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Autore: Tico_Sarah    16/05/2010    4 recensioni
Siamo ai tempi della guerra contro il Wutai. Un'organizzazione misteriosa trama ai danni della ShinRa Electric Company, L'irruzione di due membri di questo gruppo nella compagnia dà inizio ad un ciclo initerrotto di eventi che porteranno due ragazzi ad incontrarsi. Due storie a confronto, fatte di dolore, abbandoni e solitudine. Lo sbocciare dell'amore e dell'amicizia in un mondo in cui non c'è spazio nè per l'uno, nè per l'altro. Tuttavia, ogni storia è fatta di drammi e segreti, e ogni segreto nasconde una menzogna.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Sephiroth, Tseng
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

“A volte, l’unica cosa che desidero è la libertà di poter scegliere.”

Helinor Hinari

 

 

Sephiroth stava raggiungendo la mensa, dove lo attendevano Angeal e Genesis per il pranzo. Aveva lavorato tutta la mattina al verbale dell’incursione del giorno precedente, su ordine dello stesso presidente. Ripensò alla fatica che aveva fatto a mettere in fila tutte le parole, tanto che ogni tanto aveva fermato la penna ed era rimasto a guardarne la punta come se fosse rimasto ammaliato. Era difficile mettere per iscritto di aver permesso che quei due furfanti fuggissero. Chissà perché, vedere una ragazzina combattere l’aveva quasi scioccato. Che c’era di tanto strano? Anche nei Turks c’erano delle donne.

Si fermò a metà del corridoio. Tre cadetti stavano venendo dalla sua parte.

-ti ho detto che era una belva!-

-ma và! Chi te l’ha raccontato?!-

-guarda che ho una fonte affidabilissima!-

-quanti erano?-

-Erano due! Garndi, grossi... e cattivi!-

-non potranno mica dare filo da torcere anche ai Soldier...vero?-

I tre cadetti ammutolirono non appena si accorsero che il platinato li stava guardando, gli lanciarono un’occhiata ammirata e intimorita insieme, poi lo oltrepassarono in silenzio.

Idioti.

Sephiroth strinse i pugni e proseguì per il corridoio a passo più svelto e con una certa stizza addosso. C’era davvero bisogno di fare tutto quel chiasso per due semplici ragazzini che avevano giocato a fare i soldati?

Entrò nella mensa.

Il cicaleccio e i brusii che animavano la grande stanza stracolma di rumorosi Soldier lo infastidirono, e la cosa si accentuò non appena si accorse che qualcuno lo indicava, così, cercò di sbrigarsi a raggiungere i suoi amici.

Angeal e Genesis erano seduti a un tavolo lontano dalla folla, in disparte.

-che avranno tutti da confabulare?- stava chiedendo Angeal ad alta voce.

Sephiroth si lasciò cadere su una sedia, indispettito.

-qualcuno è di cattivo umore.- osservò Genesis, incrociando le braccia sul petto con l’aria di chi la sa lunga.- ei, ma è vero che ti sei lasciato battere da una femmina?-

-non mi ha battuto.- replicò Sephiroth, bruscamente.- mi sono distratto. Tutto qui. E comunque, tu come lo sai?-

-le voci si spargono velocemente.- rispose Angeal, con un sorriso gentile,- forse anche troppo. I pettegolezzi sono tanti e nessuno corrisponde alla verità. Qualcuno dice che gli incursori erano lupi mannari... il che mi sembra poco credibile.-

-non erano lupi mannari.- lo corresse Sephiroth,- ma forse sarebbe stato meglio se lo fossero stati...-

Genesis non lo ascoltò, evidentemente l’argomento non gli interessava, perché quando parlò, cambiò immediatamente argomento.- Angeal, anche oggi devi incontrare quel piccoletto...?-

-intendi Zack?-

-se è così che si chiama.- sbottò Genesis, guardando un tavolo con alcuni Soldier di terza classe raggruppati intorno.

-sì.- rispose Angeal, lanciandogli un’occhiata penetrante,- qualcosa non va?-

Il ragazzo rispose con un sospiro sconsolato.

-quando ci promuoveranno a Prima Classe?- chiese Genesis, afflitto,- sono stufo di stare nei bassi ranghi...-

Angeal scosse il capo.

