Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra
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Autore: Lyla    17/05/2010    0 recensioni
Sono passati tanti anni dalla sconfitta di Argo, e Sansone, divenuto un uomo maturo, vuole sistemarsi con la donna che ama da sempre. Ma quando trova il coraggio di dichiararsi a Rebecca, la sua vita giunge a una svolta legata a un'esuberante adolescente dagli occhi azzurri e i capelli castani dalla quale non riesce a non sentirsi attratto... una storia a capitoli dedicata alla coppia SansonexMarie e alla nascita del loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Dieci

Capitolo Dieci

 

 

“Questa non la passerai liscia, Sansone!” stava dicendo Rebecca , gli occhi azzurri che mandavano lampi d’ira mentre cercava di scagliarsi contro di lui.

“Calmati Rebecca, calmati!”

Accanto a lei, un trafelato Hanson la tratteneva saldamente per un braccio, pronto a impedirle di tempestare Sansone di pugni.

“Calmarmi? Non posso calmarmi!” ribatté la donna voltandosi di scatto verso il magnate.

Era da anni che i due non la vedevano così in collera, ed era in occasioni come questa che perdeva tutta la sua grazia e compostezza e diventava più simile a una specie di arpia.

Ma d’altra parte, Sansone se l’era aspettato.

Si era precipitata da lui a Le Havre non appena le aveva telefonato per parlarle della “novità” in cerca di consigli.

Gli sfuggiva però il motivo per cui si trovasse con lei anche Hanson.

Incredibilmente maturato, il suo vecchio amico portava un monocolo e un paio di baffi tenuti con cura.

Inoltre i suoi abiti, la sua compostezza, lasciavano intuire come il diventare un magnate ricchissimo avesse inciso sul suo portamento e sul suo carattere, donandogli una sconosciuta sicurezza.

“Era proprio necessario venire fin qui a dirmene quattro, Rebecca?” sospirò Sansone, passandosi una mano dietro la nuca in un gesto che tradiva il suo stato d’animo spossato, e la donna gli rivolse un’occhiataccia.

“E come pensavi che avrei reagito, dopo che mi hai detto cosa le hai fatto? Ti avevo avvertito che se l’avresti fatta soffrire non avresti avuto scampo, e poi parlare a quattr’occhi non è certo come al telefono!”

L’uomo alzò gli occhi al cielo e si rivolse ad Hanson.

“Ci risiamo… e tu perché saresti qui?”

“Ecco, io…”

L’amico apparve per un attimo disorientato, in preda a uno strano imbarazzo, come se Sansone gli avesse appena chiesto di confessare un reato che aveva commesso tempo addietro, e per un attimo fu come se fosse tornato l’Hanson di una volta.

Poi parve riprendersi, e abbozzò un sorriso sul volto bonario.

“Sono venuto a farvi visita per un giorno o due, Rebecca mi ha detto tutto non appena l’ha saputo e mi ha chiesto di venire con lei… come va, Sansone?”

“Ma insomma Hanson, ti pare il momento dei convenevoli? Sansone si è comportato da vigliacco!” sbottò Rebecca liberandosi dalla sua stretta. “Lasciare Marie in quel modo, dopo quello che le ha combinato! Immagino che te la sia passata bene, in questi giorni. Troppo facile scrollarsi di dosso le proprie responsabilità come un vigliacco della peggior specie!” esclamò dopo aver fatto pochi passi nel salotto, girando intorno all’amico e guardandolo dritto negli occhi.

Sansone ripensò ai giorni che erano trascorsi dall’ultima volta che aveva visto Marie, gli tornò in mente la sua figura che saliva sul treno e spariva alla sua vista, ricordò l’aria triste ma risoluta nel suo sguardo e quello che si erano detti al parco… no, non se l’era passata affatto bene, da quando lei gli aveva detto di aspettare un bambino e lui l’aveva lasciata andare chiedendole del tempo per pensare.

