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Autore: Tugs    19/05/2010    4 recensioni
Dunque, fanfic sulla new generation,un ritratto di Lily, Scorpius e Hogwarts che spero vi piaccia e vi affascini come ha fatto con me. "Era così bello che guardarlo faceva star male. I tratti del viso avrebbero potuto appartenere a un angelo. O a un diavolo. I capelli erano modellati per essere accarezzati da una donna, le mani fatte per sfiorare con una lentezza esasperante, la bocca aveva il taglio della seduzione, e gli occhi… Dio, avrebbe potuto annegarci in quegli occhi! Ma no, no, no! Che stava dicendo? Lui era Scorpius, Scorpius Malfoy. E lei era Lily Potter. E due cose così diverse non avrebbero mai potuto fondersi insieme. Mai e poi mai."
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INCERTEZZE E BRUTTI RISVEGLI

Ciao a tutti, seconda fanfic dopo direi quasi un anno di pausa quindi non assicuro niente. speriamo in un miglioramento....
L'unica avvertenza che devo darvi è che ho modificato un po' gli anni per far si che ci siano tutti i protagonisti, quindi James è il più grande, lo seguono Al, Rose, Scorpius e i suoi amici e dell'anno dopo è Lily. Titolo banale, ne sono consapevole, ma l'originalità come al solito è sempre lieta di andarsi a fare un giro al  bar quando serve U.U, comunque cercherò di rendere originale la banalità.


Di una cosa si poteva star certi: Lilian Luna Potter non assomigliava a sua madre. E di certo non assomigliava a suo padre. In effetti pareva che lei fosse indenne dal famigerato gene Weasley: capelli rosso fuoco, fisico slanciato, lentiggini, ma tutto ciò che ne rimaneva era il colore degli occhi, che era identico a quello dello zio Ron e del nonno Arthur; e neanche dei Potter sopravviveva molto: nessun capello dritto e moro stava sulla testa di Lily, nessun occhio color verde chiaro troneggiava nel suo viso pallido, neanche un paio di ginocchia nodose, niente di niente.
No, in Lily non c’era niente di tutto questo, il che a volte poteva volgere a suo vantaggio, ad esempio al contrario dei suoi fratelli poteva sperare che per strada solo un 50% della popolazione magica la riconoscesse, e non proprio il 100%.
In realtà Lily Potter era la copia esatta di sua nonna:  Lily Evans, di cui portava orgogliosamente anche il nome. Di lei sopravvivevano nella giovane Lily: i capelli, folti e di un raro colore rosso scuro, i tratti del viso: morbidi ma decisi, la forma della bocca, il taglio degli occhi e delle sopracciglia, la pelle pallida, il fisico mingherlino ma dalle forme non troppo schiacciate, e poi anche una certa idiosincrasia per i ragazzi boriosi, un ingegno notevole e un’ironia piccante. Inoltre, (tuttavia questo l’avrebbe scoperto in futuro) un’inusuale abilità nell’innamorarsi proprio di colui che aveva giurato non avrebbe mai e poi mai amato nella vita.

