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Autore: Tico_Sarah    12/05/2010    4 recensioni
Siamo ai tempi della guerra contro il Wutai. Un'organizzazione misteriosa trama ai danni della ShinRa Electric Company, L'irruzione di due membri di questo gruppo nella compagnia dà inizio ad un ciclo initerrotto di eventi che porteranno due ragazzi ad incontrarsi. Due storie a confronto, fatte di dolore, abbandoni e solitudine. Lo sbocciare dell'amore e dell'amicizia in un mondo in cui non c'è spazio nè per l'uno, nè per l'altro. Tuttavia, ogni storia è fatta di drammi e segreti, e ogni segreto nasconde una menzogna.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Sephiroth, Tseng
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa fan fiction è stata scritta senza fini di lucro e solo per divertimento (ma questo mi pare ovvio) Muahahahaha!

 

Capitolo 1

 

 

Due ombre scure di muovevano nella sala della sorveglianza.

-quando hai detto che finisce il tuo turno?- domandò una voce annoiata, seguita da un sonoro sbadiglio.

La luce che filtrava dalla porta semiaperta illuminava fiocamente la piccola stanza dove due uomini vestiti di nero stavano controllando i monitor per la sorveglianza.

Le immagini erano quasi tutte uguali: corridoi vuoti, corridoi parzialmente sorvegliati, corridoi strettamente sorvegliati, uffici. Agli occhi dei sorveglianti, la Shinra appariva come un grosso reality da guardare ventiquattro ore su ventiquattro.  Per questo era un lavoro davevro noioso.

Uno dei due uomini tirò su il braccio svogliatamente e fece scivolare indietro la manica della camicia per guardare l’orologio.- tra due orette smonto. E tu?-

-tra dieci minuti, bello.- rispose il compagno, con strafottenza, incrociando le mani dietro la nuca e inziando a dondolarsi sulla poltrona.- quasi non vedo l’ora.-

-beato te.- borbottò il compagno.- qui non succede mai niente.-

-che vuoi che succeda? Con tutti quei Soldier in giro, neanche un pazzo si avvicinerebbe alla Shinra.-

Il collega si alzò e si sgranchì le braccia.- vado a fumare una sigaretta qua fuori.-

-non allontanarti troppo, qualcuno potrebbe arrabbiarsi.- replicò il compagno.

-ma và...- rispose l’uomo, con nonscuranza, mentre usciva accostando la porta.

-arrabbiarsi.- ripetè sottovoce l’uomo, allontanandosi dalla sala della sorveglianza.

Tirò fuori un pacchetto di sigarette, ne prese una a casaccio, ripose il resto in tasca e se l’avvicinò alle labbra con un brontolio.- bah...-

Accese la sigaretta e prese delle grosse boccate di fumo, mentre girava gli occhi a destra e sinistra, guardando il corridoio vuoto e male illuminato che lo circondava. Non c’era anima viva a parte lui in quella zona del palazzo.

Rimase a fissare il corridoio alla sua destra, chiedendosi quanto mancasse allo scadere del suo turno, almeno avrebbe potuto imboccare quella direzione e tornare a casa, finalmente.

All’improvviso intravide un’ombra. 

Smise di fumare e aguzzò la vista, poi decise che era meglio controllare.

Forse era il tipo che avrebbe dato il cambio al suo collega, giacchè avrebbe smontato entro qualche minuto. Arrivò alla fine del corridoio, ma non c’era nessuno.

Si udì solo un leggerissimo fruscio e l’uomo fu afferrato alle spalle da qualcuno che con un rapido gesto del braccio, gli circondò il collo e glielo spezzò.

L’individuo che era saltato giù dal soffitto sorresse l’uomo e lo sdraiò a terra senza far rumore, mentre un’altra ombra compariva al suo fianco.

