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Autore: Clovely    19/05/2010    7 recensioni
Gli occhi di Elena sono azzurri come il cielo. Quelli di Damon neri come la notte. E come si dice, gli occhi sono lo specchio dell'anima... Elena e Damon sono tanto diversi, ma nel profondo, sono molto simili. Una fan fiction su questi personaggi, e su una storia d'amore per niente sempilce, ostacolata da vampiri millenari e legami indissolubili. Tra amore e odio, la mia storia sul malvagio vampiro Damon, e la bellissima umana Elena. Vi prego, leggete e commentate!
Genere: Romantico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Light and Darkness

Capitolo 8

Le forze la stavano abbandonando. Sentiva una lacrima solitaria scorrerle sulla guancia.
“Che fine… Elena Gilbert, ti saresti mai aspettata di morire così?”
Mentre si sentiva cadere, accompagnata dalle braccia dell’assassino, le sembrò di vedere un corvo volare alto nel cielo. Una seconda lacrima si aggiunse alla prima. Seguì il volo del corvo, finchè non fu troppo lontano. Se doveva morire, avrebbe fatto in modo che i suoi ultimi ricordi fossero legati a Damon. Così iniziò a ricordare il suo viso, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua voce… tutto ciò che poteva ricordare, tutti i bei momenti…
 

***

 «Bonnie! Bonnie svegliati!»
La ragazza sobbalzò, scattando e mettendosi seduta sul letto, con un movimento robotico.
«Bonnie! Mi hai fatta spav…» Meredith non riuscì a finire la frase. Osservò attentamente il volto dell’amica. Gli occhi erano sbarrati e velati. Sembravano spenti.
Non era un buon segno. La ragazza provò di nuovo a scuotere l’amica con forza, tenendola per la spalla.
«Bonnie ti prego torna in te!»
La rossa si voltò, lo sguardo lontano, fisso su un punto invisibile al di fuori della finestra.
«Il corvo.»
Disse Bonnie, con una voce profonda, e così tanto diversa da quella del solito. Meredith seguì il suo sguardo, e in effetti qualche istante dopo riuscì a vedere in lontananza una macchiolina nera che planava verso terra.
Improvvisamente gli occhi di Bonnie si chiusero e lei iniziò a bisbigliare parole incomprensibili, muovendo appena le labbra. Meredith smise di scuoterla, arrendendosi e aspettando. Poco dopo la ragazza aprì gli occhi, sobbalzando di nuovo. Il suo sguardo incrociò quello dell’amica, ma ora era uno sguardo normale, umano e spaventato. Subito si buttò tra le braccia di Meredith.
«Oh! Oh Meredith! Ho avuto una visione!»
«Bonnie, calmati forza! Ricordi cos’hai visto? Vuoi parlarmene?» Disse lei, cercando di tranquillizzarla e stringendola a se.
«Era strano. Ho visto un corvo. Volava sopra delle lapidi. Poi il corvo ha sorvolato uno spiazzo e ho visto Elena! Oddio Meredith, è stato orrendo!»
La rossa singhiozzava, cercando di controllare il tremito del corpo.
«Era a terra, piena di sangue. Sembrava morta…»
Fece una pausa e Meredith si alzò, portandola con se.
«Dobbiamo andare da Elena.»
«No, aspetta non è tutto! Poi ho visto… persone… qui, a Fell’s Church. Vedevo tante persone, ma era strano. Non sembravano persone. E sapevo che erano qui per cercare qualcuno. E poi… e poi…»
«Poi?»
«Non mi ricordo. So solo che alla fine ho visto Elena. Ma stava bene. E rideva.»
Bonnie si era calmata e ora si reggeva in piedi da sola. «Che sogno stupido.»
Meredith invece era pensierosa.
«Hmmm… forse dovremmo chiamare Elena, per sentire se sta bene.»
«Un sogno non è mai solo un sogno.»
«Come?» Disse Meredith. La frase era stata un sussurro appena udibile.
«Cosa?»
«Bonnie, non hai appena detto… lasciamo stare.»
Meredith prese il cellulare e compose il numero di Elena, lasciando Bonnie dubbiosa e confusa.
 

