Capitolo 2
“A volte, l’unica cosa che desidero è la libertà di
poter scegliere.”
Helinor
Hinari
Sephiroth
stava raggiungendo la mensa, dove lo attendevano Angeal e Genesis per il
pranzo. Aveva lavorato tutta la mattina al verbale dell’incursione del giorno
precedente, su ordine dello stesso presidente. Ripensò alla fatica che aveva
fatto a mettere in fila tutte le parole, tanto che ogni tanto aveva fermato la
penna ed era rimasto a guardarne la punta come se fosse rimasto ammaliato. Era
difficile mettere per iscritto di aver permesso che quei due furfanti
fuggissero. Chissà perché, vedere una ragazzina combattere l’aveva quasi
scioccato. Che c’era di tanto strano? Anche nei Turks c’erano delle donne.
Si
fermò a metà del corridoio. Tre cadetti stavano venendo dalla sua parte.
-ti
ho detto che era una belva!-
-ma
và! Chi te l’ha raccontato?!-
-guarda
che ho una fonte affidabilissima!-
-quanti
erano?-
-Erano
due! Garndi, grossi... e cattivi!-
-non
potranno mica dare filo da torcere anche ai Soldier...vero?-
I
tre cadetti ammutolirono non appena si accorsero che il platinato li stava
guardando, gli lanciarono un’occhiata ammirata e intimorita insieme, poi lo
oltrepassarono in silenzio.
Idioti.
Sephiroth
strinse i pugni e proseguì per il corridoio a passo più svelto e con una certa
stizza addosso. C’era davvero bisogno di fare tutto quel chiasso per due semplici
ragazzini che avevano giocato a fare i soldati?
Entrò
nella mensa.
Il
cicaleccio e i brusii che animavano la grande stanza stracolma di rumorosi
Soldier lo infastidirono, e la cosa si accentuò non appena si accorse che
qualcuno lo indicava, così, cercò di sbrigarsi a raggiungere i suoi amici.
Angeal
e Genesis erano seduti a un tavolo lontano dalla folla, in disparte.
-che
avranno tutti da confabulare?- stava chiedendo Angeal ad alta voce.
Sephiroth
si lasciò cadere su una sedia, indispettito.
-qualcuno
è di cattivo umore.- osservò Genesis, incrociando le braccia sul petto con
l’aria di chi la sa lunga.- ei, ma è vero che ti sei lasciato battere da una
femmina?-
-non
mi ha battuto.- replicò Sephiroth, bruscamente.- mi sono distratto. Tutto qui.
E comunque, tu come lo sai?-
-le
voci si spargono velocemente.- rispose Angeal, con un sorriso gentile,- forse
anche troppo. I pettegolezzi sono tanti e nessuno corrisponde alla verità.
Qualcuno dice che gli incursori erano lupi mannari... il che mi sembra poco credibile.-
-non
erano lupi mannari.- lo corresse Sephiroth,- ma forse sarebbe stato meglio se
lo fossero stati...-
Genesis
non lo ascoltò, evidentemente l’argomento non gli interessava, perché quando
parlò, cambiò immediatamente argomento.- Angeal, anche oggi devi incontrare
quel piccoletto...?-
-intendi
Zack?-
-se
è così che si chiama.- sbottò Genesis, guardando un tavolo con alcuni Soldier
di terza classe raggruppati intorno.
-sì.-
rispose Angeal, lanciandogli un’occhiata penetrante,- qualcosa non va?-
Il
ragazzo rispose con un sospiro sconsolato.
-quando
ci promuoveranno a Prima Classe?- chiese Genesis, afflitto,- sono stufo di
stare nei bassi ranghi...-
Angeal
scosse il capo.