Sephiroth evitò di rispondergli con una battuta di cattivo gusto, tuttavia pensò che l’amico non avesse propriamente torto. Non c’era nessuno al loro livello, e questo era più che evidente. Chinò la testa. Forse era meglio dire che non c’era nessuno al suo livello.  Guardò i suoi amici scambiarsi due battute spiritose. Stare con loro smussava quel sentimento di dolore che sentiva nel considerarsi tanto diverso dagli altri; Sephiroth  avvertiva di essere tanto più tanto più forte, ma anche tanto meno umano.

 

(...)

 

Il presidente Shinra era inquieto. Sedeva comodamente sulla poltrona del suo ufficio, mentre i suoi occhi si muovevano veloci sul verbale consegnatogli da Sephiroth proprio qualche ora prima.

L’ufficio era un luogo tranquillo e accogliente, davanti a lui si trovava un Turk che gli aveva appena annunciato di avere delle ottime novità, eppure non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione d’irrequietezza. Era come se qualcuno lo seguisse con lo sguardo, in agguato nell’ombra, e per quanto tentasse, i suoi nervi non accennavano a rilassarsi. Giocherellò con la penna che aveva in mano e dopo averlo letto, firmò il verbale che gli aveva consegnato Sephiroth con un movimento rapido e stizzito, da cui trapelava tutto il suo nervosismo.

- abbiamo subito pochi danni.- annunciò Shinra, mantenendo una calma forzata nella voce, - perso qualche uomo. Una piccola ferita, insomma. Quello che non mi spiego... come hanno fatto due ragazzini ad eludere così facilmente la sorveglianza?-

-non erano due ragazzini qualunque.- rispose Tseng, che teneva in mano una bustina di plastica contenente una maschera scarlatta.- fanno parte dell’Ombra.-

Shinra scattò in piedi così improvvisamente che rovesciò la sedia a terra.- l’Ombra?! Quell’organizzazione di pazzi?!-

-esattamente.- disse Tseng, sorpeso da quella reazione.

Shinra era pallido, tuttavia riprese il controllo e cominciò a sorridere.- beh... il fatto che si siano introdotti soltanto in due nella compagnia, è la dimostrazione di quanto ho detto.-, disse, poi andò davanti la vetrata del suo ufficio e incrociò le braccia dietro la schiena.-ribelli, la peggior feccia dell’umanità.- bisbigliò.

Tseng guardò la maschera rossa e la posò sulla scrivania di Shinra.- qualunque cosa siano... grazie alla loro bella fuga siamo riusciti a scoprire dove si trova il loro accampamento.-

-precisamente...- esordì Shinra, in tono pacato,- quanto è pericolosa questa organizzazione?-

-non molto. Almeno per la compagnia. L’Ombra è un gruppo ristretto. Molti dei suoi membri sono soltanto orfani raccolti in giro che vengono addestrati a muoversi nel buio e a infiltrarsi ovunque senza destare sospetti-

-che li addestrino quanto vogliono.- rispose Shinra, in tono sarcastico.- non possono competere con i nostri Soldier.-

Tseng non rispose.

-questo mi tranquilizza, per un attimo avevo pensato che stessimo parlando di qualcosa di più grande.- affermò Shinra, che finalmente avvertì sciogliersi il nodo che aveva alla gola.

Tseng esibì uno sguardo freddo.- l’Ombra gestisce alcuni traffici con i soldati nel Wutai. Forniscono aiuti, armi, medicine. L’accampamento dell’Ombra si sposta ovunque, e possiede un vasto arsenale di armamenti e farmaci. Sono nomadi.-

Shinra rimase qualche istante in silenzio e ascoltò il suono delle parole di Tseng, pensoso, poi disse:-dovremo sbrigarci ad agire, allora. Devo estirpare alla radice questo inconveniente prima che diventi un albero.-

-concordo.- rincarò Tseng, con fermezza.-e per quanto addestrati, gli uomini dell’Ombra non competono neanche con il più mero dei Soldier.-

Shinra ci pensò su.- hai detto che gestiscono traffici nel Wutai?-

-sì.- fu la risposta.

 -forse potrebbero tornarci utili... basterebbe solo saperli sfruttare e trarli dalla nostra parte.- disse Shinra, voltandosi verso il giovane alle sue spalle.- è solo un branco di feccia dimenticata dal mondo, probabilmente basterà offrirgli qualche vantaggio economico. E poi non si dica che non sono una persona caritatevole.-

Nella mente del presidente scoppiò una risata, che però non uscì dalle sue labbra. Se accettassero, avrei a disposizione informazioni vitali per schiacciare definitivamente quegli sciocchi che si oppongono nel Wutai... se invece ci attaccassero, avrò un’ottima scusa per sterminarli tutti, additandoli come un pericolo per la società.

