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Autore: Alicia84    15/05/2010    6 recensioni
...non so da dove sia uscita fuori... ma ho sempre pensato a come potesse essere andata tra Bill e Fleur... per me sono una coppia senza età e senza rimedio... :) credo che il loro sia un amore totale...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Weasley, Fleur Delacour | Coppie: Bill/Fleur
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era una splendida giornata di giugno, Fleur era uscita di casa piuttosto presto per andare al lavoro alla Gringott come ogni mattina da quasi un anno. Aveva accettato quel tirocinio subito dopo diplomata, l’anno di assunzione sarebbe finito entro qualche mese e poi… Chi poteva dire cosa sarebbe successo!

Più di un anno prima era la campionessa di Beauxbatons al torneo Tremaghi, poi Harry Potter era uscito dal labirinto tenendo per mano il cadavere di Cedric Diggory e niente era più stato come prima.

Il Ministro della Magia inglese si ostinava a negare quello che diceva Harry e che Silente appoggiava: lord Voldemort era tornato!

E molti si cullavano in quella falsa speranza.

Ma Fleur non era una stupida e sapeva che in quel labirinto era successo qualcosa di terribile. Anche lei avrebbe voluto che fosse solo l’invenzione di un ragazzino quattordicenne in cerca di fama, ma si fidava di Harry da quando aveva salvato sua sorella dal Lago Nero di Hogwarts.

Oh, lei sapeva benissimo che Gabrielle non era mai stata seriamente in pericolo. Ma ricordava l’orrenda sensazione degli Avvincini che la bloccavano e la stretta allo stomaco quando l’avevano costretta a uscire dall’acqua e a lasciare sua sorella.

Era una ragazza veramente molto bella e molti pensavano che per questo motivo era anche molto stupida. A Fleur poco importava quello che pensavano gli altri. Aveva accettato quel lavoro con la scusa di migliorare il suo “englese” ma in realtà non voleva allontanarsi troppo dall’Inghilterra, aspettava un attacco del Signore Oscuro e non voleva rimanere ferma a guardare.

Non aveva fatto i conti con Bill Weasley però…

Lo aveva già visto durante il Torneo, quando era venuto a trovare Harry. E a Fleur era piaciuto subito: i capelli lunghi legati in una coda molle, di un rosso ramato luminoso, gli occhi azzurri, le labbra rosse quasi quanto i capelli che si erano sollevate in un sorriso guardandola, e quell’aria finto trasandata che l’aveva colpita come un fulmine.

Tutto si aspettava, tranne di ritrovarlo in banca. Proprio quell’anno in cui lui aveva chiesto il trasferimento dall’Egitto con una scusa qualsiasi. Anche lui si fidava di Harry e Silente.

Da allora si erano trovati a lavorare spesso insieme.

E Fleur aveva scoperto che lui non era solo occhi azzurri e capelli lunghi, era un ragazzo legato alla sua famiglia, serio e posato sul lavoro, ma che le regalava dei momenti veramente spensierati e divertenti.

E Bill aveva scoperto che dietro quegli occhi color del ghiaccio, capaci di ammaliare con un solo sguardo, e sotto quei capelli d’argento non c’era solo una bella ragazza, ma c’era intelligenza, forza e coraggio.

Avevano passato i primi mesi a conoscersi, osservarsi e scrutarsi. Avevano passato notti in bianco a studiare. E un giorno, mentre si preparavano ad andare a casa per il fine settimana, Bill l’aveva invitata a cena.

Fleur era rimasta piacevolmente sorpresa dall’iniziativa, lui l’aveva avvertita che non sarebbe stato niente di particolarmente elegante, anzi sarebbe stata una cena piuttosto informale. E le aveva promesso di passarla a prendere la sera successiva.

Fleur continuava a camminare per le strade della Londra babbana, ripensando a quel giorno di pochi mesi prime e sorridendo tra sé.

Aveva passato l’intero pomeriggio a cercare qualcosa da mettere che non fosse troppo elegante (“Malédiction!” pensò piuttosto seccata a un certo punto!).

