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Autore: Minina    13/05/2010    2 recensioni
[STORIA SOSPESA]
dal prologo:“prendi”
“cos’è?” chiese la bambina andando a fissare il compagno sedutosi vicino a lei.
“è un libro di favole no? Ti piacciono tanto” gli disse il bambino sistemandosi gli occhiali sul naso.
“io invece voglio che tu prenda questa così, quando ti sentirai solo, basta che tu la stringa forte forte a te e vedrai che io arriverò immediatamente; però quando lo farai dovrai chiudere gli occhi, promesso?”
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10:12 p.m

Da qualche parte ai confini di Boston.

 

A fatica riuscì ad aprire quelle palpebre che fino ad allora erano rimaste chiuse.

Era tutto sfuocato e un senso di giramento si impossessò di lei portandole una smorfia di dolore in volto, la testa le faceva un gran male e nel tentativo di andarsi a massaggiare laddove il dolore si faceva sentire capì che c’era qualcosa che non andava.

Le mani erano legate dietro la schiena con un qualche materiale che le sembrava le lacerasse la pelle, probabilmente era vecchia plastica; così come le mani anche i piedi, privi di scarpe, erano legati nello stesso modo.

Si mosse per quanto riuscì, non ottenendo un buon risultato; si guardò intorno e dalle sagome offuscate che notava intorno a se capì che si doveva trovare all’interno di una macchina, e lo scossone che ricevette dovuto ad un dosso confermò questa sua teoria.

Era sicuramente notte, il poco cielo che si poteva scrutare al di la del finestrino era totalmente buio; ne un lampione, ne i fari di altre macchine, ne una luce di una qualsiasi casa, ne una stella…il nulla.

Si poteva intravedere la figura di un uomo alla guida, robusto, con un cappello in testa, paurosamente ritirato in uno strano silenzioso.

Karen avrebbe voluto parlare, dare risposta ad almeno alcune delle domande che vagavano per la sua testa: chi era lui, perché l’aveva rapita, cosa voleva…sarebbe mai tornata a casa viva?  Ma per quanto si sforzasse di aprir bocca non ci riusciva, non usciva nessun suono dalla sua gola, come in quei bruttissimi sogni dove devi gridare, ci provi con tutte le tue forzi, urli…ma non esce nessuna vocale dal fondo della gola.

Era li, zitta, dietro al sedile del conducente tutta chiusa in se stessa, creandosi un cantuccio che le desse almeno la sensazione di una qualche protezione; tremava, era spaventata, e in tutti i modi possibili cercava di non guardare l’uomo con il berretto in testa che guidava con noncuranza nei confronti di Karen che, per ogni metro in più e per ogni dosso, accelerava involontariamente il suo battito cardiaco.

 

“fai bene a non agitarti, sarebbe del tutto inutile”

 

L’uomo con il cappello finalmente si decise a parlare portando in volto a Karen un’espressione di terrore, facendole spalancare gli occhi nella sue direzione, fissandola attraverso lo specchietto retrovisore, e mostrandole un sorriso che avrebbe messo il terrore addosso a chiunque.

 

10:13 p.m

Centrale di Polizia di Boston.

 

Non poteva crederci, era impossibile.

Il Dr. Spencer Reid non riusciva minimamente credere a quello che i suoi colleghi gli avevano detto qualche tempo prima, di ritorno dall’abitazione di Medison Cook; non era lei la potenziale vittima, era Karen!

Reid non poteva far altro che pensare che se avesse trattenuto Karen anche solo per qualche minuto in più, ora lei sarebbe li con loro mentre quel bastardo che l’aveva rapita si sarebbe trovato già dietro le sbarre; sentiva la rabbia nascergli ed aumentargli in corpo ogni secondo che passava, non doveva andare così.

Il cellulare di Karen era stato trovato davanti a casa sua, vicino alla macchina con ancora la portiera aperta e con uno schizzo di sangue sul marciapiede; quanto tempo avevano per trovarla viva? Poco.

Reid non riusciva a stare fermo un secondo cercando e sfruttando una qualsiasi traccia possibile, ma inutilmente; non sapevano dove quel bastardo l’avrebbe portata prima di ucciderla, non sapevano nemmeno perché l’aveva rapita.

Il nome dell’SI era Glenn Reeve, un uomo di 39 anni che corrispondeva perfettamente al profilo, erano riusciti a scoprire tutto di lui, ma chi l’avrebbe mai immaginato che in quel momento tutte quelle informazioni non sarebbero servite a niente?

Non riuscivano a capire il perché questa volta abbia rapito una sua futura vittima, non l’aveva mai fatto; tutte le altre donne erano state colte di sorpresa e uccise poi nei loro appartamenti e così avrebbe potuto fare anche con Karen, ma allora perché l’aveva rapita? Perché?!

Glenn Reeve e Karen erano completamente spariti.

Tutti gli agenti e poliziotti si misero in moto per trovare anche un loro minimo segno, facendosi anche aiutare da più gente della città possibile, ma senza molti risultati.

