Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: Maggie_Lullaby    14/05/2010    11 recensioni
- Ti sei mai chiesto quanto sia bella la luna, Nick? - domandò Maggie, gli occhi verdi rivolti verso il cielo. - Io, oramai, la guardo tutte le sere, ed è incredibile le cose che possono succedere semplicemente guardandola.
Fra lacrime, litigi, ritorni e relazioni sul filo di un rasoio l'unica cosa che può resistere, forse, è l'amore.
Sequel di Brothers and Sisters
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Brothers&Sisters'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Non devo creare strane atmosfere xD Che diavolo sto dicendo?? Beh, sto guardando le registrazioni della live chat dei Jonas, comprendetemi per favore v.v

GRAZIE MILLE PER LE 15 RECENSIONI, VI RINGRAZIERO' UNA PER UNA LA PROSSIMA VOLTA, ora non posso, mi spiace, inglese mi aspetta ç.ç d'ohhhhhhh :(

GRAZIE DI CUORE A VOI <3

Spero che questo capitolo vi piaccia :)

Capitolo 24. Don't Forget

 

Nick bussò alla porta dell'ambulatorio con forza, senza badare ai dottori e alle infermiere che lo guardavano di traverso.

- Avanti – lo invitò Maggie, inconsapevole che fosse lui.

Il diciassettenne entrò privo di scrupoli e osservò senza battere ciglio la scena che si parava di fronte a lui: Blake seduto su un lettino dell'ospedale, il naso coperto accuratamente con delle bende e Maggie che gli accarezzava una spalla, tenendo il capo chino.

Quando lo vide i suoi occhi smeraldo si ridussero a due fessure.

- Che ci fai qui? - domandò, secca.

Nick non poté far a meno di pensare quanto in realtà fossero simili lei e Lexi in certe occasioni; come quella, ad esempio.

- Voglio parlarti – disse lui, con tono semplice.

Quella voce la fece rabbrividire. Fu presa dall'irresistibile voglia si saltargli addosso e abbracciarlo a metà con il desiderio di urlargli dietro ingiurie, ma si trattenne appena e annuì seccamente: doveva mostrarsi indifferente.

- Torno subito... - disse a Blake e seguì il suo ex ragazzo fuori dalla stanza dall'insopportabile odore di disinfettante.

Si misero l'uno davanti all'altra appena fuori dalla porta, Nick con le braccia lungo i fianchi e Maggie incrociate.

- Cosa ci fa qui lui? - chiese il cantante dopo qualche interminabile minuto di silenzio durante il quale si erano contemplati l'un l'altra. Era nervoso, irritato.

La mora lo fissò incredula.

- Non deve essere per forza affar tuo, Nicholas, non più – spiegò, cercando di mantenere un tono neutro.

- Ah, davvero? Beh, considerando che fino a nemmeno due settimane fa eri la mia ragazza e che lui era un mio grande amico vorrei saperlo, se non dispiace – grugnì. - State insieme?

Gli occhi di Maggie guizzarono verso di lui.

- Nick, ascoltami bene, tu non puoi venire qui senza essere stato invitato e chiedermi una cosa simile, lo capisci? Non è più affar tuo! Non stiamo più insieme, Nicholas, devi ficcartelo bene in testa! E soprattutto non puoi venire qui a rompere nasi alla gente! Hai idea che Blake potrebbe denunciarti? - pian piano che parlava la sua voce continuava ad alzarsi.

- Signorina! - la rimproverò un medico, torvo e Maggie abbassò un poco il tono.

Il ragazzo aspettò che il dolore che gli aveva preso le viscere si attenuasse prima di parlare, quelle parole lo ferivano come se qualcuno lo avesse accoltellato.

- Maggie, voglio solo sapere. Per come mi hai risposto sembra che sia come la penso io... - disse, tenue.

- Sai una cosa? Non ti rispondo! Indipendentemente dal fatto che sia vero o meno non hai più il diritto di sapere se sto o meno con qualcuno – ribatté, acida.

- Invece ne ho il diritto altrimenti significa che per te stare con me undici mesi non è significato niente! - fu la volta di Nick quella di urlare.

Quello era il loro vero litigio, non ne avevano mai avuto uno simile in precedenza.

Si fissarono, con gli occhi ridotti a fessure.

- Cosa sei venuto a fare qui, Nick? Per favore... - quel tono gli ricordava troppe cose.

