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Autore: Scuotivento    28/08/2005    3 recensioni
La storia che ora leggerete è completamente inventata.
Niente di ciò che è qui scritto è vero o ispirato da fatti realmente accaduti.
I personaggi e i protagonisti che appariranno sono fittizi e fandonie sono le loro mirabolanti avventure.
Non esistono, per fortuna, né il Crammel, i bastoni incantati a scoppio ritardato, gli apprendisti divorati da squali-bisonti o i Lammer predatori delle appendici cieche, catastrofi magiche di dimensioni epiche, piani per la distruzione del mondo e dei criceti e questo è per molti (soprattutto per i turisti bidimensionali e per San Scriterio), una miracolosa botta di culo.

Mille e più anni fa, in un deserto battuto dai venti e dimenticato persino dalla luce celeste….
Genere: Avventura, Azione, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cronache di Zarda


La storia che ora leggerete è completamente inventata.
Niente di ciò che è qui scritto è vero o ispirato da fatti realmente accaduti.
I personaggi e i protagonisti che appariranno sono fittizi e fandonie sono le loro mirabolanti avventure.

Non esistono, per fortuna, né il Crammel, i bastoni incantati a scoppio ritardato, gli apprendisti divorati da squali-bisonti o i Lammer predatori delle appendici cieche, catastrofi magiche di dimensioni epiche, piani per la distruzione del mondo e dei criceti e questo è per molti (soprattutto per i turisti bidimensionali e per San Scriterio), una miracolosa botta di culo.


Mille e più anni fa, in un deserto battuto dai venti e dimenticato persino dalla luce celeste….


Una folgore serpeggiò tra le nubi, annunciando la pioggia.

La pioggia cadeva, ora sottile e esile, evaporando sulla sabbia bollente, ora più forte, creando polle e rivoli lungo le dune di sabbia e pietrisco, finché il rumore dell’acqua battente su diecimila scudi e diecimila corazze fu l’unico suono dominante.

Un’immensa schiera di armati era allineata sulle dune di sabbia, creature diverse per aspetto, nomi e pensieri, ma ironicamente uniti nelle armi impugnate.

Immobili sulle loro posizioni, reggevano ognuno scudi, spade e pesanti corazze.

Vi era un rimescolio di stemmi e simboli, tale che avrebbe confuso il più vetusto tra i maestri d’araldica.
Decine di alberi dalle fronde argentate si univano a torri d’avorio, si mescolavano con aquile dalla testa mozzata, con unicorni rampanti e stelle damascate.

Immagini di trombe e cerchi d’ottone si confondevano con i motti, i detti in lingue antiche e scioccanti scioglilingua elfici.

Un’umanità intera era in marcia, armata di lance e mazze ferrate, coperta da pesanti armature e mantelli di pelle sgualcita.

In questo glorioso spettacolo, non vi erano però né bandiere né gioiosi squilli di tromba o di grancassa, e forse per molti era anche un sollievo.

Bisbigli, mormorii infranti e brevi esclamazioni; questi invece erano diffusi in tutte le schiere, estese lungo le assolate dune del deserto.

Davanti a questo triste spettacolo, si erigeva su una duna solitaria un uomo a dir poco imponente, armato di tutto punto, intento a scrutare l’orizzonte con gran determinazione. Stringeva nella mano sinistra una spada così grande che pareva quasi impossibile da utilizzare e da brandire, tanto da sembrare più uno strumento ridicolo che mortalmente pericoloso. All’improvviso un soldato si staccò dalla fila degli armati e si diresse verso la figura solitaria. Dietro di sé arrancava una figura ricurva, coperta da laceri stracci. Quando giunsero alla loro meta, entrambi si chinarono in segno di rispetto, tenendosi in disparte.
Il guerriero sollevò la testa. Il suo elmo appuntito non nascondeva i suoi lineamenti elfici, anzi li aggraziava rendendoli ancora più eterei. L’armatura placcata in madreperla non sembrava esser stata sfiorata dalla polvere del deserto, e risplendeva debolmente. Messosi sull’attenti pronunciò in tono deciso

“Zefir della casata di Haman, araldo dell’Alleanza di Anaris, ai suoi ordini. ”
Le parole pronunciate erano state rivolte alla figura solitaria, che non diede risposta.

“Signore se permette l’ardire, sono del parere che lei debba consegnarmi le ultime disposizioni sull’attacco ormai imminente. Tutti non aspettano che un suo accenno.” Non vi fu risposta.

“Signore, le ultime delegazioni dal Palmiryon e dalla valle di Bor sono giunte, assieme agli uomini dell’Impero Hamonriano. Sono giunti i nani delle Rocche Imbiancate dei colli Uaror, dai fiumi Arost e Greatflanon sono corsi come il vento i destrieri di Sir Nicholiser, e gli Elfi dei regni Uniti, Disuniti e un PÓ In Disparte hanno affiancato le file degli Halfing di Mãstica giunti qui da poco, anche se non abbiamo ancora capito che da parte scenderanno in battaglia. Sono presenti tutti coloro che sono stati chiamati e l’adunata è ora finita. Signore un suo ordine. ” di nuovo silenzio.