Sephiroth
evitò di rispondergli con una battuta di cattivo gusto, tuttavia pensò che
l’amico non avesse propriamente torto. Non c’era nessuno al loro livello, e
questo era più che evidente. Chinò la testa. Forse era meglio dire che non
c’era nessuno al suo livello. Guardò i suoi amici scambiarsi due battute
spiritose. Stare con loro smussava quel sentimento di dolore che sentiva nel
considerarsi tanto diverso dagli altri; Sephiroth avvertiva di essere tanto più tanto più
forte, ma anche tanto meno umano.
(...)
Il
presidente Shinra era inquieto. Sedeva comodamente sulla poltrona del suo
ufficio, mentre i suoi occhi si muovevano veloci sul verbale consegnatogli da
Sephiroth proprio qualche ora prima.
L’ufficio
era un luogo tranquillo e accogliente, davanti a lui si trovava un Turk che gli
aveva appena annunciato di avere delle ottime novità, eppure non riusciva a
scrollarsi di dosso quella sensazione d’irrequietezza. Era come se qualcuno lo
seguisse con lo sguardo, in agguato nell’ombra, e per quanto tentasse, i suoi
nervi non accennavano a rilassarsi. Giocherellò con la penna che aveva in mano
e dopo averlo letto, firmò il verbale che gli aveva consegnato Sephiroth con un
movimento rapido e stizzito, da cui trapelava tutto il suo nervosismo.
-
abbiamo subito pochi danni.- annunciò Shinra, mantenendo una calma forzata
nella voce, - perso qualche uomo. Una piccola ferita, insomma. Quello che non
mi spiego... come hanno fatto due ragazzini ad eludere così facilmente la
sorveglianza?-
-non
erano due ragazzini qualunque.- rispose Tseng, che teneva in mano una bustina
di plastica contenente una maschera scarlatta.- fanno parte dell’Ombra.-
Shinra
scattò in piedi così improvvisamente che rovesciò la sedia a terra.- l’Ombra?!
Quell’organizzazione di pazzi?!-
-esattamente.-
disse Tseng, sorpeso da quella reazione.
Shinra
era pallido, tuttavia riprese il controllo e cominciò a sorridere.- beh... il
fatto che si siano introdotti soltanto in due nella compagnia, è la
dimostrazione di quanto ho detto.-, disse, poi andò davanti la vetrata del suo
ufficio e incrociò le braccia dietro la schiena.-ribelli, la peggior feccia
dell’umanità.- bisbigliò.
Tseng
guardò la maschera rossa e la posò sulla scrivania di Shinra.- qualunque cosa
siano... grazie alla loro bella fuga siamo riusciti a scoprire dove si trova il
loro accampamento.-
-precisamente...-
esordì Shinra, in tono pacato,- quanto è pericolosa questa organizzazione?-
-non
molto. Almeno per la compagnia. L’Ombra è un gruppo ristretto. Molti dei suoi
membri sono soltanto orfani raccolti in giro che vengono addestrati a muoversi
nel buio e a infiltrarsi ovunque senza destare sospetti-
-che
li addestrino quanto vogliono.- rispose Shinra, in tono sarcastico.- non
possono competere con i nostri Soldier.-
Tseng
non rispose.
-questo
mi tranquilizza, per un attimo avevo pensato che stessimo parlando di qualcosa
di più grande.- affermò Shinra, che finalmente avvertì sciogliersi il nodo che
aveva alla gola.
Tseng
esibì uno sguardo freddo.- l’Ombra gestisce alcuni traffici con i soldati nel
Wutai. Forniscono aiuti, armi, medicine. L’accampamento dell’Ombra si sposta
ovunque, e possiede un vasto arsenale di armamenti e farmaci. Sono nomadi.-
Shinra
rimase qualche istante in silenzio e ascoltò il suono delle parole di Tseng,
pensoso, poi disse:-dovremo sbrigarci ad agire, allora. Devo estirpare alla
radice questo inconveniente prima che diventi un albero.-
-concordo.-
rincarò Tseng, con fermezza.-e per quanto addestrati, gli uomini dell’Ombra non
competono neanche con il più mero dei Soldier.-
Shinra
ci pensò su.- hai detto che gestiscono traffici nel Wutai?-
-sì.-
fu la risposta.