***

 
Credeva di essere già morta, perché finalmente sentì la presa del vampiro allentarsi sul suo collo, e si sentì cadere.
Ma sentì il tonfo, sentì l’impatto con il suolo, sentì il dolore.
Se sei morto, non senti nulla.
Non era stata liberata dalla presa del vampiro, qualcuno lo aveva strappato da lei, ed ora Elena sentiva delle calde mani raccoglierla delicatamente, cercando di metterla a sedere. Si sentì avvolta da un corpo caldo e tremante.
Ma nessuna delle sensazioni provate prima fu intensa quanto quella che stava per provare.
«Elena?»
Quella voce… quella voce! Ma era morta? Perché c’era una sola spiegazione a tutto ciò. No, non poteva essere… non…
 «Elena!»
“Stupida, stupida, stupida! Non sei morta!” Elena si sentì rinata, comprese di essere ancora in grado di sentire, di annusare, di muovere i muscoli, e di aprire gli occhi.
E gli aprì, cercando di sollevarsi.
«Damon!»
Era lui, era proprio lui, lo vedeva, lo sentiva.
Posò le mani sul suo volto, per accertarsi che non fosse una visione. Le sue mani si appoggiarono sulla pelle calda del ragazzo.
Il suo cuore scoppiava di gioia.
«Oddio! Non sei morto! Damon!» Lei lo strinse forte, ma lui ricambiò debolmente.
«Sei ferito.» Lo osservò attentamente. Allora ciò che aveva detto il vampiro non era del tutto falso. Damon era messo male. Sanguinava.
Un senso di allerta la pervase. Iniziò a guardarsi attorno spaventata. Dov’era finito?
La risposta arrivò pochi attimi dopo. Prima ancora di vederlo arrivare, Damon strinse Elena a se, cercando di nasconderla.
«Non vuoi proprio morire Salvatore!» Esclamò Jonathan. Nei suoi occhi e nella sua espressione, che voleva sembrare solo lievemente scocciata e canzonatoria, Elena riusciva a vederci la furia e la sete di vendetta, vendetta per averlo interrotto mentre compiva il suo compito, vendetta per averlo strappato dall’immenso piacere del nutrirsi.
Damon invece… sorrideva. L’angolo della bocca sollevato nel suo tipico sorriso, guardava con odio e divertimento il vampiro davanti a lui.
«Hai una pessima mira.» Disse, mostrando lo squarcio tra i vestiti insanguinati.
«Ero sicuro di averti colpito. Al cuore. Dovresti essere morto.»
Damon ridacchiò. Elena ammirava il coraggio, perché riusciva ad essere così convincente e sicuro di sé
anche nelle situazione catastrofiche, come questa.
«E presto lo sarai.» Disse il vampiro, rispondendo con un sorriso smagliante. «Per avermi interrotto.»
Elena strinse forte il braccio di Damon. Era indebolito, lo vedeva. Non avrebbe potuto fronteggiare il nemico in queste condizioni.
“Devo trovare un modo… mi serve un’idea… un piano A!” Iniziò a pensare freneticamente la ragazza. Era pervasa da una scarica di adrenalina, dopo ciò che era successo. Troppe emozioni, troppo dolore. Dolore… “Sangue. Damon ha bisogno di sangue. Ma come posso fare?!”
Anche Elena era stata indebolita dal vampiro, ma ormai si sentiva solo un po debole, niente di così importante. Doveva solo fare in modo che il vampiro si allontanasse, così avrebbe avuto il tempo… di offrire il suo sangue a Damon.
«Vedremo…» Sussurrò Damon freddamente, l’espressione scontrosa, canzonatoria e apertamente furiosa.
Tutto quello che accadde dopo avvenne in pochi secondi.
Jonathan balzò verso Damon con uno scatto felino, Damon si mise davanti ad Elena, spingendola indietro, cercando di allontanarla dal pericolo. Elena non fece quasi in tempo ad accorgersi dell’attacco, che vide il vampiro volare dalla parte opposta, verso la foresta, con un paletto insanguinato piantato nella pancia.
«Occhio per occhio, dente per dente.» Sussurrò Damon, infuriato. Si voltò, stringendo Elena a se.
«Devi andare a casa, prima che torni, solo li sarai al sicuro.»
