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Autore: KeilaStradlin    13/05/2010    1 recensioni
Cercai di concentrare i miei pensieri su quanto sapevo dello zio. In effetti ero a conoscenza solo del suo nome, Saul … ma che razza di nome era? Mi ricordai di aver studiato qualcosa del genere circa due anni prima, in quarta ginnasio. Un certo Re Saul che era stato ucciso. Scossi la testa, accartocciando ancora di più la lattina. In quel momento una voce risuonò in tutto l'aereo. “L'aereo sta per iniziare la sua discesa, siete pregati di allacciare le vostre cinture di sicurezza e di rimanere ai vostri posti.”
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ragazzi, io ho deciso di metterla lo stesso sta storia … se a qualcuno non va bene posso sempre cancellarla, quindi non ci sono problemi, spero ^^

Via, ditemi cosa ne pensate!


P.s. So che il manager si chiama Alan, ma ho cambiato nome perché mi piaceva i più >_>


Cap. 1 – Pretty Tied Up.


Guardavo le nuvole formare una massa densa e compatta fuori dal finestrino, disinteressata. Come se qualcosa avesse senso in quel momento. Il rumore sordo del motore continuava a rimbombarmi in testa. Non riuscivo più a pensare e non era nemmeno quello che volevo.

Ticchettai le dita sulla lattina che tenevo nella mano sinistra, vuota. Ormai non doveva mancare molto all'arrivo e questo mi stava mettendo leggermente in agitazione.

Insomma, andavo per la prima volta a trovare uno zio di Los Angeles che non avevo mai visto in vita mia, in più, la cosa strana era che io avevo quasi 16 anni e lui solo 19 … era bizzarra solo l'idea che l'avrei dovuto chiamare zio.

Se i miei genitori fossero ancora con me tutto ciò non sarebbe mai successo. Schiacciai la lattina su se stessa, con frustrazione.

Ricordavo tutto in modo confuso; un attimo prima ero li, in macchina, che ridevo con mia madre, l'attimo dopo una sterzata improvvisa ma inutile, un esplosione, urla, uno strano senso di vertigine … poi ritrovai il mio corpo schiacciato contro l'asfalto circondato dal sangue, ma non capivo, la mia mente era annebbiata. Qualche secondo dopo svenni.

Quando mi risvegliai, in un bianco stanzino di ospedale, mi dissero che i miei genitori erano morti ma per fortuna avrei potuto evitare l'orfanotrofio poiché avevo uno zio maggiorenne a Los Angeles.

In quel momento non me ne fregava un cazzo, ero andata letteralmente fuori di testa, dovettero darmi dei calmanti, e passò una settimana prima che mi ristabilissi, almeno all'apparenza.

Ma non voglio spingermi oltre con il rivangare queste cose, un'altra lacrima mi scese lungo la guancia e ormai ero stufa.

Cercai di concentrare i miei pensieri su quanto sapevo dello zio. In effetti ero a conoscenza solo del suo nome, Saul … ma che razza di nome era? Mi ricordai di aver studiato qualcosa del genere circa due anni prima, in quarta ginnasio. Un certo Re Saul che era stato ucciso.

Scossi la testa, accartocciando ancora di più la lattina.

In quel momento una voce risuonò in tutto l'aereo.

L'aereo sta per iniziare la sua discesa, siete pregati di allacciare le vostre cinture di sicurezza e di rimanere ai vostri posti.”

Mentre l'aereo si lanciava a folle velocità verso il suolo la pressione cominciò ad accumularsi sulle mie orecchie che mi fecero un male cane, per poco non strillai.

In fondo però ce l'avevo fatta. Ero arrivata a terra, ero a Los Angeles.

Mi guardai intorno, per la precisione ero spersa in un enorme aeroporto di Los Angeles.

Trascinai la valigia per un po' nel corridoio principale fino a che non mi accorsi che un uomo sulla trentina d'anni mi venne incontro.

- Sei tu Angela Hudson? - mi chiese spiccio.

Che fosse quello mio Zio? Impossibile, aveva solo 19 anni...

- Si, sono io -

Sorrise – Piacere il mio nome è Adam e sono il manager di tuo Zio -

Lo fissai per un momento senza capire, poi ricordai, questo zio Saul faceva parte di una Rock Band scatenata.

- Seguimi che andiamo alla macchina -

Annuii poco convinta mentre l'agitazione iniziava ad aumentare.

