Ma non preoccupatevi, non abbandonerò mai la mia storia, e anche se ci vorrà molto, prima o poi arriverò alla fine!!! Oramai mi ci sono affezionata!!! ^^
Allora, premetto che il seguente capitolo sarà un po più differenete dagli altri, spero vi piaccia, e spero con tutto il cuore di non ricevere minacce mortali da voi!!!! xD
Buona lettura!
Light and
Darkness
Capitolo
7
Damon
non si voltò quando lo
chiamai. Si fermò semplicemente, ma sapevo che mi stava
ascoltando, tanto
quanto sapevo che non ne aveva il tempo.
«Damon… mi dispiace. Voglio che
tu sappia che mi fido di te. So che non sei stato tu.» Fissai
la sua schiena
immobile, sperando che potesse perdonarmi.
Lentamente si voltò, i suoi occhi
erano inespressivi e concentrati. Fissai il mio sguardo in essi.
Mosse qualche passo verso di me,
e sorrise. Il suo sorriso strafottente e vittorioso gli
illuminò il volto, e
per quanto di solito quel suo sorriso potesse irritarmi, ora mi rendeva
solo
felice.
Non disse nulla e si voltò di
nuovo.
«Fai attenzione, ti prego!»
«Stai tranquilla, Elena. Sono io
il cacciatore qui.»
Ed era vero. Non potevo immaginarmi
nessuno che potesse mettere in difficoltà Damon.
Lo guardai mentre si allontanava,
e poco più lontano sparì, trasformandosi in uno
splendido corvo nero, che
volava di nuovo in direzione del vecchio cimitero.
Mi sentivo leggera e libera,
perché sapevo che una volta tornato, tutto si sarebbe
sistemato, avremmo
parlato e chiarito ogni equivoco, e io avrei trovato il modo di farmi
perdonare.
Entrai in casa, come gli avevo
promesso, sorridendo.
***
Le parole di Elena lo avevano
tranquillizzato e determinato ancora di più a trovare
quell’idiota e a
staccargli la testa senza pensarci due volte.
Poi sarebbe finalmente tornato
dalla sua principessa delle tenebre.
Planò sopra il cimitero,
aguzzando i sensi, riuscì a percepire la sua presenza verso
la parte più
vecchia e abbandonata. Fu li che andò, e in una radura
appena prima
dell’entrata, si trasformò in umano.
“Il nascondino è finito. E’ ora
di mettere fine a questa storia.”
Mosse qualche passo tra le
vecchie e decrepite lapidi, guardandosi attorno e ascoltando, ma non riuscì
più a percepirlo. Da nessuna
parte.
“Ma che accidenti…?!”
Sentì un rumore proprio alle sue
spalle, spostarsi verso sinistra, ma quando si voltò era
già sparito.
Si stava prendendo gioco di lui?
Damon era davvero arrabbiato e stanco di questi stupidi giochetti.
«Dove sei, codardo? Fatti vedere!
Lo so che ti nascondi tra le lapidi.»
Urlò lui all’oscurità, facendo
scattare impercettibilmente gli occhi da destra a sinistra.
Di nuovo sentì un fruscio alle
sue spalle e…
«Buona sera, Damon Salvatore.» La
voce era bassa e mielosa, con una finta tonalità da amico di
vecchia data.
Damon osservò il vampiro che gli
aveva dato tutti questi problemi. Sembrava un ragazzino, forse era
anche più
piccolo di Elena, non lo sapeva. I suoi occhi erano rossi ed assetati,
e i
canini gli graffiavano il labbro inferiore. La pelle era bianca lattea
e
portava i capelli leggermente lunghi, riccioli e castani.
“Dove? Dove ho già visto questa
faccia?”
«Scommetto che ti ricordo
qualcuno, vero? Ma non ricordi chi!» Il ragazzino si mise a
ridere, e Damon
rispose inclinando il suo ringhio feroce in un sorrisetto di scherno.
