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Autore: darkroxas92    15/05/2010    3 recensioni
Fin dall'inizio dei tempi, l'Oscurità e la Luce sono state in lotta tra loro, tuttavia, nessuna delle due ha mai avuto il sopravvento sull'avversaria, lasciando l'universo in Equilibrio.
Dark, in apparenza è un ragazzo freddo e solitario, dal passato misterioso e oscuro, ma in realtà è un custode che combatte in segreto per salvare il suo mondo dalle forze che lo minacciano.
Dark, il custode dell'Equilibrio, si unirà a Sora, Riku e Kairi e comincerà un viaggio per i mondi, alla ricerca della verità su se stesso, per rimediare ai suoi errori... e per impedire che il passato si tramuti in un nuovo terribile presente.
Nuovi nemici, nuovi alleati: il gruppo di prescelti dalle armi leggendarie dovrà fare del suo meglio per fronteggiare questa minaccia.
Dal capitolo 54: "Io… ho rinunciato per sempre all’amore. È un sentimento per deboli, che ti rende incapace di ragionare…"
Attenzione: la fiction per la maggior parte dei capitoli è di rating arancione, ma in alcuni raggiunge il rosso (i quali verrano segnalati).
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Equilibrio'
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E finalmente ecco qui il nuovo capitolo.

Chiedo scusa per l'enorme ritardo, ma sono impegnato in un corso d'aggiornamento (alias BBS XD), quindi al momento, sebbene abbia le idee, non riesco a scrivere.

Comunque sia cercherò di scrivere il prima possibile il prossimo capitolo.

 

@ masterof dark:  Beh, di certo ho ancora un po' di assi nelle maniche da tirare fuori XD. Il titolo invece si riferiva a entrambi

@ Inuyasha_Fede:  Mi fa piacere sapere che ti sia piaciuta l'idea. Avevo deciso fin da quando ho cominciato a vederlo (cioè a Natale XD) di inserirlo, e finalmente ci sono riuscito. Il fratello invece è molto + recente come idea. E mi fa piacere esserti stato d'aiuto per il nome del keyblade del re.

@ Shakuma92: Beh, non so fino a che punto Mizuiro possa agire negativamente, ma credo che questo superi anche il suo limite XD. Lo so, il fratello è stata una cosa veloce, ma è stato un effetto voluto. Per la foresta invece temo proprio di no, non è nessuna delle due XD

 

Ma ora, è il momento di lasciarvi andare su

 

Capitolo 31: Pandora

Dark si guardò intorno per qualche minuto, per poi cominciare a camminare.

‘Chissà se quello che dicevano quei tipi era vero…’ si chiese. “Dark… Sarà veramente questo il mio nome?’

Ma i suoi pensieri vennero interrotti dal ruggito proveniente da uno strano animale, di colore blu, che era apparso davanti a lui, e che non sembrava avere intenzione di giocare.

“Cominciamo bene…” sospirò lui, per poi congelarlo velocemente con la magia.

Una cosa però colpi l’attenzione di Dark.

Oltre alla coda che aveva, quell’animale ne possedeva una seconda, che alla fine si divideva in più fili, come se fosse un cavo reciso.

“Che strana coda…” disse, avvicinandosi.

In questo modo evitò, se pur involontariamente, una freccia che altrimenti lo avrebbe colpito in piena testa.

“Cos-” disse, per poi doverne evitare un'altra.

Dark si guardò attorno, ma non riusciva a capire da che parte provenissero.

E per di più, ad una prima vista, erano frecce decisamente più grandi del normale.

Ad un certo punto sentì qualcuno parlare in una strana lingua.

“Chi sei?” chiese ad alta voce “Chiunque tu sia, vieni subito fuori!”

Ma fu costretto a fermarsi dopo aver sentito qualcosa di appuntito sfiorarli la testa.

“Non so come fai a respirare…” disse una voce. “Ma non ha importanza. Tu ora mi seguirai senza protestare, chiaro?”

“Come se lo facessi veramente…” rispose Dark, creando una barriera attorno a lui, che spezzò la freccia a metà.

“E ora vediamo chi sei” disse il custode, girandosi, mentre un’altra freccia veniva scoccata alle sue spalle.

