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Autore: Akane    29/08/2005    3 recensioni
Se potessi non esistere…ma per me è impossibile ormai. Sono stato creato e svanire non mi è concesso. Ma avrò la mia pace. Perché loro non sanno quello che fanno ma io si. Il tutto è da fermare alla radice. Dovrò bloccare il futuro nel presente.
Genere: Romantico, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Insolitamente insieme'
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CAPITOLO 6:
IN MY LIFE

/Joe/

Apro gli occhi e guardo l’ora sbadigliando. Sono le dieci di mattina, ho dormito abbastanza per oggi, anche troppo, con tutte le cose che ho da fare non riesco a star qua a poltrire. Mi alzo e mi faccio una doccia rinfrescante, quando ho smontato non l’ho fatta.
Vado al bagno e regolo l’acqua nella doccia, con cura tolgo i vestiti che indosso e li piego nel cesto della biancheria da lavare poi entro nel box e mi faccio avvolgere dall’acqua né troppo calda né troppo fredda, ma della giusta temperatura.
È una liberazione dopo il lavoro. Fare la notte normalmente non è faticoso ma capitano sempre quelle volte in cui ti stanchi e non finisci più.
Mi sembra di rinascere e senza troppi fronzoli, dopo essermi lavato, esco e mi asciugo. Non cammino in accappatoio come molti fanno, mi da fastidio bagnare il pavimento, poi finisco per prendermi un malanno.
Mi pettino i capelli col pettine buttandoli all’indietro, poi man mano che si asciugano la riga in mezzo viene naturale. Penso che li taglierò ancora, non si addicono molto ad un mendico, anche se sto ancora facendo la specializzazione. Mi manca comunque poco, devo pensare anche ai dettagli, l’immagine significa molto in certi casi.
Inforco gli occhiali e metto in ordine asciugando il pavimento del bagno, apro la finestra per disappannare le piastrelle e lo specchio, poi quando è tutto a posto esco dalla stanza e vado in cucina per mangiare qualcosa di sano e nutriente che funga da colazione.
Tiro fuori una tazza di latte e vi verso dentro i cereali.
È una colazione infantile, probabilmente, ma fra le più sostanziose e nutrienti, ci sono affezionato e mi danno da sempre la carica necessaria per affrontare la mattina.
Così sveglio e pimpante seleziono mentalmente tutto quello che sarebbe da fare, poi però mi soffermo sulle fatture e opto per accendere il pc e riordinare tutte le uscite del mese, così controllerò se i conti tornano.
Non ragiono mai seriamente su quel che faccio, ormai è tutto automatico, un rito. Sono cose che compio da sempre, non mi metto a riflettere sui perché o i per come, vengono da sé. Anche se a volte provo effettivamente l’istinto di smettere, di bloccarmi e fare cose che normalmente non farei, è qua che trovo l’appoggio di Sora e lei per prima mi spinge a fare cose inimmaginabili per il mio standard.
Con noi è stato così da quando abbiamo iniziato a frequentarci.
Eppure ci siamo come completati a vicenda.
Guardo le fatture senza vederle veramente e lascio la calcolatrice a mezzo numero.
È sorprendente il fatto che io e lei siamo diventati una famiglia. Da piccolo morivo dietro a Mimi, di due anni più piccola di me. Poi però ho notato la totale diversità di Sora e involontariamente ho cominciato a fare affidamento su di lei, prendendo molto ma anche dando altrettanto… o per lo meno ho cercato. Non si hanno mai conferme assolute in questi campi, ma tu comunque lo sai se ne è valsa la pena o no.
Ora sono ad un punto in cui senza di lei non saprei cosa fare.
È banale ma io lo sono in fin dei conti.
Quando mi perdo troppo nel mondo dello studio e dei doveri finisco per rimanerne schiacciato, è lì che poi è arrivata a sollevarmi Sora, prendendosi i miei pesi. Mi ha fatto capire che è assurdo sfaticarsi fino a quel punto quando si può farne a meno.