Non ricordo il modello di automobile quando ci salii, ma mi rimase impresso chiaramente che fosse piuttosto malconcia, anzi più che altro sembrava appena uscita da uno sfattino.

Percorremmo un enorme autostrada per circa una ventina di minuti, quasi completamente in silenzio a parte qualche domanda circa la mia età , dove andavo a scuola e cose del genere. Comunque quell' Adam non era male, aveva un modo per dire anche le cose più scontate e ovvie che ti metteva allegria.

Quando arrivammo a destinazione rimasi di stucco. Si trattava di un enorme villone con un giardino piuttosto grande, insomma, quel tipo di casa che non attribuiresti mai a un diciannovenne che strimpellava una chitarra.

Da dentro proveniva una forte musica Hard Rock che non era male, e qualcuno che cantava.

- Oh, vedo che oggi ci sono tutti, anche Axl – disse Adam compiaciuto.

Entrai in casa con circospezione, voltando la testa a destra e a sinistra nel lungo corridoio, era piuttosto spoglio, l'unico arredamento era un portaombrelli in ferro e una pianta un po' messa male. Pensai che avrei dovuto dargli dell'acqua quando mi capitava.

Adam si fermò un momento da vanti alla porta da dove proveniva tutta la musica.

- Aspetta qui fuori che gli vado a dire che sei arrivata! -

- Si -

Ormai stava iniziando a darmi noia lo stomaco per quell'ansia ingiustificata,

insomma non era una cosa così terribile, avrei dovuto solo presentarmi a tutti … e iniziare un'altra vita …. già, facilissimo, no?

Iniziai a battere il piede sul pavimento leggermente polveroso, freneticamente fino a che non mi accorsi che la musica era cessata. Mi irrigidii un attimo cercando un buon modo per salutare una Rock Band.

La porta si aprì nuovamente e Adam mi fece segno di entrare. Lo segui con passo incerto e un po' riluttante.

Nella saletta, adibita a studio dove suonare, stavano cinque ragazzi tutti piuttosto ben messi, sopratutto l'ultimo sul lato sinistro, portava capelli fra il biondo e il rosso e una fascia sulla fronte.

Tutti mi osservavano curiosa. Uno di loro parlò allegramente.

- Ehi Slash, sarebbe questa tua nipote? -

Slash … ma non si chiamava Saul mio zio?

Quello che rispose era quello che mi ero immaginata di meno come uno dei miei parenti.

Aveva lunghi capelli riccioli e neri che gli coprivano gran parte della faccia, in testa teneva un enorme cilindro circondato da una cintura. Ero piuttosto sconcertata.

- Si – disse sorridendo, poi si avvicinò a me e mi allungò la mano.

La strinsi.

- Piacere sono Angela -

- Dunque io sono tuo zio Saul ma ormai è come se mi chiamassi Slash, perciò chiamami così -

- Certo -

Poi fu il turno del primo che aveva parlato, anche lui con i capelli neri ma più corti.

- Io sono Izzy! - disse facendo l'occhiolino.

Lo guardai di sottecchi per poi ricambiare il saluto.

Il prossimo era un biondo chiarissimo di nome Duff, e poi ancora un altro biondo, Steven.

L'ultimo era il ragazzo con la fascia, scoprii che era lui Axl. Non sembravano male come persone.

A quel punto un po' della mia ansia era sparita ma mi sentivo comunque spaesata.

Lo zio mi parlò nuovamente.

- Mmmh, mi sa che devo farti vedere la tua stanza, no? -

Annuii, cosa avrei dovuto dire? Tra l'altro non sapevo chi fra noi due era più perso.

- Va bene, vieni! -

Iniziai a trascinare la grossa valigia dietro di me fino a che non venni bloccata da qualcuno. Era Izzy.

- Questa la porto io – proclamò sorridendo ancora. Mi stava già simpatico quel tipo.

- Grazie -

Ci affrettammo su per le scale, anche tutti gli altri ci stavano seguendo.

Quando arrivammo su pianerottolo al secondo piano lo zio aprì una porta per rivelare una camera abbastanza ampia, già completa di letto e armadio.

- Bella! - dissi istintivamente.

Slash sembrava un po' rincuorato dalla notizia. - Sono contento che ti piaccia -.

Izzy mi passò davanti e fece un profondo inchino – Signorina, vuole che le sfaccia la valigia? -

Ridacchiai – No no, grazie, ci penso da sola! -

- Non fare il cazzone Izzy – disse Axl facendosi avanti.