Tseng s’incupì.

 

-sono nomadi.- disse Elena, dopo aver analizzato i dati sul computer.- non rimangono mai nello stesso posto per quindici giorni di fila.-

Tseng guardò le informazioni che aveva elaborato la collega e ne fu soddisfatto.

- in questo momento si trovano appena fuori Kalm.- lo informò Elena,- ma credo che partiranno presto, visto il loro recente fallimento.-

-devo subito avvertire il presidente.- disse Tseng, in fretta.- altrimenti perderemo la nostra occasione.-

-mm... Tseng?-

-cosa c’è?-

-no, niente, stavo solo pensando a quei bambini.-

-sono orfani.- disse Tseng.- almeno ora hanno trovato una famiglia.- voltò le spalle al computer e ad Elena e se ne andò.

 

Shinra continuava a sorridere divertito.- mi chiedo cosa gli sia passato per la testa... facciamo così allora. Manderemo dei Soldier.-

-Soldier? Forse è meglio che di questa faccenda se ne occupino i Turks.- suggerì Tseng,- è una questione troppo delicata.-

-questo è quanto.- insistè Shinra, testardo.- ho detto che andranno i Soldier.-

 

(...)

 

L’allievo di Angeal era un ragazzino vivace, che non si fermava davanti a niente e che possedeva un’incredibile scorta di energia. Dove andasse a prederla, rimaneva un mistero, ma l’entusiasmo con cui affrontava ogni ostacolo era veramente ammirevole per un ragazzetto di appena tredici anni. Era un vero prodigio, tuttavia, nella Shinra i prodigi erano molti.

Persino Angeal, che aveva otto anni di esperienza e allenamenti più di lui alle spalle, talvolta era costretto ad arrendersi all’evidenza: quel ragazzo era talentuoso quanto instancabile. Questo veniva a essere un pregio quando si trovavano nella sala d’addestramento, perché Zack riusciva a fare sempre il doppio del lavoro che gli ordinava di fare Angeal, un po’ perché amava combattere, un po’ perché voleva diventare un Prima Classe ad ogni costo.

Angeal lo apostrofava sempre e cercava di riportarlo con i piedi per terra, ricordandogli che se avesse voluto realizzare il suo sogno, avrebbe dovuto impegnarsi ogni giorno.

La costanza, ecco cosa ci vuole. Costanza e un buon allenamento.

Eppure, Angeal sentiva che Zack era diverso da qualunque altra persona avesse mai incontrato. Aveva qualcosa di bello in sé, con quel suo fare impulsivo e allegro. Si poteva dire che Angeal stesse addirittura affezionandosi a quel ragazzino.

Un frastuono assordante strappò Angeal dalle sue riflessioni personali.

-Zack!- esclamò, correndo verso il ragazzo.

Lui esibì un’aria dispiaciuta.- non volevo Angeal...-

Angeal guardò il mucchio di spade e armi che il suo allievo aveva fatto cadere a terra e sospirò pesantemente.

Quel ragazzino era anche un grosso impiastro, purtroppo.

-scusa...- balbettò Zack, abbassando il capo, dispiaciuto.

-scusarsi non serve a niente. Ora prendi tutta questa roba e la metti a posto. E poi posso sapere che avevi intenzione di fare con tutte queste cose?!- chiese Angeal, prendendo in mano un coltellino a serramanico,- per oggi abbiamo già terminato l’allenamento.-

Zack arrossì.- niente.-

Angeal gli puntò contro la punta del coltello.- le stavi prendendo di nascosto?-

-n-no!- cercò di minimizzare il ragazzino, con allegria,- prendevo in prestito.-

Il maestro gli rivolse un’occhiata torva.

-va bene, va bene! Avevo fatto una scommessa con alcuni Soldier!- confessò Zack, tutto d’un fiato,- avevano detto che se avessi preso questa roba...-

-per carità, non voglio sentire altro!- lo scongiurò Angeal, esasperato.

Zack capì che l’aveva fatta grossa, ma non si perse d’animo.- rimetterò tutto a posto!-

-sì.- concordò Angeal, annuendo,- rimetti tutto a posto, poi vai a farti dare uno spazzolone e uno straccio.-

-uno... che cosa?!- esclamò Zack, sgranando gli occhi.

Angeal sorrise.- solo il fatto che tu sia solo un marmocchio non vuol dire che non debba imparare a farti rispettare.- disse.

-ma... ma... e dovrei imparare a farmi rispettare pulendo per terra?!- chiese Zack, a bocca aperta.

