Light
and
Darkness
Capitolo
8
Le
forze la stavano abbandonando.
Sentiva una lacrima solitaria scorrerle sulla guancia.
“Che fine… Elena Gilbert, ti
saresti mai aspettata di morire così?”
Mentre si sentiva cadere,
accompagnata dalle braccia dell’assassino, le
sembrò di vedere un corvo volare
alto nel cielo. Una seconda lacrima si aggiunse alla prima.
Seguì il volo del
corvo, finchè non fu troppo lontano. Se doveva morire,
avrebbe fatto in modo
che i suoi ultimi ricordi fossero legati a Damon. Così
iniziò a ricordare il
suo viso, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua voce… tutto
ciò che poteva
ricordare, tutti i bei momenti…
***
La ragazza sobbalzò, scattando e
mettendosi seduta sul letto, con un movimento robotico.
«Bonnie! Mi hai fatta spav…»
Meredith non riuscì a finire la frase. Osservò
attentamente il volto
dell’amica. Gli occhi erano sbarrati e velati. Sembravano spenti.
Non era un buon segno. La ragazza
provò di nuovo a scuotere l’amica con forza,
tenendola per la spalla.
«Bonnie ti prego torna in te!»
La rossa si voltò, lo sguardo
lontano, fisso su un punto invisibile al di fuori della finestra.
«Il corvo.»
Disse Bonnie, con una voce
profonda, e così tanto diversa da quella del solito.
Meredith seguì il suo sguardo,
e in effetti qualche istante dopo riuscì a vedere in
lontananza una macchiolina
nera che planava verso terra.
Improvvisamente gli occhi di
Bonnie si chiusero e lei iniziò a bisbigliare parole
incomprensibili, muovendo
appena le labbra. Meredith smise di scuoterla, arrendendosi e
aspettando. Poco
dopo la ragazza aprì gli occhi, sobbalzando di nuovo. Il suo
sguardo incrociò
quello dell’amica, ma ora era uno sguardo normale, umano e
spaventato. Subito
si buttò tra le braccia di Meredith.
«Oh! Oh Meredith! Ho avuto una
visione!»
«Bonnie, calmati forza! Ricordi
cos’hai visto? Vuoi parlarmene?» Disse lei,
cercando di tranquillizzarla e
stringendola a se.
«Era strano. Ho visto un corvo.
Volava sopra delle lapidi. Poi il corvo ha sorvolato uno spiazzo e ho
visto
Elena! Oddio Meredith, è stato orrendo!»
La rossa singhiozzava, cercando
di controllare il tremito del corpo.
«Era a terra, piena di sangue.
Sembrava morta…»
Fece una pausa e Meredith si
alzò, portandola con se.
«Dobbiamo andare da Elena.»
«No, aspetta non è tutto! Poi ho
visto… persone… qui, a Fell’s Church.
Vedevo tante persone, ma era strano. Non
sembravano persone. E sapevo che erano qui per cercare qualcuno. E
poi… e poi…»
«Poi?»
«Non mi ricordo. So solo che alla
fine ho visto Elena. Ma stava bene. E rideva.»
Bonnie si era calmata e ora si
reggeva in piedi da sola. «Che sogno stupido.»
Meredith invece era pensierosa.
«Hmmm… forse dovremmo chiamare
Elena, per sentire se sta bene.»
«Un sogno non è mai solo un
sogno.»
«Come?» Disse Meredith. La frase
era stata un sussurro appena udibile.
«Cosa?»
«Bonnie, non hai appena detto…
lasciamo stare.»
Meredith prese il cellulare e
compose il numero di Elena, lasciando Bonnie dubbiosa e confusa.
***
Ma sentì il tonfo, sentì
l’impatto con il suolo, sentì
il
dolore.
Se sei morto, non senti nulla.
Non era stata liberata dalla
presa del vampiro, qualcuno lo aveva strappato da lei, ed ora Elena
sentiva
delle calde mani raccoglierla delicatamente, cercando di metterla a
sedere. Si
sentì avvolta da un corpo caldo e tremante.
Ma nessuna delle sensazioni
provate prima fu intensa quanto quella che stava per provare.
«Elena?»
Quella voce… quella voce!
Ma era morta? Perché c’era una sola spiegazione a
tutto ciò. No, non poteva essere… non…
«Elena!»
“Stupida, stupida, stupida! Non
sei morta!” Elena si sentì rinata, comprese di
essere ancora in grado di
sentire, di annusare, di muovere i muscoli, e di aprire gli occhi.
E gli aprì, cercando di
sollevarsi.
«Damon!»