-forse potrebbero tornarci utili... basterebbe
solo saperli sfruttare e trarli dalla nostra parte.- disse Shinra, voltandosi
verso il giovane alle sue spalle.- è solo un branco di feccia dimenticata dal
mondo, probabilmente basterà offrirgli qualche vantaggio economico. E poi non
si dica che non sono una persona caritatevole.-
Nella
mente del presidente scoppiò una risata, che però non uscì dalle sue labbra. Se accettassero, avrei a disposizione
informazioni vitali per schiacciare definitivamente quegli sciocchi che si
oppongono nel Wutai... se invece ci attaccassero, avrò un’ottima scusa per
sterminarli tutti, additandoli come un pericolo per la società.
Tseng
s’incupì.
-sono nomadi.-
disse Elena, dopo aver analizzato i dati sul computer.- non rimangono mai nello
stesso posto per quindici giorni di fila.-
Tseng guardò le
informazioni che aveva elaborato la collega e ne fu soddisfatto.
- in questo
momento si trovano appena fuori Kalm.- lo informò Elena,- ma credo che
partiranno presto, visto il loro recente fallimento.-
-devo subito
avvertire il presidente.- disse Tseng, in fretta.- altrimenti perderemo la
nostra occasione.-
-mm... Tseng?-
-cosa c’è?-
-no, niente,
stavo solo pensando a quei bambini.-
-sono orfani.-
disse Tseng.- almeno ora hanno trovato una famiglia.- voltò le spalle al
computer e ad Elena e se ne andò.
Shinra
continuava a sorridere divertito.- mi chiedo cosa gli sia passato per la
testa... facciamo così allora. Manderemo dei Soldier.-
-Soldier?
Forse è meglio che di questa faccenda se ne occupino i Turks.- suggerì Tseng,-
è una questione troppo delicata.-
-questo
è quanto.- insistè Shinra, testardo.- ho detto che andranno i Soldier.-
(...)
L’allievo
di Angeal era un ragazzino vivace, che non si fermava davanti a niente e che
possedeva un’incredibile scorta di energia. Dove andasse a prederla, rimaneva
un mistero, ma l’entusiasmo con cui affrontava ogni ostacolo era veramente
ammirevole per un ragazzetto di appena tredici anni. Era un vero prodigio,
tuttavia, nella Shinra i prodigi erano molti.
Persino
Angeal, che aveva otto anni di esperienza e allenamenti più di lui alle spalle,
talvolta era costretto ad arrendersi all’evidenza: quel ragazzo era talentuoso
quanto instancabile. Questo veniva a essere un pregio quando si trovavano nella
sala d’addestramento, perché Zack riusciva a fare sempre il doppio del lavoro
che gli ordinava di fare Angeal, un po’ perché amava combattere, un po’ perché
voleva diventare un Prima Classe ad ogni costo.
Angeal
lo apostrofava sempre e cercava di riportarlo con i piedi per terra,
ricordandogli che se avesse voluto realizzare il suo sogno, avrebbe dovuto
impegnarsi ogni giorno.
La costanza,
ecco cosa ci vuole. Costanza e un buon allenamento.
Eppure,
Angeal sentiva che Zack era diverso da qualunque altra persona avesse mai
incontrato. Aveva qualcosa di bello in sé, con quel suo fare impulsivo e
allegro. Si poteva dire che Angeal stesse addirittura affezionandosi a quel
ragazzino.
Un
frastuono assordante strappò Angeal dalle sue riflessioni personali.
-Zack!-
esclamò, correndo verso il ragazzo.
Lui
esibì un’aria dispiaciuta.- non volevo Angeal...-
Angeal
guardò il mucchio di spade e armi che il suo allievo aveva fatto cadere a terra
e sospirò pesantemente.
