevitabile realtà di essere stati uccisi da chi credeva gli volesse bene.
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Tomo Miličević
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sua vita si fermava in quella stanza stracolma di fili colorati, saldatori, appunti sparsi e polvere. Vedeva crescere tra le sue mani uno strano oggetto difficile da identificare. Eppure sapeva che da quella contrita gestazione sarebbe nato il suo futuro.
Seguiva le lezioni senza guardare realmente chi gli era attorno, anche se percepiva distintamente due paia di occhi sempre su di lui, e la rabbia aumentava e scemava in continuazione a seconda della vicinanza o lontananza dei presenti. I pochi minuti senza la voce monotona dei professori con le cuffie alle orecchie, alla perenne scoperta dell’ l'heavy metal.

Tornava dalla classica spesa del mercoledì, preferiva occuparsene da solo, anche se poi trasportare quella mole di sacchetti di carta da solo era sempre un’impresa, scorgeva appena i mattoncini sopra l’erba rada del vialetto davanti casa quando due mani presero le buste davanti il viso.
“grazie Fil..” i suoi occhi non incontrarono lo sguardo scuro del fratello, stringendo a se le buste cercò di riprendere le altre dalle mani del biondo. Un rumore di carta strappata e un insieme di lattine e pacchetti si sparpagliò sul vialetto, si chinarono insieme per raccoglierle in fretta.
“vattene” mormorò il coato abbastanza vicino perché lo potesse sentire, Leonid scosse il capo, “Tomo dobbiamo parlare”, “non abbiamo nulla da dirci” ringhiò a denti stretti mentre afferrava il barattolo più vicino e lo infilava in una busta già stracolma.
Leonid si alzò deciso, “si invece, io ho sbagliato e ti devo almeno le mie scuse, una spiegazione..”, anche il bruno si alzò, “non so che farmene delle tue scuse” disse voltandosi verso la porta di casa. Il biondo si strinse nelle spalle sconsolato, “ti prego io ho bisogno di parlarne, dobbiamo chiarire”, l’altro si fermò un attimo prima di girarsi guardandolo negli occhi. “tu? Tu devi chiarire? E cosa? Di avermi mentito? Aver tradito la mia fiducia? Quali di queste cose devi chiarire? Che tu sia un bastardo bugiardo l'ho capito da solo, anche se troppo tardi, che mi hai mentito e ingannato solo per portare avanti il tuo sporco gioco? Mi è chiaro anche questo non ”.
Fece un passo verso di lui con gli occhi stretti in una fessura ostile, “ti ho sempre considerato come un fratello, il mio migliore amico,che povero ingenuo sono stato vero? Sperare che anche tu mi volessi bene, che non tradissi la nostra amicizia”.
Si girò di nuovo per rientrare in casa con un peso ben maggiore delle buste della spesa contro il petto.
Quando chiuse la porta alle sue spalle sentì dei passi vicino a lui, schiude gli occhi aspettandosi il suono delle nocche contro il legno invece sentì il fruscio scricchiolante della carta appena sotto i suoi piedi. Posò le buste sul tavolo vicino e si chinò, sotto la fessura della porta c’era una lettera con il suo nome sopra.
Abbandonò l'atrio sendendo i gradini per lo scantinato lentamente, poggiandosi al corrimano guardando confuso la busta tra le sue dita, solo laggiù, in mezzo agli attezzi ebbe il coraggio di aprirla, con un sospiro.

“Tomo,”

non riuscì ad andare avanti, i singhiozzi repressi degli ultimi giorni uscirono accompagnati da lacrime pesanti, le sentiva scorrere sul collo, calde di dolore, di affetto represso che ancora sentiva per l’amico.
Chinò il capo come a nascondere a se stesso che l’amore fraterno rimaneva, ferito e insanguinato, ma vivo nel suo cuore, dargli il colpo di grazia sarebbe stato come uccidere se stesso. Era presto, troppo presto perché il dolore svanisse, perché trovasse pace, ma il fondo sapeva che lo avrebbe perdonato, quando si sarebbe sentito meglio e avrebbe potuto respirare ancora liberamente, accarezzò lo scheletro di quella che sarebbe diventata la sua chitarra, quando avrebbe potuto cominciare a suonare di nuovo.
Cercò di prendere fiato mentre le dita rigide stringevano la lettera, la infilò nella tasca posteriore dei jeans dentro il portafogli e tornò di sopra a sistemare la spesa ancora davanti la porta.