-ottimo lavoro.- mormorò una voce.- vado a stendere l’altro.-

La persona che aveva strangolato il sorvegliante annuì. Si chiamava Helinor Hinari e aveva diciassette anni. Era una ragazza dai capelli castani, legati in una treccia morbida che le scivolava sulla spalla destra fino al bacino. La fronte alta era coperta da una frangia spuntata che arrivava a sfiorare le sopracciglia ben delineate. Portava una masherina rossa che le nascondeva il viso dagli occhi alla base del naso, e le labbra sottili erano curvate all’ingiù. Indossava un corpetto di pelle senza maniche e pantaloni attillati, e il tutto fasciava strettamente il suo corpo snello e atletico. La mano sinistra era guantata, mentre l’altra no. Alla cintura di cuoio era appeso un pugnale con il manico argentato e un grosso rubino scarlatto incastonato nell’impugnatura.

Il compagno, Uriah, era un ragazzo di diciotto anni. Indossava la stessa maschera rossa, aveva i capelli ricci e fulvi, che gli solletivacano il collo lungo ed esile. Si muoveva con leggerezza, come un ballerino, e il suo fisico magro e slanciato gli permetteva dei movimenti aggraziati e agili.

Portava quella che sembrava essere una divisa militare, ma essa non era né un’uniforme dei Soldier, né il vestito di un Turks.

Probabilmente, se si fosse tolto la maschera, avrebbe rivelato un viso da adolescente; anche la sua voce nasale, dalle “t” e le “d” troppo marcate, era la tipica voce di un ragazzo.

La ragazza inginocchiata a terra accanto all’uomo che aveva appena ucciso, invece, sebbene fosse di un anno più giovane, aveva un comrportamento più adulto e una bella voce calma e controllata.

-sbrigati.- ordinò la ragazza.

-non prendo ordini da te, Helinor.- replicò il ragazzo, stizzito.

Helinor strinse le labbra.- fai come vuoi, ma datti una mossa.- disse, tirandosi in piedi.

Uriah scomparve nella stanza della sorveglianza e riapparve un minuto dopo.

-via libera.- disse, rivolto alla ragazza.

Lei corse silenziosamente verso stanza, e vi s’infilò.

Il ragazzo si piegò sul cadavere del secondo sorvegliante e gli prese il polso per assicurarsi che il cuore non battesse più, mentre Helinor si piazzava davanti ai monitor e li ispezionava con lo sguardo.

-non vedo il presidente da nessuna parte.- disse la ragazza, in tono asciutto.

-sarà nel suo ufficio.- rispose Uriah, con indifferenza.

Helinor abbassò lo sguardo e strinse i pugni.

 

La tenda centrale del campo era la più grande e la più comoda. Nessuno poteva entrarvi se non con l’autorizzazione di chi ci viveva, e quella regola, che vigeva nell’accampamentoda quando era stato fondato quel segreto gruppo militare chiamato “Ombra”, era severa e inviolabile.

L’Ombra, un gruppo di combattenti addestrati fin dalla tenera età, composta maggiormente da orfani di guerra e da piccoli prodigi dell’arme, viveva come una tribù nomade, e non rispettare il capo di tale tribù equivaleva a dichiare battaglia alla gente che lo onorava come propria guida.

Il padiglione era circondato da varie tende più piccole, disposte in cerchio attorno ad una piazza dove la gente del campo si riuniva per il pranzo e per la cena.

Le due guardie di fronte al tendone di Silver Gammon, maestro d’armi e capo dell’ombra, era costantemente sorvegliata da due guardie instancabili, che stavano ai lati dell’ingresso per tutto il giorno, per poi darsi il cambio con altri due soldati per il turno notturno.

Dentro, in fondo alla tenda, si trovava un trono di legno mobile, dove solitamente si sedeva Gammon, ma che ora era vuoto, perché l’uomo, vestito con una lunga casacca, si aggirava a qualche metro di distanza. Sembrava aspettare qualcuno.

Un ventenne dai capelli rossi come il fuoco, che indossava l’uniforme dell’Ombra, entrò nella tenda e salutò Gammon con un inchino.