 

 

“Che strano posto…” disse Kairi, mentre scendeva dalla Gummyship.

Erano atterrati su quella che in passato doveva essere stata proprio una piattaforma di atterraggio, dato che tutto attorno c’erano diversi hangar, anche se tutto era in uno stato d’abbandono.

“Già, e per di più sembra disabitato… Perché mai gli Heartless dovrebbero attaccare un posto del genere?” chiese Sora.

“Beh, il loro obbiettivo a far cadere tutti i mondi nell’oscurità. Non credo stiano a vedere in che stato è il mondo che hanno scelto” gli rispose Riku.

“Io comunque direi di entrare lì dentro.” Propose Hikari, indicando l’hangar più grande, che conduceva ad un’enorme edificio. “Forse potremmo trovare qualche informazione più precisa”

“Si, ottima idea”

Ma non appena entrati, la prima cosa che notarono fu la conferma che quel posto era abbandonato da diversi anni.

Infatti per terra c’erano diversi pezzi di vetro e qualche maschera, come quelle che si usano quando si fa fatica a respirare.

“Sembra che questo posto sia stato abbandonato in fretta…” disse Riku.

“Oppure sono stati costretti ad abbandonarlo.” aggiunse Hikari.

“Cosa te lo fa pensare?”

“Se fosse stato abbandonato in fretta, ci sarebbe più di qualche pezzo di vetro in giro. Comunque andiamo avanti, chissà se non troviamo qualche traccia di quel che è successo”

I custodi continuarono la loro avanzata dentro l’edificio, fino a quando non arrivarono in una sala piena di computer.

“Se c’è qualcosa, deve essere qui” disse Hikari, per poi dirigersi ai computer, cercando di avviarli.

Pochi secondi dopo, tutti gli schermi si accesero, e di fronte a loro apparve una specie di mappa olografica.

“Deve essere una specie di mappamondo” disse Riku, osservandola.

“Credo anch’io” aggiunse Hikari, continuando a digitare sulle tastiere, cercando qualche dato.

“Ehi, non è che succede come a Radiant Garden, che finiamo dentro il computer, vero?” chiese Sora.

“Non credo proprio. Quel sistema l’aveva creato mio padre solo per casi eccezionali” rispose la custode, per poi far apparire al posto del mappamondo una serie di scritte.

“Uh? Che c’è scritto?” chiese Kairi.

“Purtroppo i dati sono danneggiati… O meglio, sembra che qualcuno gli abbia danneggiati appositamente. Come se non volessero che si venisse a sapere cosa c’era scritto…” rispose la sorella, soffermandosi a leggere un file, che non veniva visualizzato sull’ologramma.

“Quindi questo posto è stato lasciato volontariamente…”

“Già… Ma quello che mi sto chiedendo ora…” continuò Hikari, prendendo una maschera che era appoggiata lì vicino. “E il perché di queste maschere respiratorie. E come se senza di queste, chi ci viveva qui prima non potesse respirare…”

“Non credo, altrimenti non potremmo nemmeno noi.” Disse Sora

“Ehi, venite, presto!” urlò Kairi da una sala vicina.

I custodi accorsero subito, per ritrovarsi in una sala piena di enormi vasche chiuse con del vetro, e nella polvere, ancora delle tracce di passi visibili, seguite da quelle di ruote.

“Strano…” disse Hikari, seguendo la striscia di orme con lo sguardo. “Sembra che l’ultima persona che è passata per di qui abbia preso qualcosa da queste vasche…” continuò, evocando il Keyblade. “E quindi potrebbe ancora esserci qualcuno qui…”

“Ah, che bello” commentò Sora, evocando anche lui il Keyblade. “Basta solo che non salti fuori qualche fantasma…”

I quattro custodi entrarono nella stanza in cui si dirigevano le orme.

E si ritrovarono circondati da diverse capsule rotte, come se qualcuno le avesse colpite con violenza per assicurarsi che non fossero più usate.

Dietro esse doveva esserci una specie di panello di vetro, ormai ridotto in frantumi.

Al centro della stanza invece c’erano diversi computer, che dovevano esserci accessi assieme agli altri.

“Sembra che di qua ci sia passato un tifone…” commentò Kairi.