- Certo, certo, sono un uomo serio! -

Tutti si lanciarono uno sguardo che voleva dire molto, poi scoppiarono a ridere a quell'affermazione così fantasiosa.

- Bhè noi torniamo in sala prove perché dobbiamo assolutamente finire delle cose, fai pure quello che vuoi nel frattempo, fatti una doccia, quello che ti pare – disse lo zio.

- Va bene – risposi salutando con la mano.

Gli altri ricambiarono per poi dileguarsi uno a uno giù per le scale. L'ultimo a uscire fu Axl che salutai ancora una volta prima che si richiudesse la porta alle spalle.

Sospirai sollevata, non era andata poi così male. Decisi che avrei sfatto la valigia più tardi e che dopo quel lungo viaggio era meglio optare per una doccia rinfrescante.

Il bagno era piuttosto pulito nonostante sulle mensole ci fosse uno strato di polvere non indifferente, avrei dovuto provvedere a ripulirlo.

Lo zio era stato gentile a concedermi una camera con il bagno privato, in fondo dovevo convivere con cinque maschi fuori di testa tutti più grandi di me.

Stetti circa un ora sotto la doccia, di solito ero piuttosto veloce ma avevo veramente bisogno di rilassarmi.

Quando venni fuori sistemai immediatamente i miei vestiti e lasciai qualcosa fuori da poter indossare.

Un semplice paio di pantaloni di pelle neri, tra l'altro come quelli dello zio, una maglietta nera a maniche corte con un disegno al centro e un paio di converse all star rosse, basse.

Mi guardai allo specchio. Era strano pensare che mio zio e quasi tutta la mia famiglia era composta da mulatti, tranne mio padre che era bianchissimo ed io avevo preso proprio da lui, la mia pelle era particolarmente chiara. I miei capelli erano neri però, come quelli di tutti i miei parenti ma un' altra cosa strana di me erano i miei occhi azzurri che solo mio padre e mia nonna avevano avuto per quanto ne sapevo.

Dopo che fui pronta mi gettai giù per le scale alla ricerca degli altri. Non mi andava di stare sola in una casa così enorme.

A giudicare dal silenzio che regnava avevano smesso di suonare e non sapevo proprio da quale stanza iniziare per trovarli.

Girovagai un po' qua e la. Cercai in salotto e nello studio ma erano vuoti, quindi, l'unico posto che rimaneva era la cucina. Infatti li trovai tutti ammassati li.

Steven e Izzy stavano bevendo un drink, sicuramente ad alto tasso alcolico, mio zio fumava una sigaretta, Duff e Axl si ciondolavano sulle sedie, ma appena entrai tutti si voltarono istintivamente verso di me.

- Tutto bene? - Chiese lo Zio sbuffando una nuvola di fumo.

- Si, tranne che odio l'odore di fumo! - gracchiai mentre la mia gola iniziava a pizzicare.

Slash guardò la sigaretta che teneva in mano come se un indecisione atroce l'avesse colpito all'improvviso. - Uh...ehm -

Izzy lo guardò male – Butta via quella cicca! -

Sospirò – E, va bene -

Ringraziai Izzy mentalmente, ero stata costretta vivere li, e buttare via una sigaretta mi sembrava il minimo.

Fra lo zio e Duff c'era una sedia libera, mi acciambellai li, aspettando che accadesse qualcosa.

- Pensate che debba preparare qualcosa per la cena? - chiese lo zio sul preoccupato.

- Perché, i cibi in scatola sono passati di moda? - rispose Steven ridacchiando.

- Però la tua immagine completa di grembiule rosa intenta ad armeggiare con pentole e padelle spacca di brutto cazzo! - continuò Duff.

Mi trattenni a stento dallo scoppiare a ridere sopratutto alla vista dello zio che sudava freddo.

- No, ma pensavo di fare qualcosa di diverso per Angela – Disse, poco convinto dell'assenso da parte degli altri.

Invece Axl li stupì tutti, picchiando un pungo sul tavolo.

- Io ci sto cazzo, e a dire la verità sono stufo di quelle poltiglie surgelate che chiamate cibo! -

Dopo qualche secondo ci fu un assenso generale, ma se ricordo bene Steven era piuttosto scettico sul fatto che qualcuno di loro avesse saputo cucinare e in effetti, in quel momento, ero completamente dalla sua parte. Ma ormai la cosa era decisa e non volevo far incazzare lo zio, che sembrava euforico all'idea di mettersi ai fornelli, dicendogli che mi andavano benissimo i cibi in scatola.