-no. Ma almeno imparerai che tutte le volte che ti fai abbindolare, succederà qualcosa di sgradevole.- Angeal gli strizzò l’occhio,- e questo ti permetterà di pensare cento volte ad una cosa, prima di farla.-

Zack incurvò le spalle, abbattuto.- ma io...-

-buona fortuna.-

Il discorso si concludeva lì. Il maestro ordina, l’allievo esegue.

-non posso crederci.- farfugliò Zack, e così dicendo, cominciò a rimettere a posto tutte le armi che aveva preso, sotto lo sguardo vigile di Angeal.

 

(...)

 

-in onore della Shinra. Lealtà e fedeltà alla compagnia: il dovere di un Soldier.- mormorava Genesis.

Il ragazzo si trovava nello spazio dove i prima classe usavano tenere il loro discorso di benevenuto ai nuovi Soldier.

Gli uomini erano disposti in tre file ordinate e composte, e ascoltavano trepidanti il discorso del loro appassionato superiore, tutti con la stessa divisa che recava il simbolo della ShiRa Coporation sul cinturone.

Genesis guardava svogliatamente il prima classe che faceva l’arringa. Un giorno avrebbe voluto prendere il suo posto. Avrebbe fatto discorsi straordinari e sarebbe diventato un eroe.

Percepì alcuni passi leggeri alle spalle.

Sephiroth.

-non mi aspettavo di trovarti qui.- commentò il platinato, affiancandolo.

Per un po’, anche Sephiroth fissò la scena, impassibile.

Genesis rispose con un grugnito.

-stai ancora pensando alla storia della promozione?- domandò Sephiroth, fissando il Soldier che lanciava in aria il pugno per sottolineare un concetto particolarmente rilevante.

-che t’importa? Tanto, per quel che ti riguarda, tutti ti venerano già...- disse Genesis, e nella sua voce Sephiroth notò una sfumatura di amarezza.

Il ragazzo mosse gli occhi verdi su Genesis, guardandolo con severità.- e con questo?-

Tra i due scese uno spiacevole silenzio, pieno soltanto delle parole del prima classe che venivano lanciate in aria con enfasi, e i ragazzi si squadrarono per un bel po’ senza dire nulla. Poi, Genesis diede le spalle all’amico e si diresse verso l’interno della compagnia.

Sephiroth lo fissò con occhi vitrei.

Genesis non poteva capire quanto fosse difficile essere Sephiroth. Se avesse avuto anche solo un’occasione per provare il suo dolore, non sarebbe più stato così spavaldo.

Il suo amico aveva una casa, sapeva che a Banora tutti lo aspettavano, e probabilmente, non appena avesse messo piede sull’isola, avrebbe chiaramente sentito ciò che tutti chiamavano “l’aria di casa”.

L’aria di casa...la felicità di essere tornati nel proprio luogo natio...

Sephiroth non sapeva neanche cosa volesse dire avere una casa, figuriamoci averne nostalgia.

Da una parte invidiava Genesis e Angeal, ed era consapevole che loro non potevano capire cosa volesse dire essere soli, perché non lo erano mai stati.

Il ragazzo udì la fine del discorso del Soldier, senza però percepirne le parole, gli lanciò un ultimo sguardo e se ne andò con il mantello nero che ondeggiava al ritmo dei suoi passi.

 

(...)

 

Il sole batteva con forza sull’area desertica intorno a Midgar, dove a terra arida sembrava supplicare continuamente il cielo di abbeverarla. Solitamente in questo posto desolato, non vi erano altro che piccoli animali capaci di sopravvivere al grande caldo, o qualche coraggioso insetto.

La piana sembrava stendersi all’infinito, con una conformazione fisica sempre uguale, finchè, inaspettatamente, non ci s’imbatteva in un accampamento di tende.

Era la base dell’Ombra.

Le tende disposte in cerchio, erano rivolte verso il lugubre spettacolo che si stava consumando al centro della piazza. Alcuni dei giovani del campo si erano raggruppati davanti al padiglione centrale, tenendosi ben distanti da quello che era il fulcro della loro attenzione. Anche Helinor era vicina alla propria tenda, bianca come un cencio, con una mano che stringeva convulsamente il manico del pugnale.

Al centro della piazza c’era Gammon, in piedi nella sua postura austera e terribile. La corporatura del grande maestro era tozza e imponente, e incuteva rispetto immediato. I suoi occhi di ghiaccio guardavano il giovane Uriah che, tenuto per le braccia da due uomini minacciosi, era costretto a stare in ginocchio nella polvere, con il torso nudo. Aveva lo sguardo di un bambino indifeso minacciato da un pericolo spaventoso.

