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Autore: Dils    18/05/2010    4 recensioni
Era la donna della sua vita, ne era convinto. Buffo che ci fosse voluta una guerra per capire che, dietro agli stupidi litigi e a quella incontrollabile gelosia, c’era puro e semplice amore. Di quello vero, profondo e meravigliosamente imperfetto.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sempre.

 

 

Erano successe talmente tante cose nell’ultimo anno e mezzo che non si rendeva realmente conto di essere stato proprio lui a vivere tutto ciò: la ricerca degli Hocrux, la guerra, le battaglie, la perdita di amici e famigliari, e la sconfitta di Voldemort… Erano cose troppo grandi e troppo dolorose a cui pensare, negli ultimi sette anni aveva visto fin troppi orrori per i suoi diciottenni e, ora come ora, voleva essere solo quello che era: un ragazzo.

Nessuna gesta eroica, nessuna battaglia improvvisa, nessun pensiero. Niente.

Eppure sapeva perfettamente che non poteva fermarsi, che, nonostante tutto, la vita andava avanti. Veloce, incontrollabile, senza aspettare nessuno, tanto meno lui.  Il fatto è che voleva lasciarsi tutto alle spalle, ricominciare. Sembrava, però, che nessuno fosse disposto ad accogliere la sua muta, ma percepibile, richiesta. Dovunque andasse era acclamato da flotte di magni e streghe che lo festeggiavano per il coraggio che aveva avuto nell’affrontare in prima linea la guerra, nonostante non fosse costretto, dopotutto non era lui, il Prescelto. No, lui era soltanto l’amico fedele, sempre a fianco del grande eroe, pronto ad aiutarlo, difenderlo, in nome di un bene superiore, che ora come allora faticava a vedere. Avrebbe voluto urlare al mondo che non erano stati il coraggio o il senso del dovere a fargli affrontare quella guerra, al contrario era stata la vigliaccheria. Vigliaccheria di perdere il suo migliore amico, di essere visto come un traditore dalla sua famiglia, sempre pronta a schierarsi dalla parte del bene.

Paura di perdere lei, e di non capire il significato di quel “più” - “più che amici”, “più che compagni, “più che semplice gelosia”- che aleggiava tra loro due da fin troppo tempo.

Paura, forse, che loro due si sarebbero potuti dimenticare di lui. Paura che lei si sarebbe resa conto che poteva avere molto più che un semplice Ronald Weasley.

E poi c’era il dolore, quel dolore che non lo voleva abbandonare, lo seguiva, ovunque andasse, ovunque scappasse, che fosse solo in una stanza, o in mezzo a mille  altre persone, il dolore e i ricordi erano ancora lì, palpabili, crudeli, che lo opprimevano, che li ricordavano ciò che avrebbe voluto dimenticare.

Sapeva che se suo fratello, la perdita che più gli aveva fatto male, che meno riusciva a mandare giù, fosse stato lì, ora, gli avrebbe detto, divertito e ironico come sempre «Ei, Ronnie, che stai facendo? Vedi di alzare quelle chiappe e vivere il tuo futuro, tu che almeno puoi averlo!»

E aveva ragione, davanti a se, silenzioso ma pur sempre presente, c’era il futuro. Un futuro che rimandava, che non voleva affrontare, che non riusciva ad affrontare. Eppure lo sapeva, che doveva lasciarsi tutto alle spalle, che doveva prendere atto delle sue responsabilità. D’altro canto, se per un attimo provava a dimenticarlo, c’era lo sguardo di Hermione, repentino, attento, implorante, che li ricordava le sue priorità. Sguardo che, puntualmente, lui ignorava, attendendo il momento in cui anche lei si sarebbe stufata di aspettarlo, pur desiderando, nel suo profondo, che rimanesse sempre lì, al suo fianco, pronta a provare e riprovare a riportarlo alla realtà, ostinata e orgogliosa come solo lei sapeva fare. Ma sapeva che anche Hermione, prima o poi, avrebbe abbandonato quella battaglia, che anche il dolore, dolore di vedere il ragazzo che ama, silenziosamente e pazientemente, in quello stato di totale apatia avrebbe sconfitto perfino lei.

Era la donna della sua vita, ne era convinto. Buffo che ci fosse voluta una guerra per capire che, dietro agli stupidi litigi e a quella incontrollabile gelosia, c’era puro e semplice amore. Di quello vero, profondo e meravigliosamente imperfetto. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a confessargli tutto ciò, ma percepiva negli occhi di Hermione che inconsapevolmente e, forse, inevitabilmente non erano più da tempo un confuso “tu-ed-io” ma un “noi”definito e percettibile; ed era per questo che lei lo stava aspettando, perché sapeva che quello strano e spaventoso futuro, lo dovevano affrontare insieme.

