II.
‹‹Fallito, io ho,›› disse il maestro Yoda, guardando solennemente Obi-Wan e il senatore Bail Organa. ‹‹ In esilio devo andare.››
Socchiuse gli
occhi.
Sospirò. Il fallimento della sua missione contro
l'imperatore Palpatine al
Senato lo aveva lasciato esausto, e tremendamente demoralizzato: un
fatto che
terrorizzava fino al midollo Obi-Wan, più di quanto volesse
ammettere anche a
se stesso. Se Yoda ammetteva con tale rassegnazione la sconfitta,
allora...Non
poteva pensarci. Doveva fare qualcosa. Rimase in silenzio.
‹‹Cosa
farai tu,
maestro Kenobi?›› chiese Yoda, sporgendo un po'
la testa verso di lui.
Bail Organa
si
massaggiava gli occhi dall'altro lato del tavolo, apparentemente
esausto quanto
loro.
‹‹Vi
seguirò,
maestro,›› disse Obi-Wan.
‹‹Affronteremo l'esilio insieme. Ma
prima...›› Girò
il capo per guardare la calma distesa nera dello spazio sopra un
pianetoide
prossimo a Coruscant, dove avevano scelto di trovare rifugio in quelle
ore.
‹‹Sento di dover ancora tentare qualcosa. So che
la senatrice Amidala non è
d'accordo con tutto questo. Conosco il cuore di Padmé. Devo
convincerla a
lasciarlo. Il bambino...››
Bail si
drizzò nella
sedia. La menzione della senatrice Amidala non gli era sfuggita, e
adesso
guardava i due Jedi con la massima attenzione. ‹‹
Cosa c'entra la senatrice
Amidala...?››
Obi-Wan
guardò negli
occhi scuri del senatore di Alderaan. Ormai non importava
più se il segreto
veniva divulgato. Non importava più niente.
‹‹Aspetta
un figlio
da Anakin, ›› spiegò Obi-Wan.
‹‹E ho motivo di credere che siano in una
relazione da...tre anni.›› L'esatto piazzamento
cronologico gli sovvenne solo
in quel momento: si ricordò l'ansia e il terrore del suo
padawan quando Padmé
era caduta dall'aeroplano cargo, durante la battaglia su Geonosis.
Probabilmente stavano già insieme in quel momento. Ad ogni
modo, non si sarebbe
stupito se si fossero sposati in segreto.
Bail
sembrò voler
dire qualcosa, ma poi non disse niente. Sembrava stesse cercando di
digerire
quella notizia. Le sue spalle s'abbassarono sotto il peso di un macigno
invisibile, e il senatore non potè fare altro che guardare
il tavolo a cui
erano seduti. Non disse più nulla per un po'.
Ora Obi-Wan
vedeva
tutto perfettamente. Quanti errori aveva commesso. Quanti danni aveva
portato
la sua finta cecità di fronte al comportamento chiaro del
suo ex-padawan e
della senatrice di Naboo.
Avrebbe
dovuto
affrontarlo fin da subito, Anakin, fin da quando aveva avuto il primo
sospetto.
Avrebbe dovuto dirgli che quello che stava facendo non era ammesso, e
non era
in ogni caso ammissibile, e che si stava giocando la sua posizione tra
i Jedi
continuando con quella storia. Se fosse stato abbastanza duro, come un
mentore
dovrebbe sempre essere quando coglie in fallo il proprio protetto, se
avesse
agito in tempo, sarebbero stati risparmiati tanti dolori, a tante
persone:
anche ad Anakin, anche a Padmé.
Non avrebbe
dovuto
fingere con se stesso di non capire quelle occhiate enigmatiche che si
scambiavano. Una parte di Obi-Wan l'aveva sempre saputo che non erano
le
occhiate di due amanti soltanto, che s'incontravano per soddisfare
solamente un
istinto. Una parte di Obi-Wan, sì, aveva sempre saputo che
quelle erano le
occhiate di due innamorati: e Obi-Wan aveva dovuto, nolente,
nolentissimo, dar
ascolto a quella parte soltanto quando aveva visto il ventre pieno di
novità di
Padmé.
Si era troppo
attaccato a quel suo padawan irrequieto. Lo aveva troppo amato, come un
fratello, come un figlio, e per troppo amore aveva scelto di chiudere
un occhio
(e poi due) davanti alla verità più
folgorantemente chiara che gli si fosse mai
parata davanti. Per troppo amore aveva scelto di non rovinare l'unica
cosa
dalla quale Anakin sembrava aver tratto motivazione e
felicità durante la
guerra. Per troppo amore aveva scelto di mantenere in piedi una farsa,
anche se
Anakin stesso non aveva mai fatto nulla per nasconderlo.