- maestro.-

Gammon lo fissò a lungo, senza parlare, poi sorrise, gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.- Nara. Hai mandato a chiamare i tuoi compagni?-

-sono qui fuori, maestro.- disse il giovane.

Nara era uno dei più fidati uomini di Gammon. Era un ragazzo dal passato turbolento, che aveva lasciato un solco indelebile nei suoi occhi crudeli. Aveva un viso dai lineamenti spigolosi e sarebbe stato piuttosto attraente, se non avesse avuto quell’espressione brutale.

Era molto alto e muscoloso, e forse era anche il più forte del campo.

Gammon gli sorrise astutamente. Quest’uomo era carismatico e, nonstante i suoi sessant’anni, riusciva ad esercitare fascino su chiunque. Era grazie a questa sua qualità che era riuscito a formare un’organizzazione così ampia come l’Ombra, quando era ancora giovane. Aveva addestrato bambini che ne avevano a loro volta addestrati altri, fino ad espandere il gruppo ad oltre trenta persone. Tuttavia, l’Ombra rimaneva un gruppo intimo e riservato, e così doveva essere.

-falli entrare.- ordinò Gammon, e dopo aver ricevuto un’occhiata di ammirazione da parte di Nara, si andò a sedere sul suo trono e poggiò il mento sulle nocche della mano.

Nara uscì, e al suo posto entrarono Helinor e Uriah, che si disposero davanti a Gammon e lì s’inginocchiarono.

Nara li seguì e si mise in piedi alle loro spalle, incrociò le braccia sul petto e rimase a guardare la scena in silenzio.

-Helinor, mia cara.- esordì Gammon, accarezzando la ragazza con lo sguardo.

-maestro...- rispose Helinor, chinando il capo.

-ho una missione per voi.- aggiunse l’uomo.

Uriah alzò la testa e fissò Gammon con intensità.- una missione?-

-voglio che andiate a Midgar, che v’intrufoliate nella Shinra e che uccidiate il presidente.-

 

Era stata una pazzia.

Potevano anche essere dei guerrieri esperti, allenati, scaltri, ma non avrebbero potuto competere con la forza dei Soldier, per di più se questi giocavano anche in casa.

Gammon doveva essere impazzito, e loro non avevano potuto rifiutarsi di ubbidire. Fallire gli sarebbe costata una severa punizione, ma il non ubbidire comportava un’ esecuzione immediata.

-se il maestro ci ha mandato qui, vuol dire che crede in noi!- esclamò Uriah, intuendo i pensieri di Helinor.

Lei lo guardò, perplessa.

-è una missione difficile, e proprio per questo mi sento onorato di farne parte.- proseguì Uriah, battendosi un pugno sul petto.- il maestro mi ha scelto per compiere quest’impresa! Si fida di me! E si fida di te... non possiamo deluderlo.-

Helinor evitò di dargli una risposta e tornò ad osservare i monitor. Soldier. Soldier ovunque.

Quel posto era come un alveare pieno d’api.

-hai paura?- domandò Uriah, guardandola sbalordito.

-no. Penso solo che se tu avessi aspettato, prima di entrare, le cose sarebbero andate diversamente.-rispose Helinor, brusca.

 

-dobbiamo entrare.- disse Uriah, con il viso acceso di frenesia.

-no! Non abbiamo osservato abbastanza! Non sapremo dove andare, una volta lì dentro!- esclamò Helinor,  fermandolo per un braccio.

Lui si liberò con uno strattone deciso.- sono stanco di aspettare, Helinor! Ora voglio agire!-

-Uriah!-

 

-era la nostra occasione.- si giustificò Uriah, resosi conto dell’errore commesso.- camuffandoci tra i fanti Soldier, siamo potuti entrare senza difficoltà.-

Helinor sbuffò.- per colpa tua, ora dobbiamo muoverci alla cieca.-

-non fa niente, noi siamo abituati a muoverci in questo modo...- replicò Uriah.- guarda, il presidente è appena entrato nel suo ufficio!-

La ragazza si arrabbiò.-non sappiamo neanche dove sia, quell’ufficio!-

Uno scricchiolio annunciò che la porta era stata aperta.

