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Autore: reby    16/05/2010    4 recensioni
Improvvisamente, tutto il tempo che erano stati lontani sembrò piombare tra di loro come invisibili macigni, inducendolo quasi a credere di trovarsi un estraneo davanti agli occhi.
La colpa in verità non era affatto sua, e Yamato lo sapeva bene. La spirale che gli aveva portati a separarli era stata iniziata da lui.
Lo sapevano tutti.
Ma due mattine prima, quando Tai l’aveva cercato in ufficio aveva capito quanto fosse migliore di lui.[...]
Il destino aveva voluto farli rincontrare in quelle circostanze orribili, ponendogli di fronte la più grande e triste verità.
La realtà non aspetta mai.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mimi Tachikawa, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Mimi/Matt, Sora/Tai, TK/Kari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Whatever happened to truth
Lost without a trace
Whatever happened to the mirror
That showed me a happy face
Gary Go – Open arms
 
 
 
~
 
 
Il cielo era plumbeo quella mattina.
Nuvole cariche di pioggia aspettavano l’istante giusto per cominciare a rigettare milioni di gocce fredde su Tokyo, ancora assopita.
Sora era già sveglia nonostante fossero le cinque del mattino. Osservava dalla finestra dell’hotel la strada circostante assorta nei suoi pensieri.
La sera prima si era addormentata in camera di Mimi ed Izzy. Il ragazzo dopo la sfuriata non era più rientrato ed al suo risveglio aveva trovato suo figlio schiacciato tra lei e la modella.
Sorrise, pensando a quella scena che solo qualche settimana prima le sarebbe parsa impossibile.
Facendo attenzione a non far rumore per non svegliare i due ancora tra le braccia di Morfeo si diresse in bagno.
Contemporaneamente, Izzy aprì la porta della camera con cautela.
Rimasero immobili a guardarsi, fin quando il ragazzo con un sospiro le fece cenno di seguirlo fuori.
Con il cuore in gola, Sora lo seguì.
La luce anonima del corridoio era tenue, ed il silenzio pareva parlargli di troppe, ingombranti cose.
Izzy si sedette sulle scale deserte imitato poco dopo da Sora.
Silenzio.
Quanto può essere assordante un silenzio quando è saturo di domande?
-Ti chiedo scusa per ieri,- esordì Izzy, tenendosi la testa tra le mani.
La ragazza sospirò. -Avevi tutte le ragioni per reagire in quel modo. Non preoccuparti.-
Nuovamente furono inghiottiti dai loro pensieri.
Fu Izzy a spezzare di nuovo quella corrente silenziosa.- Come hai fatto ad andare avanti?- le domandò con un sussurro, voltando il capo nella sua direzione ed incontrando la sua espressione addolorata.- E’ questo che non riesco a spiegarmi. Certo, sei sempre stata forte ma…- deglutì, prima di continuare - …la maternità, Sora…è una cosa troppo grande anche per te.-
Lei sorrise, amara.- Non è stato facile. Per niente. Non sai quante volte ho composto il numero di Tai in quei nove mesi d’inferno ma alla fine non ho mai inoltrato la chiamata. Mi sentivo svuotata.-
-Penso che l’unica ragione che mi ha evitato la pazzia era il bambino che mi cresceva in grembo,- continuò poco dopo.
Izzy si passò le mani tra i capelli, nervoso.- Mi dispiace così tanto…noi eravamo tuoi amici, io ero tuo amico…e ti ho abbandonata.-
Sora istintivamente gli posò una mano sulla spalla, per poi ritirarla immediatamente quasi scottasse.- Non…non devi dire certe cose. Non devi nemmeno pensarle, Izzy. Nessuno ha ragionato molto dopo…- si fermò per un attimo con lo sguardo fisso e la mente che correva veloce a quella maledetta sera di cinque anni prima,- dopo l’accaduto.-
Improvvisamente, Izzy l’abbracciò di slancio e Sora si lasciò andare ad un pianto liberatorio tra le braccia di uno dei suoi più cari amici. Lo abbracciò stretto mentre continuava a singhiozzare sulla sua spalla e sentendo le lacrime del ragazzo bagnarle la spalla.
Fu così che li trovò Mimi, affacciandosi fuori dalla porta. S’inginocchiò vicino a loro e li circondò entrambi con le braccia.
C’era solo una cosa che tutti e tre avevano chiara: non si sarebbero lasciati più.
 