Per questo
motivo,
Obi-Wan si era raccontato da solo una piccola bugia bianca, e se l'era
ripetuta
tante volte che alla fine aveva assunto il sapore familiare della
verità: era
solo un divertissement, una maniera di sfogare comuni bisogni umani
(come dopotutto
facevano anche altri Jedi, senza troppi problemi: ai Jedi era vietato
il
possesso, non il piacere slegato da esso), era solo una storiella fatta
di fili
sospesi, tresche clandestine, soddisfacenti ma non importanti. Forse
era solo
una di varie, forse Anakin s'intratteneva anche con altre donne, come
il suo
aspetto e la sua fama gli avrebbero permesso, e un giorno, quando
sarebbe stato
più maturo, avrebbe capito i suoi errori.
Eppure una
parte
irritante della sua coscienza gli aveva sempre detto che era da
sciocchi
convincersi che tra loro ci fosse soltanto una lussuria primitiva, da
giovani
spensierati. Erano le piccole cose che facevano parlare quella parte
della sua
coscienza. Gli sguardi alle feste del Senato, i sorrisi troppo grandi e
troppo
frequenti e troppo suggestivi, la maniera in cui le loro conversazioni
sembravano sempre finire bruscamente quando lui si avvicinava, la vaga,
cupa
distrazione di Anakin ogni volta che la senatrice parlava con un altro
uomo, la
maniera in cui Anakin parlava continuamente di Coruscant, come un disco
rotto.
Forse era per
questo
che Obi Wan aveva scelto di non investigare mai sulle sistemazioni
notturne del
suo padawan, quando erano in permesso a Coruscant. Non gli aveva mai
chiesto
dove passasse le notti, da dove venisse le mattine, e dove se ne
tornasse le
sere. Non gli aveva mai chiesto se si vedesse con delle donne, se
avesse
provato i piaceri dell'amore passionale con una di loro. Si era
raccontato
un'altra piccola bugia bianca: che Anakin aveva diritto ad una vita
privata
fuori dai suoi impegni di monaco e di guerriero, che dopotutto sapevano
fin
troppo l'uno dell'altro, e che passavano fin troppo tempo insieme. Che
Anakin
era adulto ed un Jedi altamente dedicato al suo servizio, che non
avrebbe
commesso errori irrimediabili.
E altre bugie
si era
raccontato Obi-Wan sul conto del suo amato Anakin: le più
pericolose, e
riguardavano il rapporto di Anakin con il Cancelliere. Fino all'ultimo
Obi-Wan
non aveva ascoltato, fino all'ultimo aveva negato un qualsiasi
coinvolgimento
oscuro tra il Prescelto della forza e il Cancelliere: e Obi-Wan
così facendo
aveva protetto più se stesso che il suo padawan.
Aveva avuto
ragione
il maestro Windu, così poco tempo prima, così
tanti secoli prima: Mace aveva
visto bene la maniera in cui Anakin s'era trovato all'improvviso in
bilico tra
il lato chiaro e il lato oscuro della Forza, sospeso tra lui, Obi-Wan,
e il
Cancelliere. E ancora una volta Obi-Wan aveva scelto di non indagare, e
limitarsi ad ammonimenti vaghi e leggeri come le nuvole.
Nella luce al
neon
della nave sospesa nel nulla, Obi-Wan vide che il suo errore era stato
amare
troppo Anakin. Non sapendolo, anche Obi-Wan aveva infranto una regola
del
codice dei Jedi. E dopotutto non lo aveva mai nascosto davvero: non era
stato lui
recentemente a informare il Consiglio che Anakin avrebbe fatto
qualsiasi cosa
per salvarlo dal pericolo, anche contravvenendo ad una delle regole
Jedi,
proprio perché sapeva che Obi-Wan avrebbe fatto la stessa
identica cosa? E non
era stato lui, Obi-Wan, a prendere le parti di Anakin davanti a Windu e
Yoda
quando si era parlato della mossa spionistica dei Jedi?
Ora tutte
quelle
bugie che si era amorevolmente raccontato sembravano le menzogne
più nere; si
erano intrecciate l'una con l'altra, si erano sfilacciate in tele di
ragno, e
Obi-Wan, i Jedi,
Era stato
fortunato
il maestro Windu, e con lui il maestro Fisto, e il maestro Kolar e il
maestro
Tiin: erano morti prima di vedere la grande tragedia, il più
disonorevole
scempio di venticinquemila anni di storia, e ora viaggiavano tranquilli
nello
spazio aldilà, uniti alla benevolente Forza che accoglie
coloro che
oltrepassano il mondo della percezione.
‹‹Agisci
come devi,
maestro Kenobi. Prudente sii, ex-padawan,›› disse
Yoda, con una punta di
affetto nella voce.
‹‹