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Autore: Tersy    14/05/2010    5 recensioni
Erano rimasti molti misteri da svelare. Il nemico peggiore non era ancora arrivato. Ed era invisibile.
Mai sfidare il Destino.[...]Dove abbiamo sbagliato per essere stati puniti in questo modo? Abbiamo combattutto per il Bene, difendendo i più deboli, affrancando dal proprio dolore i malvagi. Abbiamo ridato la speranza ai cinici, scaldato i cuori più indifferenti. Abbiamo creduto nell'Amore, nella Giustizia e nella Pace. Umani che salvano altri umani. Insicure del nostro valore, ma coraggiose nelle nostre paure. Pronte a tutto, ma non a questo.
Perché questa tortura, perché questo massacro, perché questa distruzione?

(Storia totalmente riscritta nello stile narrativo e più vicina al manga. Per ogni capitolo, un narratore diverso. Enjoy!)
Genere: Drammatico, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la fine
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Capitolo I
Nessuna di loro


Mai chiamare il Destino.
Se esiste anche un solo flebile fiato che possa riconoscere, lo capterà e sarà il tuo contratto. Non chiede la tua approvazione, non fa nulla per essere comprensivo. Ti distrugge e non prova né gioia né dolore. A chi potrò dare la colpa delle mie lacrime, se non a me stessa?

«Volevate parlarci, principessa?»

Il lungo mantello rosso del mio abito è come un drappo che cerca di nascondermi. Forse prova il pudore che dovrei provare anch'io. La vergogna di essere complice di un reato che io stessa ebbi motivo di condannare. D'altra parte, i teorizzatori del male non sanno cosa sia. Ci ponemmo al di sopra delle nostre scelte personali e morali, per un'etica comune e condivisa. E l'abbiamo puntualmente infranta. Ipocriti che non siamo altro.

«Sì.»

Ho i capelli sciolti, non me ne ero neanche accorta. Li raccolgo sulla spalla sinistra e cerco goffamente di farne una treccia. Deglutisco spesso e sbatto le palpebre in modo innaturale. Quel magone, comunque, non ha nessuna intenzione di lasciarmi andare. Mi stritola la voce e non sono più io a parlare. Sono assisa al mio trono eburneo e la tiara brilla per compensare l'opacità delle mie pupille. È la mia maschera da sovrana. Non cedere, non ora.

«Ho una missione per voi. Dovete tornare sulla Terra.»

Tutte e tre al mio cospetto, in ginocchio. Dovremmo scambiarci i ruoli, ragazze mie. Sono ormai corrotta e dovrei abdicare in favore di chi mantiene ancora intonso il suo giudizio. La nobiltà d'animo è la prima offerta sacrificale all'ideale della comunità. È così indolore che non siamo nemmeno consapevoli della sua mancanza. Non arrivate mai a questo punto, non perdete brandelli di voi stessi senza piangere.

«Sulla Terra?!»

Yaten solleva il capo a questa mia affermazione. Detesto la sua irruenza. Perché mi costringe a replicare, a discutere, a trovare delle giustificazioni. Non sono fatta per combattere. Resto in silenzio. La lascio sfogare. E mi tolgo d'impaccio.

«Abbiamo sofferto e sudato per tornare sul nostro amato pianeta e poterci restare per sempre. E adesso dovremmo andarcene?»

Non comprende quell'ordine che le suona come un vaneggiamento. E ha ragione, in pieno. Quando si raggiunge uno stadio di quiete, lo si difende a morsi. Dopo la sconfitta di Galaxia per tutti i muscoli si erano distesi e si facevano già mille progetti. Per il proprio regno, la propria famiglia, la propria felicità. Non abbiamo forse diritto a questo stand-by? Mi sento improvvisamente scomoda, inadeguata. Come faccio a dire loro che, non solo non è finita, ma non è mai davvero iniziata?

Sento il bisogno di un contatto visivo con i loro visi spaesati. Yaten vorrebbe ringhiarmi addosso, Taiki mantiene la sua aura di distacco intellettuale. Ma è Seiya a preoccuparmi maggiormente: non emette fiato e la sua espressione è vuota, assente. Ho il timore che preveda ogni mia sillaba, che conosca le mie prossime mosse. È uno sguardo che mi umilia, proprio perché ambiguo. Non pendono più dalle mie labbra, nessuna delle tre. Sono fieri cavalieri delle loro stesse cause. Non sacrificheranno la loro vita solo per un mio capriccio. Senza un onore altissimo per cui anche perire.