La mattina del primo settembre Lily aveva deciso esattamente come doveva essere il suo risveglio, e di conseguenza il suo primo giorno di scuola ad Hogwarts, un evento che attendeva da anni. Non fraintendetela, Lily era agli antipodi della perfezione, dell’ordine e della puntualità; tuttavia quello era un giorno speciale, e come tale doveva filare liscio, senza imprevisti.
Ovviamente non aveva fatto i conti con la famiglia Potter combinata con quella Weasley.
Prima di tutto non avrebbe mai potuto prevedere che quella notte Albus si sarebbe svegliato per bere, e, intontito dal sonno, sarebbe entrato in camera sua, urtato il comodino e rotto la sveglia. Non avrebbe potuto prevedere che nessuno si sarebbe posto il problema di svegliarla: sarebbe stata una problematica troppo comune per la bizzarra, allargata, confusa famiglia Potter.
No, Lilian Luna Potter non era stata capace di prevedere tutto questo, ma d’altra parte aveva solo undici anni, sarebbe migliorata col tempo.
Così Lily non si svegliò alle 7.00 come aveva previsto, ma alle 7.35 grazie a quel caso umano che era James. Infatti il suo caro fratellone pensò bene di svegliarla dolcemente piombandole addosso.
“La mia sorellina inizia la scuola!”
Lily si ritrovò in meno di due secondi stritolata da due braccia già possenti, anche se appartenenti a un tredicenne.
“James, la stai soffocando!” sbottò una voce chiara, che Lily identificò immediatamente come quella di Al, grazie a Morgana esisteva ancora qualcuno che la capiva.
“Ma la mia sorelllllina” piagnucolò James, “diventa grande, va a scuola, comincia a frequentare i ragazzi” pronunciò ragazzi come se fosse una parola altamente disgustosa, neanche fossero tutti topi morti o rospi schifosi, come se lui non fosse uno di loro“Nonono, non credo che lo permetterò!”.
Idiota buffone. Lily cominciò a cercare di strapparsi le sue braccia dalla faccia, ma era davvero troppo forte, quanti cavolo di allenamenti aveva fatto ultimamente?
“James, ha solo 11 anni” gridò Ginny dal pianterreno. Seguita immediatamente da uno sbuffo poderoso, che, Lily non aveva dubbi, doveva appartenere a suo padre, sicuramente d’accordo con James.
A quel punto l’amabile fratello la stritolò ulteriormente, iniziò a mancarle l’aria e James le premeva un gomito proprio sulla costola.
Ok, adesso basta.
Lily fece leva sul bordo del letto per slanciarsi con tutta la forza che aveva e scaraventare James per terra. Quando sentì un poderoso tonfo non fece il minimo sforzo per reprimere una risata soddisfatta, che fu seguita a ruota da quella di Al e quella di Hugo, che si era appena affacciato sulla sua camera.
Lily ora guardava soddisfatta suo fratello sul pavimento, con le dita posate sui fianchi e un sorriso che scopriva i denti bianchi. James la fissò con aria di sfida e si scrocchiò le nocche.
“ADDOSSO!!!”
Oh, cavolo.
 Lily, fiutando un possibile pericolo, balzò giù dal letto e tentò di svignarsela attraverso la porta, peccato che il resto della truppa non fosse d’accordo. In meno di un secondo Lily si ritrovò schiacciata sulla moquette più o meno linda di casa Potter, con circa 240 kg di ragazzi sopra di sé.
Ecco, questa era la fedele rappresentazione di cosa significasse essere la più piccola di casa Potter, probabilmente frequentare una scuola militare sarebbe stato meno faticoso.
“Siete proprio dei bambini” sbottò una voce altezzosa.
Da qualche parte sopra di sé Lily sentì la risposta scocciata di James, che la cugina decisamente non la poteva vedere: “E tu sei la solita rompipalle, Rose”.
Uno sbuffo, poi dei passi che si allontanavano, Lily era pronta a giurare che se ne stava andando piuttosto impettita e col naso all’insù.
“Comunque, Lily, dovresti muoverti, sono le 7.41 e papà dice che fra mezz’ora partiamo”.
7 E QUARANTA???!?!?!?!?” in una sola mossa, Lily riuscì a districarsi da quell’ammasso di corpi (stupendosi fra l’altro di non aver nessun osso rotto) “PERCHE’ NESSUNO MI HA SVEGLIATO????”
Eccoli, i sintomi dell’incazzatura stavano arrivando; Lily di certo non poteva vedersi, ma era sicura che il sangue le stesse salendo alla testa e i capelli si stessero elettrizzando, mentre i pugni automaticamente si stringevano. I tre ragazzi a terra si guardarono allarmati per poi fuggire a gambe levate verso la cucina. Fra tutti e tre, solo Al era vestito.
Se c’era una cosa di cui bisognava assolutamente avere paura era la più piccola dei Potter arrabbiata. Ancora non aveva la bacchetta, ma già faceva esplodere tutta una serie di oggetti in quei momenti, oggetti che di solito erano molto cari a chi la faceva arrabbiare.
“Dannati maschi!” strillò Lily prima di fiondarsi sul guardaroba. Si buttò addosso dei vestiti a casaccio e scese le scale pestando i piedi con furia.
Tutta la grande famiglia allargata era già a tavola: Harry era ai fornelli, cercando di non far bruciare le uova, Ginny e Hermione chiacchieravano entusiaste mentre imburravano pane per tutti, Ron leggeva “La Gazzetta del Profeta” sorseggiando un po’ di caffè, Al beveva un succo d’arancia, Hugo cercava di tapparsi le orecchie mentre James gli raccontava tutte le terribili prove che avrebbe dovuto sostenere una volta entrato ad Hogwarts. E poi ancora, Teddy Lupin con la sua fidanzata Victoire, arrivati per salutare gli ultimi della famiglia che stavano per iniziare la scuola, sua sorella Dominique in procinto di cominciare il terzo anno, i loro genitori Bill e Fleur, quest’ultima presente con un certo dispiacere di Ginny e Hermione, che ancora nutrivano una certa ostilità nei suoi confronti. E Rose, naturalmente già vestita in modo impeccabile e con le valigie posate ai suoi piedi, con ai lati i nonni Molly e Arthur.
Al “Buongiorno, tesoro” di Ginny, Lily rispose: “Odio i ragazzi. Non mi fidanzerò mai e poi mai!”
“Oh, così mi piace!” esclamò James, e tutti risero.
Lily alzò gli occhi al cielo, e per l’ennesima volta maledì il fato che l’aveva fatta nascere per ultima.