- Per Lexi – rispose sinceramente lui. - Lo sai che per me è quasi una sorella.

La mora annuì appena.

- Vai dai tuoi fratelli, Nicholas, hanno bisogno di te – gli disse infine.

- Ma io ho bisogno di te.

- Abbiamo rotto per una ragione, Nick, non si può tornare indietro!

- Sì, invece! Puoi sempre perdonarmi i miei vecchi errori, puoi...

- Non sei stato solo tu a commettere degli errori! Non c'entri solo tu! - gridò lei, nuove lacrime che le rigavano il volto. - Vattene, per favore.

Il cantante non fece un passo, non disse una parola.

Prorompendo in un singhiozzo Maggie gli voltò le spalle e aprì la porta, tornando dentro la stanza e chiudendosela dietro sbattendola.

Blake la fissava con occhi tristi.

- Non era questo che intendevo per “scelta giusta”, ammetto – grugnì con tono nasale, quasi irriconoscibile.

- C... Cosa? - domandò lei, confusa, asciugandosi il volto con le maniche della maglietta.

Il ragazzo le fece cenno di sedersi accanto a lui e le cinse le spalle, cullandola piano.

- Mags, piccola, stai combinando un casino dietro l'altro – le fece notare, quasi ridacchiando divertito.

- Lo so – sussurrò la mora tanto piano che nemmeno il diciottenne, a pochi centimetri di distanza, la sentì.

- Per favore, cercate di chiarirvi voi due – disse, ammiccando a Nick, ancora al di là della porta.

- Non ti capisco, Blake – sussurrò Maggie. - Prima mi vuoi, poi mi dici di fare la scelta giusta, dopodiché mi dici di chiarirmi con Nick...

- Voglio solo il meglio per te – spiegò dolcemente.

- Ma come fai a sapere che quello che tu pensi sia il meglio per me sia lo stesso che penso io?

Il ragazzo scosse il capo: non sapeva come rispondere.

 

You were my strength when I was weak
You were my voice when I couldn't speak
You were my eyes when I couldn't see
You saw the best there was in me
Lifted me up when I couldn't reach

(Because you loved me; Celine Dion)

 

Due ore. Erano lì da due ore e ancora nessuno si era avvicinato per dare notizie, niente di niente. Era incredibile.

- Papà vi saluta – disse Denise ai figli maggiore. - Frankie dorme, domani gli diciamo cos'è successo a verrà anche lui, immagino. Vuole così bene a Lexi...

Joe fece un cenno d'assenso.

- Tesoro – sussurrò la donna, accarezzandogli i capelli, - stai meglio?

Annuì di sbieco.

- Ti prego, dì qualcosa – lo supplicò lei, mordendosi il labbro inferiore. In risposta il ventenne si alzò e si diresse verso la macchinetta del caffè, ne aveva bisogno, ancora. L'ospedale si sarebbe potuto finanziare un nuovo reparto pediatrico soltanto con tutte le monetine che Joe e il resto della sua famiglia, insieme ai Campbell, ci stavano infilando.

Era stanco, stanco di aspettare notizie. Doveva sapere cos'era successo a Lexi, la sua Lexi, non gli sembrava di chiedere la luna!

Vide un uomo di mezza età, i capelli grigi e corti, con un camice bianco passarsi una mano sul viso, con aria stanca.

Qualcosa dentro di lui gli disse che quello era l'uomo che si stava occupando di Lexi, e non era con lei. Non in quel momento.

- Dottore? - chiese, lasciando che il caffè che stava prendendo rimanesse nella macchinetta e si avvicinò a lui.

Il dottore si voltò e tentò di comporre sull'espressione stanca un'aria seria.

- Sì? - domandò.

- Sono Joseph Adam Jonas – si presentò, - sono qui per Alexandra, Alexandra Campbell, la mia famiglia ed io siamo qui da ore, la prego, mi dica qualcosa, qualsiasi cosa.

- Come fa a sapere che me ne sto occupando io? - fece il medico, alzando un sopracciglio.

- Lo so e basta.

L'uomo lo fissò per qualche istante che per Joe parve un'infinità.

- La signorina Campbell sta bene, tutto sommato – disse infine, portando il ragazzo in un angolo e parlandogli a bassa voce, come se non volesse farsi sentire. - Ha una spalla lussata a causa dell'urto dell'automobile, e un piede fratturato, ma a parte questo ha solo qualche contusione, niente di grave.

