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Autore: _KyRa_    20/05/2010    15 recensioni
«Tutti i compiti che ti ho affidato fino ad ora li hai portati a termine senza ulteriori complicazioni. Ma questa volta ti sto assegnando un compito molto più serio. Eliminare un umano. Sei libera di rifiutare, qualora non te la sentissi. Ma nel momento in cui dovessi accettare, ricordati: non puoi tirarti indietro». Quelle sue parole così perfettamente pesate, così mirate, mi fecero riflettere. Eliminare un umano. Senz'altro la cosa più orribile del mondo. Ma io non avevo uno scopo diverso nella vita, se non quello di ubbidire agli ordini di Sean e di dimostrargli quanto valessi.
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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epilogo

Epilogo


«Tom, vieni a casa con noi. Hai bisogno di dormire e mangiare.»

Georg aveva pronunciato quelle parole, poggiando una mano sulla spalla del chitarrista, ormai con la disperazione negli occhi.

Tom se ne stava stancamente seduto su una sedia, affianco al letto, dove giaceva il mio corpo immobile e violato da un piccolo numero di aghi. Le mie palpebre erano calate, nascondendo i miei occhi alla sua vista desiderosa di una mia ripresa di coscienza.

Il coma era cominciato per me un mese prima; esattamente dalla sera in cui la pallottola sparata da Sean mi aveva perforato la schiena. Tom non mi aveva abbandonato un solo istante.

Subito dopo l'accaduto, dall'ospedale francese, i medici mi avevano trasferita, sotto richiesta del chitarrista, a quello tedesco, nella città dove si trovava la sua abitazione. Gli impegni della band erano notevolmente diminuiti, se non del tutto cessati, poiché il tour era terminato. Quello fu il motivo principale per cui Tom decise di non abbandonarmi.

Ma un mese era passato e i miei occhi non avevano ancora minacciato di riaprirsi al mondo. Nonostante tutto, il chitarrista non si perdeva d'animo, continuando a vegliare su di me e sperare in una mia possibile reazione.

«Rimango qui, Georg. Non ho fame e riesco perfettamente a dormire sulla sedia, qualora ne dovessi sentire il bisogno.» rispose, senza staccare gli occhi dal mio viso pallido ed inespressivo.

«Tom, ascolta, se non si dovesse...»

«Lei si risveglierà, non dirlo neanche per scherzo.»

Il bassista ammutolì e decise di non proferire alcuna parola in più.

Tom era perennemente fiducioso, anche nei casi quasi impossibili; era nella sua natura, pensare sempre positivo.

Georg sospirò pesantemente e, assieme a Gustav, decise di congedarsi ed uscire dalla stanza d'ospedale, lasciando il chitarrista da solo, in religioso silenzio. Tom allungò lievemente una mano tremante e la adagiò leggera su una mia guancia liscia. Me la accarezzò con delicatezza, studiando con accurata precisione il mio volto.

«Hey, piccola. Sono io. Beh? Non ti svegli? Non vuoi aprire gli occhi e godere di questa visione celestiale?» sussurrò teneramente, ma con sorriso triste, continuando a sfiorare la mia pelle. «Che pensi, di sfuggirmi proprio ora? Mi devi ancora raccontare un sacco di cose, te lo sei per caso dimenticata? Sappi che sono sempre curioso.» continuò. «Capito, Rei?» balbettò mentre le lacrime cominciarono ad accumularsi nei suoi occhi. «Capito che ti devi svegliare, piccola?» una goccia salata scivolò lungo la sua guancia. «Qui ho bisogno di te, che credi?» aggiunse, tirando su col naso e prendendo la mia mano calda tra le sue. Me la baciò per poi poggiare la testa sul materasso. Mi scrutò ancora per minuti interminabili, fino a che il sonno arretrato non si fece sentire, portandolo a chiudere gli occhi, fino ad addormentarsi.


*


Aveva appena finito di recuperare una bibita fresca dalla macchinetta, appena fuori dalla stanza dove io ancora mi trovavo, immersa totalmente nel coma più profondo. Il fratello, che sedeva sulle sedie presenti nel corridoio, lo guardava con la preoccupazione negli occhi.

«Hai il viso sbattuto, Tom. Vai a casa e cerca di dormire almeno qualche ora, ti prego.» lo intimò il gemello.