I due si voltarono.

L’ uomo appena entrato guardò prima l’uno e poi l’altro, vide il corpo del sorvegliante a terra e fece per dare l’allarme.

Helinor si gettò contro di lui con uno scatto felino e, dopo avergli chiuso le dita attorno al collo, lo sbattè contro il muro con violenza.

-chi siete?!- balbettò l’uomo.

Uriah scivolò attraverso la pallida luce e si sistemò al fianco della compagna.- cerchiamo l’ufficio di Shinra.-

-i-il presidente? Che volete da lui?!- esclamò il sorvegliante, con il volto sempre più paonazzo ad ogni minuto che passava.

Uriah lo guardò annaspare con indifferenza.- abbiamo un piccolo conto da saldare.-

La macabra tranquillità che si era creata fu interrotta dall’irruzione di altro un uomo nella stanza, che gridò:- FERMATEVI!-

Helinor lasciò il suo ostaggio immediatamente e si voltò.

L’uomo aveva capelli corvini  legati in un codino, era vestito con un elegante completo nero e le mani sollevate reggevano una pistola. Era un Turk, senza dubbio.

Il sorvegliante lanciò un’occhiata supplichevole a Tseng e cercò di strisciare carponi verso di lui.

Uriah gli calpestò una mano facendolo gridare e sorrise.- fermarci?-

-Reno! Rude!- esclamò Tseng, e altri due Turks entrarono nella stanza.- andate dal presidente!-

Il tipo con i capelli rossi lo fissò stralunato.- e tu?-

-posso tenere a bada due ragazzini.- rispose Tseng, glaciale.

Il sorvegliante gemette e tentò di togliere la mano da sotto la suola dello stivale di Uriah, che aumentò la pressione facendogli scricchiolare le dita.- due ragazzini?- fece eco, stizzito.

Helinor rimase immobile a guardare Tseng, impassibile.

-chiunque voi siate, avete l’ordine di lasciar andare quell’uomo e consegnarvi. Altrimenti, saremo costretti a sparare.-

-saremo? Tu... e chi?- chiese Uriah, con strafottenza, -io non vedo nessuno.-

Tseng non perse la calma.- avete cinque secondi.-

La mano di Helinor scivolò fino all’astuccio che stava appeso alla cintura.

 

-che cos’è?- chiese Helinor, sporgendosi a guardare la polverina incandescente che il medico del campo stava mettendo in una piccola boccetta di vetro.

Nhat era la persona più paziente e calma del pianeta. Lo stesso volto ovale e allungato, gli occhi dalle palpebre cadenti, insieme con un fisico paffuto, confermavano quell’idea di pace e tranquillità bonaria che fluiva dai suoi occhi grigi. Era giovane, aveva a malapena trent’anni, ma le rughe in mezzo alle sopracciglia e intorno agli occhi erano un ottimo motivo per dargliene almeno dieci in più.

-abbi pazienza, Helinor.- la apostrofò, con gentilezza.

La tenda del medico era piena di strane boccette, liquidi ed erbe di ogni genere. Lì viveva soltanto lui, tuttavia la tenda era abbastanza grande, in modo da accogliervi i feriti semmai ce ne fosse stato bisogno.

In terra c’erano due cuscini: su uno era inginocchiata Helinor, l’altro era vuoto, perché Nhat era in piedi ad armeggiare con le boccette.

Quando ebbe finito di travasare la polverina, porse tre boccette di vetro a Helinor.

-cos’è?- insistè lei.

Lui s’inginocchiò sul cuscino, lentamente.- è un fumogeno.-

Helinor guardò la polverina.- poco credibile, come fumogeno.- commentò, portandosi l’oggettò davanti ad un occhio.

