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Autore: ___runaway    15/05/2010    0 recensioni
Sequel di 'Imprinting'. Vi è mai capitato di avere una seconda opportunità a disposizione? Quella che sognate da tutta una vita e che, tutto ad un tratto, si presenta davanti ai vostri occhi. E tutto sembra andare per il verso giusto, tutto sembra essere scritto nel destino; finché qualcosa, una minima virgola, non distrugge il bellissimo castello che avevate costruito.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivò a lei prima del previsto. Martina si lasciò abbracciare, quasi come se se lo aspettasse. Appena Nicholas la toccò, in lui tornarono a vivere tutti quei brividi che per mesi interi aveva dimenticato e mai più provato. Erano sempre più forti. Con delicatezza la tirò a sé facendole affondare il viso appena sotto la sua spalla. Martina scoppiò a piangere: i singhiozzi quasi la strozzavano. Ad ogni suo respiro, il ragazzo la stringeva sempre più forte. Aveva bisogno del suo calore, del suo corpo. Lei era ancora rigida, le braccia stese lungo i fianchi ed i pugni strinti ai pantaloni. Nicholas non diceva nulla: posò la faccia nei suoi capelli profumati ed ascoltava tutti i suoi singhiozzi disperati. Non sapeva cosa fare, ma doveva dire qualcosa, agire!
“Martina, io… Bè, mi dispiace…”. Era tutto quello che riusciva a dire? Nicholas Jerry Jonas, sai quello che provi per lei, ogni giorno lo sai sempre di più. E allora perché non glielo dici? Ormai sei in ballo. Fece un grande respiro.
“Martina,” ricominciò tenendola sempre più stretta “non volevo. Non so cosa mi sia preso, bè, ecco, sono stato un imbecille… Ho sbagliato, lo so. Ma io non ti ho voluta prendere in giro. Tu mi piaci, veramente. Fin da quando ti ho vista al soundcheck a Parigi”. La ragazza rallentò per un momento il pianto. Aveva finalmente capito che Nicholas era pazzamente innamorato di lei?
“Sì, ti ho vista lì, in prima fila. E così, senza sapere chi fossi, mi sono innamorato perdutamente di te. Poi, per un caso strano della sorte, ti ho incontrata di nuovo, sotto la Tour Eiffel, vicino alla bancarella dello zucchero filato rosa”. Sorrise a quelle parole. Martina intanto ascoltava in silenzio.
“Sei entrata nella mia testa e non riesco, anzi, non voglio, mandarti fuori. Mi sono comportato come un idiota, me ne rendo conto. Non so cosa avessi in testa. So solo che ti ho fatto del male”. Si fermò ed allentò l’abbraccio.
“Io, bè… Sì, sono innamorato di te” concluse deciso. La ragazza cominciò a dimenarsi tra le sue braccia, così Nicholas mollò la presa.
“Cosa stai dicendo?” sembrava irritata. Aveva le sopracciglia crucciate.
“Io sono innamorato di te” ripeté.
“Sono stata qua, ti ho aspettato per una vita, come milioni di fan tutti i giorni. Poi per non so quale stupido scherzo del destino, hai aggiunto su Twitter una comune mortale come me. Mi hai illuso di poter essere tua amica. Sì, la mia era solo un’illusione, la più bella di tutte. E lo sapevo: ma non mi importava. Volevo viverla fino in fondo. Poi il concerto a Parigi, spettacolare, come sempre. Ed ora mi vieni a dire che la ‘ragazza misteriosa’ con la quale mi hai stressato per una serata ero io? Mi stai solo prendendo in giro”. Scosse la testa fuori di sé.
“Per favore, credimi”. Sapeva che era una richiesta quasi impossibile.
“Dovrei crederti? Ma di rendi conto di quello che dici? Come faccio a crederti? Hai giocato tutto sul fatto che sei famoso e dannatamente bello. Ma per me tu rimanevi sempre Nicholas Jerry Jonas, indistintamente da cosa facessi nella vita. Essere con te sotto la Tour Eiffel quella sera, bè, è stato magico. E poi quel mezzo bacio che mi ha mandato in Paradiso…” non riuscì a continuare perché venne strozzata da un singhiozzo. Stava per ricominciare a piangere. Respirò profondamente prima di ripartire con la sfuriata; Nicholas ascoltava a testa bassa, consapevole di meritarsela.
“E poi il promo qui, nella mia città. Non poteva andare meglio. No, anzi, sì. Poteva andare meglio. E così fu: hai scelto me tra migliaia di ragazzine urlanti, abbiamo parlato e camminato fino a qua” indicò la panchina “e poi è successo tutto. È scoccata la vera scintilla, quella che mi ha fatto perdere definitivamente la testa per te”. Ricominciò a piangere.
“Sei solo un bastardo!” gridò colpendo Nicholas in pieno petto con le mani strette a pugno. Poi si lasciò andare, come se le gambe non la reggessero più, cadendo tra le braccia del ragazzo.
“Un bastardo” ripeté a voce bassa.
“Lo so. E tutto quello che hai detto è vero. Ma io non ti ho illusa. Quello che ho detto lo provo davvero”. Non poteva essere più sincero. Martina alzò la testa per guardarlo meglio. Aveva gli occhi gonfi di tutte quelle lacrime che fino a quel momento aveva sempre trattenuto. Nicholas si avvicinò lentamente alle sue labbra, fino a posarci sopra le sue. Erano fredde e secche. Ma nonostante tutto, quel bacio le fece riacquistare il suo bellissimo sorriso. Tra le lacrime, riapparve più bello che mai. Il ragazzo si sentì rinascere e le sfiorò con una mano la guancia asciugandole qualche gocciolina che stava scendendo veloce. Finalmente anche lei cedette, e lo abbracciò, aggrappandosi al suo cappotto nero.
Un raggio di sole spuntò dal manto di nubi. Era un messaggio, un nuovo inizio. Tutta la sofferenza di quel brutto periodo svanì in una manciata di minuti, silenziosa come la neve che cade delicata sugli alberi, incorniciando quel momento come uno dei più belli della vita di Nicholas. Essere lì, essere punto sulle guance dal freddo, non sentire più le mani, avere lo stomaco pieno di farfalle impazzite; niente aveva più senso con lei. Che fosse veramente l’amore a provocargli tutto quello scombussolamento? Sì, ne era sicuro. Per una volta era veramente sicuro di qualcosa: quella ragazza l’aveva rapito completamente. Ed era la sensazione più bella del mondo.
“Ti amo” riuscì a sussurrarle dolcemente all’orecchio, cercando di far tremare il meno possibile la voce. Non era mai riuscito a dire quelle due parole a nessun’altra prima di lei. Fu come una liberazione: si sentì subito più leggero. Finalmente quel giorno aveva confessato tutto. Non c’era più nessun masso sopra la sua schiena a pesargli. Ti amo. Due parole, cinque lettere, dette tutte d’un fiato, in un solo secondo. Ma per pronunciarle c’era voluto più del previsto. Alla fine, c’era riuscito; e lei ricambiava.
“Anch’io. Scemo” gli rispose ridacchiando, vinta ancora da qualche singhiozzo. Scemo, eh sì. Non c’era una parola migliore per descriverlo.

  
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