A quanto pareva il rapporto tra i due si era inevitabilmente stabilizzato: il profondo dolore che provava il chitarrista non poteva passare inosservato al vocalist che aveva deciso di sostenerlo, poiché l'amore gemellare superava qualsiasi stupido screzio.

«No, Bill. Devo stare con lei. Le avevo promesso che qualunque cosa fosse accaduta, io non l'avrei lasciata da sola. Devo vederla aprire gli occhi e non mi metterò il cuore in pace fino a che questo non accadrà.»


*


«Dai, piccola, so che stai per svegliarti, ma ti piace fare la stronzetta. L'hai sempre fatta con me.» sorrise appena Tom, di nuovo seduto accanto a me, carezzandomi il dorso della mano, pesantemente poggiata sul letto. «Non è il momento di mettere da parte l'orgoglio e darmi almeno questa soddisfazione? Lo so che ti diverti a prendermi in giro e non vedi l'ora di farlo, perciò svegliati e comincia a punzecchiarmi come fai di solito. Mi mancano i nostri battibecchi e sinceramente non c'è gusto a litigare con Bill, dato che si finisce col recuperare subito le pentole, senza un minimo di dialogo iniziale. Su, svegliati e criticami per il fatto che mi sono rammollito.» continuò imperterrito.

Sua madre Simone, nel frattempo, lo osservava dal vetro esterno con espressione dolorosamente triste, mentre mentalmente pregava perchè io mi risvegliassi, facendo sì che potesse vedere suo figlio tornare a sorridere.


*


«Ti ricordi che una sera, quando ti feci ascoltare tutte le nostre canzoni, ti dissi che non mi avresti più sentito cantare? Bene, ho cambiato idea, perciò ascolta bene. E voglio che tu mi faccia i complimenti, una volta terminato.» detto questo, il chitarrista posizionò la chitarra acustica sulle sue gambe e, collocate le dita sulle giuste corde, prese a suonare una dolce melodia, accompagnata dal suono della sua voce che pronunciava semplici e al contempo significative parole:


I look up (guardo in alto)

There are dark flames comin' down (ci sono delle fiamme scure che scendono)

My parachute (il mio paracadute)

Can't bring me back to the ground (non riesce a riportarmi a terra)

I lose my faith (perdo la mia fiducia)

When I watch the fadin' lights (quando guardo le luci che svaniscono)

Just your shadow's touch (solo il tocco della tua ombra)

Makes me feel alive (mi fa sentire vivo)


Hey!

Everybody shout (urlate tutti)

Hey!

Celebrate it loud (commemoratelo a gran voce)

Forever now (per sempre ora)

Forever now


I walk the streets (percorro le strade)

They are hard, cold, sad and true (sono dure, fredde, tristi e vere)

Don't lose your way (non perdere la tua strada)

I am here with you (io sono qui con te)


Hey!

Everybody shout

Hey!

Celebrate it loud


Forever today (per sempre oggi)

Forever tonight (per sempre stanotte)

Reset your eyes (resetta i tuoi occhi)

Erase your mind (cancella la tua mente)

I will never let you down (non ti deluderò mai)

Join me forever now (unisciti a me per sempre ora)

Forever now


Let's run into the pourin' rain (corriamo nella pioggia battente)

To feel that we're alive again (per sentire che siamo ancora vivi)


Whisper me (sussurrami)

All your secrets (tutti i tuoi segreti)


Le lacrime stavano scorrendo lungo il suo viso da minuti interminabili e per questo motivo non riuscì a portare avanti quella canzone. Posò la chitarra a terra e si appoggiò nuovamente sul materasso, circondandomi delicatamente il ventre con un braccio, mentre si lasciava andare in un pianto liberatorio.

«Svegliati, cazzo, non ce la faccio più!» si disperò, nascondendo il suo viso nel lenzuolo bianco che copriva leggero il mio corpo ancora inerme, mentre i suoi singhiozzi non cessavano.


Quella scena apparve ai miei occhi, come se la stessi osservando dall'esterno. Vedevo me stessa e vedevo Tom, accovacciato accanto a me, in preda al suo crollo emotivo. Sapevo che prima o poi anche lui avrebbe ceduto. Vederlo in quelle condizioni mi causò però una fitta al cuore, insopportabile, che mi portò a stringere le palpebre. Dovevo reagire, dovevo fare qualcosa. Avrei dovuto ripagarlo di tutto il bene che mi aveva trasmesso, e soprattutto farmi perdonare per ciò che gli avevo fatto.