Nhat guardò il riflesso distorto dell’iride azzurra di Helinor attraverso il vetro, e sorrise.- basta che lo lanci a terra. La boccetta si rompe ed esce una coltre di fumo.-

Lei infilò le boccette nell’astuccio.- grazie. Quanto ti devo?-

-non crederai che l’abbia fatto per soldi!- esclamò Nhat, in tono divertito.- infiltrarsi nella Shinra è troppo pericoloso, senza gli strumenti adatti.-

-già...- mormorò Helinor, pensierosa.- mi chiedo come andrà a finire...-

-Gammon è un capo saggio. O almeno dà quest’impressione.- disse Nhat.

 

Helinor afferrò la boccetta, la estrasse dall’astuccio e la gettò a terra con forza.

L’ampollina di vetro si frantumò appena entrò a contatto con il pavimento, frantumandosi in pezzi microscopici, e una nube di fumo nero esplose nella stanza.

La ragazza sentì Tseng tossire e, accuciatasi a terra, strisciò fuori dalla stanza, sicura che il suo compagno avrebbe fatto lo stesso.

Era inutile preoccuparsi per lui.

 

(...)

 

-signor presidente! Signor presidente!- strillò Reno, catapultandosi nell’ufficio di Shinra.

Rude entrò dopo di lui.

La stanza era vuota. La scrivania era perfettamente in ordine, come se nessuno l’avesse ancora toccata. La sedia davanti alla grande vetrata era posta con il sedile sotto il tavolo, come se nessuno vi si fosse seduto.

Reno si guardò intorno, colto dal panico. –ma dov’è il presidente?!- esclamò, rivolto a Rude.

-non ne ho idea!- rispose l’uomo pelato con un gesto seccato.

 -dobbiamo trovarlo! O Tseng ci farà a pezzi!- strepitò Reno, e con una velocità mai vista prima, percorse la stanza a grandi falcate e raggiunse la porta dell’ufficio. Quella si aprì tanto improvvisamente che mancò di poco lo sventurato Turks.

-cos’è tutto questo chiasso?- chiese il presidente Shinra.

Era seguito da un ragazzo alto, dai lunghi capelli argentati e lo sguardo impenetrabile, che catturò subito l’attenzione di Reno.

Sephiroth fissò i due Turks quasi li stesse deridendo, dopodichè entrò nell’ufficio insieme a Shinra.

-che ci fate voi due qui dentro? E senza aver avvertito nessuno!- esclamò il presidente, indignato.

Reno lo guardò.- siamo Turks, signor presidente! Ci sono due intrusi nel palazzo! Dobbiamo portarla in salvo al più presto!-

-due intrusi?! E come sono entrati?!- abbaiò il presidente, severo.

-signor presidente, non credo sia il momento di discutere.- intervenne Sephiroth.- se ci sono intrusi, dobbiamo catturarli. Potrebbero attentare alla sua salute.-

Shinra lo contemplò per qualche istante, poi riprese a dare ordini:- Sephiroth, trova i due intrusi e catturali! Li voglio vivi! Potrebbero avere informazioni preziose sull’Ombra.-

Sephiroth fece una riverenza e corse via.

-e voi due?-

-dobbiamo scortarla fuori di qui!-

 

(...)

 

-attenzione, ci sono due intrusi nel palazzo. Si ordina di fermarlia tutti costi e di catturarli vivi.-

Helinor maledisse il momento in cui si era lasciata convincere da Uriah a seguire il suo piano folle.

Correva per i corridoi.

Svoltò a destra si trovò davanti ad un bivio. A destra si udivano delle voci e dei passi, a sinistra c’era una porta chiusa.

Helinor si avvicinò immediatamente alla porta e cercò di aprirla, ma si accorse che era chiusa e dovette rinunciare ad ogni tentativo.

Appoggiò le spalle alla porta e rimase in silenzio, immobile, all’erta, mentre le sue dita si stringevano intorno al manico gelido del pugnale.

Passi.

Molti passi.

Dovevano essere circa cinque persone, e si stavano dirigendo verso di lei.

Si portò in posizione da battaglia e prese un bel respiro.

Gli uomini le furono davanti in pochi istanti. Tre di loro dovevano essere dei terza classe, mentre gli altri due erano solo cadetti.