«È necessario. C'è un nuovo nemico. E si sta per mostrare. »

Si guardano l'un l'altra quasi a trovare conferma che quanto abbia udito ciascuna, sia stato udito allo stesso modo anche dalle altre due.
Sono portatrice di questa verità, veicolo di un messaggio che ha attraversato più lustri. Sta a me l'ultima decisione gravosa. Se dare inizio ad una guerra tremenda, dove per tutti c'è il rischio di morte o crogiolarmi tra la seta e gli arazzi, finché la distruzione non metterà piede nel mio palazzo. Ho scelto la prima ipotesi, e già me ne pento.
È Taiki a reagire per prima.

«E allora? Sono certa che la principessa Serenity e le sue guardiane sapranno egregiamente affrontare il nemico. Non è il caso di creare allarmismi. Qualora richiedessero il nostro supporto, saremo pronte ad agire. Noi serviamo qui, principessa. Occupiamoci dei nostri affari, innanzitutto. »

Diversamente da quanto mi è stato impartito sin da piccola, smetto di controllare i miei movimenti. Scatto in piedi e mi avvio al centro del salone. Non le riconosco in questo freddo egoismo, la paura di perdere queste labili certezze non può spingere all'indifferenza. O forse sì, e sono io quella illusa che crede ancora negli equilibri dell'universo. Ho sbagliato, d'accordo, ho sbagliato più volte. Ma non metterò per questo la testa sotto la sabbia e non mi terrò in disparte. Sono delusa da questo loro atteggiamento.

«Una minaccia per uno, è una minaccia per tutti. Tenetelo sempre a mente.»

Continuo ad elargire parabole come se questo possa placare la mia inquietudine. E ,di fatto, non ci riesco. Crollano le mie braccia sulle cosce. Basta. Sono stanca delle menzogne. L'omertà è durata sin troppo. Non si può pretendere di ottenere la massima fiducia se non si è disposti a donare a se stessi. Completamente.

«Seguitemi.»

Mi incammino verso il retro della stanza del trono fino alla parete principale. Su di esse è dipinta una trama di fiori d'osmanto gialli, i miei preferiti. Il più grande di essi è posto al centro. Lo sfioro con il palmo della mano destra.

«Esiste un'alleanza tra i sovrani di tutta la Via Lattea. Fu stipulata più di nove secoli fa e viene mantenuta al passaggio generazionale dei regnanti. Il motivo precipuo per cui si ricorse a un patto vincolante tra i regni fu la scoperta dei Varchi Temporali. Nello spazio il tempo si dilata e si restringe seguendo le leggi dettate dal Caos. In alcuni punti queste forze si scontrano e si relazionano tra loro, compromettendo l'ordine del tempo.

«Il primo varco è la Porta di Cronos, dove sono ammassate le epoche dell'universo. Il secondo è la Porta di Ukronos, altresì chiamato inferno dove il tempo non esiste e le anime malvagie di ere diverse coesistono. La priorità era, è, difendere questi luoghi dalla profanazione. La persona più adatta a ricoprire questo ruolo era la guardiana di Plutone, poiché il suo pianeta è il più vicino alle Porte e il più lontano dai restanti regni. Le furono affidate ambo le chiavi. Un potere immenso, ma che possiede i suoi obblighi e i suoi tabù.»

Infilo la mano sinistra nella scollatura dell'abito pesco. Gli anelli della catena mi graffiano il collo. Sfilo via il ciondolo dalla testa e mostro il pendente aureo sul palmo della stessa mano. Una linea continua che si attorciglia creando una fitta trama, come un labirinto, racchiusa in un cerchio. Il simbolo dell'Alleanza.