Risoluto, ricambiò l’occhiata della donna dai capelli rossi che gli stava davanti come in attesa di una risposta, mentre Hanson li osservava da un metro di distanza, intento a pulirsi la lente ma senza perdersi una mossa, i pigri occhi azzurri che vagavano da Sansone a Rebecca e viceversa.

“No, Rebecca” esordì Sansone facendo un respiro profondo, lasciando che la sua schiena toccasse la parete come a sostenerlo. “Sappi che non sono stati affatto dei giorni felici, per me. Però ho intenzione di andare da lei il più presto possibile… non voglio che finisca tutto così. Sarebbe da codardo, e quando mai lo sono stato?”

La donna lo guardò attentamente, come se volesse scrutargli l’animo e capire se diceva la verità o stava solo cercando di allontanare lei e l’uomo che l’aveva accompagnata da lui, ma non disse nulla, e Sansone riprese a parlare.

“Mi conosci, e anche tu, Hanson… come potete credere che non m’importi niente di Marie e… del bambino? Sistemerò tutto, credetemi. Partirò domani mattina. Sto dicendo la verità!”

Cadde un silenzio carico di tensione.

Gli occhi di Rebecca cercarono brevemente quelli di Hanson che annuì con il capo, accondiscendente, poi si mossero sul cumulo di carta sul mobile d’ingresso e che aveva tutta l’aria di essere costituito da due biglietti di andata e ritorno di treno.

Si arrese, lo sguardo che tornava a posarsi sul volto di Sansone: brillava di un’assoluta sicurezza di sé, e non le sfuggirono le occhiaie che gli solcavano gli occhi, il colorito pallido e la piega delle labbra in tensione in attesa che la donna dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.

Sì, senza dubbio non aveva passato dei bei momenti, dall’ultima volta che lui e Marie si erano visti.

Alla fine, Rebecca scosse la testa, abbozzando un lieve sorriso carico di amarezza.

“Ma certo che ti conosciamo, Sansone. Che sciocca sono stata, a venire qui così con Hanson come se fossi diventato una specie di criminale e a puntarti il dito contro… ma per un attimo ho creduto che non fossi più l’uomo che conoscevo. Sono successe tante cose ultimamente, e pensavo… ma non importa. Spero che tu faccia la cosa giusta. Noi ce ne andiamo” disse la donna all’improvviso, dirigendosi all’ingresso per infilarsi il cappotto imitata da Hanson, e Sansone rimase a guardarli per alcuni attimi in preda allo stupore.

“Ma come? Così di colpo?”

“C’è qualcosa che devi fare, Sansone, e noi non siamo certo qui per intralciarti” gli rispose Rebecca con un sorriso, le dita che si stringevano intorno alla maniglia della porta, e Hanson si voltò verso di lui, sistemandosi il cappello sui corti capelli castani.

“Torneremo presto, non appena si calmeranno le acque. Stammi bene, amico mio!” disse cordiale.

“Au revoir, Sansone!”

Erano già nel cortile, a pochi passi dall’auto di Rebecca, e prima di salire a bordo, la donna gli rivolse un ultimo gesto di saluto. “Mi raccomando: pensa bene a quello che stai per fare. Marie ha bisogno di te.”

La verità di cui erano intrise le sue parole colpirono Sansone all’improvviso, risvegliando in lui un senso di colpa che aveva tentato a lungo di tenere a freno e che ora tornava a manifestarsi in tutta la sua forza.

“Lo so, Rebecca. Lo so” disse abbozzando un sorriso. “Arrivederci!”

L’auto si accese sbuffando, quindi partì con uno scoppiettio e si allontanò velocemente.

In breve fu come svanita, inghiottita dal traffico cittadino, e a Sansone parve di sentire in lontananza il fischio di un treno che era appena arrivato alla stazione, seppe che era tempo di partire.

 

**

 

In cima al promontorio c’era una figura solitaria e inconfondibile, vestita di un abito color grano e con lunghi capelli ramati che ondeggiavano sulle sue spalle, una figura minuta e volta verso l’infinita distesa del mare.