Alla fine aveva deciso per una camicetta bianca molto semplice che le metteva in risalto la vita sottile e la scollatura, una gonna nera che le arrivava al ginocchio e delle calze parigine bianche a cui non avrebbe mai rinunciato.

Si guardò allo specchio, spazzolando i capelli, e proprio in quel momento sentì bussare alla porta.

Fleur, calme! – si disse – juste d'un dîner”.

Andò ad aprire: Bill era splendido! Un paio di jeans chiari e una camicia nera coperti da una giacca in pelle.

Le sorrise: “Mademoiselle, sono in anticipo?

Fleur si rese conto di avere ancora in mano la spazzola, si diede mentalmente della stupida e si allontanò dalla porta: “Absolument pas! Sono pronta”. Fece svanire la spazzola, prese il cappotto e si voltò per uscire.

Bill la trattenne per un braccio: “Prima ho qualcosa per te!” E dalla bacchetta spuntò un mazzo di fresie blu.

Oh!” Come faceva a sapere che il blu era il suo colore preferito? Come sapeva che le fresie erano i fiori che più le piacevano? “Merci Bill!” gli sorrise debolmente.

Lui le si avvicinò, prese uno di quei piccoli fiori e glielo incastrò tra i capelli, vicino al fermaglio, poi sorrise (Mon Dieu! Quanto era bello quando sorrideva così!): “Ora possiamo andare!

La aiutò a infilare il cappotto e la osservò mentre chiudeva la porta di casa.

Fleur era senza parole, ammutolita da quell’inizio di serata. E fu di nuovo lui a rompere il silenzio: “Mai assaggiato la cucina italiana? Spero non ti dispiaccia se non ti porto in un ristorante francese…

Lei alzò le sopracciglia, lo fissò stranita, poi decise che aveva fatto la figura della ragazzina imbranata già abbastanza, lo afferrò sottobraccio e scoppiò in una risata cristallina: “E a te piace la cucina italiana? Voi inglesi avete un goût culinaire così strano!

Bill la guardò e scoppiò a ridere: “Mademoiselle, siete voi quelli che mangiate lumache!

Era difficile fermare le risate una volta liberate: “Les escargots sont bons! Dovresti provarle!

Si si, come no! Solo se accetti di mangiare il pudding!

Fleur si fermò ad un semaforo, il sole splendeva quel giorno, scaldava il cuore. O forse erano quei ricordi? Guardava le auto passare, la gente intorno a lei che aspettava il verde del semaforo… Ma vedeva ben poco…

Era stata una cena molto piacevole: un piccolo ristorantino italiano, Bella Notte, con dei piccoli tavolini quadrati e le tovaglie a quadri bianchi e rossi. Su ogni tavolo un vasetto di fiori selvatici.

Fleur aveva stupito Bill: aveva ordinato una pizza con la salsiccia piccante.

Non avrei mai immaginato che tu fossi un tipo da peperoncino!”

Lei lo osservò da sotto le lunghe ciglia, masticò lentamente il boccone di pizza, si pulì le labbra e, prendendo il bicchiere con il vino, gli sorrise maliziosa: “Ci sono tante cose che non immagini di me, Bill Weasley!

Lui rimase con la forchetta a mezz’aria, spalancò gli occhi e la osservò per qualche secondo, poi si allungò sul tavolo, abbassò la voce e le disse: “Vorrei poterle scoprire tutte!”

Il semaforo divenne verde e Fleur attraversò la strada, leggermente arrossita a quel ricordo, per quegli occhi luminosi e per quel tono di voce così sensuale. Non era certo la sua prima esperienza con un ragazzo, ma Bill non poteva essere paragonato a nessun altro, aveva un modo di fare unico.

Il ritorno a casa fu decisamente più silenzioso: camminavano l’uno accanto all’altra, ognuno immerso nei proprio pensieri.

Fin quando arrivarono all’appartamento di Fleur, lei salì il primo gradino e si voltò, erano quasi alla stessa altezza: “Alors…” Perché doveva sempre sentirsi così a disagio con lui? Non era per niente abituata a quella sensazione. “à bientôt Bill…

Lui la fissava, serio, senza parlare, quasi senza respirare. Le prese una mano, la avvicinò alle labbra e poi, senza darle il tempo di rendersene conto, la attirò a sé poggiando le proprie labbra sulle sue e tenendole le mani sulla vita.