Quel
ragazzino era anche un grosso impiastro, purtroppo.
-scusa...-
balbettò Zack, abbassando il capo, dispiaciuto.
-scusarsi
non serve a niente. Ora prendi tutta questa roba e la metti a posto. E poi
posso sapere che avevi intenzione di fare con tutte queste cose?!- chiese
Angeal, prendendo in mano un coltellino a serramanico,- per oggi abbiamo già
terminato l’allenamento.-
Zack
arrossì.- niente.-
Angeal
gli puntò contro la punta del coltello.- le stavi prendendo di nascosto?-
-n-no!-
cercò di minimizzare il ragazzino, con allegria,- prendevo in prestito.-
Il
maestro gli rivolse un’occhiata torva.
-va
bene, va bene! Avevo fatto una scommessa con alcuni Soldier!- confessò Zack,
tutto d’un fiato,- avevano detto che se avessi preso questa roba...-
-per
carità, non voglio sentire altro!- lo scongiurò Angeal, esasperato.
Zack
capì che l’aveva fatta grossa, ma non si perse d’animo.- rimetterò tutto a
posto!-
-sì.-
concordò Angeal, annuendo,- rimetti tutto a posto, poi vai a farti dare uno
spazzolone e uno straccio.-
-uno...
che cosa?!- esclamò Zack, sgranando gli occhi.
Angeal
sorrise.- solo il fatto che tu sia solo un marmocchio non vuol dire che non
debba imparare a farti rispettare.- disse.
-ma...
ma... e dovrei imparare a farmi rispettare pulendo per terra?!- chiese Zack, a
bocca aperta.
-no.
Ma almeno imparerai che tutte le volte che ti fai abbindolare, succederà
qualcosa di sgradevole.- Angeal gli strizzò l’occhio,- e questo ti permetterà
di pensare cento volte ad una cosa, prima di farla.-
Zack
incurvò le spalle, abbattuto.- ma io...-
-buona
fortuna.-
Il
discorso si concludeva lì. Il maestro ordina, l’allievo esegue.
-non
posso crederci.- farfugliò Zack, e così dicendo, cominciò a rimettere a posto
tutte le armi che aveva preso, sotto lo sguardo vigile di Angeal.
(...)
-in
onore della Shinra. Lealtà e fedeltà alla compagnia: il dovere di un Soldier.-
mormorava Genesis.
Il
ragazzo si trovava nello spazio dove i prima classe usavano tenere il loro
discorso di benevenuto ai nuovi Soldier.
Gli
uomini erano disposti in tre file ordinate e composte, e ascoltavano trepidanti
il discorso del loro appassionato superiore, tutti con la stessa divisa che
recava il simbolo della ShiRa Coporation sul cinturone.
Genesis
guardava svogliatamente il prima classe che faceva l’arringa. Un giorno avrebbe
voluto prendere il suo posto. Avrebbe fatto discorsi straordinari e sarebbe
diventato un eroe.
Percepì
alcuni passi leggeri alle spalle.
Sephiroth.
-non
mi aspettavo di trovarti qui.- commentò il platinato, affiancandolo.
Per
un po’, anche Sephiroth fissò la scena, impassibile.
Genesis
rispose con un grugnito.
-stai
ancora pensando alla storia della promozione?- domandò Sephiroth, fissando il
Soldier che lanciava in aria il pugno per sottolineare un concetto
particolarmente rilevante.
-che
t’importa? Tanto, per quel che ti riguarda, tutti ti venerano già...- disse
Genesis, e nella sua voce Sephiroth notò una sfumatura di amarezza.
Il
ragazzo mosse gli occhi verdi su Genesis, guardandolo con severità.- e con
questo?-
Tra
i due scese uno spiacevole silenzio, pieno soltanto delle parole del prima
classe che venivano lanciate in aria con enfasi, e i ragazzi si squadrarono per
un bel po’ senza dire nulla. Poi, Genesis diede le spalle all’amico e si
diresse verso l’interno della compagnia.