Man mano che il dottore parlava il respiro di Joe rallentava sempre più lento, fino a regolarizzarsi.

- Ne è sicuro? - chiese, sentendo un grosso peso dentro di sé sparire.

- Perfettamente. Ora sta riposando, la teniamo qui per un paio di giorni, ma è la normale prassi, niente di preoccupante, la potrete vedere tra poco, quando si sveglierà. Ora, mi scusi, vado ad avvertire il resto della sua famiglia... Lei non è un parente, vero? - chiese, fissandolo con insistenza.

Joe fece un minuscolo sorriso.

- Il suo ex ragazzo – ammise.

- Beh, se qualcuno glielo chiede, io non le ho mai rivolto la parola

Prima che il ventenne potesse replicare alcunché il dottore gli aveva voltato le spalle e si era avviato verso la sala d'aspetto

 

Sister, vieni dammi la mano
è difficile il volo
hai le ali ancora piccole (fragili)
ma non puoi cadere

(Sister; Anna Oxa)

 

Maggie e Maryl poterono finalmente entrare nella camera di Lexi una quarantina di minuti dopo; erano quasi le tre del mattino, ma nonostante questo nessuna delle due sentiva più la stanchezza che le aveva seguite sino a quel momento. A detta del medico, il dottor Burke, che si occupava di Lexi potevano anche aspettare il mattino dopo e andare a dormire a casa, ma non avevano preso l'idea nemmeno in considerazione, dovevano vederla, prima.

La diciassettenne era seduta sul suo letto, sepolta sotto una coperta bianca, in una stanza bianca, con due sedie bianche e un comodino, naturalmente, bianco.

- Ma che diavolo, sono finita nell'igloo di Babbo Natale? - fu la prima cosa che disse la rossa, puntigliosa, le braccia incrociate al petto, quando le vide entrare. - Ma dico io, tingere le pareti di un colore un po' più allegro no, eh?

Maggie e Maryl sorrisero sollevate vedendola così, già il fatto che avesse da ribattere su tutto era un buon segno.

- Come ti senti? - domandò la maggiore, con tono materno, sedendosi sul letto e accarezzandole i capelli dolcemente.

- Come una che è stata investita da una macchina – sbuffò la minore. - E che diavolo, una persona adesso non può neanche attraversare una strada con il semaforo verde? Io quei tizi li denuncio!

- Ci sta già pensando papà – le annunciò Maggie, imitando la bionda e sedendosi vicino alla gemella, - a detta sua “sta scatenando una bufera che neanche Dio sceso in Terra potrà fermare”.

- Il che non è rassicurante considerando che lui è ateo – le fece notare Lexi, scostandosi i capelli dal viso con la mano destra, osservando la fasciatura che le stringeva l'intero braccio sinistro. - Da quanto sono qui?

- Tre ore, all'incirca – le spiegò Maryl.

Lexi annuì appena, dando un'occhiata anche al piede immobilizzato, completamente ingessato.

- Senti, Lexi – sussurrò Maggie, prendendola per mano, - per quello che ci siamo dette prima...

Lexi fece un cenno con il capo.

- E' stata colpa mia, ti ho provocata, non volevo dirti quelle cose, mi dispiace Maggie.

La mora le sorrise dolcemente e le strinse ancora più forte la mano.

- Chi altro c'è con voi? - fece la rossa, dopo pochi istanti.

- Beh, papà, Emily. Blake e... - cominciò la ventunenne, titubante.

- Sì? - chiese la rossa, incitandola.

- Ci sono anche Kevin, Denise, Nick e... e anche Joe – concluse per la sorella Maggie, facendosi coraggio.

Ci volle qualche istante prima che Lexi riaprisse bocca.

- Ah – sillabò, infine.

- Senti tesoro – iniziò Maryl, accarezzandole ancora i capelli, - sono tutti preoccupati per te, terribilmente, anche Joe.

- Sai quanto mi interessa che Joe sia preoccupato per me? Ora si preoccupa? Quando è quasi un mese che non ci parliamo? - sibilò Alexandra.

Maggie e Maryl si scambiarono un'occhiata esausta.

- Lexi, è distrutto, e poi...

- E poi ha lasciato Sasha! - saltò su la maggiore, facendo prendere un colpo alle due diciassettenni.

- Lui cosa?! - strillò Maggie, strabuzzando gli occhi, mentre Lexi non fiatava, ma dentro di lei sentiva una strana sensazione di sollievo, una sensazione che non provava da tempo.