“No, non credo un tifone” disse Hikari, indicando una freccia incastonata nel muro. “Credo di più un attacco…”

“Ma l’hai vista quella freccia? È enorme! Chi mai potrebbe riuscire a lanciarla?”

“Non vorrei fare un ipotesi azzardata, ma credo che in quella vasche ci fossero gli stessi esseri che hanno attaccato…”

“Ma chi pu-” chiese Kairi, venendo interrotta da un vociferare poco lontano da loro, in una lingua che non riuscivano a comprendere.

“Allora aveva ragione. Siete veramente tornati, umani” disse una voce.

Riku e Kairi evocarono anche loro il Keyblade.

“Chi sei?” chiese Hikari, per poi vedere una freccia diretta verso di lei, che venne tagliata a metà da Kairi.

“Grazie” rispose la sorella, per poi guardarsi attorno.

“Ve lo dirò una sola volta: andatevene via subito. Non abbiamo intenzione di tollerarvi ulteriormente.” Disse la voce.

“Non ce ne andiamo!” disse Sora. “Non prima che tu ci abbia detto chi sei e che cos’è successo in questo posto”

“Come se non lo sapeste… Siete venuti qui con lo scopo preciso di riprendere le vostre attività”

“Ma se non sappiamo nemmeno che cosa succedeva qua dentro!” urlò Riku.

Pochi secondi dopo, davanti a loro saltò fuori un’enorme creatura umanoide, alta quasi il doppio di un normale essere umano, di colore blu, con la coda e una specie di treccia che finiva divisa in più fili che si muovevano da soli.

E in mano aveva un arco puntato verso i custodi.

“Vi ho detto di andarvene!” disse la creatura, mostrando i denti come un animale arrabbiato. “O potrei ripensarci”

“Hikari, dimmi che sai di che creatura si tratta” chiese quasi supplicando Kairi.

“No, mi spiace. Non l’ho mai vista prima. La Terra sarà anche un antenna ricevente informazioni, ma non credo riceva proprio tutto. Come anche il precedente mondo, non conoscevo quei tipi…”

“La Terra… Quindi ammettete che provenite da quel pianeta!” disse la creatura, senza smettere di minacciarli.

“Sai, mette sotto pressione, quell’arco” disse Sora, per poi avvicinarsi velocemente alla creatura e tagliare a metà l’arco.

Poi tentò di colpire la creatura, ma essa, semplicemente usando la coda, lo scaraventò contrò il muro, facendoglielo demolire.

“SORA!” urlò Kairi.

“Ugh… Sto bene, non preoccuparti… Sono stato colpito da creature anche più grosse…” disse lui, rialzandosi.

Ma a quel punto si ritrovarono circondati da altre creature come quella che avevano appena fronteggiato, che li puntarono contro sia archi che lance.

Una di esse andò a consegnare una lancia a quella che aveva attaccato i custodi, dicendo qualcosa in una lingua incompressibile.

“Vi conviene seguirci senza fare storie. Tenete” disse la creatura, passandogli alcune maschere.

“A cosa ci servono?” chiese Kairi, predendole una.

“Uh? Come sarebbe a dire? Come siete entrati, scusate?” chiese la creatura, mentre anche le altre guardavano i custodi, sorpresi.

“Camminando, come sennò?”

“Senza usare le maschere?”

“No”

Le creature guardarono quella che era saltata fuori per prima.

“Capisco… In questo caso, temo che non potremmo lasciarvi andare” disse essa, per poi intimarli a seguirlo.

“Ma perché tutti gli imprevisti possibili capitano solo a noi custodi?” si chiese Sora.

 

Impiegarono diverse ore per arrivare al luogo dove le creature li stavano conducendo.

Una volta arrivati si ritrovarono di fronte ad un enorme albero, che doveva essere caduto da diverso tempo, ma che sembrava stesse venendo riutilizzato da quelle creature come abitazione.

Al loro passaggio tutti fissarono i custodi come se fossero dei criminali.

“Qualcosa mi dice che quelli che abitavano in quello strano posto devono aver combinato qualcosa di grave…” disse Kairi a Sora.

“E anche tanto, per creare tutto questo odio…” rispose lui, senza riuscire ad ignorare gli sguardi che gravavano su di loro.