 

“dobbiamo ritornare al profilo, perché ha voluto cambiare?”

 

Prentiss aveva decisamente ragione, la risposta a quel dannato “perché” si poteva trovare solo nel profilo; si misero tutti intorno ad una scrivania vicino alla lavagna che reggeva i dati delle vittime, di Reeve e che sosteneva la mappa della città.

 

“forse si è sentito minacciato dalle autorità, così ha deciso di rapirla per poterla portare in un luogo dove poi possa compiere l’omicidio in modo più…bhe…riservato” ipotizzò JJ poggiandosi alla scrivania di schiena.

“si, potrebbe essere, ma dove?”

“è quello che stiamo cercando si scoprire, Morgan”

 

Reid fissava quelle lavagne con uno sguardo assente, come se fosse fuori dal mondo, non riusciva a concentrarsi per scoprire dove l’avesse portata, dove lui avesse portato Karen.

L’aveva ritrovata dopo diciassette anni e ora che finalmente avevano ottenuto una possibilità di riunirsi ecco che un tedioso SI la va a rapire portandola lontano da lui, di nuovo. Quello che si chiama sfortuna eh?

Si stava torturando l’interno delle tasche dei pantaloni quando andò a scontrarsi con un materiale che non era tessuto; si passò quel materiale fra le dita. Era la collana che le diede Karen quant’erano ancora bambini e quando si volevano ancora un gran bene, bene che non si era mai estinto anche a distanza di così tanti anni.

Strinse forte quella collana chiudendo gli occhi, come se ciò potesse dargli conforto e coraggio.

 

“io invece voglio che tu la prenda così, quando ti sentirai solo, basta che tu la stringa forte forte a te e vedrai che io arriverò immediatamente; però quando lo farai dovrai chiudere gli occhi, promesso?”

 

e in quel momento si sentiva davvero solo, sapendo che lei era nelle mani di uno squilibrato che voleva farle del male.

“magari una semplice stretta di questa tua collana ti portasse qui da me, ora” si ritrovò a pensare Reid continuando a tenere gli occhi chiusi senza allentare la presa dal ciondolo.

“…una collana non può salvarti…ma io si!”

Reid ritrovò finalmente quella sicurezza che aveva momentaneamente perso, lasciò cadere il ciondolo nuovamente all’interno della tasca e poi, andando a rileggere le informazioni su Glenn, mise in moto la sua testa e si concentrò su quel profilo e sulla risoluzione di quel “perché” e del consecutivo “dove”.

 

Confini di Boston.

10:20 p.m

 

Una capanna, lui l’aveva portata all’interno di una capanna intrisa di un nauseabondo odore stantio per poi lasciarla sola. Aveva perso la cognizione del tempo e il dolore alla testa non le rendeva le cose sicuramente più facili e quelle domande che ancora le vagavano in testa non la lasciavano in pace, portandola all’interno di un vortice di terrore e agitazione.

Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che nemmeno lei sapeva, forse solamente una qualsiasi cosa che tenesse vivo quel minuscolo barlume di speranza ancora vivo in lei, ma che, poco a poco, andava spegnendosi.

Abbandonò la testa all’indietro, così che potesse appoggiarsi alla parete di legno e senza chiudere gli occhi lasciò volare libera la mente; pensò al suo ultimo lavoro, ai suoi anni del liceo dove poté dare sfogo alla sua creatività e dove poté finalmente concedersi completamente alla sua passione: la musica e il canto.

Pensò a quando dovette abbandonare Las Vegas e, infine, si soffermò a Spencer, quel bambino con gli occhiali spessi dall’aria da adulo, ma in fondo bisognoso d’affetto e di coccole; era così felice di averlo potuto ritrovare. Quanto le sarebbe piaciuto passare qualche ora con a lui, da sola, parlare di tutto e di più, parlare di loro, stare solamente di nuovo insieme.

Ricordò del libro di favole che le regalò quando dovette partire da Las Vegas…

 

“però anche tu, se ti sentirai giù di morale o farai un brutto sogno, dovrai leggere una favola dal libro, promesso?”

 

ma purtroppo quello non era un brutto sogno, era tutto reale.

L’ultima volta che lesse per l’ennesima volta una di quelle favole fu qualche settimana prima quando, dopo una brutta giornata di pioggia, si sentiva triste, vuota e sola, così prese quel vecchio libro soffermandosi sulla sua favola preferita, leggendola due volte di seguito.

 

“Un uomo aveva un asino, che per molti anni aveva assiduamente portato i sacchi di farina al mulino; ma ora le forze l’abbandonavano e di giorno in giorno era meno atto al lavoro…”

 

Iniziò così a leggere mentalmente quella sua favola preferita, che ormai sapeva a memoria…I musicanti di Brema. Amava davvero quel racconto così che ci si immerse con il pensiero finché, dal retro della baracca, non sentì dei passi cadenzati farsi sempre più vicini alla porta d’ingresso, se così si poteva definire quel pertugio.