«Vi sono tre tabù inviolabili: il blocco del tempo, il viaggio crono-spaziale e la previsione del futuro. Furono imposti perché nessuno potesse approfittarne per i propri interessi. Alterare le trame del tempo significa provocare ulteriori danni. Tutte le reazioni hanno delle conseguenze. Ahimè, non siamo mai stati in grado di rispettare le nostre stesse regole. Le necessità ci hanno piegato e abbiamo voltato le spalle ai nostri principi. C'era un capo espiatorio, la paladina di Plutone, e non abbiamo battuto ciglio per addossarle le malefatte e le imprudenze. È stata esiliata già in passato. Ma presto sarà nuovamente bandita per aver osato ancora disobbedire. »

Restano tutte e tre in silenzio, come se temessero di esprimere giudizi affrettati e volessero attendere il finale del mio racconto. Sono disincantate e fredde e parlare con lucidità mi risulta sempre più complesso. Farò uno sforzo, per il sacrificio che è stato compiuto, per il sangue che si potrebbe versare. Sailor Pluto mi ha scelta perché sapeva che avrei compreso. Non vanificherò la sua impresa.

«Stanotte ho ricevuto una visione, un Monito Oracolare dal futuro. È stato violato anche il terzo tabù. »

Faccio tre passi indietro e serro le gambe, piedi uniti. L'amuleto è petto in direzione dell'osmanto maggiore. Un pulviscolo di luce rischiara la superficie e il fiore si tramuta in un rosone vitreo. Lo schermo per la proiezione di un massacro. Immagini passano rapide, senza didascalie futili: sullo sfondo, il Crystal Palace avvolto da fumo e fiamme. Gli abitanti scappano in cerca di un riparo ma troveranno solo la mano mostruosa dei loro carnefici. Gli ultimi istanti del Regno Lunare.

Le loro facce raccapricciate, il loro senso dell'orrore. Non hanno perso la capacità di ripudiare il Male. Sono state colpite, affondate dalla crudeltà della rivelazione. Ecco, le mie Starlight, che non si piegano al comodo menefreghismo, che rispondono con vigore alla violenza. Ecco le persone che voglio al mio fianco!

Tutto scompare così come è apparso: nella nebbia. E solo mia voce pare un eco inconsistente.

«Questo messaggio comporta il nostro coinvolgimento. Vi affiancherete alle guerriere terrestri, come in passato. Bisogna impedire questo genocidio. »

Comprendo che questo è un addio. Qualunque cosa accada laggiù, potrebbe passare molto tempo prima di tornare a casa. Perché devono tornare, io glielo ordino. E impongo anche al Fato di farmele rivedere ancora una volta. Non importa quanto passerà. Non c'è fine peggiore di quella che ti coglie lontano anni luce dal tuo nido.

Brucio ogni formalità, attitudine regale, superiorità monarchica. Voglio stringerle, voglio che il mio profumo d'ulivo non le abbandoni mai. Che s'impregni nella loro pelle, che non possa essere lavato via. Getto le mie braccia intorno ai loro colli, mi faccio stritolare senza ritegno. Sarà il ricordo che poterò con me in questi mesi di prigionia in cui non saprò nulla di ciò che accade loro.

«Seiya, tu non hai nulla da dire?»

Le bisbiglio all'orecchio quando è il suo turno. Sento solo i suoi muscoli che si contraggono con più energia e le sue braccia che mi attanagliano.

«Sono solo preoccupata per vostra Maestà. Non voglio vedervi soffrire. »

Le accarezzo i capelli, sfiorandole la nuca. Aspetto che sia lei a divincolarsi, altrimenti potrei non staccarmi più.

«Andate. E restate in vita. »

Non posso reggere la vista delle loro schiene. Sono io a girarmi e a lasciare al mio manto le veci della mia persona. Solo quando le tre varcano di nuovo la soglia, due fiumi hanno origine dalle mie ciglia.

Riapro il palmo, laddove lo stemma dell'Alleanza scotta. Veicola il mio calore corporeo e lo amplifica. Volto il medaglione dalla faccia opposta. Un testo è inciso in caratteri corsivi e goticheggianti. Ne leggo solo due versi, a bassissima voce.

Il Cavaliere si macchierà del sangue dell'Albina.
La maledizione allora ricadrà sul Cavaliere.


Le mie lacrime riempiono i solchi sul metallo, ma non le pieghe del mio cuore.

«Ti prego, fa' che non sia nessuna di loro...»

Kakyuu
principessa di Kinmoku

   
 
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