Improvvisamente una di quelle creature corse verso quella che aveva catturato i custodi, dicendogli qualcosa, per poi indicare i quattro ragazzi.

Lui gli guardò per qualche secondo, per poi correre via.

“Sarà una mia impressione, ma credo siamo finiti in un ulteriore guaio…” disse Riku. “Hikari, non credi sia il caso di scappare?”

“No, non ancora.”

 

 

Dark si estrasse dalla spalla la freccia, per poi guarire subito la ferita con la magia.

“Ugh… Non so come faccio a sapere queste cose, ma mi tornano piuttosto utili…” disse, cercando di tornare a respirare normalmente osservando il paesaggio attorno a lui, mutato in terra bruciata.

Si era ritrovato costretto a bruciare tutto per riuscire a scampare all’agguato, ma per farlo aveva lasciato scoperta la spalla, che ne aveva pagato le conseguenze.

‘Quegli indigeni erano ben organizzati… Mi conviene trovare un rifugio prima che tornino con i rinforzi…’

Dark cominciò a cercare una via d’uscita da quella foresta gigante, fino a quando non si ritrovò in uno spiazzo che si apriva sul cielo.

Sopra di lui si erigevano delle montagne volanti, sopra le quali si intravedevano enormi uccelli volare.

“Accidenti… Se mi mettessi a volare rischierei di venire colpito da quegli uccelli…” disse Dark.

“E allora? Non devi per forza volare” disse una voce alle spalle di Dark.

Dark si girò subito, per ritrovarsi di fronte un ragazzo che indossava un impermeabile nero, coi capelli corti neri e bianchi e con gli occhi dei colori opposti l’uno rispetto all’altro.

“E tu chi sei?” chiese Dark

Il ragazzo sorrise.

“Questo non è né il luogo né il momento adatto per parlarne. Sappi solo che dovrai essere tu a ricordarti di te”

“Tu sai chi sono?”

“Potrebbe essere. Ma mi dispiace, non ho intenzione di renderti la partita facile. Come ti ho appena detto, dovrai essere tu a ricordarti”

Dark evocò il Keyblade, per poi puntarlo sul ragazzo.

“Basta così! Ti ordino di dirmi tutto ciò che sai di me!”

“Tsk. Credi di potermi minacciare con quel semplice Keyblade? Purtroppo per te, non è ancora il momento per noi due di combattere. Ma nel frattempo, una cosa posso rivelartela: hai presente come sei arrivato qui, no?”

“Seguendo quello strano ciccione in quella specie di buco nero”

“Bene. Devi sapere che anche tu sei in grado di aprire passaggi simili”

“Cosa?”

“Ti basta pensare dove vuoi andare e ti si aprirà davanti, pronto a condurti dove vuoi. Forza, prova”

“Non ne sono troppo convinto…” disse Dark, per poi provarci.

Pochi secondi dopo davanti a lui apparve un varco nero e bianco.

“Incredibile! Ma come facevi a-” disse rivolto al ragazzo, che però era scomparso nel nulla

 

 

“Accidenti… Vorrei sapere com’è possibile che tutte le difficoltà le incontriamo noi…” disse Kairi, mentre venivano condotti all’interno dell’albero.

“Fate silenzio voi” disse uno degli indigeni, puntandogli contro un mitra.

“Ehi piano! Già siamo sorpresi di vedere degli indigeni che impugnano dei mitra, concedici almeno di parlare tra di noi” disse Sora.

Ma improvvisamente, gli indigeni che gli stavano scortando si fermarono, tutti rivolti verso lo stesso punto.

Sora si voltò, per ritrovarsi di fronte ad un altro indigeno, verso il quale tutti gli altri avevano abbassato la testa.

A quel punto quello che li aveva catturati si mise davanti a loro e cominciò a parlare nella loro lingua.

“Qualcosa mi dice che è il loro capo…” disse a bassa voce Riku a Sora.

Passò qualche minuto prima che i due finissero di parlare.

Poi il capo si diresse verso di loro.

“Così siete tornati di nuovo per cacciarci via” disse, senza nascondere nelle sue parole l’odio che provava.

“Ascolta, noi non abbiamo la minima idea di cosa sia successo qui!” disse Sora.