I passi si facevano via via sempre più vicini aumentando di suono in suono i battiti del cuore di Karen che, presa dalla paura, iniziò a respirare più pesantemente finché questo suo affannoso respiro non venne mozzato dalla vista di un grande coltello nella mano del suo sequestratore.

 

Centrale di polizia di Boston.

10:22 p.m

 

“non ha senso”

“cosa Reid?” gli domandò Rossi sentendolo dire quell’affermazione davanti alla cartina della città mentre si passava fra le mani un grosso pennarello nero.

“non ha senso che sia un luogo legato fortemente a lui in qualche modo, non c’è logica!”

“allora a che pensi?” domandò ulteriormente Rossi.

“non lo so…”

 

Reid vedeva tutto sfuocato davanti a lui, tutto tremendamente in confusione.

Si passò una mano sulle tempie massaggiandosele cercando di alleviare quella stanchezza e quel disordine da lui, attirando l’attenzione di Rossi che notando quel suo comportamento gli si avvicinò.

 

“vai a prenderti un caffè Reid, stacca un po’”

“non posso, la fuori c’è Karen da qualche parte, ed è in pericolo, come faccio ad allontanarmi e non lavorare?!”

“ti capisco, ma in queste condizioni rischi solo di sprecare tempo senza ottenere nessun risultato, fidati di me. Prenditi un caffè e una bella boccata d’aria fresca, poi torna a lavorare”

“…ma” cercò di contraddirlo Reid, lui voleva trovare Karen, il prima possibile!!

“va…ci siamo noi qua” gli disse per l’ultima vota Rossi prima che Spencer, convinto, si diresse verso la macchina del caffè in una stanza poco distante.

 

Non riusciva ad allontanare dalla sua testa l’immagine di una Karen terrorizzata in balia di quell’assassino, ma in fondo sapeva, che se non l’avesse fatto anche solo per qualche secondo, non sarebbe stato in grado di mantenere un ragionamento lucido.

Versò il caffè nella tazza e lo bevve lentamente portandosi una mano in tasca, e tornando a stringere con forza quel ciondolo, chiudendo nuovamente gli occhi.

L’avrebbe ritrovata, non poteva perderla…non di nuovo.

 

 

-ANGOLO DELL’AUTRICE- 

 

Buonos Dias A Todos!


Eccomi finalmente qua, ad un mese esatto di distanza del mio “annuncio!” (sono brava eh?XD)

In questo capitolo, come avrete notato, non compaiono molti dialoghi dato che è strutturato soprattutto sulle circostanze. In questo 5° Capitolo tornano quasi come protagonisti la collana e il libro di favole che, d’ora in poi, avranno via via sempre più importanza per un Reid tutto agitato e una Karen tutta immobilizzata dalla paura.

Come il protagonismo della collana e del libro, anche i sentimenti di Reid e Karen andranno sempre più ad aumentare nei prossimi capitoli dove, dopo aver scoperto il luogo dove Reeve tiene prigioniera Karen, ci sarà una lotta contro il tempo in SUV per raggiungere –appunto in tempo- la ragazza dal SI.

 

Ringraziamenti:

 

ovviamente a tutti coloro che leggono e a:

 

aliena.

Anemone333

Chocco

Elawen Aeglos

Giorgitas

Lars Black

LoLe_Sora_Chan

Lulaan

Nihal93

Purisuka

 

Che hanno messo la mia storia fra le seguite. <3

 

E poi:

 

Lole_ Sora_Chan:

l’ispirazione c’è…ma dato che aveva circa 3 settimane di fila con tutti i compiti in classe che mi hanno potuto salvare dalla bocciatura, ho deciso di abbandonare il computer e dedicarmi allo studio, e con successo direi ;)

Grazie per la recensione!

Comunque si ho notati anche io gli errori…ma il problema è che quando vado a modificare la storia non ci sono più, e poi quando torno a rileggere ecco che ricompaiono! Bha….o.O

 

LadyArtemis:

Heilà! :)

Eh si, Karen è stata rapita…ta ta taaaaan!

Reid si dovrà dare una calmatina povero, che è tutto stra agitato e quindi la sua cara concentrazione e lucidità si sta andando a far benedire! X)…Comunque ce la farà…credo….!!

Eh, più tardi i cari Spencer e Karen saranno tirati dentro ad un vortice rosa che li porterà in situazioni assurde…altro che rapimento!

Grazie per la recensione, Bacioni!

 

Chocco:

non ricordo più quello che dovevo scrivere…o mio dio! O.o…so solo che c’era la vecchia con il cesto della spesa e le arance che cadevano. Se ti ricordi…dimmi! XD

Ciao Ciao more…ti voglio bene!

 

Finalmente dovrei riuscire a postare una volta a settimana, almeno spero; sennò posterò tra tre settimane dato che….

FINIRA’ LA SCUOLAAAAAAAA!! E IO NON VEDO L’ORAAAAAA!!

Baci a tutti. E grazie ancora!! ;)

   
 
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