Era lui, era proprio lui, lo
vedeva, lo sentiva.
Posò le mani sul suo volto, per
accertarsi che non fosse una visione. Le sue mani si appoggiarono sulla
pelle
calda del ragazzo.
Il suo cuore scoppiava di gioia.
«Oddio! Non sei morto! Damon!» Lei
lo strinse forte, ma lui ricambiò debolmente.
«Sei ferito.» Lo osservò
attentamente. Allora ciò che aveva detto il vampiro non era
del tutto falso.
Damon era messo male. Sanguinava.
Un senso di allerta la pervase.
Iniziò a guardarsi attorno spaventata. Dov’era
finito?
La risposta arrivò pochi attimi
dopo. Prima ancora di vederlo arrivare, Damon strinse Elena a se,
cercando di
nasconderla.
«Non vuoi proprio morire
Salvatore!» Esclamò Jonathan. Nei suoi occhi e
nella sua espressione, che
voleva sembrare solo lievemente scocciata e canzonatoria, Elena
riusciva a
vederci la furia e la sete di vendetta, vendetta per averlo interrotto
mentre
compiva il suo compito, vendetta per averlo strappato
dall’immenso piacere del
nutrirsi.
Damon invece… sorrideva. L’angolo
della bocca sollevato nel suo tipico sorriso, guardava con odio e
divertimento
il vampiro davanti a lui.
«Hai una pessima mira.» Disse,
mostrando lo squarcio tra i vestiti insanguinati.
«Ero sicuro di averti colpito. Al
cuore. Dovresti essere morto.»
Damon ridacchiò. Elena ammirava
il coraggio, perché riusciva ad essere così
convincente e sicuro di sé
anche
nelle situazione catastrofiche, come questa.
«E presto lo sarai.» Disse il
vampiro, rispondendo con un sorriso smagliante. «Per avermi
interrotto.»
Elena strinse forte il braccio di
Damon. Era indebolito, lo vedeva. Non avrebbe potuto fronteggiare il
nemico in
queste condizioni.
“Devo trovare un modo… mi serve
un’idea… un piano A!” Iniziò
a pensare freneticamente la ragazza. Era pervasa
da una scarica di adrenalina, dopo ciò che era successo.
Troppe emozioni,
troppo dolore. Dolore… “Sangue. Damon ha bisogno
di sangue. Ma come posso
fare?!”
Anche Elena era stata indebolita
dal vampiro, ma ormai si sentiva solo un po debole, niente di
così importante.
Doveva solo fare in modo che il vampiro si allontanasse,
così avrebbe avuto il
tempo… di offrire il suo sangue a Damon.
«Vedremo…» Sussurrò Damon
freddamente, l’espressione scontrosa, canzonatoria e
apertamente furiosa.
Tutto quello che accadde dopo
avvenne in pochi secondi.
Jonathan balzò verso Damon con
uno scatto felino, Damon si mise davanti ad Elena, spingendola
indietro,
cercando di allontanarla dal pericolo. Elena non fece quasi in tempo ad
accorgersi dell’attacco, che vide il vampiro volare dalla
parte opposta, verso
la foresta, con un paletto insanguinato piantato nella pancia.
«Occhio per occhio, dente per
dente.» Sussurrò Damon, infuriato. Si
voltò, stringendo Elena a se.
«Devi andare a casa, prima che
torni, solo li sarai al sicuro.»
«No!» Disse lei, divincolandosi,
visto che Damon si stava già muovendo. «Damon sei
troppo debole, hai bisogno di
sangue!» Lo guardò disperata, lui rimase in
silenzio per qualche istante.
«Non se ne parla nemmeno. Sei troppo
debole, quella lurida sanguisuga ti ha già
dissanguata.» Elena riuscì a
percepire tutto il disprezzo e l’odio celato in quella frase
e nel suo tono
freddo e controllato.
«No Damon, ti sbagli! E poi ne
hai bisogno, o non riuscirai mai a ucciderlo!»
Elena scosse Damon, tenendolo perle
braccia. «Ti prego…» Lo supplicava,
quasi in lacrime, e quello sguardo convinse
Damon. Non poteva permettersi di morire, non finchè Elena
fosse rimasta in vita.
Nessuno le avrebbe più fatto del male, lo promise a se
stesso.
La cinse per la vita, facendo
scorrere una mano tra i biodi e scompigliati capelli. Lei si
abbandonò alla sua
stretta, reclinando il collo e chiudendo gli occhi.