Ero in crisi con lo studio, dovevo dare l’esame decisivo e non dimenticherò mai che lei con la sua semplice forza e sicurezza mi ha fatto capire che se non volevo non dovevo… ed io invece mi sono reso conto che volevo.
Ho cominciato ad osservarla. Lei non è bellissima come Mimi ma ha un carattere incrollabile che pur opponendosi al mio mi completa.
Pian piano ci siamo dati a vicenda la forza giusta e abbiamo capito di essere più simili di quel che sembriamo. Normalmente sono gli uomini che aiutano le donne, eppure fra noi no. Non so se io sia riuscito ad aiutarla, se le ho dato qualcosa di utile, ma siamo diventati pian piano una bella squadra. Io sento profondamente di essere cambiato, le cose che prima ritenevo importanti ed essenziali ora non lo sono più ma del resto sono consapevole della mia fragilità. Senza di lei non saprei cosa fare. Lo so.
Immerso nel lavoro e nei pensieri quando il campanello suona mi prendo un colpo.
È una suonata insistente.
Mi sistemo gli occhiali sul naso, questa montatura sottile non sembra nemmeno di averla.
Con calma mi alzo e vado ad aprire, non corro mai per casa, potrei cadere e non sarebbe un piacere.
Apro la porta con la pacatezza che mi caratterizza, anche se ammetto che da piccolo ero decisamente più agitato, mi innervosivo per ogni sciocchezza e partivo per conto mio con quella di dimostrare chi ero. Alla fine ho capito che da solo non avrei mai potuto combinare nulla, ma non si trattava di debolezza.
- Joe! Da quanto! -
La voce squillante e allegra di Tai mi arriva rompendomi quasi i timpani, poi la sorpresa prende anche me. Non mi aspettavo una sua visita, è da molto che non lo vedo. Rimaniamo in contatto via mail ma di persona non riusciamo mai a beccarci.
- Tai! Come va?! È da molto che non ci vediamo! -
Gli do un occhiata sommaria, non è poi molto cambiato, fisicamente ha cercato di crescere, e magari anche ci è riuscito, ma ogni volta che lo vedo ha sempre la stessa espressione… da perenne bambino vivace!
- Cosa è successo, come mai qui? -
Mi mette un braccio intorno alle spalle e con quel suo ghigno poco raccomandabile dice trionfante:
- Sono qua per proporti di fare paracadutismo! -
Non capisco a cosa si riferisce ma ovviamente scherza.
Rido dicendogli di non scherzare poi come se parlasse da solo conclude:
- Beh, io ci ho provato! -
Non so a cosa si riferisce, ma forse aveva fatto una promessa a qualcuno.
Decido di lasciar perdere e gli offro qualcosa da bere, lui accetta ma in casa non tengo né birra né altre cose simili così si accontenta di una Coca Cola, a Joji piace molto per cui non manca mai.
Si siede e così tira fuori il rospo. Non lo fa apposta ma lo conosco. Viene qua solo se ha qualche problema.
- Avanti. Cosa hai combinato? Sei nei guai? O magari c’è qualcuno in fin di vita? -
Scherzo ma fino ad un certo punto, lui si fa una risata spensierato, lo invidio, è così dalla nascita e non smetterà mai.
- No, non sono io nei guai… ma ho ricevuto una mail strana da bambini in pericolo. Dicono di essere in tanti e di essere stati intrappolati in un posto che non è Digiworld. Ho ipotizzato che fosse un’altra dimensione ma per il resto sono solo teorie… -
Aggrotto le sopracciglia, dove vuole arrivare? Detta così sembra una barzelletta, prende sempre tutto troppo alla leggera.
- E insomma, ci vediamo domani, domenica, a casa di Izzy e Mimi tutti noi del gruppo. Così ne parliamo per bene. -
Mi aspettavo una cosa simile, non mi sbagliavo.
Le persone cambiano, io e Sora ne siamo una dimostrazione, i rapporti anche… ma Tai no. È l’unico a rimanere invariato… lui e Davis sono una razza a parte!
Sospiro.
- Va bene, ci saremo. L’hai già detto a Sora? -
- Si, già fatto… -
Il che significa che si sono visti, loro due si vedono spesso, sono molto amici. So che da piccoli hanno avuto una mezza storia.