 
La mattina dopo erano diretti in ospedale.
Sora sapeva del risveglio di Kari, il giorno prima Matt in una brevissima telefonata l’aveva avvisata.
Arrivarono di buon ora, l’orario delle visite era appena cominciato infatti non c’era molta gente nel reparto.
-Volete andare prima voi?- chiese Sora, con in braccio il piccolo Taichi che si era nuovamente addormentato.
Mimi ed Izzy si scambiarono una veloce occhiata. Sapevano perché la loro amica era timorosa: non sapeva come l’avrebbe riaccolta Kari dopo tutti quegli anni.
-Andiamoci tutti insieme piuttosto,- le rispose Mimi trascinandola dentro con loro.
Era sveglia.
Tk non era in stanza, l’avevano trasferito al piano di sotto perché ormai le sue condizioni erano del tutto stabili e la sua uscita era prevista per la settimana dopo.
Le tende erano alzate e Kari guardava, stesa nel suo letto e con la flebo al braccio, la città muoversi da dietro le vetrate.
Quando si voltò dalla loro parte, sentendo la porta aprirsi, sgranò gli occhi.
Passò in rassegna i tre venuti in silenzio, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e Mimi ed Izzy corsero da lei, abbracciandola e Mimi la sommerse di baci.
Solo Sora rimase indietro. Il cuore le batteva furiosamente in petto, non riusciva a neppure a guardarla perché era come se guardasse Tai.
Si voltò intenta ad andarsene quando una flebile voce la richiamò, facendola fermare.
-Resta..- le mormorò Kari.
Izzy si staccò da lei. –Dammi Taichi, lo tengo io in braccio,- le mormorò all’orecchio – va da lei.-
Tremando Sora le tese il bambino che continuava a dormire beato e si voltò verso la sorella di Tai, che la fissava con un dolce sorriso che mai si sarebbe aspettata.
Ma infondo, lei è Kari…
-Buona chiacchierata,- disse Mimi dopo averle accarezzato la fronte e con un cenno del capo d’incoraggiamento verso Sora, uscì dalla stanza chiudendo la porta.
-Spero solo che Kari non dica niente a Tai del bambino,- sussurrò Mimi una volta fuori.
Izzy scosse il capo, mentre carezzava i capelli ribelli di Taichi.- Non lo farà-.
 
Kari batté la mano sul letto, facendo capire a Sora d’avvicinarsi.
In silenzio, lo fece e si sedette accanto a lei.
Era cambiata dall’ultima volta in cui si erano viste. Portava i capelli lunghi adesso e sembrava avesse preso qualche kilo anche se il viso a causa dell’incidente era molto scavato.
Gli occhi però, emanavano la dolcezza di sempre.
Sora le prese la mano e sorrise di rimando.
-Non ci credo ancora che tu sia tornata.- mormorò la secondo genita dei Yagami.
-Non ci credo nemmeno io…- fu la risposta della ragazza prima di abbracciarla.
Rimasero in silenzio, assaporando quel momento che entrambe avevano da sempre sperato.
-L’hai visto?-
La domanda improvvisa di Kari la fece trasalire ed un brivido freddo le percorse la schiena.
Non rispose.
-Lo prendo come un si-, disse con un accenno di risata la ricoverata.
-Sora…-
Lei alzò lo sguardo.- Dimmi.-
-Il bambino che stringevi poco fa, di chi è?-
Le lasciò la mano di scatto, facendola sobbalzare dall’improvviso cambiamento. Cominciò nuovamente ad agitarsi, senza trovare le parole adatte.
Ma infondo lo sapeva che l’avrebbe chiesto, lo sapeva che entrare in quella stanza avrebbe comportato la verità.
E Kari capì tutto. Non c’era bisogno di parole.
-E’ mio nipote.-
Non era una domanda.
Sora annuì, distogliendo lo sguardo.- Ti prego non dirglielo-.
Kari cominciò a piangere ma, a differenza di quanto si sarebbe aspettata la ex digiprescelta dell’amore, non erano lacrime di rabbia.
Ma lacrime di gioia. Cominciò a ridere tra le gocce salate che scorrevano sul suo viso liscio sotto lo sguardo di Sora, incredula.
Lentamente, la risata cessò, lasciando spazio ad una espressione assorta. -Io non gli dirò niente. Ma dovrai farlo tu, il più presto possibile. Lo sai, vero?-  
Sora annuì con un sospiro nervoso.
-Non ti lascerò partire senza avergli detto la verità Sora. Per lui è troppo importante.-
La maggiore tra le due perse un battito nel sentire quell’affermazione.
Allora forse…non mi ha dimenticata…
-Tu mi hai confessato un segreto. Anche io ne ho uno e finora nessuno ne è a conoscenza,- proseguì Kari facendola preoccupare.
-Kari cosa è successo?-
La ragazza si aprì in un sorriso. -Sono incinta.-
 
