“Galleggiando
a lungo in oceani deserti
Ho fatto del mio meglio
per sorridere
Finché i tuoi occhi
melodiosi e le tue dita
Mi attirarono
affettuosamente alla tua isola
E tu cantasti
Naviga da me
Naviga da me
Lascia che ti avvolga
Sono qui
Sono qui
Aspettando di possederti
…”
“song to the
siren Tim Buckley”
PROLOGO
Sono
tante le sensazioni che si
avvertono quando immergi le tue gambe nell’oceano per la
prima volta.
Non
tutti riescono a sentirle, ma
sono lì, che tu le desideri o meno.
Ma
se riesci ad avvertirle, è un po’
come tornare a casa dopo molti anni di lontananza.
Perché?
Non lo so.
Ma
questo è quello che ho provato
io.
Mi
sono sentita nuova, come se
avessi ritrovato l’altra metà di me stessa che
mancava.
Avevo
voglia di piangere quando
sentii l’acqua bagnarmi le caviglie: il suono delle onde era
un debole richiamo
nella notte e suonava come una voce che mi reclamava e mi pregava di
avvicinarmi, di immergermi nell’acqua e di non abbandonarla
mai.
La
nonna ha sempre detto che ad
ognuno di noi è destinata una storia.
Non
avevo mai creduto di averne
una, ma ora anche io so di averla.
Nella
vita ci sono cose che ti
cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte, ma arrivano
e dopo
non sei più uguale.
A
quel punto le soluzioni sono due:
o scappi, cercando di lasciartele alle spalle, o ti fermi e le affronti.
Le
sue parole, erano state quelle
che mi avevano portato a iniziare a camminare, ciò che mi
aveva portato a
lasciarlo, a scappare lontano da lui.