«Quindi sei tu, a causare tutti
questi problemi, vero, ragazzino?»
«Ragazzino?! Io?! Salvatore, sei
ingenuo come all’ora!»
Ciò che disse lo lasciò
spiazzato, ma non fece in tempo a pensarci, perché il
ragazzo gli saltò
addosso.
Damon lo schivò prontamente, e lo
afferrò per il collo, sbattendolo con violenza contro ad un
albero.
«Non - provarci - mai - più! »
Disse, ogni parola intervallata dal tonfo della testa del vampiro
contro il
duro tronco dell’albero.
D’un tratto lo riconobbe.
«Sei quello che ha dato fastidio
ad Elena. Il barista del locale.»
«Già, proprio io, Jonathan.» Il
ragazzo rise di nuovo. «La tua memoria deve avere qualche
problema però, ma è
passato molto tempo. Come potresti ricordare? Probabilmente non ti eri
nemmeno
accorto di me, visto che eri talmente preso con i tuoi
affari… Ahahah!»
Continuava a ridere, e questo faceva infuriare ancora di più
Damon, che strinse
la presa sul suo collo, quasi soffocandolo.
«Di che diavolo stai parlando?!»
«Ahahaha!» Continuò a ridere,
anche se la voce si affievoliva lentamente, notò Damon con
estremo piacere . Continuò
a sbattergli la testa contro il tronco.
«Parla stronzo!»
D’un tratto il vampiro smise di
ridere e si immobilizzò, fissando intensamente Damon.
Il ragazzo pensò di aver stretto
troppo la presa e di averlo soffocato in qualche modo, ma non fu
così.
Con un movimento fulmineo e
inaspettato il vampiro ribaltò la situazione, sbattendo con
molta più violenza
la testa di Damon contro l’ormai ammaccata corteccia.
Damon era allibito.
Jonathan rincominciò a ridere.
«E adesso cosa mi dici, stronzo?
Pensavi davvero che fossi un
povero deficiente ed incapace, vero? Siete così facili da
imbrogliare, voi
Salvatore!»
Disse lui sorridendo
malvagiamente. Damon provò a divincolarsi, ma senza successo.
«Chi sei?»
Jonathan tornò di nuovo serio.
«Non lo sai? Mi dispiace. In realtà non mi
dispiace affatto, però. Sappi solo
che presto andrò a far visita ad Elena.»
Quelle parole fecero montare l’
ira di Damon.
«NO!» Si trasformò in un corvo,
sfuggendo alla presa del vampiro, volando verso l’alto, poi
iniziò a scendere,
veloce come un proiettile, verso Jonathan, graffiandolo.
Ma il vampiro era molto più forte
di quanto lui avesse pensato, e lo scagliò lontano.
Si ritrasformò in umano,
rialzandosi a fatica e reggendosi il braccio destro, che sanguinava.
Osservò il
nemico, che invece era uscito quasi del tutto illeso dal suo attacco,
solo con
qualche graffio in faccia e su un braccio.
«Mi è stato detto di non
ucciderti, ma non ho mai simpatizzato troppo per voi Salvatore, quindi
mi sa che
farò uno strappo alle regole.» Disse dirigendosi
lentamente verso di lui. A
meno di un metro fece uno scatto verso Damon, cercando di colpirlo, ma
il
ragazzo lo schivò prontamente. Jonathan si voltò
con un movimento fulmineo,
spingendolo contro una grande lapide, che si frantumò con
l’impatto del suo
corpo.
Damon si rialzò a fatica e
coperto di polvere, sentendo solo silenzio attorno a se.
“Dov’è sparito, ora?”
Sentii un fruscio e si voltò, ma
commise un errore.
«Sorpresa.» Il sussurro veniva da
dietro le sue spalle. Damon si voltò con uno scatto, una
mano già tesa verso il
collo del nemico, ma lui agì per primo.
Sentì qualcosa perforargli la
pelle all’altezza del cuore. “Legno…
dannazione! Un paletto di legno!”