-è l’intruso!- gridò uno dei Soldier, impugnando il fucile.

Helinor strinse il manico d’argento del pugnale e guardò gli uomini con aria corrucciata, poi sollevò l’oggetto e ne sfiorò la lama con le dita.

Una scossa e un brivido le passarono attraverso la schiena, e il ferro sembrò assorbire tutta l’energia della Materia che aveva usato.

 

-ti stai preparando per entrare in qel posto, vero?- domandò pigramente il giovane armaiolo che vagava sempre per la piazza vendendo armi.

Helinor annuì.-hai qualcosa per me, Shon?-

Shon sembrò felice che lei glielo avesse chiesto, afferrò il sacco che portava in spalla e iniziò a scarufare al suo interno.

-in reraltà, avrei qualcosa che fa per te. L’ho sottratta a uno di quei Soldier...- disse Shon, gioviale.- ma non te la cederò per meno di cento Guil.-

-cento Guil?!- esclamò Helinor, sgranando gli occhi.- spero per te che sia qualcosa di utile, almeno!-

-lo è!- sbottò Shon, irrigidendosi per l’offesa subita.- io vendo solo merce di qualità, hai capito?!-

-va bene, va bene.- ridacchiò Helinor.- adesso però, fammi vedere cos’hai.-

-Materia. Serve per fare le magie. Questa in particolare è una Materia Thunder.- disse Shon, assumendo un’aria quanto più possibile professionale mentre le porgeva una sferetta.- la carichi sulla tua arma e fai la tua magia! Bello, no?-

Helinor fece per afferrare la sfera, ma Shon ritrasse subito la mano.- alt! Non si tocca! Questa è una cosa preziosa, sai?- e la guardò con aria avida.

Lei sospirò e sborsò cento Guil richiesti.- spero per te che funzioni, altrimenti quando torno qua ti faccio a pezzi.- lo minacciò.

 

Sentiva la carica elettrica sul pugnale e un brivido freddo le percorse la schiena; l’adrenalina le scorreva nelle vene come un fiume impetuoso. Alzò il braccio, puntaò la lama verso il soffitto e gridò:- THUNDER!-

Una folgore colpì i cinque uomini fulminandoli all’istante, lasciando Helinor senza fiato.

Dovrò ricordarmi di ringraziare Shon, pensò, riponendo il pugnale al suo posto.

 

(...)

 

Helinor percorse dedali, evitò scontri rifugiandosi negli uffici, uccise molti uomini, finchè non ebbe raggiunto un corridoio a senso unico. Corse a capofitto fino a scontrarsi con un muro che metteva la parola fine al suo percorso. Lo colpì con un calcio, furiosa, e lo guardò portandosi le mani ai fianchi.

Stava per muoversi e cambiare strada, quando avvertì una leggera pressione sul collo. Abbassò lo sguardo.

Una lama le aveva lasciato un finissimo segno rosso sul collo.

-non muoverti.- le ordinò una voce stentorea.

Lei cercò di voltarsi, ma la spada di Sephiroth la costrinse a guardare dritto avanti a sé.

-detesto ripetermi.- disse il platinato, in tono aspro.

Helinor emise una risata di disprezzo.- Soldier.-

Un gesto fulmineo. La lama di Sephiroth si scontrò con il pugnale di Helinor.

I loro occhi si incontrarono.

Helinor respinse la Katana.- finalmente faccio la conoscenza di un vero Soldier.- commentò.- spero che almeno il vostro stipendio renda onore alle vostre ingiustizie.-

-cosa ne sai tu, d’ingiustizie?- replicò Sephiroth, impassibile

-ne so molto più di te, se permetti.- ringhiò Helinor, che si piegò sulle gambe e saltò verso di lui con agilità.

Sephiroth arretrò e alzò la spada per poterla infilzare, ma lei si diede lo slancio mentre era in volo, atterrò alla destra di Sephirot, rotolò, si rialzò e cercò di colpirlo al fianco con il pugnale.