- L'avrà fatto solo perché ha saputo di me – borbottò la rossa.

- No, non è vero – disse Maryl, raggiante. - Kevin mi ha detto che l'ha fatto prima. Lui e Joe dovevano venire qui a Miami.

- Si può sapere il motivo oppure no? - grugnì l'infortunata, lasciandosi cadere tra i cuscini che aveva dietro di lei.

- Una sorpresa, o qualcosa di simile. Per migliorarci il giorno del matrimonio di papà ed Emily.

- Uhm, a questo proposito, dato l'accaduto, a quando le nozze dei novelli sposi? - domandò la rossa, tentando di cambiare argomento.

- Non ne ho idea – ammise Maggie, - ma non credo che la sposteranno di molto, magari una settimana o poco più.

- Diavolo, speravo domani, così mi evitavo la cerimonia e la vista di Joseph – si lamentò la diciassettenne. - Mi devono tenere qui per due giorni, no?

- A proposito di Joe – commentò Maryl, dando un'occhiata alla porta, - Lexi, credo proprio che voglia parlare con te.

 

But somewhere we went wrong
We were once so strong
Our love is like a song
You can’t forget it

So now I guess
This is where we have to

[…] never again.

(Don't forget; Demi Lovato)

 

La prima cosa che Joe pensò quando vide Lexi fu che aveva la certezza che stava bene: a parte l'ingessatura al piede, una fasciatura che si intravedeva a malapena alla spalla grazie alla maglietta e qualche livido e graffio sul viso era quella di sempre. Terribilmente bellissima.

E con gli stessi occhi di smeraldo che, non appena lo videro, si infiammarono.

- Ciao – disse il ventenne, entrando nella stanza.

Maggie e Maryl accennarono a un saluto con una mano.

- Vi lasciamo soli – disse la prima, alzandosi e avviandosi verso l'uscita, seguita dalla maggiore.

- Cosa? No, no, non potete lasciarmi qui con lui! Ragazze, vi prego... Maryl! Maggie! - la sua voce si affievolì man mano che Joe le si avvicinava.

- Ehi – sussurrò lui, con tono dolce, facendola rabbrividire, - come stai?

- Piuttosto bene, finché non ho visto la tua brutta faccia, Joseph – ringhiò la rossa. - Non ti voglio, vattene.

Joe scosse il capo, senza ascoltarla.

- Ti devo parlare, e voglio la tua più totale attenzione, mi hai capito? - fece, serio.

- No – sibilò Lexi.

- Benissimo. Ho lasciato Sasha.

La notizia la lasciò senza parole per qualche istante, la gola secca.

- Wow, che ha combinato? Ti ha tradito? No, fammi indovinare, deve partire per la Nuova Guinea per un altro film! - provò a indovinare, con tono sarcastico. Quando gliel'aveva detto Maryl non ci aveva creduto, ma sentirselo dire da lui era un'altra cosa.

- Non puoi stare in silenzio per qualche minuto, Lexi? - sbuffò il ventenne.

- Ti devo per caso qualcosa, Joseph?

- Mi hai lasciato tu.

- Solo perché eri innamorato di un'altra! - ribatté la rossa.

Il moro la guardò, scuotendo il capo.

- Ho sbagliato, va bene?

- Ma davvero? - grugnì, sarcastica.

- Alexandra Lucy Campbell – sussurrò, prendendole la mano senza lasciarla nemmeno quando la giovane iniziò a lamentarsi e a dibattersi per quanto le era possibile, - io ti amo.

- Facile dirlo dopo esserti lasciato con Sasha. Immagino che in realtà ti abbia scaricato lei e tu ora debba trovare una sostituta per non rovinare la tua aria da playboy. Ma ti devo dire che rimetterti con la tua ex è un po' sciatto; non hai trovato nessun'altra disponibile?

- Io voglio solo te, lo capisci? Rimettermi con Sasha... è stato un errore, ero confuso, lei è stata la prima ragazza di cui mi sia mai innamorato davvero e quando è tornata sono andato nel pallone – tentò di difendersi lui.

- Beh, è troppo tardi... - sussurrò lei, mentre sentiva un brivido lungo la schiena sentendo quelle parole: lui la voleva, e nonostante tutto anche lei avrebbe voluto abbracciarlo stretto e baciarlo, ma dopo quello che le aveva fatto passare non l'avrebbe più fatto, mai. Non voleva più soffrire in quel modo in tutta la sua vita.

