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Autore: kleines licht    19/05/2010    1 recensioni
Una storia breve, di magia e amicizia...Da leggere la sera prima di dormire per sognare...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nevicava ormai da giorni ,cadevano fiocchi grossi ma perfetti nei dettagli,la villa “ortensia”era coperta da  una soffice coperta bianca che cresceva e si stendeva sempre più candida seguendo le rifiniture,gli angoli e le colonne della villa. Una figurina delicata dai contorni precisi si muoveva sul vialetto bianco senza dare nel occhio come se fosse un gatto dal passo silenzioso. Tutto era silenzioso  e quella figura ,Jolanda figlia del duca,stonava con i suoi stivali che ticchettavano sul viale grigio,all’ombra di un pino, coperto dalla caduta di quel tappeto tessuto con precisione. Jolanda aveva 16 anni, occhi azzurri , capelli arancione - biondo che cadevano lisci sulle spalle esili,uno scialle rosso la copriva  sino al busto e da quel punto partiva una gonna bianca lunga fino alle caviglie che cadeva su due  resistenti scarponcini di cuoio . Il suo era un portamento elegante e raffinato come per mettere  in risalto la sua altezza che non era fra le più  smisurate. Niente di lei stonava ,sembrava fosse allenata. Il  suo era un passo veloce ma ritmico con le gambe che non si piegavano ne troppo ne troppo poco. Si dirigeva verso il bosco di abeti che piombava come un sasso in un giardino rasato alla perfezione, come quello di villa “ortensia” con eleganti aiuole,con le sue forme imperfette e l’ erba alta sino alle spalle . Il corpo della figura si fermò di scatto e mantenendo un perfetto equilibro si guardò intorno : niente e nessuno interrompeva quel silenzio. Jolanda si scrollò la neve che le aveva cosparso i cappelli uniformemente. Il fruscio delle foglie era come un avviso che qualcuno stava entrando nel bosco. Dentro al bosco  Jolanda si scompose leggermente e si fermò come per essersi liberata di un problema ma poi riprese il suo passo perfetto. La 16nne scostò alcuni rami e perse lo sguardo nella vasta prateria che si estendeva ,quasi per dispetto, perfetta nei suoi dettagli. Il bosco era buoi e la neve vi cadeva a fatica mentre la prateria usufruiva di tutta la poca  luce e risplendeva con la sua coperta come per far invidia  al bosco che invece era nudo. Jolanda era rimasta perfetta nel suo scialle rosso col braccio sinistro leggermente piegato nel trattenere un ramo di pino. Il cielo era grigio ,i fiocchi cadevano morbidi e freddi sull’erba gracile . Jolanda fece un passo in avanti come per liberarsi dal ramo che reggeva,si scrollò le spalle e rimase immobile. Un bagliore uscì dal bosco opposto che distava mille e mille miglia. Il bagliore era veloce e  nitido ma irregolare . La figlia del duca era ai bordi del bosco come se fosse incerta se andare nella prateria dove aveva perso lo sguardo o tornare nel bosco squallido a lei inadatto come luogo, e privo di perfezione. Jolanda alzò, quasi tremando, lo scialle rosso e tirò fuori un elegante sacchetto verde dalle rifiniture dorate e dallo stemma della sua famiglia. Anche il sacchetto manteneva intatto il suo stile. D’un tratto la sua compattezza si diradò e diede spazio a una corsa veloce ma anch’essa pensata in modo che nulla stonasse neppure l’abbraccio finale che  strinse , non troppo, il corpicino minuscolo che si intravedeva nel bagliore di luce  che ora illuminava il viso di Jolanda per intero. Anch’esso era preciso con un naso piccolo ,una bocca non troppo grande e degli occhi che lasciavano a desiderare  solo un piccolo difetto dell’occhio destro. Jolanda di colpo ritornò con la sua compattezza ma con un sorrisino che non le aveva illuminato il viso per tutto il tragitto.

Poi ,quasi come se fosse pentita del suo ritorno al normale,esclamò anche se con un certo stile:- Feli,fata mia!. Essa però tornò normale e tese le orecchie per sentire la voce dell’amica fatata che aveva al fianco. Jolanda fece un respiro invisibile e silenzioso e poi parlò a Feli:- Amica mia , i miei sono molto precisi ,lo sai, ma ora vogliono che lo sia anch’io!-. Il suo era un discorso trattenuto e che lasciava a desiderare tutti i particolari. L’amica le rispose ma la sua fu una voce impercettibile. Di colpo Jolanda ebbe come uno scatto ,salì in piedi ,baciò l’amica, le porse il sacchetto verde  e senza spiegazioni iniziò a riacquistare la compattezza di quando era partita da casa sua. Si voltò solo per salutare con raffinatezza la fatina e poi continuò il suo cammino dritta e composta. Arrivata alla villa riprese del tutto il suo portamento come se non lo avesse mai perso…

