Carcerieri del cuore
Un venticello fresco mi
scompiglia i capelli e la luce del sole mi riscalda dandomi una piacevole
sensazione di benessere e tranquillità, come il richiamo dei gabbiani che volano
verso la costa dai riflessi azzurri creati dalla nuova luce estiva. Chiudo gli
occhi. Amo l’odore del mare, la libertà delle onde che s’infrangono sugli
scogli manifestando la loro potenza. Adesso è questa la mia casa, ed è questa
la mia vita. Sto per scendere in salone, ma mi accorgo
che il baule, dove tengo i miei ricordi è rovesciato a terra e tutti gli
oggetti a me più cari sono sparsi sul pavimento. Sbuffando mi dirigo verso quel
caos probabilmente causato dallo sbattere di un’anta della finestra. Il mio
sguardo si posa per caso su un vecchio libro chiuso con un piccolo lucchetto,
il mio diario. Lo prendo con estrema delicatezza e lo apro.
“Caro diario,
credo proprio di essermi innamorata, ma penso che se
qualcuno venisse a sapere di chi, non sopravvivrei ancora per molto. Si, lo so, può sembrare altezzoso, superbo, vendicativo,
razzista, cattivo… ma io sono certa che si comporta così per proteggersi dagli
altri, dal mondo, e soprattutto da se stesso...”
Mentre leggo, il senso di libertà di poco fa, mi incatena di nuovo al passato, al mio dolore. Successe
poco prima della fine del mio 6° anno. Lo vidi lì, nel parco ad aspettarmi al
ritorno dalla lezione di Erbologia
nella serra. Sapevo che sarebbe dovuto accadere. Era difficile nascondere i miei
sentimenti agli altri, ai miei amici, a mio fratello,
tuttavia vi riuscii, e anche molto bene. Ma no, non
con lui. I miei sguardi non potevano di certo sfuggire a quelle distese di
ghiaccio che erano i suoi occhi, non a quel cuore che aveva imparato a scrutare
le persone al di là delle apparenze, giacché nessuno
aveva guardato nella sua anima, oltre l’aura di odio che emanava la sua austera
figura. Tuttavia era capace di darmi sollievo al sol vederlo, al sol sentire la
sua voce sprezzante, al sol spiare la luce dei suoi occhi
quando guardava l’orizzonte, sempre di sfuggita, sempre di nascosto con
la paura, l’angoscia di ciò che sarebbe potuto succedere, di ciò che avrebbero
pensato gli altri, di ciò che avrebbe pensato lui, se fossi stata scoperta, se
fossi stata vista, se i miei sentimenti così ben celati, così dolorosamente
occultati e repressi fossero venuti fuori in un momento di debolezza o
sconforto, terribile sconforto nel quale ho vissuto per sempre da quella volta
in cui persi l’illusione di poter stare accanto a colui che amavo, l’illusione
di poter combattere contro tutti, insieme, noi due… Così accadde proprio lì, vicino all’entrata
del castello. “Lo sai”
mi disse “Tu lo sai, eppure non vuoi accettare la realtà.” Io non replicai, ero troppo occupata a
convogliare tutta la forza che avevo per non piangere. Lui stette un attimo in
silenzio, forse per trovare le parole adatte, forse per non farmi soffrire,
nonostante io fossi la sorella del migliore amico di Harry
Potter, una delle persone che odiava di più al mondo,
perché lui sapeva, lui aveva capito e aveva dato prova di non essere così
superbo e detestabile come lasciavano presumere le apparenze, in quel momento
la maschera che portava anche lui da anni era crollata
lasciando emergere la debolezza dalla quale in quel momento eravamo legati, e
se non da quella da che cos’altro avremmo potuto essere uniti? Forse dalla
viltà di non sapere reagire alle avversità che la vita ci aveva riservato, di
non avere abbastanza coraggio di cambiare la nostra vita, di sacrificarci per
la nostra felicità, lasciandoci cadere nell’abisso della convinzione che le
cose sono così e basta, che non si possono cambiare poiché
non vale la pena compromettere la propria vita, seppur monotona e vuota per
qualcosa di cui non si ha una certezza, e purtroppo, per noi non ce n’era
nemmeno l’ombra. “Ginny” il mio nome. Ascoltai pronunciare il
mio nome per la prima volta dal ragazzo che amavo, ma invece
di farmi piacere sentii che stava lacerando il mio cuore. “Siamo troppo diversi,
le nostre famiglie sono diverse, si odiano, come
dovremmo odiarci anche noi. Io diventerò un Mangiamorte
e ci sono poche probabilità che sopravviva, ma sono
costretto dal nome che porto. Lo pretende mio padre, è vero, ma soprattutto lo
impone il mio destino, e il mio destino non è qui con te.”