Joe avvicinò il viso alle sue labbra, sentiva il suo profumo e il suo respiro caldo sul collo, quasi ipnotizzandolo.

- Ne sei sicura? - bisbigliò avvicinandosi sempre di più, lentamente.

Lexi non riusciva a parlare, per la prima volta in vita sua le mancavano le parole.

Avrebbe voluto dire di sì, o anche annuire, ma non ci riusciva, non smetteva di fissare quegli occhi di cioccolata che la fissavano, pieni di desiderio.

Le loro labbra si sfiorarono e prima che Lexi potesse fare qualcosa Joe le prese il viso tra le mani, baciandola piano e con dolcezza.

Dio, quanto le era mancato quel contatto, sentirlo suo, vicino a sé, lì per lei.

Con la mano sana gli passò una mano tra i capelli, facendo diventare il loro contatto più passionale.

Joe prese e darle dei baci sul collo, per poi sfiorarle di nuove le labbra e morderle piano.

Come avrebbe potuto fermarsi? Non ce l'avrebbe mai fatta, erano stati lontani troppo a lungo e averla accanto lo stava trascinando in uno stato di totale inebriamento, come se fosse ubriaco o avesse fatto uso di sostanze stupefacenti.

Sua. Era di nuovo sua. Per sempre.

Lexi spostò appena il capo, accarezzandogli la schiena e lasciandosi abbracciare e stringere come non faceva da tempo.

Mentre spostava la testa lanciò un'occhiata al suo comodino accanto al letto, c'erano delle riviste dell'ospedale di gossip e moda, il genere di giornali che si trovano dai parrucchieri.

Sulla prima rivista, in prima pagina, schiaffata sotto ai suoi occhi, c'era una foto di Joe e Sasha che camminavano per strada mano nella mano, lei che sorrideva e lui che la guardava. Era una foto recente, sicuramente, Joe aveva i capelli ricci e non lisciati con la piastra come la prima volta che si erano messi insieme loro due, e lei era più bella.

In basso, a sinistra di quella foto, c'era una sua foto, i capelli scompigliati, il trucco sbavato, le lacrime che le solcavano il volto: era stato un pomeriggio pochi giorni dopo la rottura con Joe, era uscita di nascosto, voleva fare quattro passi, provare a distrarsi, ma era finita in un parco a piangere.

Il titolo non poteva essere più duro da leggere: “I Jasha tornano insieme. Joe Jonas fa piangere la Principessa di Ghiaccio”.

Principessa di Ghiaccio, ecco come la chiamavano. Non era mai capitato quando stavano insieme, questa era un'ulteriore prova di quanto i paparazzi fossero subdoli: il giorno prima era la Bella Ribelle e quello dopo la Principessa di Ghiaccio.

- Joe, vattene – mormorò, mettendogli la mano sana sul petto e allontanandolo da lei. - Vattene.

- Come...? - mormorò lui, cambiando improvvisamente espressione. - E dai... - tentò di baciarla di nuovo ma la diciassettenne si scostò, abbassando il capo.

- Va' via, Joseph. È troppo tardi per recuperare quello che avevamo.

- Stai scherzando, vero? È uno scherzo – disse Joe, sentendo un peso enorme gravare sulle sue spalle, impallidendo.

- No, mi hai ferita troppo, non posso perdonarti – gracchiò la rossa, tentando di fulminarlo con un'occhiataccia.

- Amore...

- Non chiamarmi così, vattene Joseph, non voglio più vederti, sparisci! - la sua voce era cresciuta man mano che parlava, fino a diventare un urlo nell'ospedale silenzioso.

Un'infermiera fece il suo ingresso nella stanza, ansiosa, dando un'occhiata alla ragazza.

- Per favore, se ne vada signore – gli ordinò.

- Ma io...

- Non la deve far innervosire! Se ne vada, le ho detto! - fece, con tono più fermo.

Joe lanciò un'occhiata disperata a Lexi, che teneva la testa chinata.

- Lexi...

- Ora! - esclamò l'infermiera, arrabbiata.

Il ventenne indietreggiò, arrivando fino alla porta e rimanendo a guardare la donna che girava intorno a Lexi.

- Vattene Joseph, non voglio più vederti, sparisci – rimbombò nel suo cervello. E lui sparì.

 

Continua...

  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: Maggie_Lullaby