Sephiroth
lo fissò con occhi vitrei.
Genesis
non poteva capire quanto fosse difficile essere Sephiroth. Se avesse avuto
anche solo un’occasione per provare il suo dolore, non sarebbe più stato così
spavaldo.
Il
suo amico aveva una casa, sapeva che a Banora tutti lo aspettavano, e
probabilmente, non appena avesse messo piede sull’isola, avrebbe chiaramente
sentito ciò che tutti chiamavano “l’aria di casa”.
L’aria di
casa...la felicità di essere tornati nel proprio luogo natio...
Sephiroth
non sapeva neanche cosa volesse dire avere una casa, figuriamoci averne
nostalgia.
Da
una parte invidiava Genesis e Angeal, ed era consapevole che loro non potevano
capire cosa volesse dire essere soli, perché non lo erano mai stati.
Il
ragazzo udì la fine del discorso del Soldier, senza però percepirne le parole,
gli lanciò un ultimo sguardo e se ne andò con il mantello nero che ondeggiava
al ritmo dei suoi passi.
(...)
Il
sole batteva con forza sull’area desertica intorno a Midgar, dove a terra arida
sembrava supplicare continuamente il cielo di abbeverarla. Solitamente in
questo posto desolato, non vi erano altro che piccoli animali capaci di
sopravvivere al grande caldo, o qualche coraggioso insetto.
La
piana sembrava stendersi all’infinito, con una conformazione fisica sempre
uguale, finchè, inaspettatamente, non ci s’imbatteva in un accampamento di
tende.
Era
la base dell’Ombra.
Le
tende disposte in cerchio, erano rivolte verso il lugubre spettacolo che si
stava consumando al centro della piazza. Alcuni dei giovani del campo si erano
raggruppati davanti al padiglione centrale, tenendosi ben distanti da quello
che era il fulcro della loro attenzione. Anche Helinor era vicina alla propria
tenda, bianca come un cencio, con una mano che stringeva convulsamente il
manico del pugnale.
Al
centro della piazza c’era Gammon, in piedi nella sua postura austera e
terribile. La corporatura del grande maestro era tozza e imponente, e incuteva
rispetto immediato. I suoi occhi di ghiaccio guardavano il giovane Uriah che,
tenuto per le braccia da due uomini minacciosi, era costretto a stare in
ginocchio nella polvere, con il torso nudo. Aveva lo sguardo di un bambino
indifeso minacciato da un pericolo spaventoso.
La fustigazione.
Nara
sostava accanto a Gammon, con la frusta in mano e una grande smania di usarla.
-mi hai davvero
deluso, Helinor.- disse Gammon, battendo le dita sui braccioli del suo scranno
di legno. Trasmetteva una rabbia palpabile, e sia Helinor sia Uriah,
inginocchiati in un profondo inchino, si sentivano travolgere da quell’impeto.
Gammon alzò
leggermente la testa e ridusse gli occhi a fessure.- il motivo del vostro
fallimento?-
Helinor esitò.
-è stata colpa
mia, maestro!- intervenne Uriah, improvvisamente.- ho agito d’impulso, la mia
compagna non c’entra nulla. Mi dispiace. Punisca me.-
-punirti?- fece
eco Gammon, come se fosse sorpreso di quelle parole.- io non punisco!
Impartisco delle lezioni di vita.- e così dicendo appoggiò una guancia sul
dorso della mano e lo guardò come se avesse perso tutto l’interesse per lui.
-non intendevo
questo, maestro.- si corresse Uriah, preso dal panico.- lei è troppo buono con
noi.-
Gammon schioccò
le dita.- Nara.-
Il giovane si
presentò immediatamente al suo cospetto e fece una veloce riverenza.- ordini,
mestro.-
-trenta frustate
faranno ricordare al nostro Uriah che ogni missione è sacra, e come tale, va
compiuta alla perfezione.-
Uriah sbiancò.