Un’altra pausa e il mio cuore andò completamente in
frantumi. Malgrado tutti gli sforzi, una lacrima cadde
furtiva sulla mia guancia. Lui coprì la distanza che ci separava e mi diede un
dolcissimo bacio dove poco prima c’era stato il segno della mia delusione.“Vai
da chi ti vuole bene e può amarti liberamente” disse poi staccandosi da me e cominciando a
camminare verso il castello. Io rimasi lì, sola a piangere. Caddi in ginocchio mentre venivo assalita dai singhiozzi, ciò
nonostante non mi sfuggì il suo sussurro, quasi un sospiro “Addio.” “Addio Draco Malfoy.”
“Ginny, amore scendi, dobbiamo andare, nostra figlia è già fuori che ci
aspetta con Ron e Hermione.”
La voce di mio marito mi fa sussultare e mi riporta bruscamente alla realtà.
Sono tuttora seduta sul pavimento a sfogliare il diario. C’è ancora una pagina
vuota, quasi quasi…
“Caro diario,
dopo esattamente 12 anni, la disperazione brucia di nuovo
nella mia anima. Adesso ho un marito, il famoso Harry
Potter ed una splendida figlia che adoro. Eppure non
posso dire di essere felice e non penso che lo sia
nemmeno Draco. Come mi aveva detto
non è riuscito a sfuggire al suo destino. Voglio molto bene ad Harry, gli sono affezionata
come ad un amico, ma non lo amo, no, non ci riuscirei dopo aver così tanto
sofferto. L’ho sposato per non rimanere sola col mio dolore, per cancellare un
ricordo che ha lasciato una cicatrice troppo profonda, ma purtroppo non è
servito a nulla, e lo sapevo fin troppo bene anche
quando ho accettato di diventare sua moglie. Forse sono stata un’egoista e lo
sono ancora, però lui sembra felice con me e la nostra bambina e questo dona uno spiraglio di luce nell’ombra del mio passato.”
“Cara, allora
scendi?” “Sì Harry, vengo tra un secondo.” Gli rispondo rimettendomi in piedi. Adesso è ora di
chiudere il diario per sempre. Prima di scendere esco nuovamente in balcone e
guardo il bellissimo paesaggio a me ormai così familiare. Ora è questa la mia
vita e questo è il mio destino al quale anch’io non
sono riuscita a sfuggire. Con le lacrime agli occhi dico in un sussurro “Addio,
Draco Malfoy” oggi, come in
quella sera di 12 anni fa in cui il mondo mi è crollato addosso. Lancio il mio
diario che si infrange tra gli scogli e viene
impietosamente inghiottito dalle onde. Rivolgo lo sguardo al cielo limpido
all’orizzonte e un leggero sorriso privo di gioia, ma non di speranza, si impossessa delle mie labbra. “Arrivederci ai ricordi,
carcerieri del mio cuore.”
****) FINE (****
Siamo, o
meglio, siete arrivati alla fine
di questa storiucciola. Spero con tutto il cuore che
vi sia piaciuta.
Devo dire
che non scrivevo più da un po' e mi ha fatto piacere creare qualcosa in cui
comunque ho trasmesso una parte dei miei sentimenti, che per ora, non è che
siano particolarmente allegrotti, comunque ritengo
che le cose migliori avvengano per caso, e proprio per caso è nata questa
storia, che devo ammettere, mi piace e anche molto, ihihihihihihihihihihihih
(scusate la risata da idiota!)
Concludo,
evitando di affliggervi ancora con le mie chiacchiere, chiedendovi di lasciare
un piccolo, piccolissimo, piccolississimissimo commentuccio, mi renderebbe molto felice. Ringrazio tutti coloro che hanno letto questa Fanfiction
e vi mando un grosso smack!
SWANNY