 

Fu in un giorno qualunque, passato sotto il tiepido sole di fine agosto abbracciati nel giardino della Tana, che tutto cambiò.

Non ricordava come erano finiti lì, abbracciati e apparentemente sereni, forse semplicemente avevano capito che era così che dovevano stare, vicini, insieme a cercarsi di sorreggersi a vicenda.

Dopo quel bacio, veloce e disperato, nella Stanza delle Necessità, non ce ne erano stati altri, eppure ormai chiunque aveva imparato a considerarli una coppia, d’altro canto loro non avevano mai detto il contrario, e il loro comportamento ormai non faceva che confermare quella tesi.

Negli ultimi mesi avevano perfino iniziato a dormire assieme, senza fare niente, solo… si davano forza.

Ricordava la prima volta in cui, confuso e spaventato, si era infilato nel letto di Hermione, senza immaginare che, forse, la giovane potesse interpretare male quell’irruento gesto. Ma Hermione capì e, intrecciando la sua piccola mano con quella grande e forte di lui, lo fece distendere di fianco a lei, aspettando il momento in cui Ron fosse pronto a parlare. Fu un’ ora più tardi che il giovane decise di confessare cosa fosse successo: aveva avuto un incubo.

«Ho sognato che te ne andavi» aveva detto Ron, « e tornavi a vivere da sola, lontano da qui, lontano da me…» Hermione aveva sorriso e, accarezzando dolcemente una sua guancia, gli aveva detto «Sono qua, non vado da nessuna parte»

E lui le aveva creduto, come poteva non farlo?

 

Non erano più stati loro di allora, senza tragedie, senza urli, erano solo… Ron e Hermione. E questo bastava ad entrambi.

«Ron…?» Lo aveva chiamato sottovoce, riportandolo alla realtà, ma lui l’aveva sentita perfettamente. Lo costrinse a guardarla negli occhi, e in quel momento lui seppe che era arrivato il momento di andare avanti perché era lei, ora, quella che aveva bisogno di sostegno e non avrebbe potuto fare altro se non concederle tutto l’affetto che aveva.

«Tu mi ami, vero? Voglio dire, io…»

E Ron annuì, come se, per la prima volta in vita sua Hermione Granger avesse fatto una domanda talmente stupida da non meritare risposta.

«Voglio tornare a Hogwarts, Ron.»

Non era mai stata bella come allora, tra le sue braccia, vulnerabile e implorante, con i capelli al vento, la luce del sole che le illuminava il viso, e un’adorabile sguardo incerto. Non poté fare altro che baciarla. Con passione, con intensità, con amore, con semplicità. Come avrebbe fatto mille e mille altre volte ancora, capendo che il futuro, forse, non sarebbe stato così oscuro e spaventoso come se pensava se ci sarebbe stata lei, con lui, pronta a sorreggerlo e ad essere sorretta nei momenti più bui, come aveva sempre fatto.

 

 

 

Note.

Questa storia è stata scritta esattamente in un’ora e mezza (contate!) un po’ durante l’ora di supplenza di Greco (che siano benedette le Prof che si assentano improvvisamente!), un po’ rivisitata e sistemata oggi, mentre la trascrivevo al pc. Sto rileggendo “Harry Potter e i Doni della Morte” e non mi sono non potuta domandare se, per i componenti del Trio, dopo tutto ciò che avevano passato, fosse stato così semplice tornare alla vita normale, specialmente per Ron che ha perso un fratello… Okay, in realtà ho scelto Ron solo perché lo adoro alla follia ma, shh, questi sono solo inutili e superflui dettagli :) Io adoro Ron e Hermione, e non scriverò mai abbastanza su di loro. Gli adoro in ogni loro sfaccettatura: un po’ comici, un po’ sofferti, un po’ seri, un po’ terribilmente sdolcinati. Qua, come avrete potuto notare se siete arrivati fino a qua (O.O) gli ho voluti ritrarre nel loro aspetto più serio… ma, dopo una guerra, cosa altro ci si poteva aspettare? Che se ne andassero a pomiciare in giro come se niente fosse successo? Eh no, troppo facile! u.u

Con la speranza che vi sia piaciuta vi lascio,

Sbranina alias Diletta <3

  
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