- Dovremmo fare una spesa però – osservò Izzy - non abbiamo niente di niente -

Steven incrociò le braccia – Il signorino Axl è l'unico a possedere una macchina, decente – aggiunse quando lo guardai, probabilmente aveva capito il mio riferimento all'auto di Adam.

- E quindi? - disse il diretto interessato.

Izzy scosse la testa – Cazzo quanto sei duro amico, devi andare tu! -

Axl sbuffò rassegnato, sapeva che non poteva opporsi dopo essere stato il primo a prendere parte al “progetto”.

- Però, Angela dovresti andare con lui, non credo abbiamo mai comprato qualcosa ad un supermercato in vita sua e poi sei tu che devi scegliere cosa vuoi per cena! - s'intromise Duff.

Arrossi, passare più di un ora con un diciannovenne semi sconosciuto non era certo una proposta così allettante, però sarebbe piaciuto vedere un po' la città dato che durante il viaggio fino alla villa non avevo fatto molto caso al paesaggio circostante.

Axl fece spallucce, indifferente. E anche io annuii, anche se non del tutto convinta.

Lo zio si voltò di scatto rischiando di cadere dalla sedia.

- Ascoltami bene Axl, se provi a toccarla io ti prendo a calci, d'accordo? -

Lui sbarrò gli occhi – ma sei fuori? Non sono mica un pedofilo o uno stupratore del cazzo! -

Mi portai una mano alla fronte esasperata – Zio …. -

Slash borbottò qualcosa come “No, devo solo accertarmi ...” per poi scolarsi un bicchierino di Vodka.

- Va bene, andiamo che è meglio, sono già le sei e mezzo – dissi.

Il rosso assentì e mi precedette lungo il corridoio fino alla porta d'ingresso.

Lo seguii lungo il modesto giardino fino ad arrivare ad una specie di garage piuttosto fresco dove stava parcheggiata la sua macchina. Una BMW, ma non ricordo il modello, so solo che era completamente e stupendamente nera.

Feci per aprire lo sportello di dietro ma Axl mi fermò.

- Puoi salire davanti se vuoi, mi sembra di essere un tassista così -

- Ok -

Il viaggio non durò a lungo, circa una decina di minuti al supermercato più vicino.

Ci dicemmo qualcosa, del tipo “ehi, ti trovi bene qui?”, “non c'è male” e cose del genere, poi iniziò a canticchiare una melodia piacevole mentre guidava.

- Tu sei il cantante, vero? - chiesi mentre parcheggiavamo.

- Si, da cosa l'hai capito? -

Sorrisi – Bhè non hai fatto altro che canticchiare per buona parte del viaggio! -

- A volte non me ne accorgo – rispose mentre girava le chiavi nella portiera.

Quando entrammo dalla porta girevole rimasi sconcertata. Quello era una specie di labirinto di frutta, utensili, verdure, biscotti, e chi più ne ha più ne metta. All'inizio avevo pensato che mi sarei fatta un giro solitario ma in quel momento l'idea di rimanere incollata dietro Axl mi sembrava molto migliore, se non volevo sperdermi in quel luogo sconfinato.

- Da dove iniziamo? - chiese grattandosi la testa-

- Mmmm … non saprei non conosco un cazzo di questo posto! -

- Ehi signorina, moderi le parole! - disse dandomi un buffetto sulla testa.

Ridacchiai – In confronto a voi sembro la madonna scesa in terra! -

- Hai ragione in effetti – e rise a sua volta.

- Ehi, possiamo iniziare a prendere qualche schifezza, è da un mucchio che non mangio un sacchetto di patatine! - proposi correndo lungo uno dei tanti corridoi.

Axl mi seguì e iniziammo a riempire il carrello di tutte le cose più strane e piene di calorie. Dolci, cioccolato, patatine, pizze surgelate, hamburger, hot dog … e tante altre cose che non sto a dirvi per evitare di farvi vomitare. Alla fine avevamo comprato cibo per un intero esercito che stava morendo di stenti.

Ci avviammo alla cassa soddisfatti di noi stessi. Axl iniziava a starmi proprio simpatico. All'inizio mi era sembrato un tipo serio e un po' scontroso ma non era così, sapeva esattamente come divertirsi anche in maniera molto stupida e sapeva far ridere.

Tornammo alla villa che erano circa le sette e mezzo, ridendo per qualcosa di estremamente idiota che non ricordo.

Gli altri erano ancora li ad aspettarci in cucina, e quando scaricammo sul tavolo una montagna di alimenti, vidi i loro occhi brillare.