-maestro!-
intervenne Helinor,- non...-
-stai zitta.-
intimò Gammon, con disprezzo,- per te, andrà benissimo uno scontro nell’Arena.-
Helinor
guardò Uriah con terrore. Non voleva assistere. Era troppo.
L’aria
calda sembrò bruciarle nei polmoni, il cuore prese a batterle
incontrollatamente, avvertì il sudore sulla fronte e un forte tremolio alle
mani.
Non
riusciva a distogliere lo sguardo dal volto pallido di Uriah, completamente
madido di sudore, e quello sguardo atterrito con cui guardava Nara, fece
sentire Helinor come schiacciata da qualcosa di invisibile.
Nara
fece schioccare la frusta vicino alle ginocchia di Uriah.
Helinor
si aggrappò alla sua tenda. Uriah era il suo compagno di squadra da quando
avevano cinque anni. Era arrogante e impulsivo,
ma era onesto sia con sé stesso, sia con gli altri. Avrebbe potuto
dividere la colpa con lei, invece aveva deciso di assumersi tutte le
responsabilità.
-mio
caro figliolo.- disse Gammon in tono affabile, rivolto al ragazzo, - sappi che
questa è solo una lezione che intendo impartirti. Un padre ha il dovere di
rimproverare i propri figli, se essi commettono un errore.- si piegò
leggermente su di lui e gli accarezzò una guancia con la mano.- non avercela
con tuo padre per questo.-
Gammon
si allontanò e si accostò a Nara, che fremeva dall’impazienza. Gli avvicinò le
labbra all’orecchio e gli sussurrò qualcosa che fece andare il giovane
letteralmente in visibilio.
Le
due guardie che tenevano fermo Uriah sembravano impassibili e insensibili di
fronte al dolore cui presto avrebbero assistito.
Uriah
stava per scoppiare a piangere.
Nara
aveva un ghigno terribile sul viso.
Gammon
sorrideva tranquillamente, -è tutto tuo.- disse.
Helinor
avrebbe tanto voluto scappare, ma dove sarebbe potuta andare? Erano diciassette
anni che assisteva, o prendeva parte in prima persona, a quella tortura.
Il
fischio della frusta che si abbatteva sulla schiena di Uriah, il dolore
lancinante della pelle che veniva ustionata dal colpo e le grida disperate,
erano una scena fin troppo conosciuta.
Era
raccapricciante.
Il
volto contrito delle persone fustigate e le loro urla la distruggevano. Ma lei
era una guerriera. Rimaneva a guardare la scena, impietrita, mentre ogni cupo
istante di quel rito osceno e bestiale s’imprimeva prepotentemente nella sua
mente.
Qualcuno
non ce la fece, tornò nella propria tenda e probabilmente, una volta dentro,
avrebbe nascosto la testa nel cuscino; qualcun altro cercò di fuggire prima di
cadere a terra svenuto.
Era
un quadro così terribile, quello degli occhi infuocati di Nara che si beavano
delle grida della sua vittima, che poteva rimanere scolpito nella memoria di
una persona per una vita intera.
Helinor
avvertì il proprio respiro affannato e irregolare.
Ti prego, smetti
di guardare.
Cercò
di chiudere gli occhi, ma non ci riuscì. Era come se la sua mente fosse lontana
dal corpo, era come se sulla sua schiena, tornassero a bruciare a loro volta,
ferite ormai scomparse.
Ogni
volta era come la prima volta.
Ti prego, smetti
di guardare!
Poi,
qualcuno le sfiorò il braccio.
-vieni
via.- le disse la voce calma e tranquilla di Nhat.
Lei
deglutì e si lasciò condurre lontano da quello strazio.