°°°

Lily sentiva che le gambe avevano assunto la consistenza della ricotta e la mano di Hugo, stretta nella sua, sudava copiosamente, tuttavia sapeva anche che non poteva permettersi di essere spaventata: doveva essere coraggiosa, tutti se l’aspettavano da lei, dopotutto era Lily, Lily Potter.
“E se non finiamo a Grifondoro?” le sussurrò lui. Lily in cuor suo pensò che James li avrebbe ammazzati entrambi ma preferì rispondere cercando di darsi un tono: “Non dire assurdità Hugo, certo che finiremo là!”. Ogni passo che li avvicinava al Cappello Parlante sembrava un passo verso la morte, tutti li stavano guardando.
Ad ogni passo Hugo volgeva lo sguardo verso Grifondoro, proprio al centro del tavolo, nei posti d’onore,  dove Lily sapeva esserci tutta la loro famiglia tranne Dominique, che era finita a Corvonero; eppure lei non avrebbe potuto sopportare di vedere la faccia ansiosa di James, quella interessata di Rosie, quella curiosa di Al, e in generale tutte le facce Grifondoro che si aspettava qualcosa dalla figlia del famoso Harry Potter, così continuò a guardare in avanti. La McGrannit iniziò a pronunciare dei nomi e, ansanti, i bambini cominciarono a venire smistati.
“E se finiamo a Serpeverde?” rabbrividì Hugo. Questa volta Lily si girò con lui per vedere la tavolata verde-argento: le sembrarono tutti molto brutti e arcigni, tranne forse un ragazzo biondo un po’ mingherlino che Lily non conosceva, la stava fissando intensamente, ma cosa voleva?
Tuttavia Lily non fece in tempo a concentrarsi su di lui più di tanto, perché la McGranitt aveva chiamato il cugino.
“Weasley, Hugo”, il ragazzo gemette e lasciò a malincuore la mano di Lily, poi, traballante, raggiunse il cappello e se lo infilò, dopo pochissimi secondi un grido riempì la sala: “GRIFONDORO!”
Lily sorrise flebilmente. Bene, ora se fosse finita in qualche altra casa sarebbe stata davvero l’unica della famiglia. Hugo scese sollevato dallo sgabello e al tavolo lo accolse un frastuono di certo più fragoroso rispetto a quello dei bambini precedenti.
Decisa a non voltarsi comunque, Lily attese che la professoressa la chiamasse, avrebbe voluto che si sbrigasse, quell’attesa era più snervante che altro. Ne mancavano davvero pochi quando si udì:”Potter, Lily”. La sala si fece improvvisamente muta, Lily si raddrizzò e camminò con decisione e a testa alta, qualsiasi cosa sarebbe successa, avrebbe dovuto dimostrarsi coraggiosa. Ogni passo emetteva un frastuono terribile in mezzo a quel silenzio, alla fine, si infilò il cappello.
Allora una vocina cominciò a parlare al’orecchio di Lily: “Ah, un altro Potter. Bene, ma cosa abbiamo qui? Intelligenza, un orgoglio niente male, coraggio. Parecchie capacità, oh sì. Astuzia, anche, talento nel Quidditch, eh? Uhm, si, ci sono le capacità, moltissime capacità, ma dove ti colloco?”
Il cappello fece una pausa: “Il cervello per essere Corvonero, il coraggio per Grifondoro, la bontà per Tassorosso, i natali e l’orgoglio per Serpeverde… uhmmm”.
Lily ebbe la netta sensazione che ci stesse mettendo un sacco di tempo, e pensò intensamente: Grifondoro, ti prego, Grifondoro!
“Tu dici, eh? Beh, allora… GRIFONDORO!!”
Esplose un boato. Lily sorrise e si catapultò verso il tavolo Grifondoro dove, per una volta, fu contenta di essere avvolta dall’abbraccio stritola-costole di James.
Mille persone si alzarono per darle delle pacche sulle spalle e Lily, sorridente, ascoltò le presentazioni di tutti, certa che non se ne sarebbe ricordata nemmeno una.