“Capitano, ritiri i suoi uomini. ” questa voce giunse inaspettata alle spalle dei due, tanto da far voltare il giovane portabandiera.
La frase era stata pronunciata da quella misera figura dietro di lui, ancora inginocchiata sulla sabbia.

L'elfo non parve credere alle sue orecchie. Che cosa aveva detto?

“Le truppe andranno fatte ritirare dietro il crinale, al riparo ma ancora in zona. Non è loro il compito di intervenire ora. ”

L’elfo era sbigottito. Cosa andava blaterando?
“Alh te shessenjta! ” proferì “Taccia, cosa va blaterando? Le paion forse discorsi da farsi, in vista di questa ormai prossima battaglia? Non è in sé ”disse poi rivolto all’altro soldato.
“No, sono sano come un uccello ” continuò invece a dire “E ciò che dico corrisponde al miglior consiglio che oggi abbiate ricevuto ”

Il generale aumentò la stretta sulla spada. Ahi, pensò l’araldo, era assai noto nell’esercito come risolvesse le grane e i vari problemi. Era sempre stato molto tagliente nelle sue risoluzioni. Pensò di ricorrere ai ripari.

“Signore non si preoccupi di lui, non è un problema. L’ho portato al suo onorevole cospetto solo poiché insisteva così tanto nel parlarvi da sembrare una cosa importante. Credevo fosse un messaggero, di quelli anonimi, latore di importanti notizie, come si poteva leggere nei vecchi libri, ma mi sbagliavo. Lo condurrò subito via dalla sua ombra.”

“Oh, ma è vero che sono un messaggero ” disse “E anche “ latore ” di notizie importanti, e saggi consigli. ”

L’elfo si irrigidì a sentire quelle parole. Ma come, toccavano tutti a lui gli insistenti vagabondi di passaggio che se la prendevano con gli individui più pericolosi e temuti della piazza? Perché lui doveva essere sempre in mezzo a queste situazioni? Perché tra tutti i messaggeri, araldi nunzi e corridori dell’esercito era toccato proprio a lui?

“Basta ora ” gridò volgendosi verso lo scocciatore “Vecchio sciocco, pazzo idiota, sciagurato senza nome né titolo ” la sua voce era come un sibilo “cosa credi di poter ottenere con le tue parole? Credi che basteranno due o tre versi per poter convincerci a far fagotto e andarcene di qui? Guarda! ” disse poi rivolto alle schiere allineate nel deserto “Guarda quanta gente, popoli, quanti clan sono qui accorsi. Vengono da tutta Zarda, da ogni sua terra e da ogni sua più piccola valle. Ognuno di essi ha inviato guerrieri e cavalieri, non c’è città o paese che non l’abbia fatto! Tutte le forze di queste mondo sono unite. Unite per una nobile e giusta causa, per di più! Mai era successo, poiché mai erano apparse motivazioni tali da far muovere tutto ciò. ”
“Conosco troppo bene i fatti che hanno portato a tutto questo, araldo di Maghi” disse il vecchio mendico, con una voce stanca e passiva. Sembrava improvvisamente cambiato.

“E allora converrai anche tu che tutto ciò è ormai inevitabile ”

“No ”

la pioggia era cessata. La calura del deserto stava già riprendendo il suo posto, ma il cielo era ancora coperto da nuvole così fitte da oscurare il sole. L’aria era stagnante, il vento erascomparso.

Tutto sembrava in attesa di qualcosa.
“Taci! Con le tue parole offuschi la memoria dei tanti che sono caduti per la libertà, e nel combattere la tirannia, la crudeltà e l'annullamento delle festività folkloristiche! Tu ora… ” fece per prendergli il braccio.

“Fermo.”

La voce era ora quella del Generale. Zefir mollò subito la presa sentendola.

“Hai detto che porti saggi consigli ”continuò “In questo momento ne ho sentiti anche troppi.”

Zefir cominciò a muoversi nervosamente, il volto paralizzato in un ghigno. Ahi, ahi, ahi, qui si mette male….

“Qual è il tuo padrone, messaggero? ” chiese il generale, voltandosi. Il suo tono era duro, severo ma il suo volto, segnato da numerose cicatrici, non esprimeva odio o rabbia.

Sembrava più una mesta rassegnazione, che stupì Zefir. Mantenne lo stesso lo sguardo sullo spadone, che era ancora impugnato.