Non volevo vederlo in quelle condizioni, non avrebbe più dovuto soffrire a causa mia e, soprattutto, ancora avevamo tante cose da fare assieme; tante cose da dirci.

No, non potevo abbandonare tutto quanto in quel modo.


La mia mano, ancora stretta alla sua, prese a muoversi impercettibilmente. Il ragazzo alzò di scatto la testa, guardandomi con gli occhi ancora annebbiati dalle lacrime, piuttosto sgranati. Per un momento trattenne il respiro, cercando di capire se ciò che aveva percepito era un qualcosa di reale o di falso, semplicemente creato dalla sua mente pervasa dal dolore.

Le mie palpebre tremarono appena, fino a sollevarsi lentamente. La luce quasi accecante, attorno a me, fu traumatizzante.

«Non ci credo...» lo sentii sussurrare ed automaticamente spostai con immensa lentezza e fatica, lo sguardo addosso a lui. I suoi occhi sgranati e lucidi erano fissi sul mio viso, ancora increduli di ciò che stava accadendo.

I nostri sguardi, dopo mesi, entrarono finalmente in contatto ed una conosciuta sensazione di vertigine allo stomaco, mi fece sorridere appena. Non proferì parola; semplicemente si alzò per abbracciarmi, senza farmi male, e piangere finalmente di gioia. Non servivano ulteriori parole; stavano facendo tutto quanto i nostri cuori, come ben sapevamo, battendo all'unisono.


*


Dal giorno del mio risveglio, in ospedale vi era stato uno strano trambusto. Tutti erano accorsi alla mia stanza, per verificare che ciò che avesse riferito il chitarrista fosse vero, ed in poco tempo avevo fatto la conoscenza di nuove persone che mai prima di allora mi era capitato di vedere.

I medici, per un po', avevano deciso di mandar via tutta quella gente, compreso Tom, sostenendo di dover fare degli ultimi accertamenti, prima di farli parlare con me.

Ero ancora spaesata, non capivo cosa stesse accadendo attorno a me e, soprattutto, avevo impiegato un bel po' di tempo per ricordarmi cosa fosse successo perchè io fossi entrata in coma. La mia vista ancora doveva riadattarsi all'ambiente esterno, così come la mia mente, la mia voce, i miei muscoli e il mio cuore.

Confusa e debole, l'unica cosa di cui ero sicura era il mio voler rivedere a tutti i costi Tom. Avevo un disperato bisogno di sentirlo di nuovo vicino a me.


*


L'improvviso bussare alla porta mi riportò alla realtà.

Ormai era passata una settimana dal momento del mio risveglio ed io, nonostante mi sentissi ancora debole, stavo decisamente meglio.

Non appena diedi il permesso, la porta si aprì lentamente ed il mio sorriso non impiegò più di mezzo secondo ad apparire sul mio volto.

«Tom.» sussurrai, mentre le lacrime si accumulavano sui miei occhi. Non avevo ancora avuto modo di parlarci e per quel motivo avevo sentito un gran vuoto dentro di me. Volevo risentire la sua voce calda e profonda, vedere i suoi occhi di nuovo scrutarmi fino a farmi rabbrividire, e la sua pelle morbida a contatto con la mia.

Lo vidi ricambiare il sorriso e richiudere la porta, per poi avvicinarsi al mio letto.

«Hey, come ti senti?» mi domandò, sedendosi sulla sedia. Alzai il busto e lo appoggiai sullo schienale del letto, riunendo le mani in grembo.

«Ora meglio.» risposi, asciugandomi appena gli occhi umidi.

Rimanemmo qualche secondo in silenzio a scrutarci. Forse non sapevamo che dire, forse ci bastava solamente guardarci, o forse dovevamo dirci troppe cose da non sapere da dove iniziare. Fino a che non decisi che era arrivato il momento di affrontare un discorso che presto avremmo dovuto comunque tirare fuori, volenti o nolenti.

«Mi dispiace tanto.» esortai. «Io so che non bastano delle semplici scuse per tutto quello che è successo, ma vorrei solo che tu capisca che non l'ho assolutamente fatto perchè volevo; anzi... stavo malissimo, ma non potevo andare contro Sean, capisci?» continuai, ma ben presto alzò una mano, facendomi segno di non aggiungere altro.