La Potter sarebbe finita a Grifondoro, com’era inevitabile. Eppure non assomigliava per niente agli altri della famiglia, infatti Scorpius aveva avuto difficoltà a riconoscerla in mezzo alla folla dei ragazzini che dovevano essere smistati. In realtà l’aveva individuata esclusivamente grazie al ragazzino che le stava vicino, chiaramente un Weasley. Lei aveva i capelli rossi ma non della tonalità rosso fuoco, un po’ più scuri, più… gradevoli, pensò Scorpius senza sbilanciarsi troppo. Aveva anche un portamento diverso, diverso rispetto a tutti quelli che si affollavano intorno a lei. Era… sicura. Stava dritta e attendeva con calma il suo turno, si vedeva perfettamente che era lei quella più autorevole tra i due. Invece lo stupidotto Weasley non faceva altro che girarsi di qua e di là come un’anguilla, ragazzino volgare.
Lei aveva un non so che di regale.
 Poi i due si girarono verso il suo tavolo: il ragazzino fece scorrere lo sguardo su e giù come un’idiota. Lei, invece, lo tenne fisso su di lui, sì stava guardando proprio Scorpius. E lui per la prima volta si sentì inchiodato da uno sguardo, che, nonostante fosse molto lontano, lui seppe essere azzurro, perché sembrava che mandassero lampi, quegli occhi, anche da una tale distanza. Poi la Potter distolse lo sguardo, perché la vecchia megera aveva chiamato l’insulso ragazzetto vicino a lei; Scorpius la fissò intensamente mentre seguiva con attenzione, senza ansia, lo smistamento del fratello, e la osservò sorridere flebilmente. Scorpius si chiese perché non fosse entusiasta come gli altri Grifondoro. Che strano autocontrollo per una ragazzina di undici anni. Nemmeno una volta si girò verso il tavolo della sua famiglia. Scorpius ne rimase impressionato: bizzarro, di solito tutti cercavano un qualche appoggio da parte dei familiari. Invece era stata lei a rassicurare il ragazzino. Quasi fosse un’adulta. Ecco, l’avevano chiamata. Non inciampò neanche una volta, quanto orgoglio in quella testa alta! Forse sarebbe andata contro la tradizione anche a scuola. Forse non sarebbe diventata Grifondoro. Magari… Serpeverde? Il cappello ci stava mettendo una vita a decidere. Chissà cosa sarebbe successo se…. No. Era Grifondoro. Come tutti gli altri. Evidentemente si era sbagliato sul suo conto.
Scorpius non aveva idea di quanto si sarebbe ricreduto.