 
 
 
 
 
Quella mattina Tai non era andato a lavoro. La sera prima era uscito con alcuni suoi colleghi d’università con i quali non aveva perso i rapporti ed avevano passato la nottata a bere in un pub in pieno centro di Tokyo.
Si svegliò con un forte mal di testa e dopo aver ingoiato alcune aspirine si era vestito di fretta, notando l’ora tarda, e si era diretto in ospedale.
Quando l’ascensore si aprì sul piano dov’era sua sorella, notò subito due figure adulte davanti alla porta chiusa della sua camera.
Aumentò la velocità e solo quando era a pochi metri da loro, alzarono lo sguardo nella sua direzione.
Tai non riusciva a credere ai suoi occhi: Mimi ed Izzy erano lì davanti a lui. Il suo sguardo poi, come attirato da un’invisibile calamita si puntò sul bambino addormentato in braccio all’informatico che ora lo guardava sorridendo.
-Ciao Tai.-
Gli occhi del digiprescelto del coraggio si spostavano da Mimi –che lo guardava senza sapere come comportarsi- ed Izzy che continuava a sorridergli.
-Che ci fate qui?- fu l’unica domanda che riuscì a formulare, ancora troppo preso da quel bambino che aveva immediatamente riconosciuto.
Cosa ci fa in braccio ad Izzy?
Izzy, che aveva colto la sua tensione per via del piccolo, pragmatico come sempre si affrettò a precisare.
-Abbiamo letto la notizia su internet qualche giorno fa,- cominciò ed intanto Mimi con un sospiro si sedette accanto a lui.
-Mimi ha chiamato Sora e ci siamo precipitati qui. E, nel caso te lo stessi chiedendo, questo non è mio figlio-, concluse poi, calcando l’attenzione sull’avverbio di negazione.
Colto in flagrante, Tai si limitò ad annuire.
Mimi intanto lo fissava, nervosa.
Pensava alla sua migliore amica, che sarebbe uscita da un momento all’altro e l’avrebbe visto lì davanti a lei.
Accidenti..
Le si gelò il sangue nelle vene quando sentì la porta aprirsi.
Sora uscì con un sorriso radioso sul volto, asciugandosi gli occhi ancora umidi.
Ma quando sollevò lo sguardo, il sorriso scomparve immediatamente.
 
 
 
Because maybe
You're gonna be the one that saves me ?
And after all
You're my wonderwall
Oasis - wonderwall
 
 
Proprio come alcuni giorni prima, il mondo pareva essersi fermato improvvisamente. Nessuno dei due aveva perso in tutto quel tempo che li aveva visti lontani, la facoltà di perdersi l’uno dell’altro.
Passare un’intera vita insieme non è cosa da poco, e l’amore non conosce limiti temporali.
-Sei qui..- mormorò Tai, scorrendo lo sguardo sul suo corpo magro che ancora immaginava di toccare, baciare…fare suo.
Sora deglutì. –Sono…sono venuta a trovare Kari.-
Distolse lo sguardo con le guance in fiamme e si rivolse ad Izzy.- Dorme ancora?-
-Si, non si è nemmeno mosso.-
Mimi li guardava in silenzio. Rivide nei loro sguardi l’amore che trapelava ogni giorno, ogni secondo cinque anni prima.
La felicità e la loro semplicità d’amarsi, di scoprirsi e crescere insieme proprio come avevano fatto d’adolescenti.
E Mimi osò.
-Sora senti,- cominciò richiamando l’attenzione della sua migliore amica mentre Tai la sorpassava velocemente entrando nella camere di sua sorella.
Sora la guardò, con ancora lo sguardo ancora perso.
-Dovete parlare,- l’anticipò Izzy.
Mimi annuì, guardandolo. –Aspettare oltre non serve a niente.- Si alzò in piedi e la raggiunse, abbracciandola dolcemente.- Vi amate ancora, è evidente. Lui deve sapere.-
Sora la strinse forte, mormorandole l’unica cosa che in quel momento si sentiva in dovere di dirle.
-Grazie.-
Mimi sorrise, facendo scorrere la sua mano su e giù per la sua schiena. – Faccio solo il mio dovere d’amica.-
 