Poi si allontanò: “Ora schiaffeggiami pure se vuoi, ma è tutta la sera che voglio farlo!”

Fleur lo fissò per un attimo, poi gli gettò le braccia al collo e fu lei a baciarlo.

Bill la strinse a sé, socchiudendole le labbra con la lingua, la ragazza non si fece pregare, cominciando una lenta esplorazione del suo sapore.

Dopo alcuni minuti, alcune ore o alcuni giorni, si staccarono, entrambi con il fiato corto, fronte contro fronte e rimasero a fissarsi negli occhi, tenendosi abbracciati.

Fu Bill, per l’ennesima volta quella sera, a interrompere il silenzio: “Forse è meglio che vada… Ti va se ci vediamo domani?”

Fleur chiuse gli occhi, respirò profondamente e disse, con un tono talmente basso che Bill le dovette fissare le labbra per capire: “Vuoi salire con me?”

Ormai era quasi arrivata al Paiolo Magico, ma si fermò in un bar babbano: aveva bisogno di un cappuccino, e voleva arginare quel fiume di pensieri e di ricordi che l’aveva invasa. Bill le aveva detto di doverle parlare e lei, nonostante di solito fosse una persona ottimista, aveva pensato al peggio, aveva paura…

Avevano salito le scale continuando a baciarsi, lui non staccava le sue mani da lei, le sorrideva sulle labbra e sussurrava il suo nome. Le mordicchiava le labbra e gliele succhiava piano.

Entrarono in casa chiudendo la porta, e Bill la spinse dolcemente con le spalle al muro continuando a baciarla. Si spostò verso le orecchie, mordicchiandole e soffiando, scese sul collo lasciandole piccoli baci e brevi tocchi di lingua e denti.

Fleur sospirò, le mani impazienti si spostarono sulla sua giacca e gliela spinsero giù per le spalle. Poi scese ai bottoni della camicia. Bill sorrise contro il suo collo continuando a baciarle quella pelle profumata di vaniglia. La ragazza gli tolse anche la camicia con un gesto quasi nervoso, e Bill lo percepì perché si allontanò leggermente dal suo collo, le prese le mani e le baciò leggermente, poi le tolse piano il cappotto e, guardandola negli occhi, cominciò a liberare i bottoni dalle asole.

Il primo: “Come si dice…

Il secondo: “…in francese…

Il terzo: “…sei una ragazza…

Il quarto: “…impaziente?”

Il quinto e Fleur rise, più rilassata: “Tu es une fille avec impatience!

Bill le posò le mani sulla pancia e le aprì piano la camicia, continuando a guardarla negli occhi: “Non imparerò mai. Per fortuna tu parli inglese!

Poi si chinò a baciarle la clavicola e le fece scivolare la camicia sulle braccia. Si fermò a guardarle la pelle bianca, le fissò le labbra e riprese a baciarla. Si staccò, con sempre maggiore difficoltà: “Fleur, vuoi rimanere sulla porta?”

Lei gli sorrise, guardandolo con gli occhi luminosi (Quando la chiamava per nome le veniva la pelle d’oca!), gli prese la mano e lo portò verso la camera da letto, scalciando via le scarpe e facendo fare la stessa cosa a lui.

Il letto era in mezzo alla stanza, coperto da lenzuola azzurre e un piumone dello stesso colore.

Bill si avvicinò e si sedette, guardandola divertito.

Fleur sorrise, rimase in piedi davanti a lui e gli prese il viso tra le mani: “Est un rêve, n'est-ce pas? Sto sognando Bill?”

Lui le afferrò la vita, la avvicinò a sé e sussurrò: “Se è un sogno, è bellissimo. E non voglio che finisca!

Fu lei a baciarlo per prima, mentre lui armeggiava con la sua gonna e la faceva scivolare sul pavimento con un fruscio, per poi passare al reggiseno e fargli fare la stessa fine.

Si alzò e la fece distendere sul letto, accomodandosi accanto a lei e cominciando a baciarle il collo, le spalle, lo sterno… Arrivò al seno, sfiorandone uno con la punta delle dita e l’altro con la lingua. E mentre con le labbra continuava a torturarle un seno, con le mani scese agli slip, ne afferrò i bordi e glieli fece scivolare via.