“Sora” gli disse dietro Riku. “Sai che non possiamo interferire. Noi non gli abbiamo attaccati per primi, ci siamo solo difesi, perciò non faremmo niente contro di loro nemmeno ora”

“Non so di cosa voi stiate parlando, ma ora ho un'altra domanda da farvi: come fate a respirare?” chiese il capo.

“Sai, quando inspiriamo ed espiriamo aria con il naso o con la bocca” rispose ironicamente Riku, per poi ritrovarsi una lancia sul collo.

“Forse non mi sono spiegato bene… Dovreste essere morti dopo pochi minuti senza le maschere. Avete qualche altro marchingegno addosso che vi permette di respirare?”

Hikari sbuffò.

“È vero, non siamo di questo mondo, e questo potrebbe essere il motivo per cui riusciamo a respirare. Ma credici, non siamo venuti qui con l’intenzione di nuocervi. Anzi, non sapevamo nemmeno della vostra esistenza”

“E voi vi aspettate chi io ci creda? Sono il loro capo” disse rivolgendosi agli altri indigeni. “Mi hanno scelto per guidarli e per proteggerli, non posso permettere loro di correre nemmeno il minimo pericolo. Perciò voi non lascerete questo villaggio vivi” decretò infine.

“Fantastico. Non bastavano Heartless e Nessuno, custodi che perdono memoria e controllo o che spuntano ogni due per tre. Ora ci voleva pure una condanna a morte!” disse Sora, evocando il Keyblade per poi puntarlo verso il capo, sebbene esso fosse decisamente più alto di lui.

“Senti, noi non abbiamo nessuna intenzione di morire qui, chiaro? Perciò ci farai il piacere di lasciarci andare via tranquillamente. Giusto il tempo di trovare un luogo” continuò, incurante delle lance che lo circondarono.

“Sei coraggioso, per essere solo un ragazzo… E non avevo mai visto un arma del genere… Nemmeno sulla Terra…”

“Vuoi dire che sei stato sulla Terra?” chiese Kairi.

“Basta così!” disse lui, per poi rivolgersi agli altri nell’altra lingua.

Pochi secondi dopo i custodi vennero sollevato con la forza, e stavano per essere portati fuori, quando arrivarono due indigeni, che sembravano aver affrontato un incendio.

Uno dei due, una femmina, si diresse subito dal capo, cominciando a parlargli, ignorando completamente i custodi.

Una volta che ebbe finito di parlare, il capo volse nuovamente lo sguardo verso i custodi, che vennero lasciati cadere a terra dopo un suo ordine.

“Ahi!” disse Sora, per poi zittirsi di colpo, guardando il volto dell’indigeno, che non prometteva niente di buono.

“Neytiri mi ha riferito che ha avvistato un essere umano nella foresta… Un essere umano senza maschera, come voi. Ha provato ad attaccarlo dopo che egli ha ucciso un animale, ma le prime due volte ha evitato le frecce, mentre la terza l’ha spezzata senza nemmeno toccarla.”

“Non so chi possa essere, ma mi pare di capire che si è solo difeso” disse Riku.

“Ha commesso un grave crimine invece” disse Neytiri. “Dopo che siamo riusciti a colpirlo alle spalle, trafiggendogliele una, non so come abbia fatto ma ha evocato dal nulla del fuoco, distruggendo una buona parte di foresta. Non possiamo tollerare ciò!”

“Cioè, solo perché si è difeso voi lo vorreste…” disse Sora, per venire interrotto da Hikari.

“Questo umano…” chiese Hikari. “Potresti descriverlo?”

“Perché questa domanda, umana?” chiese il capo.

“Il mio nome è Hikari, non umana. E faccio questa domanda per il semplice fatto che potrebbe essere una persona che voglio eliminare personalmente”

Neytiri guardò il capo.

“Jake…” disse, per poi ricevere una risposta affermativa dal capo.

“Indossava vestiti simili ai vostri, ma erano tutti neri. Anche i capelli erano dello stesso colore, e gli coprivano completamente gli occhi”

“Oh no…” disse Kairi.

“Maledizione! Ma che gli passa per la testa!” commentò arrabbiato Sora.

“E ovvio che non è in lui. La perdita di memoria deve essere più grave del previsto” rispose Hikari.