Il corpo esile si muoveva  sotto la  neve che cadeva ,dando un tocco di magia  alla villa. Jolanda camminava instancabile  sul vialetto sempre più soffice quando si fermò di colpo sempre con perfezione  e accuratezza dei movimenti. Era quasi come se si fosse dimenticata qualcosa o per accertarsi di essere ancora composta e perfetta come quando era partita. Poi , quando si convinse di essere la Jolanda che era uscita mezzora prima  dalla sua villa alla chetichella,riprese il passo e il movimento preciso delle sue gambe esili. Salì la scala di marmo bianco che portava alla raffinata porta di legno di faggio con la serratura d’oro zecchino. Spinse con forza la porta ,entrò e senza fare troppo rumore la chiuse .  Iniziò a sciogliere l’elegante nodo dello scialle,si tolse le scarpe che  fecero comparire degli eleganti calzini bianchi dal bordo di raffinati  merletti  dalla trama perfetta e rigorosamente uguale l’una all’altra. Tutto venne riposto su un  attaccapanni di legno arricchito da  eleganti dipinti ,con una vernice bianca  . Jolanda infilò i suoi ”piedi di fata” in eleganti scarpette di raso e lino rosa , dalla tela leggera e morbida. Era come se fosse a casa di un amica perché il suo era un comportamento distinto e trattenuto come se ci fosse qualcosa di fragile,ad ogni angolo,che si sarebbe rotto con niente. Salì la scalinata di marmo bianco dalle ringhiere in marmo marrone con dei riccioli in fondo che ricordavano lo stile cinquecentesco delle reggi imperiali. Non era difficile scorgere il passo incerto della 16enne che si arrampicava senza fermarsi sulle scale silenziose della villa . Il silenzio venne infranto da una serie  di saluti che si susseguirono tutti l’un l’altro e tutti rivolti a Jolanda chiamata ”piccola regina”. Le voci erano dei servi e dei camerieri del duca. Jolanda fece diversi cenni e sorrisi forzati a quelle persone che sembravano pinguini e continuò il suo inarrestabile passo che sembrava stesse,piano piano, rallentando. Dopo poco si fermò davanti ad una porta in legno di ciliegio  che spinse delicatamente .Entrò in una stanza arredata con mobili raffinati,tutti in stile ottocentesco. Jolanda iniziò ad assumere una posizione rilassata ma prima di assumerla del tutto chiuse velocemente la porta a chiave in modo che la gente che riempiva i corridoi non le avesse visto fare alcun movimento imperfetto. Poi accennò una piccola corsa sino al letto dove abbracciò la gatta bianca che vi stava accoccolata. Le parlò ,le sussurrò frasi dolci e segreti ,poi sentì un “toc-toc”alla porta-finestra e corse ad aprire. Fuori vi era Feli un po’ raffreddata che si librò in aria per scuotere a terra la neve che si era fermata sulle sue ali.  Feli era una fata dal viso tondo ,le ali grandi ma sottili ,i capelli lunghi che cadevano dietro alle spalle e sopra la fronte,scostate dalla coroncina di raso regalategli da Jolanda,due antennine sottili e piegate. Il suo era un vestito a nuvole di rose e i suoi occhi piccoli , dalle pupille viola chiaro. Era avvolta da una luce gialla e anche lei assumeva rigorosamente quel colore perciò non era possibile capire i  colori  dei suoi capelli,del suo vestito o della sua pelle , solo gli occhi emanavano il loro colore viola. Jolanda era lì incantata a guardare la fatina con un  sorriso  immobile. Smise di guardarla quando gli angoli della bocca gli fecero male. Poi la fatina restituì il sacchetto verde a Jolanda dicendole di aver letto il suo biglietto che diceva:

Poi la fatina guardò l’amica con aria di consapevolezza e con un  sorriso amichevole si sedette sulla sua spalla. Jolanda ,intanto,aveva smesso di accarezzare la gatta bianca,Fiocco  di   Neve, e aveva iniziato ad accarezzare la fatina sulla punta delle antennine che si inclinavano leggermente.

Dopo alcuni minuti di silenzio iniziarono a ridere e a parlare e nessuno le fermò se non la fame e la stanchezza.

