Ciao a tutti, non sono solita scrivere questo tipo di
storie, ma sono una persona che non esprime troppo le proprie frustrazioni,
probabilmente perché mi infastidisce ascoltare quelle degli altri, quindi cerco
di dare il buon esempio. In questo periodo però ho bisogno di uno sfogo diverso
dal solito urlo insonorizzato nel cuscino, quindi ho deciso di scrivere questa
storia, in realtà si è scritta da sola… sensazioni, episodi, paure, stress, è
tutto condensato qui dentro. L’intento è di esprimere la mia condizione con
ironia, in maniera da poterci ridere su assieme per sdrammatizzare un momento
duro che tutti gli universitari prima o poi dovrà affrontare, chi è messo come
la sottoscritta sono sicura apprezzerà lo sforzo XD
PROLOGO: VIRUS
Non
credo molti sappiano esattamente di cosa sto parlando, ma l'ultimo esame
all'università, e più precisamente l'ultimo esame della più bislacca (per non
dire baldracca) e eccentrica (per non dire eccezzionalmente stronza)
professoressa che esista sulla faccia della terra, è una cosa che può uccidere.
Chi
non l'ha mai dovuto affrontare non può sapere di cosa sto parlando, chi si
sciacqua la bocca con parole come "è l'ultimo esame ne hai passati tanti
devi passare per forza anche questo" dovrebbe tenere aperta la bocca solo
per prendere le mosche perchè se quello è l'ultimo esame un motivo ci sarà, se
una poveraccia è sull'orlo del collasso mentale e fisico un motivo ci sarà.
Quel motivo è scritto a chiare lettere negli occhi sbarrati di chi è nella mia
stessa situazione: è l'esame più tosto del corso e per quanti santi si possano
invocare è e sarà sempre l'ottava piaga d'Egitto.
Il
peggio poi non è tanto la cosa in sè ma è tutta la preparazione, quell'ultimo
esame è come un virus, ti si insinua nella pelle e per quanto cerchi di curarti
lui è sempre lì. Vigliacco. La mattina irrompe nella scia dolce dei sogni e ti
da una sveglia colossale ricordandoti che hai passato una notte intera a
dormire invece di ripassare cosicchè, anche se hai dormito solo la schifezza di
5 ore, ti senti più in colpa di un efferato assassino e ti trascini giù
provando ribrezzo per te stesso, tiri fuori il libro da sotto il letto dove
l'avevi gettato la sera prima nella speranza che lontano dalla vista svanisse
assieme all'orrido esame. A quel punto hai la tristissima consapevolezza (amica
del vigliacco virus) che non riuscirai mai a fare tutto in un lasso di tempo
così breve - evitando di soffermarti troppo sul fatto che avessi anche 100 anni
di tempo sarebbero comunque pochi - e cominci a leggere rassegnata per
l'ennesima volta quelle odiate pagine.
Quando
tutto sembra perduto arriva una luce di speranza: qualcosa ricordi, continui a
leggere un altro po' per sicurezza ma è tutto vero! Allora ritrovato un filo di
voglia di vivere trovi la forza di staccarti dal libro, combattere il virus per
quei dieci minuti in cui riesci a mandare giù tre biscotti e un caffè, vitale
sostegno per evitare di morire giovane e deperita. Ma non dura molto, davanti
agli occhi hai l'orologio digitale del salotto, scandisce muto i minuti ma è
peggio dei rintocchi delle campane. Cerchi di ignorarlo, guardi la colazione,
lavi la tazza, guardi gli uccellini, il sole, senti l'universo attorno a te,
tutto pur di non guardare l'ora ma è inutile sperare, i rintocchi si fanno sempre
più rumorosi, sempre più fastidiosi, alla fine per esasperazione torni
all'odiato libro e ricominci a leggere.
L'ultimo
esame è unico: nella sua infinita magia offre una vastissima gamma di emozioni
che spaziano dal panico cieco al terrore puro, dall'oddio-ora-mi-uccido al
dai-è-l'ultimo-poi-brucio-i-libri, dall'autoconvincersi che mancano 3 anni - e
non tre misere settimane - allo sbattere nella dura realtà ossia che per quanto
la fantasia sia una cosa fantastica la realtà è che hai 3 settimane per imparare
qualsiasi schifosissimo dettaglio della storia dal 1600 ai giorni nostri.
Tutto
questo non lo pensi in maniera coscente, lo senti come un eco lontano, sono
considerazioni che fai senza nemmeno accorgerti quando una parte del tuo
cervello esasperata, dalla sfilza infinita di eventi che deve ospitare, decide
di andare in vacanza sola e vaga lungo la sottile linea che divide i meandri
più reconditi della depressione pre esame dalla luminosa distesa di speranza
per un futuro roseo dove nessuno ti obbligherà mai più a memorizzare nulla,
dove potrai assaporare i libri per il solo gusto di leggerli, dove non odierai
più doverti chiudere in casa perchè costretta a stare china su uno
schifosissimo manuale di 600 pagine, ma starai a casa di tua volontà spaparanzata
sul divano con una fumante cioccolata calda e un libro a tenerti compagnia
mentre la tormenta di neve fuori fa da contorno a una scena da depliant
turistico.