«Rei, non ti devi giustificare. Non ti preoccupare. Ho capito perfettamente. Ho avuto anche modo di parlare con tuo fratello e mi ha spiegato tutto quanto. So che Sean ha ucciso la tua famiglia. So che prima ha sfruttato Stephen, fino a provare ad ucciderlo. So che ti ha sempre “addestrata” perchè tu gli obbedissi e so anche che... che gli piaceva usare il tuo corpo quando ne sentiva il bisogno.» disse sprezzante. Fece una piccola pausa, abbassando lo sguardo, mentre i suoi pugni si stringevano sulle sue gambe. «So che ti ha procurato tanto dolore, che ti picchiava, che ti minacciava... perciò, Rei, non mi importa nulla di quello che hai fatto a me. Mi importa ciò che hai dovuto vivere tu.» aggiunse, sollevando di nuovo gli occhi sui miei. «E soprattutto che tu ora stia bene. Mi hai fatto preoccupare... avevo davvero paura che tu non ti risvegliassi.» vidi i suoi occhi luccicare appena ed automaticamente sorrisi, portando una mano sul suo volto e prendendo ad accarezzarlo con dolcezza, mentre lui si beava di quel tocco. Si alzò e, avvicinandosi a me, mi strinse a sé, sedendomisi affianco sul materasso. Finalmente anch'io potei abbracciarlo, respirando a pieni polmoni il suo odore che mi era mancato più di ogni altra cosa. «E poi... mi hai salvato la vita, rischiando la tua. Ti sei presa la pallottola al posto mio, senza esitare mezzo secondo. Come potrei essere arrabbiato con te?»

Gli accarezzai le treccine nere, mentre lui posava un bacio delicato sul mio collo.

Come avrei potuto non farlo? Meglio “donare” la propria vita, piuttosto che quella di una persona che si ama.

«Tu invece stai bene?» gli domandai poi, senza sciogliere quella presa.

«Sì.» si limitò a rispondere, nascondendo il suo viso fra i miei capelli.

«Come va con Bill?»

«Si è aggiustato tutto. Anche lui ora sa tutta la verità. Non posso fare a meno di sorridere se penso che lui ci aveva visto giusto, da una parte.»

«Già, mi sento dannatamente in colpa per il fatto che in tutto questo tempo non vi siate quasi parlati a causa mia.»

«Smettila di sentirti in colpa, e soprattutto di pensare al passato. Concentrati sul presente e... se vuoi sul futuro.» Mi allontanai appena per guardarlo negli occhi. Lo vidi arrossire leggermente, suscitando in me tanta tenerezza. «Sì, insomma... intendo... io e te.» si grattò nervosamente la nuca. Il mio cuore prese a battere velocemente. «Stavo pensando... ti... ti piacerebbe... non so, provare a... a stare con questo povero chitarrista che, devo ammetterlo, in questo momento si sente dannatamente in imbarazzo? Sai, mi sono un po' stufato di continuare a vederci, fare l'amore, comportarci come fossimo fidanzati e non concludere nulla, non prendere una decisione definitiva.» concluse, senza guardarmi propriamente negli occhi. Sentii il mio corpo pervaso da mille e più brividi di gioia.

«Sì.» risposi senza pensarci un minuto di più e sorridendo quasi come un'ebete. «Sì.» ripetei ridacchiando appena. Vidi il suo viso aprirsi in uno splendido sorriso che mi donò tanta allegria, per poi avvicinarsi appena al mio volto ed unire dolcemente le sue labbra alle mie. Il cuore mi fece una capovolta in petto. Mi ero quasi dimenticata di ciò che si provava baciandolo e mi era mancato da morire farlo. Gli avvolsi il collo con le braccia, nascondendo il mio viso sul suo petto.

«Bene, allora... in questi casi che si dice?» lo sentii ridacchiare, accarezzandomi la testa.

«Cosa vorresti che ci dicessimo?» domandai, sorridendo.

«Beh, non so. Tu, quando hai detto di essere innamorata di me... insomma, lo pensavi sul serio, avevi preso una botta in testa, oppure eri semplicemente presa dal momento?» scoppiai a ridere. «Hey, non ridere! Cerco di capire.» borbottò, guardandomi negli occhi, cosa che mi fece sorridere intenerita. Gli accarezzai una guancia.