 
Tai aveva chiuso la porta e si era poggiato contro di essa chiudendo gli occhi.
Perché ogni volta è come tornare indietro?
Il cuore non smetteva di battere furiosamente dentro il suo petto. In quel momento si sentì di nuovo il ragazzino innamorato segretamente della sua migliore amica e che ogni qualvolta per caso si sfioravano, andava in fibrillazione.
-L’hai vista, eh?-
La domanda di sua sorella gli fece aprire gli occhi.- Sei sveglia!- esclamò avvicinandosi e baciandole la fronte.
Kari sorrise.- Chissà perché rivedo lo stesso sguardo perso che hai sempre avuto davanti a lei.-
Tai indurì la mandibola.- Non è vero.-
-Oh, certo che no,- ironizzò sua sorella stringendogli la mano.- Non sprecate quest’occasione, va da lei. Avete tante cose di cui parlare.-
-Per esempio cosa?!- sbraitò Tai improvvisamente.
-Abbassa la voce..- sussurrò Hikari per niente stupita dalla reazione del fratello.
-Kari io la vedo ancora in quel cazzo di letto con quello che era il mio migliore amico il giorno prima del nostro matrimonio…- biascicò Taichi, stringendo i pugni convulsamente.
La ragazza sospirò.- Non è stata colpa sua. In questo, lei è vittima quanto te.-
Tai si zittì.
Sapeva che Kari aveva ragione. Sapeva che la colpa era anche sua, era del suo orgoglio spezzato.
-Va da lei. Metti da parte il passato, avete una vita davanti a voi.-
-Kari lei…lei ha avuto un bambino..- mormorò Tai, tentando di frenare le lacrime che ancora una volta chiedevano d’uscire.
Sua sorella si morse il labbro. Non poteva dirgli la verità.
-Parlale allora, così risolverete tutto.-
In quell’istante un timido bussare li fece interrompere e Sora si affacciò timida sull’uscio.
Lo guardò per un lungo istante.
-Tai…-
-Arrivo.-
Non le lasciò nemmeno il tempo di finire la frase. Si avvicinò a Kari e dopo averle baciato la guancia, afferrò la giacca e uscì.
Mimi ed Izzy li videro allontanarsi nel corridoio, Tai faceva strada e Sora lo seguiva. Silenziosi.
Entrarono da Kari e si sorrisero.
-Mamma…- biascicò il piccolo Taichi, stropicciandosi gli occhi addormentati.
-No tesoro, la mamma non c’è adesso,- rispose Mimi con un sorriso carezzandogli la guancia calda.
Il piccolo le sorrise.
Kari lo guardava a corto di parole. Tai doveva esser stato proprio cieco per non riconoscere la sua esatta copia in miniatura.
 
 
 
 
 
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Rieccomi di nuovo qui, ragazzi.
Lo so, con un mese di ritardo. Vi chiedo perdono per l’attesa ma purtroppo il periodo esami per me è già cominciato e ne sto preparando due contemporaneamente...
Ma vi avevo fatto una promessa, dunque la storia continuerà!Spero di poter postare il prossimo capitolo il weekend prossimo(prima mi è impossibile), perché di solito la domenica mi concedo un po’ di relax(dannato studio!).
Ringrazio  marghepepe, Mimi18 e  Maximillian Granger per aver recensito lo scorso capitolo e per il sostegno che mi date ogni volta e senza il quale non riuscire a continuare :) .
Spero che questo capitolo sia degno dell’attesa che vi ho fatto patire.
Un abbraccio a tutti i lettori e chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite(spero di sentire presto qualcuno di voi!)
Ps. Non ho riletto il capitolo prima della pubblicazione, perciò mi scuso per eventuali sviste.
Alla prossima,
Sabrina
 
 
 
 

   
 
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