«No!» Disse lei, divincolandosi, visto che Damon si stava già muovendo. «Damon sei troppo debole, hai bisogno di sangue!» Lo guardò disperata, lui rimase in silenzio per qualche istante.
«Non se ne parla nemmeno. Sei troppo debole, quella lurida sanguisuga ti ha già dissanguata.» Elena riuscì a percepire tutto il disprezzo e l’odio celato in quella frase e nel suo tono freddo e controllato.
«No Damon, ti sbagli! E poi ne hai bisogno, o non riuscirai mai a ucciderlo!»
Elena scosse Damon, tenendolo perle braccia. «Ti prego…» Lo supplicava, quasi in lacrime, e quello sguardo convinse Damon. Non poteva permettersi di morire, non finchè Elena fosse rimasta in vita. Nessuno le avrebbe più fatto del male, lo promise a se stesso.
La cinse per la vita, facendo scorrere una mano tra i biodi e scompigliati capelli. Lei si abbandonò alla sua stretta, reclinando il collo e chiudendo gli occhi.
Sentì le labbra di Damon sul collo, a lambirle la ferita lasciata da Jonathan. Poi di nuovo sentì le pelle perforata come da due aghi. Stranamente fu tutto più piacevole di quanto si aspettasse. Percepiva Damon come non mai, lo sentiva vicino, e i loro pensieri e le loro emozioni si fondevano. Elena finì col pensare a cose stupide e senza senso, persa in un torpore che le fece dimenticare la loro disastrosa situazione.
“Non l’avrei mai immaginata così la nostra prima volta…” Pensò. Sentì Damon ridacchiare, ma sapeva che era d’accordo con lei.
Si strinse al corpo del vampiro, comunicandogli i passati istanti di panico di poco prima, quando ancora credeva che fosse morto. Ora era così confusa… si strinse a Damon, guastando quei pochi di attimi di tranquillità. “La quiete prima della tempesta…” Non sapeva di chi fosse quel pensiero, tanto le loro menti erano unite.
A mano a mano che passavano i secondi, sentiva la stretta di Damon diventare più decisa, buon segno, voleva dire che stava prendendo energia.
Elena sarebbe rimasta intrappolata in Damon per tutta la vita, in quella dimensione parallela, lontano dai problemi e dal vampiro che voleva dividerli, rifugiarsi in quegli attimi rubati alla battaglia, ma già sapeva che non era possibile.
Sentì i denti di Damon ritirasi, mentre lui lambiva con le labbra la ferita ormai non più dolorante dei morsi. Quei piccoli ed innocenti baci la fecero tremare, e se non fosse stato per l’autocontrollo di Damon, sarebbe davvero rimasta così per sempre.
L’allontanò di poco per guardarla negli occhi.
«Elena, ora però devi andare a casa. Se sarai al sicuro, potrò concentrarmi meglio.»
La ragazza si sentiva stordita e non riuscì a rispondere, ma sorrise nel vedere l’energia negli occhi di Damon, occhi che un istante dopo furono trapassati da una luce scura. Si sentì il rumore del legno rotto, e lui si voltò di nuovo, trovandosi esattamente come prima, proteggendo Elena con il suo corpo.
«Troppo tardi. Mi dispiace interrompervi, ma ho un lavoro da portare a termine.»
Il vampiro ora era davvero infuriato, e non cercava nemmeno di nasconderlo. Pareva di vedere tante piccole scintille uscire dai suoi occhi cremisi. La maglietta era strappata all’altezza dello stomaco, e li era pieno di sangue secco.
«Smettiamola di giocare, ok? Ora mi sono davvero stufato. Pensavo di averti già messo a posto, ma mi ero sbagliato, ora vediamo di sistemare la faccenda. E quando avrò finto con te, potrò tornare alla tua graziosa umana.» Elena incrociò il suo sguardo e tremò, indietreggiando, spinta da Damon.
«Forza allora. Fammi vedere quanto vali.» Disse lui, con un tono volutamente canzonatorio.
Poi iniziò lo scontro.
Elena indietreggiò sino ad arrivare al limite della radura. Si appoggiò ad un tronco, lasciandosi scivolare, sentendo le gambe cedere. Era debole, la testa le girava e vedeva tutto confusamente. Sentiva grida e tonfi, ma oramai non riusciva più a capire di chi fossero; e svenne.