Sentì le labbra di Damon sul
collo, a lambirle la ferita lasciata da Jonathan. Poi di nuovo
sentì le pelle
perforata come da due aghi. Stranamente fu tutto più
piacevole di quanto si
aspettasse. Percepiva Damon come non mai, lo sentiva vicino, e i loro
pensieri
e le loro emozioni si fondevano. Elena finì col pensare a
cose stupide e senza
senso, persa in un torpore che le fece dimenticare la loro disastrosa
situazione.
“Non l’avrei mai immaginata così
la nostra prima volta…” Pensò.
Sentì Damon ridacchiare, ma sapeva che era
d’accordo con lei.
Si strinse al corpo del vampiro,
comunicandogli i passati istanti di panico di poco prima, quando ancora
credeva
che fosse morto. Ora era così confusa… si strinse
a Damon, guastando quei pochi
di attimi di tranquillità. “La quiete prima della
tempesta…” Non sapeva di chi
fosse quel pensiero, tanto le loro menti erano unite.
A mano a mano che passavano i
secondi, sentiva la stretta di Damon diventare più decisa,
buon segno, voleva
dire che stava prendendo energia.
Elena sarebbe rimasta
intrappolata in Damon per tutta la vita, in quella dimensione
parallela,
lontano dai problemi e dal vampiro che voleva dividerli, rifugiarsi in
quegli
attimi rubati alla battaglia, ma già sapeva che non era
possibile.
Sentì i denti di Damon ritirasi,
mentre lui lambiva con le labbra la ferita ormai non più
dolorante dei morsi.
Quei piccoli ed innocenti baci la fecero tremare, e se non fosse stato
per
l’autocontrollo di Damon, sarebbe davvero
rimasta così per sempre.
L’allontanò di poco per guardarla
negli occhi.
«Elena, ora però devi andare a
casa. Se sarai al sicuro, potrò concentrarmi
meglio.»
La ragazza si sentiva stordita e
non riuscì a rispondere, ma sorrise nel vedere
l’energia negli occhi di Damon,
occhi che un istante dopo furono trapassati da una luce scura. Si
sentì il
rumore del legno rotto, e lui si voltò di nuovo, trovandosi
esattamente come
prima, proteggendo Elena con il suo corpo.
«Troppo tardi. Mi dispiace
interrompervi, ma ho un lavoro da portare a termine.»
Il vampiro ora era davvero
infuriato, e non cercava nemmeno di nasconderlo. Pareva di vedere tante
piccole
scintille uscire dai suoi occhi cremisi. La maglietta era strappata
all’altezza
dello stomaco, e li era pieno di sangue secco.
«Smettiamola di giocare, ok? Ora
mi sono davvero stufato. Pensavo di averti già messo a
posto, ma mi ero
sbagliato, ora vediamo di sistemare la faccenda. E quando
avrò finto con te,
potrò tornare alla tua graziosa umana.» Elena
incrociò il suo sguardo e tremò,
indietreggiando, spinta da Damon.
«Forza allora. Fammi vedere
quanto vali.» Disse lui, con un tono volutamente canzonatorio.
Poi iniziò lo scontro.
Elena indietreggiò sino ad
arrivare al limite della radura. Si appoggiò ad un tronco,
lasciandosi
scivolare, sentendo le gambe cedere. Era debole, la testa le girava e
vedeva
tutto confusamente. Sentiva grida e tonfi, ma oramai non riusciva
più a capire
di chi fossero; e svenne.
***
Damon combatteva con tutte le sue
forze, e malgrado si fosse appena nutrito, Jonathan riusciva a metterlo
in
difficoltà, anche se ora era una lotta ad armi pari.
Bloccò il vampiro, prendendolo
per la gola.
«Per chi lavori!?»
In risposta lui lo guardò con
sguardo folle e assetato di sangue.
«Io non lavoro per nessuno.»
Pochi istanti dopo la lotta riprese, e Damon sentiva le poche forze
guadagnateabbandonarlo,
minuto dopo minuto.
Si accorse che Elena era svenuta.
Doveva resistere, per metterla al sicuro. Questa piccola distrazione
giocò a
suo svantaggio. Un ginocchio del vampiro lo colpì allo
stomaco, costringendolo
a piegarsi in avanti. In seguito si ritrovò con le spalle
contro un basso
muretto ricoperto di muschio, con Jonathan che lo sovrastava.
«E ora di farla finita! Mi sono
davvero stufato di giocare!»
Il vampiro stava per sferrare il
suo colpo mortale.
***
Elena si risvegliò, ma non seppe
dire per quanto tempo era rimasta a terra.