«Kaulitz, mi duole ammetterlo ma... sì, mi ha proprio stregata.» risposi con ironia.

«Ovvio, è impossibile resistermi.»

«Hey! Anche tu mi dovresti dire qualcosa di carino, non vantarti!»

«Se ti dico che anche io mi sono innamorato come uno scemo, sei più contenta?»

Rimasi colpita da quell'improvvisa, bizzarra ed inaspettata dichiarazione. Tom Kaulitz aveva ammesso di essere innamorato? E di me, per giunta?

La gioia che provai in quel momento era indescrivibile ed il mio cuore prese a galoppare incessantemente.

«Davvero, Kaulitz?» balbettai tremante.

«Davvero, Köhler.» sorrise a pochi millimetri dalle mie labbra, per poi annullare definitivamente la distanza.

Ora potevo finalmente dire di essere felice.


*


«Tom, voglio uscire di qua.» mi lamentai.

Un'altra settimana era passata ed io cominciavo a non sopportare più quell'ambiente. Mi sentivo bene, mi sentivo rinata, che bisogno c'era di tenermi ancora lì?! Maledetti accertamenti.

La mano di Tom continuava ad accarezzarmi i capelli. Si era sdraiato sul letto, accanto a me, mentre io avevo appoggiato la testa sulla sua spalla ed incrociato le gambe con le sue.

Mi stupii del fatto che non mi aveva ancora lasciato. Aveva avuto tanta pazienza e le uniche volte che tornava a casa erano per farsi una doccia e cambiarsi i vestiti. Per il resto non mi aveva mai abbandonato un secondo di più. Mangiava assieme a me, strimpellava qualche nota con la chitarra davanti a me, leggeva nuove notizie sulla band che riportavano i giornali, divenuti finalmente più magnanimi nei loro riguardi, con me. Anche le fans sembravano aver dimenticato tutto quello che era successo fino a quel momento, dalla notizia della fatidica sera tra me, Tom, Stephen e Sean.

Quel criminale era stato finalmente sbattuto in prigione: Stephen aveva avuto la prontezza di chiamare la polizia qualche attimo prima di intervenire al parco: Sean aveva appena finito di spararmi, quando le sirene avevano cominciato a farsi sentire da lontano.

Ancora non mi sembrava vero di essere finalmente libera; avrei potuto vivere come una persona normale, affianco a Tom, e senza dovermi più preoccupare di tenere nascoste cose di me che ormai sapeva.

«Dai, piccola, lo sai che ti fanno uscire domani, abbi un po' di pazienza.» mi tranquillizzò il chitarrista, continuando a smanettare con il suo cellulare. Alzai lo sguardo piuttosto innervosita, adocchiando quell'apparecchio telefonico.

«Si può sapere con chi è che messaggi da più di venti minuti?» borbottai infastidita. Lo sentii ridacchiare appena.

«Eccola che comincia a fare la gelosa.» commentò compiaciuto, senza guardarmi.

«Io non faccio la gelosa, quante volte ancora te lo devo ripetere?»

«Hai ragione. Tu sei gelosa, è diverso.» Sbuffai, arrendendomi. Era inutile discutere con lui su quelle cose, tanto vinceva sempre. «Comunque, non è nessuna pollastrella, non ti preoccupare. È Andreas, il mio migliore amico.» continuò dopo un po'. Lo osservai incuriosita.

«Non l'ho mai conosciuto.» dissi.

«Infatti, gli stavo proprio dicendo di venire a casa nostra domani, per presentartelo.»

«Oh, che tenero che sei.»

«Smettila.»

«Ancora di più quando ti imbarazzi.»

«Rei!» Scoppiai a ridere, vedendolo rosso come un pomodoro maturo. «Stronza.» borbottò, sorridendo appena.

«Sì, lo so. Sono la tua piccola stronza.» voltò lo sguardo su di me e, compiaciuto, mi baciò la punta del naso.

Improvvisamente sentimmo bussare alla porta.

«Avanti.» dicemmo all'unisono. La porta si aprì ed io rabbrividii non appena vidi il viso di Stephen affacciarsi da dietro essa.

«Disturbo?» chiese pacatamente, osservandoci stretti sul materasso.