La mattina seguente Feli si svegliò per prima,si stiracchiò le braccia e si mosse le antennine poi ,con grande fatica, tolse dal suo corpicino esile le coperte. Jolanda, appena sveglia,fece lo stesso poi prese la piccola amica e la mise delicatamente nella tasca della  sua vestaglia di lino. Aprì l’armadio e ne tirò furi un piccolo vestitino di cotone per Feli e un’elegante vestito di seta bianca tempestato di rose di lino bianco, con le maniche pendenti per lei. Prese tutto perfettamente piegato sul braccio,come un cameriere e si diresse verso il bagno. Jolanda con Feli dentro alla tasca fece un paio di passi e aprì la porta,rigorosamente di legno. Erano in una grandissima stanza dai muri bianchi,la doccia ampia, una grossa vasca e con tutto rigorosamente di marmo bianco,si spogliarono e indossarono i sontuosi vestiti che avevano portato dalla camera fin lì. Appena furono cambiate uscirono . Percorsero le scale e  si diressero verso una stanza dalle ampie porte. Jolanda l’aprì e salutò con gentilezza l’anziana signora che cuciva un fazzolettino ornato di perle, seduta su di una sedia a dondolo. Era una signora di circa 90anni,piuttosto alta ,dai capelli bianchi, il viso rugoso ,dall’aspetto sembrava una donna vissuta,gli occhi erano azzurri e le mani lavoravano veloci e precise. Dopo pochi minuti la signora smise per un attimo di sferruzzare ed esclamò :- Jolanda,tesoro! Come sta la mia nipotina ?.- Ed ella rispose:- Bene nonna e tu ? Anche a me manca il nonno ,non mi sorprende che tu sia triste !! Ho portato Feli , la fatina,il segreto che solo noi sappiamo: ricordi? –Sì cara ricordo benissimo quando trovai quella fatina ed io promisi di non dirlo a nessuno, mi sembra ieri!. Intanto  Feli si era messa in bella posa sulla mano di Jolanda. Sembrava proprio che le due fossero parenti perché gli occhi e i lineamenti del viso era simili . Jolanda!- si sentì echeggiare – Jolanda!-. La 16enne salutò la nonna e le porse la fatina in custodia in modo che nessuno l’avrebbe vista , nemmeno suo padre.

Era il maggiordomo a cercarla e nemmeno lui si era mai aspettato un massaggio simile così presto. L’età della principessa  lasciava a desiderare ben poco ma era pur sempre ”piccola” anche se sotto le vesti di una bimba troppo cresciuta. Non era facile leggere ,anche se poche, le righe ordinate scritte sul lungo foglio bianco. Il messaggio mostrava  un chiaro messaggio :

Jolanda rimase in silenzio, ferma nel corridoio,illuminata solo a metà ,davanti  al maggiordomo con occhi lucidi e bagnati.

Non poteva evitare tutto ciò ed era costretta lì.

Corse in camera , indossò il più bel vestito, mise qualcosa di buono e qualcosa di carino in un piccolo zaino di seta e merletti,scese da sua nonna, le soffiò sul viso un flebile bacio e corse via con Felì dubbiosa nella tasca imbottita.

Corse sempre più forte e silenziosa, uscì e sparì fra le ombre degli alberi.

Jolanda aveva  una sorella e ve ne parlo ora perché fu l’unica  a  vedere la ragazza uscire  nel bosco.

Non era facile per lei avere un futuro marito alla ,ancora egregia,età di 16 anni.

Tornò a casa non prima del tramonto,il viso rigato di lacrime le dava un colorito rosso e la rendeva gli occhi rossi. Entrò,andò a cambiarsi e a lavarsi quelle lacrime salate. Andò a prendere la fatina solo quando fù veramente sicura di non far trasparire il pianto avvanuto ore prima. Nessuna si accorse del suo viso leggermente ma inesorabilmente rosso . Alle 21 , nel salone principale  alloggiavano milioni di ospiti e il padre chiamò Jolanda. Da un lato della scala comparve un ragazzo bellissimo: occhi azzurri ,capelli castani e il tutto evidenziato da un sorriso stupendo. Jolanda ricevette il baciamano dal suo futuro marito,il padre le chiese cosa volesse dire per ringraziare ma lei ricambiò con un incerto  ’’no’’. La folla esultò ma ella riprese il microfono e annunciò:

Jolanda sospese il discorso e osservò Jonni ,il suo promesso sposo,vantarsi . Ma solo lei sapeva che Jonni,quella sera,non avrebbe gioito. La ragazza  porse la mano al giovane che si era seduto sui gradini. Nessuno dei 2 conosceva l’altro ma sembrava fossero sempre stati amici . Poi,fra lo stupore della folla ,Jolanda e il

suo “amore”  galloparono nella foresta finchè non divennero un puntino,illuminato gioiosamente dalla piccola felì.

 

 

 

   
 
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