“Deduco che voi lo conosciate” disse Jake, minacciandoli con una lancia. “Quindi ora vi conviene parlare, se volete avere una speranza di vivere”

I custodi si guardarono tra di loro.

“Va bene, ma ti chiediamo giusto di far uscire tutti gli altri tranne te. Se vuoi possiamo consegnare i nostri Keyblade ai tuoi guerrieri per assicurarti che non ti attaccheremo”

Jake rimase in silenzio qualche secondo.

“Va bene, ma rimarrà anche Neytiri. E consegnerete le vostre… spade ai miei guerrieri”

I custodi fecero apparire i Keyblade, che poi consegnarono agli indigeni, che uscirono lasciandoli soli con Jake e Neytiri.

“Ora spiegateci come stanno le cose. Chi siete, cosa ci fate qui, chi era quell’umano e quali sono le vostre intenzioni”

Fu Hikari a prendere la parola.

“Noi apparteniamo ad un gruppo ristretto di persone, scelte in tutto l’universo, chiamati Custodi, in grado di evocare i Keyblade. In questo momento siamo alla ricerca di due persone: una è una nostra vecchia conoscenza, di nome Dark, che sta girando per l’universo senza ricordarsi più niente, è che probabilmente è la stessa persona che ha bruciato la foresta. L’altra persona invece è un altro custode, Rexenet, il cui obbiettivo è quello di far cadere tutti i mondi nell’oscurità. E il mio obbiettivo è eliminarlo in modo definitivo. È l’erede di colui che in passato ha contribuito all’eliminazione del mio maestro, di colui che mi ha eliminato e della scomparsa di Dark.”

Jake e Neytiri rimasero in silenzio.

“Siamo arrivati su questo mondo perché abbiamo rilevato la presenza di Heartless, creature d’oscurità, usate da Rexenet per raggiungere il suo obbiettivo. Non abbiamo nessuna idea di ciò che sia successo in questo mondo, e in ogni caso noi possiamo solo limitarci ad intervenire per quanto riguarda gli Heartless. Le questioni interne di ogni mondo non sono di nostra competenza” continuò Sora.

“E voi vi aspettiate che vi crediamo?” chiese Jake. “Prima di tutto, c’è una grande falla nel vostro racconto: avete detto che questo vostro compagno, come quella ragazza, sono stati eliminati. Allora com’è possibile che siano ancora in vita?”

Hikari abbassò lo sguardo.

“Per quello che mi riguarda, diciamo che ho usato una specie di scappatoia. Mentre per Dark non ne abbiamo la minima idea… Ma è la verità”

Prima che i due indigeni potessero rispondere, si sentirono delle urla provenire da fuori.

“Cosa succede?” chiese Sora, per poi essere spinto a lato da Jake e Neytiri, che corsero fuori.

“Qualcosa mi dice che ci conviene andare a vedere cosa sta succedendo” disse Riku, per poi correre fuori seguito dagli altri.

 

Una volta usciti videro centinaia di Heartless che stavano attaccando gli indigeni.

“Maledizione!” disse Sora, evocando il Keyblade. “Lo sapevo che era questione di poco”

“Come hai fatto?” chiese Jake. “Avevi consegnato la tua arma ai miei guerrieri!”

“Ci dispiace, ma siamo stati costretti a mentire sul fatto che la possiamo richiamarlo ovunque esso si trovi” rispose Hikari, evocando il suo, per poi partire all’attacco contro gli Heartless, eliminandone subito uno.

“A mali estremi…” disse Riku, lanciando una sfera che congelò un Heartless, per poi sgretolarlo.

“Voi andatevene!” disse Kairi agli indigeni. “Non siete in grado di affrontarli. Ci pensiamo noi!”

“Nemmeno per sogno!” rispose Jake, impugnando una lancia mentre Neytiri prendeva un pugnale. “È il nostro villaggio, non lo abbandoneremmo di nuovo!”

“Certo che voi Na’Vi siete veramente testardi” disse una voce, che risuono sopra di loro.

“REXENET!” urlò Hikari, riconoscendo la voce.

“Brava, vedo che mi hai riconosciuto subito” disse lui, uscendo da un varco oscuro davanti a loro.