Lo guardo pensieroso rimanendo composto. Non mi da fastidio, abbiamo tutti un forte legame e riconosco che alcuni di noi hanno un rapporto più solido e comunque diverso.
Mi sistemo i capelli scuri notando quanto i suoi siano in disordine.
Sorrido appena, ora si spiega la trovata iniziale.
- Joe, sei troppo serioso… -
Sentenzia così dopo aver seguito un filo di pensiero incomprensibile, poi andando per logica, essendo che ha parlato con Sora, sicuramente lei gli ha detto un po’ di cose, fra le quali che dovrei distrarmi di più.
- Hai parlato con Sora, vero? -
Cambiamo subito argomento mentre va in giro per il salotto a curiosare.
- Si, sono passato da lei prima di venire qua, poi mi ha ordinato di passare a salutarti per deviarti dalla retta via… -
Sorrido, è un concetto divertente.
- Di solito succede il contrario, ovvero si dovrebbe mettere le persone sulla retta via e non deviarle. -
- Si, ma nel tuo caso è diverso! Mi ha raccontato un po’… -
Sembra noncurante, è perché sta combinando qualche guaio. Lo vedo ficcare la testa nell’armadio dei DVD, tutti quelli che ci sono li ha comprati lei, film di guerra, azione e avventura, mentre io ho preso i fantasy per il piccolo Joji, che però non guarda molto, e i documentari… guardati molto di più dal bambino visti gli animali di cui parlano!
- Ah si? E cosa ti ha detto? -
È solo per parlare, tanto lo so cosa gli ha detto.
- Mm? No, nulla di che… lavori troppo, dormi poco, studi il doppio… -
- E cosa c’è di male? -
SBAM!
Nel mezzo della nostra chiacchierata sento un rumore preoccupante provenire dalle parti di Tai, non mi alzo, mi copro il volto con una mano e mormoro:
- Tai? -
Lui esce dall’armadio e alza le mani in alto a modo di resa.
- Non è successo nulla, non preoccuparti! -
Lo guardo dubbioso, credergli è come sparare sulla croce rossa… ha un aria così colpevole! Tai è un libro aperto per tutti. Scuoto la testa sospirando.
- Si… si… -
- Ma dai! -
Mi si avvicina dandomi una pacca sulla schiena.
- Comunque sia… di male c’è tutto! Le persone normali devono divertirsi! -
Torna di colpo all’argomento di prima. Sora deve aver parlato troppo.
- Si, ma anche crescere, non basta il divertimento nella vita. - Pacato rispondo.
- Ah, ma è importante comunque! Devi calibrare bene! -
Discorsi strani. Proprio da lui. Guardo l’ora, è un abitudine, non ho fretta ma ugualmente lo faccio spesso.
Questo gesto sembra svegliare in Tai il ricordo su cosa deve fare visto che allarmato comincia a correre verso l’ingresso.
- Devo scappare Joe, devo passare anche da TK e Kari! -
Non sindaco sul fatto che poteva telefonare invece che passare da tutti, come anche che Kari, essendo sua sorella, sarebbe dovuta essere la prima a saperlo… si infila le scarpe e in tutta fretta mi da un pugno amichevole sulla spalla e con un gran casino, come quello che ha fatto entrando, se ne va lasciando di nuovo il silenzio che sa di strano.
E così la ventata di aria fresca se ne va.
Nella mia vita ci sono molte cose importanti, me lo dico risedendomi al computer. Non solo il lavoro e lo studio. Ormai ho passato la fase de ‘il mondo pesa sulle mie spalle e dipende tutto da me’, ma non ci trovo niente di male nel darmi da fare per le cose a cui tengo.
Il lavoro, mia moglie, mio figlio… e questo angolo di paradiso che mi sono creato grazie a molte persone.
Tutto va bene.
Poiché comunque questa è la mia vita ed ognuno per la propria deve mettercela tutta per farla andare al meglio, visto che ci devo stare ancora a lungo, mi auguro.
   
 
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