Il ragazzo si voltò velocemente  e sferzò l’aria con la Masamune per colpirla. Helinor si accasciò al suolo per evitare di essere colpita e gli scivolò sotto le gambe, gli ricomparve alle spalle e lo afferrò per il collo. La forza fisica del Soldier gli permise di liberarsi e, afferrato con la mano libera il polso di Helinor, si piegò in avanti e la lanciò contro il muro.

Lei sbattè la schiena contro la parete e si accasciò al suolo.

Si rialzò immediatamente, con il fiato mozzo e si accorse di aver perso il pugnale.

Lo individuò poco lontano da lei e tentò di gettarsi in avanti per riprenderlo, ma Sephiroth le puntò la Masamune alla gola.- arrenditi.-

Helinor sospirò e si portò le mani dietro la testa, lentamente.

-togliti la maschera. Ti servirà a poco quando ti avrò consegnata ai Turks.- ordinò seccamente il ragazzo.

Lei esitò.- dovresti essere più gentile con le ragazze.-

-zitta.-

-scusa. Non ti arrabbiare.- gli disse Helinor, scuotendo leggermente il capo.- c’è modo e modo per dare ordini.- e così dicendo, slacciò la mascherina, che cadde ai suoi piedi con un leggero tonfo.

Sephiroth la fissò sbalordito. Un’adolescente. Doveva avere anche la sua età.

Aveva perfino un viso simpatico.

-s-sei... una ragazzina.- osservò.

-grazie di averlo notato.- sbottò Helinor, in risposta.

Un rumore metallico.

-Helinor!-

Uriah!

Sephiroth affondò il colpò, ma lei si spostò con rinnovata energia e corse fino alla parete alla sua destra. Dal condotto di aerazione pendeva il braccio di Uriah, lei saltò e lo afferrò velocemente.

-torna qui!- inveì Sephiroth, furioso.

Me la sono lasciata scappare!

Guardò il condotto d’aerazione. Era troppo alto, non ci sarebbe mai passato. Imprecò mentalmente, ma non manifestò alcun segno della rabbia che provava dentro.

Erano fuggiti.

 

 

Angolino dell’autrice:

...

...

...

Ahem! Eccomi qua! Credo di dovervi qualche spiegazione, cari lettori (semmai ce ne saranno) XD (ecco, dacci una spiegazione – nd tutti). Non intendevo pubblicare questa fan fiction. Anzi, non volevo davvero farlo. Poi ho pensato: “cosa ci sta a fare una fiction sul mio computer, se posso leggerla solo io?”

Domande retoriche a parte... insomma, mi sono fatta coraggio e l’ho publicata. Fa parte di un progetto molto grande a cui sto lavorando. Ebbene, questo “What If”, parte da quando Sephiroth, Angeal e Genesis avevano diciassette anni ed erano Soldier di seconda classe, ma questo verrà chiarito nel prossimo capitolo. Naturalmente, la storia è inventata da me, anche perché non ho idea di quello che era successo in quegli anni a Midgar, né ho una conoscenza molto approfondita degli eventi che accadono nel prequel di Crisis Core, Befor Crisis. A parte questo, inseriti i miei personaggi principali, ho provato a tirare fuori questa... questa cosa.

Sto scherzando. Un motivo per cui l’ho pubblicata è perché, volendo diventare scrittrice, dovrò pur fare esperienza in qualche modo, e pubblicare le fiction mi permette di rendermi conto delle cavolate che scrivo e di migliorarmi.

Bene. Detto questo, se ci saranno altri avvisi (l’ufficio reclami è da quella parte... non tiratemi pentole addosso), li farò in seguito.

Um... ditemi quello che ne pensate, altrimenti penserò veramente male... critiche e consigli ben accetti. Soprattutto consigli sullo stile.

Non fate caso ai flashback, è un modo per iniziare a conoscere ambienti e personaggi … ok, ok, me ne vado, non vi arrabbiate!

Un bacio.

  
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