La riconobbe immediatamente come il suo futuro che lo stava aspettando fiducioso e paziente, e l’uomo si diresse verso di esso con passo deciso, animato dalla voglia di accoglierlo a braccia aperte, il volto illuminato dai raggi del sole del tramonto.

Aveva tanto atteso di poterla rivedere, di rivedere Marie, che non riusciva ad aspettare un minuto di più per trovarsi nuovamente con lei.

Affrettò il passo, e vide che la ragazza si voltava lentamente verso di lui, i grandi occhi blu che brillavano di una luce di consapevolezza: seppe che lo stava aspettando.

Pochi secondi e fu davanti a lei, le urla dei gabbiani che raggiungevano entrambi, il silenzio spezzato soltanto dalla brezza marina.

Si guardarono a lungo, la tensione tra loro perfettamente percepibile. Poi l’uomo aprì la bocca.

“Marie, io…”

“Sansone, non c’è bisogno che tu dica nulla!” lo interruppe la ragazza in un sussurro. “Io ho già deciso, e…”

No. Lei doveva ascoltarlo. Doveva sentire quello che doveva dirle, doveva sapere!

“Sono stato uno stupido ad andarmene, quella volta” esordì con un leggero sorriso. “Non ho avuto il coraggio di dirti come stavano veramente le cose, ed è per questo che sono venuto qui. Io devo dirti la verità!”

In preda alla meraviglia, Marie annuì mentre l’uomo le prendeva delicatamente una mano e gliela stringeva, lo sguardo fisso sulle loro dita intrecciate.

“Quale verità, Sansone?”

“E’… è mio figlio, vero?” disse l’uomo all’improvviso con voce venata di orgoglio, e lei apparve spiazzata per un attimo.

“No, è nostro figlio!” si affrettò a dire con un sorriso, trovandolo stranamente buffo.

“Nostro figlio…” mormorò lui con decisione, guardandola negli occhi con serietà mista a una felicità tutta nuova. “Non credi che meriti di nascere e crescere in una famiglia come si deve, che gli dia tutte le cure di cui ha bisogno? Una famiglia composta da un marito, e una moglie…” s’interruppe, stranamente impacciato, e quando sollevò delicatamente la mano di Marie perché lei potesse vederla bene, la ragazza rimase senza fiato: sul dito anulare era apparso un anello con un brillante, un inequivocabile anello di fidanzamento.

Sansone gliel’aveva fatto scivolare sul dito senza che lei se ne fosse resa conto, ipnotizzata com’era dalle sue parole.

Le stava chiedendo di… dopo tutto quello che era successo…

“Vorresti dire che noi dovremmo sposarci? Mi stai chiedendo di sposarti?” gli chiese incredula, in preda all’agitazione.

“Sì, Marie. Avrei dovuto farlo già da tempo. Scusami se mi sono deciso a farlo soltanto adesso, ma volevo fare le cose per bene, e quella volta non ne ho avuto l’occasione…”

La ragazza capì che non voleva costruire una famiglia con lei perché aspettava il loro bambino, ma perché era innamorato di lei.

Lo era da tempo…

Senza alcun dubbio.

Si sentì mancare il fiato, e in breve gli gettò le braccia al collo, fuori di sé dalla gioia.

“Oh, Sansone! Certo che lo voglio!”

Si abbracciarono a lungo, il futuro luminoso che attendeva entrambi e che ora sembrava incredibilmente più vicino.

 

Fine decimo capitolo

 

**

 

Ciao a tutti!

Dopo quasi due mesi senza aggiornare, ecco il penultimo capitolo della storia… era chiaro che alla fine Sansone avrebbe scelto di sposare Marie, e non solo perché aspettava un bambino… dopotutto il finale della serie lo conosciamo tutti, e anche se personalmente avrei preferito che Sansone sposasse Rebecca, si vede chiaramente da come la ragazza parla nell’epilogo della serie che il loro è stato un vero matrimonio d’amore! E’ stato comunque un piacere scrivere la mia versione dei fatti, e conto di pubblicare la fine vera e propria al più presto. Se vi va, lasciate un commento!

Lyla

 

  
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