“Alzati, accidenti! Non è questo
il momento per svenire!” Si maledisse la ragazza, tirandosi
in piedi a fatica
appoggiandosi al tronco. Le rimasero in mano pezzi di corteccia e
foglie
secche, e urtò ance un bastone. Era sporco di sangue, il
bastone che aveva
usato Damon per infilzare il vampiro. C’era silenzio attorno
a lei, non se ne
era accorta.
Fece vagare lo sguardo, e
individuò immediatamente ciò che cercava. Si
avvicinò con passo felpato, il
cuore in gola, le mani che sudavano e le gambe che minacciavano di
cederle da
un momento all’altro. Contava sul fatto che il vampiro fosse
troppo concentrato
per sentirla.
Ma poi lo vide alzare il braccio
pronto a sferrare il colpo di grazia.
«NO!» Elena agì d’impulso, si
buttò in avanti, stringendo tra le mani la sua arma, e senza
guardare la
conficcò nella schiena del vampiro. Un urlo agghiacciante
riecheggiò per tutto
il bosco, e Jonathan portò subito entrambe le mani
all’indietro, cercando di
estrarre il legno, conficcato tra le sua costole.
***
“Dannazione Elena!”
Pensò Damon, vedendo la ragazza
avanzare silenziosamente alle spalle del nemico.
Non avrebbe dovuto, lui stava
solo bluffando, perchè anche lui stava preparando il suo
colpo mortale. Ma non
c’era modo di avvertire la ragazza. Così attese, e
con sua grande sorpresa
Elena agì, lo colpì davvero.
Non appena Jonathan aveva alzato
le braccia in preda ad uno spasmo di dolore lo aveva spinto
all’indietro,
alzandosi e schiacciandolo contro il terreno, in modo che il legno
penetrasse
ancora più in profondità. Il vampiro urlava
agonizzante, ed Elena era
terrorizzata.
«Dimmi per chi lavori!» Sussurrò
Damon, fissando gli occhi agonizzanti del vampiro.
«E’ la tua ultima
occasione.»
«Io non ho paura di te
Salvatore.» Disse lui ridendo a fatica. «E ti
volevo solo uccidere. Ma prima o
poi pagherai per tutto ciò.»
Damon era stufo di sentirlo
parlare, di sentirlo anche solo respirare.
«E’ tutto?» Disse, inclinando
l’angolo della bocca, con uno sguardo sadico e divertito.
«Peccato.»
Un’ istante dopo Jonathan era
morto. Per davvero.
Damon aveva letto l’odio nei suoi
occhi, prima che si spegnessero per sempre. Si voltò,
guardando Elena. Il suo
piccolo angelo che tremava con gli occhi lucidi e un’
espressione terrorizzata.
Non poteva immaginare il suo aspetto, di sicuro era sporco di sangue, e
la sua
espressione non doveva essere delle migliori. Per un istante Damon
pensò che
Elena avesse paure di lui. Ma dovette ricredersi.
«Damon!» Urlò lei, riprendendosi
e gettandosi tra le sue braccia, stringendolo e singhiozzando.
«Va tutto bene Elena.» Disse lui,
ricambiando la stretta e carezzandole i biondi e arruffati capelli
sulla
schiena. «E’ finita. Non potrà
più fare del male a nessuno. Mai più.»
Ora tutto sarebbe tornato alla
normalità, dopo qualche giorno quegli orrendi ricordi si
sarebbero offuscati, e
tutto sarebbe tornato come prima. Questo era quello che Damon voleva
dire ad
Elena, per calmarla, per rassicurarla, perché
l’unica cosa che voleva era
renderla felice.
Ma sapeva che sarebbe stata solo
una grande bugia, un’illusione alla quale non voleva
abbandonarsi. La storia
non era ancora finta, pensò, guardano di sfuggita il corpo
del vampiro al di
sopra della spalla di Elena.
Non le avrebbe mentito.
Salve fedeli lettrici!!!
Visto che in questi giorni la voglia di studiare è pari a zero, ho deciso di completare il capitolo 8... spero vi sia piaciuto, e vi ringrazio per la pazienza, visto che, mi rendo conto, è un po lunghino!! ^^
Cercherò di scrivere al più presto il 9... wow, 9! **
Grazie per avermi segutia fino a qui! E grazie ancora a Erika90, Clixa, biafin, ila_D e Deliah_ che commentano sempre i miei capitoli!!! Un milione di volte grazie!!!
Allora, preannuncio che la storia non finisce qui, no no, anzi, è solo l'inizio! xD vi attendono davvero delle belle sorprese!! ^^
Ora vi saluto, al prossimo capitolo!!!
Ancora mille grazie a tutti voi!!!
Cecy