Tomo ebbe la sua chitarra elettrica in tempi record.
I soldi bastarono appena per materiali e un paio di manuali scelti, ma il ragazzo era già immerso nella musica e non si lasciò intimorire alla mancanza di un insegnante. Passò il resto dell'anno ignorando due membri della classe scegliendo dove possibili corsi diversi e ascoltando nuovi stili di musica e concentrandosi per concludere al meglio l'anno scolastico e ottenere un buon diploma, ogni sera suonando la sua chitarra sapeva cosa avrebbe fatto una volta finito l'anno scolastico.
Rassicurati i genitori e con un solo sogno nel cuore cominciò a viaggiare unendosi alle band più diverse, lasciandosi trascinare dal rock cercando il gruppo con cui sentirsi realmente se stesso.
E poi, un giorno alla radio sentì “capricorn”, e il suo mondo cambiò.

Si unì ai primi fans di quella band nuova su cui nessuno voleva scommettere, perché priva di un genere a cui associarsi, come un rampicante capriccioso i 30 seconds to mars volevano il loro spazio nel mondo musicale. Tomo si appassionò fin quando seguendoli in tour non ebbe modo di conoscere il batterista, all'amicizia con Shannon susseguirono tante cose.
Si ritrovò sempre più spesso a dare consigli a parlare con i membri della band.
Rideva della loro indecisione per i chitarristi, passavano più tempo a cercarli che a tenerli nel gruppo.
Così un giorno dopo una lunga predica di Tomo sulla qualità di un chitarrista, Shannon, Matt e Jared andarono a sentirlo durante un suo concerto.
Lo chiamarono dopo lo spettacolo nel loro tour bus e per una volta Shanny non cercò immediatamente di soffocarlo in un brusco saluto.

Erano tutti seduti da una parte del basso tavolino e gli fecero cenno di sedersi difronte a loro.
Matt sorrideva compiaciuto mentre il batterista rigirava le aste tra le dita con espressione quasi impaurita.
“Tomo”, esordi Jared, “ti abbiamo chiamato non come amico, non come fan e neanche come domatore di quella bestia di mio fratello”, “hey” si azzardò a ribattere Shannon ma Matt lo bloccò con un gesto della mano. Jared continuò, “ti abbiamo chiamato come chitarrista, crediamo che tu abbia un grande potenziale e vorremo che lo mettessi a disposizione della nostra causa”, “come sei cerimonioso Jay” lo interruppe Matt che si chinò quasi a metà del tavolo, “allora Tomo ti andrebbe di entrare nella band?”.
Tomo li guardò sconvolto, non credeva di arrivare a tanto, guardò Shannon leggendo nel volto la paura di un rifiuto, per gioco avevano già suonato insieme e sapeva di volerlo accanto nei concerti più di ogni altra cosa.
Il sorriso rassicurante di Matt si fece più deciso, anche lui era probabilmente interessato ad una sua partecipazione. I suoi occhi incontrarono quelli di Jared, lo fissò profondamente e per un attimo il suo cuore congelò.
La fredda determinazione negli occhi del cantante per avere quel chitarrista unico nel suo genere era identica a quella letta tanti anni prima in un altro paio di occhi azzurri.
Il respiro di Tomo si fece inesistente e probabilmente spaventato dalla sua espressione Jared lo fisso con più dolcezza, allora Tomo riconobbe lo sguardo del cantante.
Quegli occhi che non erano quelli della sua giovinezza, un blu carico di promesse non irto di insidie.
Sorrise appena, “proviamoci”.

Tlita;
è vero che tutti vorremo per lo meno prendere a male parole la nostra 'cara' Roxanne... il problema è quanti di noi hanno davvero il coraggio di affrontare chi ci ha fatto del male? la vendetta non è una cosa semplice e richede crudeltà ... e io non credo che Tomo sia davvero capece di questo. Sarà che lo amo troppo, come adolescente pasticcione, sarà che sadico non ce lo vedo... Sarà che con 'the kill' spero abbia buttato fuori tutto il marcio .... saranno troppe cose ma ... ecco io... non ce lo vedo!
poi ovviamente può essere tutto il contrario! chi mai conoscerà Tomo veramente? ;P

Luxu2
Tomo che ci mette tutto il suo risentimento su una chitarra elettrica... non so te ma mi fa venire i brividi! credo sia una scena strana carica di "elettricità" intesa nel senso quasi distruttivo del termine! ;)
cmq vedi, non tutto il male viene per nuovere, Tomo ha perso una z********* e noi abbiamo acquistato un chitarrista. cosa si può volere di più? ;P
  
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