La
cosa divertente è che non ti accorgi di pensare a altro che non siano date e
eventi da memorizzare finchè non ti rendi conto che stai guardando il vuoto da
almeno 5 minuti, ti rendi conto che la dolce scenetta che stavi guardando non è
reale ma è stato solo un insulso tentativo del tuo cervello di sfuggire alla
realtà. Ti ci vogliono altri 5 minuti per farti discorsi sulla responsabilità e
sull'importanza della concentrazione mentre leggi, a quel punto ricominci dopo
aver sprecato inutilmente 10 minuti che non potrai più recuperare, è panico
amico, sprona a studiare in maniera approfondita finchè non arriva ora di
pranzo.
Sei
pronta, hai studiato per 4 ore filate, sei in pace con te stessa, hai fatto
tutto quanto in programma e riesci a mangiare senza che il senso di colpa di
stritoli le budella. Ti concedi poi di girare un po' in internet, di osservare
le farfalle, di farti distrarre da un suono non bene identificato ma non puoi
rilassarti completamente perchè il virus malefico si insinua nei tuoi pensieri,
ti ricorda che stai sprecando tempo, che devi studiare, che non passerai
l'esame se non ti muovi. E' un disco continuo, a volume troppo basso per
sentirlo in maniera nitida, ma disturba comunque la tua ora di relax cosicchè a
un certo punto torni dal libro, senza che nessuno te lo dica realmente, senza
che nessuno ti obblighi, nella vana speranza di interrompere la snervante
tiritera.
La
sera finalmente ceni, - dopo aver consumato un merenda non bene identificata -
scappando dallo stesso rumorosissimo orologio elettrontico della colazione - lo
stesso che ora guardi spavalda, stavolta è un dolce rintocco di liberazione,
hai compiuto la tua missione per quel giorno, hai studiato tutto quello da
programma, puoi finalmente rilassarti. Questa volta sei preparata, il malefico
virus tenta di affacciarsi ma gli dai una sonora batosta di ottimismo e finalmente
quello se ne scappa a nascondersi: sei libera per un paio d'ore, il relax ora è
quasi totale, giochi, ridi, scherzi, VIVI. Sei te stessa almeno per un po', ti
senti padrona del mondo e ti lasci avvolgere serena dalla speranza, fantastichi
su come sarai di lì a un mese, fantastichi sul giorno della tua laurea,
fantastichi su come sarà bello rendere tutti fieri di te perchè finalmente hai
finito tutto, avrai affrontato il temutissimo drago dell'università e l'avrai
sconfitto.
Ultimo
rintocco dell'orologio, come per cenerentola l'incantesimo stà per finire. Vai
a nanna con la leggerezza nel cuore e qui un attimo prima che morfeo ti accolga
tra le sue rassicuranti braccia eccolo il virus malefico, rinvigorito e più
battagliero che mai, pronto ad avvelenarti quell'ultimo attimo di gioia.
Scivoli nel sonno ma è agitato, esami passati, professori dimenticati, compagni
di banco riemergono nei contorni sfuocati di un sonno agitato dove non riesci
mai ad arrivare in orario all'esame, dove ti ritrovi a rifare esami già dati,
dove arrivi trafelato a scuola per capire che sei ancora alle superiori e devi
fare gli esami della maturità, dove inciampi e cadi, dove l'uomo della tua vita
se la fà con l'orrenda... ehm eccentrica professoressa. Ti svegli continuamente,
ti volti dall'altra parte e affondi la testa nel cuscino sperando di aver
scacciato le deprimenti visioni ma ti illudi solamente. Gli incubi ti attendono
pazienti, appena ti adagi tra le braccia di morfeo nella speranza ti conceda
uno sfuocato soggiorno tropicale con un affascinante uomo senza volto, loro ti
attaccano alle spalle, non hai scampo.
A
un certo punto, a un'ora non ben identificata del mattino, sbarri gli occhi, ti
rifiuti di continuare a tentare di arrivare dall'uomo perfetto attraverso
giungle di libri che ti interrogano sui trattati del 900. E' l'inizio.
Magicamente dimenticati gli incubi, ti illudi che l'ultimo sia un dolce sogno,
che i libri non fossero poi così cattivi, che se ti impegni puoi raggiungere il
tuo bello ma è tutto inutile. Il virus ti da una sveglia colossale... e tutto
ricomincia un nuovo giorno. Una nuova lotta.
In questo capitolo è preponderante il mio lato
negativo e depresso, spero di continuare presto con un po’ più di ottimismo. Se
avete considerazioni, appunti da fare, esperienze da condividere o
semplicemente se volete dire che dovrei farmi internare da qualche parte, una
recensione è l’ideale ; )