 
***

 
Damon combatteva con tutte le sue forze, e malgrado si fosse appena nutrito, Jonathan riusciva a metterlo in difficoltà, anche se ora era una lotta ad armi pari.
Bloccò il vampiro, prendendolo per la gola.
«Per chi lavori!?»
In risposta lui lo guardò con sguardo folle e assetato di sangue.
«Io non lavoro per nessuno.» Pochi istanti dopo la lotta riprese, e Damon sentiva le poche forze guadagnateabbandonarlo, minuto dopo minuto.
Si accorse che Elena era svenuta. Doveva resistere, per metterla al sicuro. Questa piccola distrazione giocò a suo svantaggio. Un ginocchio del vampiro lo colpì allo stomaco, costringendolo a piegarsi in avanti. In seguito si ritrovò con le spalle contro un basso muretto ricoperto di muschio, con Jonathan che lo sovrastava.
«E ora di farla finita! Mi sono davvero stufato di giocare!»
Il vampiro stava per sferrare il suo colpo mortale.
 

***

 
Elena si risvegliò, ma non seppe dire per quanto tempo era rimasta a terra.
“Alzati, accidenti! Non è questo il momento per svenire!” Si maledisse la ragazza, tirandosi in piedi a fatica appoggiandosi al tronco. Le rimasero in mano pezzi di corteccia e foglie secche, e urtò ance un bastone. Era sporco di sangue, il bastone che aveva usato Damon per infilzare il vampiro. C’era silenzio attorno a lei, non se ne era accorta.
Fece vagare lo sguardo, e individuò immediatamente ciò che cercava. Si avvicinò con passo felpato, il cuore in gola, le mani che sudavano e le gambe che minacciavano di cederle da un momento all’altro. Contava sul fatto che il vampiro fosse troppo concentrato per sentirla.
Ma poi lo vide alzare il braccio pronto a sferrare il colpo di grazia.
«NO!» Elena agì d’impulso, si buttò in avanti, stringendo tra le mani la sua arma, e senza guardare la conficcò nella schiena del vampiro. Un urlo agghiacciante riecheggiò per tutto il bosco, e Jonathan portò subito entrambe le mani all’indietro, cercando di estrarre il legno, conficcato tra le sua costole.

 
***

 
“Dannazione Elena!”
Pensò Damon, vedendo la ragazza avanzare silenziosamente alle spalle del nemico.
Non avrebbe dovuto, lui stava solo bluffando, perchè anche lui stava preparando il suo colpo mortale. Ma non c’era modo di avvertire la ragazza. Così attese, e con sua grande sorpresa Elena agì, lo colpì davvero.
Non appena Jonathan aveva alzato le braccia in preda ad uno spasmo di dolore lo aveva spinto all’indietro, alzandosi e schiacciandolo contro il terreno, in modo che il legno penetrasse ancora più in profondità. Il vampiro urlava agonizzante, ed Elena era terrorizzata.
«Dimmi per chi lavori!» Sussurrò Damon, fissando gli occhi agonizzanti del vampiro. «E’ la tua ultima occasione.»
«Io non ho paura di te Salvatore.» Disse lui ridendo a fatica. «E ti volevo solo uccidere. Ma prima o poi pagherai per tutto ciò.»
Damon era stufo di sentirlo parlare, di sentirlo anche solo respirare.
«E’ tutto?» Disse, inclinando l’angolo della bocca, con uno sguardo sadico e divertito. «Peccato.»
Un’ istante dopo Jonathan era morto. Per davvero.
Damon aveva letto l’odio nei suoi occhi, prima che si spegnessero per sempre. Si voltò, guardando Elena. Il suo piccolo angelo che tremava con gli occhi lucidi e un’ espressione terrorizzata. Non poteva immaginare il suo aspetto, di sicuro era sporco di sangue, e la sua espressione non doveva essere delle migliori. Per un istante Damon pensò che Elena avesse paure di lui. Ma dovette ricredersi.
«Damon!» Urlò lei, riprendendosi e gettandosi tra le sue braccia, stringendolo e singhiozzando.
«Va tutto bene Elena.» Disse lui, ricambiando la stretta e carezzandole i biondi e arruffati capelli sulla schiena. «E’ finita. Non potrà più fare del male a nessuno. Mai più.»
Ora tutto sarebbe tornato alla normalità, dopo qualche giorno quegli orrendi ricordi si sarebbero offuscati, e tutto sarebbe tornato come prima. Questo era quello che Damon voleva dire ad Elena, per calmarla, per rassicurarla, perché l’unica cosa che voleva era renderla felice.
Ma sapeva che sarebbe stata solo una grande bugia, un’illusione alla quale non voleva abbandonarsi. La storia non era ancora finta, pensò, guardano di sfuggita il corpo del vampiro al di sopra della spalla di Elena.
Non le avrebbe mentito.



Salve fedeli lettrici!!!
Visto che in questi giorni la voglia di studiare è pari a zero, ho deciso di completare il capitolo 8... spero vi sia piaciuto, e vi ringrazio per la pazienza, visto che, mi rendo conto, è un po lunghino!! ^^
Cercherò di scrivere al più presto il 9... wow, 9! **
Grazie per avermi segutia fino a qui! E grazie ancora a Erika90, Clixa, biafin, ila_D e Deliah_ che commentano sempre i miei capitoli!!! Un milione di volte grazie!!!
Allora, preannuncio che la storia non finisce qui, no no, anzi, è solo l'inizio! xD vi attendono davvero delle belle sorprese!! ^^
Ora vi saluto, al prossimo capitolo!!!
Ancora mille grazie a tutti voi!!!
Cecy
   
 
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