Si portò le mani al cuore, preso
alla sprovvista, sentendo le ginocchia cedere sotto al suo peso.
Quello non era un vampiro nomale,
non era affatto un novellino. Era potente, potentissimo. Era
addirittura in
grado di celare la sua aura a piacimento, in pochi secondi. I suoi
riflessi erano
troppo sviluppati per lui se era in quelle condizioni, e si poteva
muovere
troppo velocemente, tanto da riuscire ad aggirarlo nella casa della
fiera,
commettendo l’omicidio in meno di qualche secondo. Aveva
sbagliato tutto, non
avrebbe dovuto affatto sottovalutare il nemico.
“Chi accidenti è? Che cosa vuole?
Cosa ci fa qui?” Pensò Damon, prima di cadere in
ginocchio.
Il vampiro si mise alla sua
altezza, e spinse il paletto ancora più dentro. Damon
gemette.
«Potrei anche stare qui a
guardarti morire, Salvatore, oppure potrei bere ogni singola goccia del
tuo
sangue. Ma ho di meglio da fare. Quella Elena sembra così
appetitosa. E posso
fare di lei ciò che voglio. Potrei trasformarla in un
vampiro, scommetto che
sarebbe fenomenale. Sarebbe davvero uno spreco ucciderla… Ma
si vedrà, deciderò
sul momento.» Il suo sorriso nauseò ulteriormente
Damon.
«N-no! Non az-azzardarti a
toccarla!»
Ma in tutta risposta quello lo
sollevò e lo mandò a sbattere contro
un’altra lapide.
Mentre gli occhi gli si
chiudevano e sentiva le forze abbandonarlo, vide il sorriso del vampiro
e la
sua ombra incombere su di lui.
«Addio Salvatore.»
Damon sperò solo che Elena
mantenesse la sua promessa e restasse in casa.
Poi non vide più nulla.
***
Elena entrò in casa e come aveva
promesso a Damon, non uscì. Si sdraiò sul letto
in attesa che lui tornasse, e
al solo pensiero la ragazza sorrideva, chiudendo gli occhi.
Però sperava che il vampiro non
facesse problemi. Si sentiva agitata, ma di sicuro era
perché non vedeva l’ora
di parlare con Damon.
“Nessun vampiro potrebbe fargli
del male.” Pensò la ragazza rotolandosi nel letto,
pensando che per fortuna
tutto si sarebbe sistemato. “Mi fido di Damon. Mi fido di
Damon. Mi fido di
Damon.” Queste parole le riecheggiavano nella testa, e
sorrideva al pensiero,
perché esse erano la verità. Quello che era
successo qualche sera fa, era stata
solo una sua debolezza.
E tutto si sarebbe risolto.
Era già quasi passata un’ora
dalla partenza del ragazzo, e lui ancora non era tornato. Elena
provò a
controllare che non fosse sull’albero di fronte alla sua
finestra, magari in
forma di corvo, ma lui non c’era.
Iniziò
a camminare avanti e indietro per la stanza in attesa.
Solo dopo qualche minuto sentì
chiamare il suo nome.
Elena!
«Damon?»
Si rese conto che la
voce era nella sua testa. «Damon sei tu?» Disse
cercando il ragazzo per la
stanza e fuori dalla finestra, ma senza trovarlo.
Sì.
Elena ho bisogno del tuo aiuto! Ti prego… devi
venire…
Quelle
parole stupirono la
ragazza, ma reagì subito. Se Damon aveva bisogno di aiuto,
lei sarebbe andata.
«Damon, dimmi dove sei!» Ora
Elena si sentiva davvero agitata. Cosa poteva essergli successo?
Esci
da casa tua, ed entra nel boschetto che c’è di
fronte. Veloce…
La
ragazza si precipitò al piano
di sotto, con il cuore a mille. Se Damon non veniva nemmeno da lei,
voleva dire
che era davvero grave.
Elena non avvisò nessuno,
semplicemente corse fuori sbattendo con violenza la porta e correndo
nel bosco.