“Un altro essere umano? Ed è apparso dal nulla?” disse sorpreso Jake.

“Oh, come sei drastico. In fondo, non eri anche tu un essere umano in passato?”

Jake spalancò gli occhi. “E tu come fai a…”

“Hai lasciato tutto nei computer della base” rispose Hikari. “Anch’io ne ero venuta a conoscenza nello stesso modo, ma ho fatto finta di niente. Se hai rinunciato ad essere un umano, avrai avuto i tuoi motivi, e come ti abbiamo detto, noi non dobbiamo interferire con gli avvenimenti dei mondi”

“Parlò colei che ha organizzato un torneo tra i guerrieri più forti dell’universo…” la canzonò Rexenet.

Prima che Hikari potesse reagire, Jake diede l’ordine ai guerrieri là vicino di colpire Rexenet con le frecce.

Ma con loro grande sorpresa, esse si fermarono a mezz’aria, per poi prendere fuoco.

“Cosa?” disse sorpresa Neytiri. “Di nuovo…”

“Attacco inutile. E ora, preparatevi a diventare parte delle tenebre, assieme a questo mon-!” ma Rexenet venne interrotto da una sfera di fuoco.

I custodi si guardarono attorno per riuscire a capire chi fosse stato.

“Non dovrei essere io a parlare…” disse Dark, uscendo da un varco. “Ma non mi pare il caso di mettersi ad attaccare senza un motivo ben giustificato, no?”

“Dark!” urlò Hikari.

“Tu?” disse sorpresa Neytiri, riconoscendolo.

“Mi dispiace per prima. Ma ignoravo il motivo del vostro attacco. E scusatemi se ho origliato la vostra conversazione. Ma ora permettetemi di ripagarvi in parte” disse, per poi rivolgersi a Rexenet.

“Ehi, tu! Ti chiami Rexenet, giusto?”

“Allora è vero. Sei ancora vivo, sebbene senza memoria. Pietro ogni tanto ne indovina una” rispose lui.

“Lo prendo per un si” rispose Dark, sparendo alla vista di tutti, per poi riapparire alle spalle di Rexenet, puntandogli sulla schiena il Keyblade.

“Ultime preghiere?” chiese il custode, preparandosi ad affondare l’arma nell’avversario.

“Complimenti, vedo che nonostante tutto ti sono rimaste le tue capacità. Purtroppo per te non sono sufficienti…” rispose Rexenet, sparendo nell’oscurità, sotto gli occhi increduli di Dark.

“Maledizione” disse lui, aprendo un varco e tuffandosi dentro.

“DARK!” urlò Hikari, senza però ottenere risposta.

 

Gli Heartless rimasti vennero fatti fuori velocemente dai custodi, che poi si diressero da Jake.

“Gli Heartless per il momento si sono ritirati… Ma se non troviamo la serratura continueranno ad arrivare fino a far cadere questo mondo nell’oscurità…” disse Hikari.

“Serratura? Che cosa intendete?” chiese Neytiri.

“È letteralmente la serratura di questo mondo. Finché è aperta, gli Heartless continueranno ad arrivare”

Come se volesse rispondere al loro desiderio, l’albero gigante si illuminò, cominciando ad emanare luce.

“Cosa succede?” disse sorpreso Jake, mentre Sora evocava il Keyblade.

“La serratura si è rivelata. E ora è arrivato il momento di chiuderla!” rispose il custode, puntando il Keyblade verso la serratura, che venne chiusa dal classico rumore.

L’albero tornò subito al suo stato originario, con grande felicità degli indigeni, che si misero attorno ai custodi, ma apparentemente non per attaccarli.

“Grazie mille” disse Jake. “Mi devo ricredere. Non eravate venuti qui per farcene andare”

“Ve lo avevamo detto che noi non centravamo niente” disse Kairi, osservando la sorella aprire il varco.

“In futuro cercate di essere meno previdenti verso gli umani” disse Hikari. “È vero, molti sono malvagi, ma ce n’è un equivalente di buoni. Male contro bene, l’equilibrio infinito. Ricordatevi che senza queste due forze, l’universo stesso collasserebbe su se stesso, senza possibilità di scampo” concluse, per poi attraversare il varco.

   
 
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