Poteva
andare dovunque avesse voluto, ma anche a cento chilometri di distanza, Helinor
sapeva che le grida di Uriah l’avrebbero raggiunta ugualmente.
Angolino
dell’autrice:
Buona
domenica a tutti! ^_^
Ecco
il secondo capitolo della mia nuova fic. Ho un po’ di commenti sui personaggi
da fare:
parto
da Zack, che compare per la prima volta come Soldier di terza classe. l’ho
inserito nella fic per un motivo: il rapporto che c’è tra lui ed Angeal. In
Crisis Core, non viene sottolineato come i due siano entrati in contatto,
perciò, ho deciso di presentarli insieme mentre erano ancora molto giovani.
Un
altro rapporto da evidenziare è quello tra Sephiroth e Genesis. Ho subito messo
in luce quanto quest’ultimo sia amico, e allo stesso tempo, provi un senso di
rivalità nei confronti di Sephiroth, cosa che sarà ben chiara in Crisis Core.
Sephiroth è un ragazzino dalla forza disumana, ha solo diciassette anni, eppure
è già preso in considerazione dal presidente ed è ammirato da tutti. Tuttavia,
è ancora inesperto, infatti si lasacia sfuggire i due membri dell’Ombra.
Poi
c’è il presidente Shinra, un personaggio secondario, ma a mio parere rilevante.
Egli è il presidente della compagnia; è lui che gestisce tutto, e come tale, ho
deciso di dargli un certo ruolo nella storia, che verrà chiarito in seguito.
Passiamo
ai Turks. Protagonisti in questa storia ci sono, in primo luogo Tseng, che
secondo me ha sempre avuto un certo rilievo ella compagnia. Poi ci sono Reno,
Rude ed Elena, che faranno poche comparse in aiuto a Tseng, e anche altri due
personaggi a sorpresa!
Concludo
aprendo una parentesi sull’Ombra, e in particolare sul suo capo, Silver Gammon.
Il suo atteggiamento falsamente paterno, è indice di una grande crudeltà, e penso
di averlo dimostrato nel capitolo. Sarà uno dei personaggi più importanti nella
storia, anche se indirettamente.
Come
ho già detto, ho lavorato molto di fantasia.
Vi
ringrazio per aver dato fiducia a questa fic! *abbraccia i lettori*
Infine,
rispondo alle recensioni!
KiaElle:
grazie! Spero che questa storia meriti la tua fiducia e che continui a leggerla
con piacere. È una storia piuttosto particolare, e fa parte di una Serie, anche
se ancora non ho scritto praticamente niente di quello che ho in mente... XD
the one winged angel: hai ragione! Il comment sui
flashback potevo anche risparmiarmelo XD! La storia è un po’ forte, devo dirlo,
però mi piaceva così... anche final fantasy VII è un gioco piuttosto complesso,
e quindi questa fic non poteva essere da meno. Quanto a Sephy... è già, è
ancora inesperto, anche se rimane il più forte del mondo, quindi è naturale
aspettarsi degli errori. Beh, non posso che ringraziarti per aver recensito e
per aver messo la storia tra le preferite. *manda un bacio*
Kairih: il mio unico
rimpianto è quello di non poter giocare a Before Crisis. Ho trovato veramente
poco, e tutto nei siti inglesi, perché qua in Italia non uscirà mai. È per il
cellulare, e la grafica è ovviamente carente, ma scommetto che se venisse
rielaborato per la ps3 o per la 2 sarebbe un capolavoro. Sì, anche a me Tseng
interessa molto. È un personaggio che mi affascina! ^_^
Quanto
al fatto di descrivere i sentimenti dei personaggi... avevo notato anche
io che dovrei farlo di più. Questa fic nasce proprio per questo, migliorare su
quel fronte... e a farmi mettere in testa che ogni personaggio ha una sua
storia, una sua psicologia, e un suo modo di pensare, e che noi scrittori
dobbiamo conoscere i nostri personaggi meglio di noi stessi!