Dopo qualche metro non vide ancora nessuno.
«Damon? Dove sei?!» Era
preoccupatissima e non capiva perché Damon si nascondesse in
un bosco. Era
ferito? Iniziò a penare che qualcosa non andava, che
c’era qualcosa di strano,
perché Damon non l’avrebbe chiamata nel bosco
così.
Decise di tornare indietro, ma
sentì un rumore. Damon non si sarebbe nascosto da lei.
C’era qualcuno, o
qualcosa la fuori, ma qualsiasi cose fosse, non era Damon,
realizzò in un
istante la ragazza. Ora ne era sicura, non sapeva perché, ma
non aveva dubbi.
Doveva andarsene.
Si mise a camminare con passo
spedito, seguendo a ritroso il percorso, ma qualcosa cadde davanti a
lei, che
sobbalzò. Non riuscì a vedere, perché
li sotto era piuttosto buio, così si girò
e iniziò a correre nell’altra direzione. Ora era
disperata.
Nell’oscurità, non si accorse di
essere andata a sbattere contro… una persona. Immediatamente
ci si strinse.
«Damon!» Urlò piena di sollievo.
“O dio, o mio dio, per fortuna mi ero sbagliata! Damon
è…” Alzò lo sguardo, ma
non vide Damon. Urlò e si allontanò dalle braccia
dello sconosciuto.
«Calma, Elena. Non c’è bisogno di
urlare. Non voglio farti del male.» Disse l’uomo
alzando le mani. Il suo tono
era falso. Infatti un istante dopo quello iniziò a ridere.
«Chi sei!» Domandò, cercando di
vederlo in faccia, mentre i suoi occhi si abituavano
all’oscurità.
Dov’era Damon. Quello era il vampiro?
Perché era li? Damon non lo aveva trovato?
«Audace. Sono davvero colpito,
sei una ragazzina coraggiosa. Ma anche stupida. E’ stato
così facile
imbrogliarti.» Lui mosse un passo verso Elena, ma lei
indietreggiò. Strinse i
pugni e si fece coraggio. Doveva temporeggiare, pensò,
osservando il ragazzo, e
riconoscendolo.
«Dov’è Damon!»
Urlò, con le
lacrime agli occhi, non sapendo cosa aspettarsi.
«Salvatore? Era il tuo ragazzo?»
“Era? Che accidenti vuol dire?!”
«Già, mi duole dirtelo, ma l’ho
appena ucciso, giù al cimitero.»
Le si fermò il respiro. Le
ginocchia sembrarono cederle. Il suo cervello, che stava già
macchinando un
piano di fuga, si fermò. Tutto il suo essere era concentrato
su Damon.
“Mente.” Urlò una voce nella sua
testa. “Ma Damon avrebbe dovuto ucciderlo, invece lui
è qui…”
Pensò con angoscia. Non si accorse nemmeno
che si stava avvicinando a lei. “No. No! Mente, è
ovvio!”
«Sai Elena, hai un ottimo odore.
Scommetto che sei anche … gustosa.»
La ragazza alzò lo sguardo su di
lui, e lo riconobbe il barista, quello che già una volta le
aveva lanciato
sguardi imbarazzanti.
“No, no non può essere!”
«Tu?!»
«Ah, mi hai riconosciuto allora.
Mi chiamo Jonathan, comunque.» Disse sorridendo.
«Tu menti!»
«Oh, sul tuo ragazzo? No, non
mento affatto. Voleva uccidermi, ma mi aveva sottovalutato. Intrigante,
vero?
Come la situazione si sia ribaltata.» Disse, mangiandola con
lo sguardo. Si
faceva sempre più vicino. Elena non sapeva cosa fare, si
sentiva male. Damon
non poteva essere morto, morto davvero. Era una bugia, doveva
resistere, presto
lui sarebbe arrivato a salvarla.
«Non essere troppo in pena per
lui. I Salvatore sono tutte persone viscide ed egoiste.»