Si allontanò appena per osservarla, splendida con solo quelle parigine candide e per togliere pantaloni e biancheria con un solo gesto fluido.

Ricominciò a baciarla, appoggiandosi con il corpo contro il suo e percorrendo tutto il suo corpo con la punta delle dita, fermandosi a stuzzicarle il seno e scendendo fino alla sua intimità. La sfiorava appena e poi si allontanava, si riavvicinava, la solleticava e si allontanava ancora, fino a quando: “S'il vous plaît, Bill, non mi torturare!” un sospiro, una supplica, una preghiera.

Lui si portò tra le sue gambe, la afferrò dietro le ginocchia e allacciò le gambe ai suoi fianchi e lentamente prese possesso del suo corpo, nutrendosi dei suoi sospiri, del suo calore, delle sue parole incomprensibili, fissandola negli occhi e continuando a baciarla, in un ritmo lento e sensuale.

Finché i sospiri divennero gemiti, i gemiti divennero il suo nome, e Fleur cominciò a tremare, continuando a chiamarlo per nome e portando anche lui all’apice.

Crollò lentamente accanto a lei, la strinse al suo petto cercando di calmare il cuore impazzito, e poi: “Fleur, ti amo!

Era quasi l’ora giusta. Fleur aveva finito di bere il suo cappuccino e decise di non rimandare oltre. Erano stati mesi favolosi, era stata felice come mai aveva immaginato.

Ma non aveva mai risposto a quel “ti amo”. Né a quelli che lo avevano seguito nei mesi successivi. Avrebbe voluto gridarlo al mondo, ma ogni volta si accorgeva di essere senza voce.

E forse Bill si era stancato, aveva pensato che lei non lo amasse e voleva chiudere quella storia prima di starci troppo male. Come poteva dargli torto? Anche lei avrebbe preso la stessa decisione.

Entrò nel Paiolo Magico, salutò Tom e si diresse verso il muro di mattoni rossi. Davanti a lei Diagon Alley e Bill, da lontano, che la aspettava.

Era arrivato il momento.

Gli si avvicinò lentamente e lui non le diede il solito bacio a fior di labbra, non le disse “bon jour” come ogni mattina.

Il cuore di Fleur si fece pesante.

Bill sorrise debolmente, le prese una mano: “Fleur, devo dirti una cosa e ti prego” alzò il dito “non parlare fino a quando non avrò finito, altrimenti non credo di farcela.” Fleur annuì con la testa e mosse appena la mano nella sua, ma Bill non sembrava volerla lasciare andare. “Questi mesi con te sono stati incredibili, non credevo si potesse stare così bene nell’abbandonarsi a un’altra persona, ma…” Fleur abbassò gli occhi, le si stavano riempiendo di lacrime e non voleva lui le vedesse, ma Bill non mollava, con la mano libera le prese il mento e la voltò verso di sé “…non mi basta. Voglio di più”. La prima lacrima rotolò sulla guancia senza che lei potesse fermarla, ma lui fece finta di non averla vista, le lasciò il mento e portò la mano in tasca. Si inginocchiò davanti a lei, le strinse la mano “Fleur, voulez-vous m'épouser?

E prese dalla tasca un piccolo anello, semplice con una pietra blu, blu come le fresie che le aveva regalato la prima volta, blu come i suoi occhi.

Fleur lo fissava e le lacrime continuavano a scendere sulle guance, poi si inginocchiò accanto a lui, gli prese il viso tra le mani: “Je t'aime, Bill!

E lo baciò a lungo, incurante di essere inginocchiata a terra, incurante della gente che li indicava.

Quando Bill si staccò, le sorrise, le mise l’anello al dito e poi scoppiò a ridere: “Ora la parte difficile: dirlo a mamma!”

 

 

Quanto sono carini??? ^.^

Siate buoni!!! Solo una botta di romanticismo... *.*

Il mio francese è un po' arrugginito... se ci sono errori e qualcuno volesse farmeli notare... Grazie.. :)

 

   
 
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