La fustigazione.

Nara sostava accanto a Gammon, con la frusta in mano e una grande smania di usarla.

 

-mi hai davvero deluso, Helinor.- disse Gammon, battendo le dita sui braccioli del suo scranno di legno. Trasmetteva una rabbia palpabile, e sia Helinor sia Uriah, inginocchiati in un profondo inchino, si sentivano travolgere da quell’impeto.

Gammon alzò leggermente la testa e ridusse gli occhi a fessure.- il motivo del vostro fallimento?-

Helinor esitò.

-è stata colpa mia, maestro!- intervenne Uriah, improvvisamente.- ho agito d’impulso, la mia compagna non c’entra nulla. Mi dispiace. Punisca me.-

-punirti?- fece eco Gammon, come se fosse sorpreso di quelle parole.- io non punisco! Impartisco delle lezioni di vita.- e così dicendo appoggiò una guancia sul dorso della mano e lo guardò come se avesse perso tutto l’interesse per lui.

-non intendevo questo, maestro.- si corresse Uriah, preso dal panico.- lei è troppo buono con noi.-

Gammon schioccò le dita.- Nara.-

Il giovane si presentò immediatamente al suo cospetto e fece una veloce riverenza.- ordini, mestro.-

-trenta frustate faranno ricordare al nostro Uriah che ogni missione è sacra, e come tale, va compiuta alla perfezione.-

Uriah sbiancò.

-maestro!- intervenne Helinor,- non...-

-stai zitta.- intimò Gammon, con disprezzo,- per te, andrà benissimo uno scontro nell’Arena.-

 

Helinor guardò Uriah con terrore. Non voleva assistere. Era troppo.

L’aria calda sembrò bruciarle nei polmoni, il cuore prese a batterle incontrollatamente, avvertì il sudore sulla fronte e un forte tremolio alle mani.

Non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto pallido di Uriah, completamente madido di sudore, e quello sguardo atterrito con cui guardava Nara, fece sentire Helinor come schiacciata da qualcosa di invisibile.

Nara fece schioccare la frusta vicino alle ginocchia di Uriah.

Helinor si aggrappò alla sua tenda. Uriah era il suo compagno di squadra da quando avevano cinque anni. Era arrogante e impulsivo,  ma era onesto sia con sé stesso, sia con gli altri. Avrebbe potuto dividere la colpa con lei, invece aveva deciso di assumersi tutte le responsabilità.

-mio caro figliolo.- disse Gammon in tono affabile, rivolto al ragazzo, - sappi che questa è solo una lezione che intendo impartirti. Un padre ha il dovere di rimproverare i propri figli, se essi commettono un errore.- si piegò leggermente su di lui e gli accarezzò una guancia con la mano.- non avercela con tuo padre per questo.-

Gammon si allontanò e si accostò a Nara, che fremeva dall’impazienza. Gli avvicinò le labbra all’orecchio e gli sussurrò qualcosa che fece andare il giovane letteralmente in visibilio.

Le due guardie che tenevano fermo Uriah sembravano impassibili e insensibili di fronte al dolore cui presto avrebbero assistito.

Uriah stava per scoppiare a piangere.

Nara aveva un ghigno terribile sul viso.

Gammon sorrideva tranquillamente, -è tutto tuo.- disse.

Helinor avrebbe tanto voluto scappare, ma dove sarebbe potuta andare? Erano diciassette anni che assisteva, o prendeva parte in prima persona, a quella tortura.

Il fischio della frusta che si abbatteva sulla schiena di Uriah, il dolore lancinante della pelle che veniva ustionata dal colpo e le grida disperate, erano una scena fin troppo conosciuta.

Era raccapricciante.

Il volto contrito delle persone fustigate e le loro urla la distruggevano. Ma lei era una guerriera. Rimaneva a guardare la scena, impietrita, mentre ogni cupo istante di quel rito osceno e bestiale s’imprimeva prepotentemente nella sua mente.

Qualcuno non ce la fece, tornò nella propria tenda e probabilmente, una volta dentro, avrebbe nascosto la testa nel cuscino; qualcun altro cercò di fuggire prima di cadere a terra svenuto.

Era un quadro così terribile, quello degli occhi infuocati di Nara che si beavano delle grida della sua vittima, che poteva rimanere scolpito nella memoria di una persona per una vita intera.