Continuò a guardare Elena. Oramai
era così vicino che allungò una mano a sfiorarle
la guancia.
«Sei così… non riesco ancora a
crederci. Per questo mi pare uno spreco dover… Oh, ma devo
attenermi alle
regola. Ma sappi che mi dispiacerà davvero. Prima
però, nessuno mi vieta di divertirmi
un poco…» Disse ridacchiando. Elena
tornò in se, e scacciò con un colpo la mano
del vampiro, provando a correre verso casa, ma ovviamente lui la
bloccò,
prendendola per un polso con un movimento velocissimo.
«Non mi credi vero? Hmmm…
proviamo questo.»
Improvvisamente Elena vide nella
sua mente immagini che lei non aveva mai visto.
Ricordi
che non appartenevano a lei.
E, oddio, vide Damon. Jonathan
che impalava Damon. Che lo lanciava lontano, mentre si accasciava al
suolo.
Elena si allontanò di scatto,
portandosi le mani alla testa e lasciando cadere le lacrime.
«NO! No, no, no!» Non poteva
essere vero, no, non poteva.
Sentì le mani del vampiro
prenderla per le spalle costringerla a rialzarsi, ma non le importava
più
nulla. Quelle immagini, quelle orribili immagini…
Quasi non sentiva nemmeno più le
parole del vampiro.
«Uno spreco… un terribile spreco.
Ma non c’è altro modo.»
Si sentì sorretta dalle sue
braccia, e sentì che lui cercava di farle reclinare il
collo. Non oppose
resistenza, semplicemente non ci riuscì.
“Damon. Damon. Damon!” Non poteva
pensare ad altro. Non poteva essere
vero! Le immagini
erano li, nitide nella
sua testa, poteva vedere il volto di Damon. Il sangue, il dolore,
persino. Non
era vero. Era una finzione, era tutta una maledetta finzione! Doveva
esserlo…
Sentì le labbra del vampiro sulla
sua gola, e poi un dolore che risvegliò i suoi sensi, ma era
troppo tardi
ormai. Cercò di lottare e di liberarsi, ma così
faceva ancora più male.
I denti del vampiro erano nella
sua gola, e lui succhiava avido il suo sangue.
Ed Elena lo capì, la fine era
vicina. Presto sarebbe morta, perché era quello che doveva
fare il vampiro.
Doveva ucciderla. Lo aveva capito sin dal primo momento che lo aveva
visto, ora
se ne rendeva conto.
Ma la cosa peggiore era che non
avrebbe rivisto mai più Damon. Non sapeva se era vivo o
morto. E lei non si era
nemmeno scusata dignitosamente con lui. Sarebbe morta lasciando un
sacco di
faccende in sospeso. Non voleva, non poteva. Damon! Dove sei!
Pensò
disperatamente con le ultime forze.
E si ricordò che poche ore prima
aveva pensato che tutto si sarebbe sistemato, che al ritorno di Damon,
tutto
sarebbe tornato come prima.
Note d'autrice:
Spero
abbiate gradito il capitolo, un poco più dinamico dei
precedenti!!! Chissà cosa succederà dopo... mah!
xD
Allora, come al solito vorrei ringraziare tutti quelli che leggono la
mia storia, e che la recensiscono, come Erika90, okkidacerbiatta,
Ila_D, Deliah_, biafin e Clixa!! ^^ Grazie mille a voi, e a
chi l'ha aggiunta apreferiti o seguit!! Grazie mille, mi rendete
davvero felice!!!! **
Con questo vi saluto, sperando di riuscire ad aggiornare presto la
storia!!!
Baci!
Cecy
ps:
Seguite la serie tv?? Se sì, avete visto l'episodio 1x22
Founder's Day??? Oddio... o.O
Ma c'era una scena che penso abbiate più o meno gradito!!!
Più o meno, chi lo ha visto sa il perchè!
Però era una scena fantastica... ok, ora vi saluto
definitivamente! Kiss!