L’atmosfera a Grifondoro era come Lily se l’era sempre immaginata, tutto così caldo e accogliente; il cibo delizioso come i suoi fratelli gliel’avevano descritto e tutti erano simpaticissimi con lei. Al non faceva che sorriderle e anche Rosie sembrava un po’ meno scontrosa del solito, Hugo, di fronte a lei, era raggiante. A un certo punto una ragazza che Lily non aveva notato, strano perché era seduta vicino a lei, le rivolse la parola: “Ciao, io sono Denise, Denise Canon” si presentò calma mentre le dava mano, “tu sei Lilian Potter, vero? Tra i ragazzi in treno si parlava molto di te. Ma a me in realtà non interessa più di tanto chi è tuo padre, davvero” assicurò mentre annuiva, “in realtà tuo fratello mi è sembrato parecchio scortese, volevo sedermi vicino a lui ma mi ha cacciato dicendo che era occupato per te. Io gli ho detto che ancora non eri stata smistata ma non mi ha dato retta”. Mentre parlava Denise strinse gli occhi castani in direzione di James.
Lily non era certa di cosa dovesse rispondere esattamente: “Beh, se lo conosci è simpatico, forse un po’ troppo… “ come si poteva descrivere James?
”..entusiasta”. Dallo sguardo di Denise, Lily capì che non era propriamente d’accordo.
“Comunque, tu e tuo fratello Albus mi sembrate più simpatici, ancora devo decidere, in realtà” concluse la bambinetta e riprese a mangiare le patate. Lily la osservò stranita, certo che non esitava a parlare chiaramente quella ragazza.
“Chi stai annoiando, Den?” domandò un ragazzino di fronte alla ragazza. Era chiaramente suo fratello, i capelli erano dello stesso colore castano della ragazza, ma ricci, gli occhi grandi e espressivi come i suoi, la corporatura simile. Il ragazzo rivolse a Lily un grandissimo sorriso che le fece venir voglia di ricambiare immediatamente.
“Non dire così, Frankie” si intromise una ragazza rotondetta vicino a Denise.
“Oh, perdonami Lilian” si scusò la ragazzina, come se avesse commesso chissà quale colpa, “non ti ho presentato mio fratello: Frankie” disse accennando al ragazzo coi capelli ricci.
La ragazza rotondetta, che aveva dei grossi ricci biondo grano, gli occhi color mandorle e le guance piacevolmente arrossate, si sporse per presentarsi: “Io invece sono Bella Robinson, Isabella in realtà, ma davvero non mi piace quindi ti pregherei di chiamarmi Bella, sai tutta la mia famiglia mi ha sempre chiamato Isabella ed è una cosa che proprio…” e continuò a sproloquiare parlando velocissima, mentre continuava a stringere la mano di Lily e a muoverla su e giù insieme alla sua. Quando Lily capì che le stava per venire il mal di mare, si staccò decisa e disse: “Ok, ok, ho capito… Bella”.
Bella la guardò e sorrise soddisfatta. A Lily venne da ridere, aveva una faccia piacevolissima.
La cena trascorse bene per Lily, che presentò i suoi nuovi amici alla famiglia, e ci fu un momento molto divertente in cui Denise decise, con un’aria da persona perfettamente ragionevole, che, tutto sommato, poteva anche decidere di perdonare a James quella sua mancanza di cortesia. James non sembrò per niente commosso da quel segno di carità e stava per rispondere acidamente a Denise ma furono interrotti dalla risata scoppiettante di Bella, che a quanto pareva era assai divertita dalla scena, allora tutti si lasciarono trasportare dalla sua allegria. A fine serata, già Lily aveva capito che non poteva esistere persona al mondo capace di odiare Isabella Robinson: era l’essenza stessa della spensieratezza. Mentre di Denise Lily pensò che di primo acchito potesse sembrare un po’ puntigliosa, ma era solo estremamente educata e quella sua capacità di dire solo ed esclusivamente quello che pensava poteva renderla sgradita, ma in fin dei conti era simpatica. Così Lily fu molto contenta nello scoprire che erano tutte e tre nello stesso dormitorio. E ricordò chiaramente che il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu la certezza che sarebbe stato un anno interessante.


(il testo originale è in greco, quindi vi lascio solo la traduzione)
"Il partito migliore è l'azione difficoltosa, priva di paure"

Sofocle


Ecco qua! Come al solito i commenti sono sempre bene accetti, buoni o cattivi.
Piaciuto? Spero di sì. Se ho fatto qualche gaffe ditemelo. Please.
In raeltà i primi capitoli li ho aggiunti dopo, quindi dovrete perdonarmi ma la storia all'inizio sarà un po' pallosa perchè faccio un excursus di tutti gli anni.

Tugs**
  
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