- Dovremmo andarci più spesso a quel supermercato! - Urlò Izzy.

- è già – dissi soddisfatta.

A quel punto lo zio Slash mi guardò.

- Axl non ti ha fatto niente vero? -

Sbuffai.

- Abbiamo fatto sesso violento zio! - e mi godetti la sua espressione scioccata prima che io e Axl ci mettessimo a ridere e capisse di essere parte di uno scherzo.

Scosse la testa, tornando a borbottare e maledicendo il povero Axl che intanto ghignava dall'altra parte del tavolo.

Duff mi tirò una gomitata – Ehi, bella risposta, porca vacca! - esclamò ridendo.

Se non ricordo male il cercare di cucinare fu un vero disastro. A un certo punto della cottura degli Hamburger lo zio decise di dover andare immediatamente in bagno, così che quando Steven e Duff si accorsero del fumo nero che usciva dalla padella era già troppo tardi. Lo zio si incazzò bestemmiando a non finire e dette la padella in testa a Duff, una scenetta alquanto divertente da vedere.

Poi decise di mettere su gli Hot Dog e quelli per fortuna vennero decenti anche se chiaramente Izzy si sentiva in dovere di schizzare Ketchup su tutto il tavolo coinvolgendo Axl che si unì alla lotta impugnando un tubetto di maionese. Alla fine potete immaginare come erano ridotti.

Comunque io mi sganasciai dal ridere per tutto il tempo, anche gli altri parvero trovare lo spettacolo piuttosto coinvolgente e degno di nota, tanto che lo zio si mise a strimpellare con la sua chitarra per dare un sottofondo musicale.

Dopo che la cucina fu diventata un vero macello, lascio alla vostra immaginazione, ci spostammo nello studio, dove i cinque iniziarono a provare, perché, a detta di loro, la notte portava maggiore ispirazione.

Io mi sedetti su una sedia e li ascoltai, mi piaceva molto la loro musica.

Fecero canzoni piuttosto vivaci ma nessuna di esse, mi dissero, era ancora completa e avrebbero dovuto lavorarci ancora per qualche tempo.

Era mezzanotte passata quando iniziai a sentire i sintomi della stanchezza, dovetti riconoscere che quella giornata era stata piuttosto spossante, ma anche estremamente divertente, non ridevo così da quando era accaduto l'incidente.

Slash mi venne in contro con in bocca una sigaretta spenta ( chissà che senso aveva poi ).

- è meglio se vai a letto, ti vedo stanca... -

- Si un pochino – ammisi sbadigliando.

- Ok, vai su e noi cerchiamo di fare meno casino possibile -

Lo fissai un attimo – Un giorno voglio un cappello come il tuo! - dissi.

- Ma adesso che c'entra?? - sembrava non si aspettasse un'affermazione del genere.

- Niente così, era per dire! - risposi sorridendo.

- Tzè, va bene, ci penserò su, ora però vai! -

- D'accordo, buona notte zio! BUONA NOTTE RAGAZZI! - urlai sovrastando il suono degli strumenti.

- Notte Angela! - Risposero in coro, Izzy mi fece il pollice in su e Axl un segno con la mano.

Mentre Steven e Duff misero su una specie di musichetta improvvisata per darmi la buona notte a modo loro. Regalai a tutti un ampio sorriso prima di dileguarmi dalla porta.

Quando fui in camera mi gettai sul letto presa da un senso di beatitudine profondo. Per la prima volta pensai che mi sarebbe piaciuto davvero vivere li con quei ragazzi casinisti.

Sicuramente potevo essere certa che non mi sarei mai annoiata, pareva che ogni secondo tirassero fuori qualcosa di nuovo.

Anche la mia camera, benché piuttosto spoglia, iniziava a piacermi e a sembrarmi più familiare.

Mi infilai velocemente il pigiama e tirai le coperte in fondo al letto, lasciando solo il lenzuolo. Insomma era luglio, non avevo bisogno di tutte quelle cose pesanti e calde.

Mi sistemai a pancia in giù abbracciando il cuscino fresco, e il sonno non impiegò molto a impadronirsi di me, ero davvero esausta.

Dal piano di sotto, in sottofondo, mi arrivava alle orecchie una musica calma e rilassante, probabilmente avevano deciso di fare quella per non impedirmi di dormire ….L'ultima cosa che pensai, prima che tutto sfumasse in nero e in immagini confuse di sogni, era che forse avevo davvero trovato una specie di nuova famiglia.


  
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