“Quando l’aquila vola nelle immensità celesti, il corvo gracchia nella notte e l’agile falena vola attorno alla fiamma, è allora che il pescegatto nuota nello stagno fra i canneti. ” così rispose il vecchio.
Zefir rimase di stucco. Aveva all’inizio ritenuto lo strano visitatore, un idiota e un vecchio millantatore, ma ora doveva ricredersi. Quel tizio era completamente uscito fuori di senno!

Il Generale si mosse verso di loro. A quel minimo movimento Zefir si coprì gli occhi con le mani, temendo il peggio. Ma rimase sorpreso vedendo che non avvennero schizzi di sangue o arti spezzati. Anzi, aprendo gli occhi……

“ Che follia è mai questa? ” si chiese “ Perché mai lo sta abbracciando ?” Ma Zefir non si illuse per molto. Aveva sentito dire che il generale era capace di uccidere interi eserciti semplicemente guardandoli o agitando le mani e facendo uscire zampilli colorati dagli occhi: probabilmente ora lo avrebbe stritolato in una morsa fatale. Ma…..

“ E ora? Gli si è pure inginocchiato! Ma cosa sta accadendo ?” pensò Zefir sempre più sorpreso. Il generale si era infatti inginocchiato dinanzi al vecchio. Simile comportamento non si era mai verificato prima. Il Generale non si piegava davanti a nessuno, era alieno alle smancerie o a qualsiasi forma di educazione. Giravano un sacco di storie sul suo conto. Si diceva, ad esempio, che avesse ucciso da bambino ben cento orchi e tre tutori in un’unica battaglia. Niente al mondo lo poteva piegare, ed era opinione comune che anche gli dei volgevano oltre lo sguardo al suo cospetto.
“Eroe di mille battaglie, mille scontri, capitano su mare e sulle terre di tutta Zarda , chi era che non conosceva il suo nome? Oh epoca tormentata, età del fuoco e del sangue, anni oscuri e ricolmi di veleno, cosa accadde perché il figlio tuo più splendente, giovane fiore, virgulto della forza e del valore umano si umiliasse davanti a tutti i popoli delle terre di questo mondo? ”così pensava Zefir, prendendo mentalmente nota di queste frasi dal dubbio valor poetico. Nel frattempo……


“Da lungo ho atteso la venuta del maestro ” disse la voce del generale.

“Egli non è venuto, giovane uomo, ma il suo spirito ti accompagna. Egli ti ha sempre sorretto e non mancherà di farlo in quest’ora ” rispose il vecchio, reggendogli le mani.

“Lo sento, anche se in questo deserto di morte e desolazione non percepisco che dubbio e tormento. Anche gli dei si sono allontanati ”

“Questo non è vero! Anzi presto saranno più vicini agli uomini di quanto non lo saranno mai stati. Preparati, il tuo momento si avvicina.”

Il generale si rialzò, in tutto la sua forza e potenza. Sembrava davvero uno scoglio di duro basalto, forte e capace di resistere alle onde del tempo e delle avversità.

“Cosa devo fare? ” chiese.

Il vecchio scosse la testa “Non speravo in questa tua domanda ” disse “Mostra bene quanto ancora tu sia ancora giovane e immaturo.”

“Nunzio, rispondimi ora, subito! ”urlò all’improvviso, facendo trasecolare Zefir, ancora preso nelle sue nuvole poetiche “Cosa ha detto il Maestro? Quali sono i suoi consigli? Cosa devo fare? Ho sulle spalle il destino e la responsabilità su più di seicentomila anime e di un intero mon- do! Cosa devo fare? Parla ora, perché la mia pazienza è finita! ”

“Ho già espresso il suo e il mio consiglio, giovane principe della casata degli Obarys, se ben ricordi. Ma avrei preferito che la decisione finale sarebbe stata la tua, non la mia.”

“Bene! Se è questo è ciò che ha detto….. Zefir di Haman! Vieni subito qui.” l’elfo si riprese dalla sua posa granitica dove si era adagiato, e arrivò alle spalle del guerriero.

“Torna subito indietro ” disse “E informa subito gli altri capitani che si devono ritirare. ”
“Ritirare ?” chiese con espressione stupita

“Esatto, su tutti i fronti. Muoviti ora! ” e con un gesto spazientito lo congedò.

Zefir non si mosse. Non aveva inteso un ordine così alieno e improbabile. Era rimasto impreparato ad una simile evenienza.

“Non mi hai sentito, sciocco porta stendardo, o ti devo urlare l’ordine nelle tue graziose orecchie a punta? Scattare! ” sbraitò con quanto fiato aveva in corpo.
Di fronte a questo usuale comportamento, Zefir si riprese e cominciò a correre verso le linee dei soldati, reggendosi l’elmo con una mano. Passando vicino al messaggero mendico, non poté non dargli un’occhiata. Anche se era in piedi, ricurvo com’era su se stesso, pareva solo un misera e inutile figura. Come aveva fatto a cambiare idea ad un uomo così testardo e risoluto?


  
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