Helinor avvertì il proprio respiro affannato e irregolare.

Ti prego, smetti di guardare.

Cercò di chiudere gli occhi, ma non ci riuscì. Era come se la sua mente fosse lontana dal corpo, era come se sulla sua schiena, tornassero a bruciare a loro volta, ferite ormai scomparse.

Ogni volta era come la prima volta.

Ti prego, smetti di guardare!

Poi, qualcuno le sfiorò il braccio.

-vieni via.- le disse la voce calma e tranquilla di Nhat.

Lei deglutì e si lasciò condurre lontano da quello strazio.

Poteva andare dovunque avesse voluto, ma anche a cento chilometri di distanza, Helinor sapeva che le grida di Uriah l’avrebbero raggiunta ugualmente.

 

 

Angolino dell’autrice:

 

Buona domenica a tutti! ^_^

Ecco il secondo capitolo della mia nuova fic. Ho un po’ di commenti sui personaggi da fare:

parto da Zack, che compare per la prima volta come Soldier di terza classe. l’ho inserito nella fic per un motivo: il rapporto che c’è tra lui ed Angeal. In Crisis Core, non viene sottolineato come i due siano entrati in contatto, perciò, ho deciso di presentarli insieme mentre erano ancora molto giovani.

Un altro rapporto da evidenziare è quello tra Sephiroth e Genesis. Ho subito messo in luce quanto quest’ultimo sia amico, e allo stesso tempo, provi un senso di rivalità nei confronti di Sephiroth, cosa che sarà ben chiara in Crisis Core. Sephiroth è un ragazzino dalla forza disumana, ha solo diciassette anni, eppure è già preso in considerazione dal presidente ed è ammirato da tutti. Tuttavia, è ancora inesperto, infatti si lasacia sfuggire i due membri dell’Ombra.

Poi c’è il presidente Shinra, un personaggio secondario, ma a mio parere rilevante. Egli è il presidente della compagnia; è lui che gestisce tutto, e come tale, ho deciso di dargli un certo ruolo nella storia, che verrà chiarito in seguito.

Passiamo ai Turks. Protagonisti in questa storia ci sono, in primo luogo Tseng, che secondo me ha sempre avuto un certo rilievo ella compagnia. Poi ci sono Reno, Rude ed Elena, che faranno poche comparse in aiuto a Tseng, e anche altri due personaggi a sorpresa!

Concludo aprendo una parentesi sull’Ombra, e in particolare sul suo capo, Silver Gammon. Il suo atteggiamento falsamente paterno, è indice di una grande crudeltà, e penso di averlo dimostrato nel capitolo. Sarà uno dei personaggi più importanti nella storia, anche se indirettamente.

Come ho già detto, ho lavorato molto di fantasia. 

Vi ringrazio per aver dato fiducia a questa fic! *abbraccia i lettori*

 

Infine, rispondo alle recensioni!

 

 

KiaElle: grazie! Spero che questa storia meriti la tua fiducia e che continui a leggerla con piacere. È una storia piuttosto particolare, e fa parte di una Serie, anche se ancora non ho scritto praticamente niente di quello che ho in mente... XD

the one winged angel: hai ragione! Il comment sui flashback potevo anche risparmiarmelo XD! La storia è un po’ forte, devo dirlo, però mi piaceva così... anche final fantasy VII è un gioco piuttosto complesso, e quindi questa fic non poteva essere da meno. Quanto a Sephy... è già, è ancora inesperto, anche se rimane il più forte del mondo, quindi è naturale aspettarsi degli errori. Beh, non posso che ringraziarti per aver recensito e per aver messo la storia tra le preferite. *manda un bacio*

 

Kairih: il mio unico rimpianto è quello di non poter giocare a Before Crisis. Ho trovato veramente poco, e tutto nei siti inglesi, perché qua in Italia non uscirà mai. È per il cellulare, e la grafica è ovviamente carente, ma scommetto che se venisse rielaborato per la ps3 o per la 2 sarebbe un capolavoro. Sì, anche a me Tseng interessa molto. È un personaggio che mi affascina! ^_^

Quanto al fatto di descrivere i sentimenti dei personaggi... avevo notato anche io che dovrei farlo di più. Questa fic nasce proprio per questo, migliorare su quel fronte... e a farmi mettere in testa che ogni personaggio ha una sua storia, una sua psicologia, e un suo modo di pensare, e che noi scrittori dobbiamo conoscere i nostri personaggi meglio di noi stessi!

 

  
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