«No, figurati! Vi lascio da soli.» si affrettò a parlare Tom, dato che io non sapevo che dire. Si staccò dolcemente dalla mia presa e scese dal letto, dirigendosi verso mio fratello. Gli posò amichevolmente una mano sulla spalla ed uscì dalla stanza, lasciandoci soli.

Ci fu qualche attimo di impacciato silenzio, in cui i nostri sguardi si incrociavano insistentemente, fino a che non lo vidi avvicinarsi e prendere posto sulla sedia.

«Tutto bene?» domandò timido. Io annuii, senza proferir parola, ed attesi che portasse avanti il discorso. «Scusa.» disse.

«Per...?» domandai.

«Per non averti detto la verità sin dall'inizio. Ma se Sean lo avesse saputo, avrebbe ucciso sia me che te.»

«Non fa niente.»

«Sicura?»

Annuii sommessamente. Il silenzio tornò a regnare in quella stanza, ma bastò un semplice sguardo per far sì che pochi secondi dopo fossimo stretti l'uno all'altra, a piangere come bimbi.

Un fratello... avevo un fratello e mi era sempre stata negata la sua esistenza. Ma ora che l'avevo ritrovato, più nessuno ci avrebbe diviso.

Avevamo tante cose da dirci di una vita intera. Avevamo da ricostruire il nostro rapporto da capo, mattonella per mattonella, e ci saremmo sicuramente riusciti. Avevamo vissuto separatamente ma l'affetto naturale permaneva tra noi e potevamo sentirlo anche in quel momento così intimo.

«Mi sei mancata, piccolina mia.» sussurrò, senza abbandonarmi.

«Anche tu, Steph.»


*


«Attento con quella valigia, imbecille!» esclamò Tom, verso suo fratello.

Eravamo appena scesi dalla macchina ed i gemelli erano intenti a svuotare il bagagliaio di tutti i nostri effetti personali e, ovviamente, non si erano risparmiati con i loro soliti battibecchi.

Io nel frattempo mi guardai attorno estasiata. Davanti a me si stagliava un'enorme villa, molto carina, con un giardino vasto e ben curato, protetto da un cancello automatico.

Sorrisi.


Quello segnava l'inizio di una nuova vita; l'inizio di una nuova vita a casa loro e del mio rapporto con Tom.

Semplicemente l'inizio. Nient'altro da aggiungere.


Mentre ero intenta ad osservare tutto ciò, sentii una carezza sul braccio. Guardai avanti a me e notai Bill che mi sorrise dolcemente, mentre si incamminava lungo il vialetto che avrebbe portato all'ingresso di quella casa.

Ricambiai contenta: sentivo che tutto sarebbe andato per il meglio.

Tom chiuse il bagagliaio della sua Audi e mi venne in contro, cingendomi la vita con un braccio per invitarmi ad avanzare.

«Pronta ad affrontare una lunga vita con il sottoscritto?» mi domandò sereno. Alzai un sopracciglio e mi voltai ad osservarlo divertita.

«Lunga vita?» chiesi.

«Io sono positivo.» scrollò le spalle. Ridacchiai appena.

«Decisamente sì.» risposi poi alla domanda di qualche attimo prima. Sorrise rincuorato.

«Lo sai che sono sempre curioso, vero? Devi ancora raccontarmi tante cose. E questa volta voglio un resoconto completo della tua vita, senza censure.»

«Potrebbe volerci parecchio, lo sai?»

«E chi ci corre dietro? Abbiamo tutto il tempo, signorina Köhler.»


Avevo trovato qualcuno per cui valesse la pena dare la vita.

Avevo trovato qualcuno che mi avesse fatto rendere conto di quanto amore avrei potuto dare e ricevere.

Avevo trovato qualcuno per cui avessi fatto, per la prima volta, qualcosa di buono.

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Note finali:

Eccoci arrivati alla fine anche di questa storia.
Oddio, mi sento sempre impacciata in questi momenti perchè non so mai che dire!
Ma ora mi ci metto di impegno.
Dunque, inizio col dire che c'è stato un netto cambio di programma in questo epilogo.
Quando ho iniziato a scrivere questa storia, mi duole dirlo, nel mio finale era sicura la morte della protagonista. La pallottola che l'aveva colpita avrebbe dovuto ucciderla, e così era stata la mia decisione fino all'altro ieri. Poi però, rileggendo i vostri commenti e notando il vostro particolare attaccamento a Rei e Tom, mi sono messa una mano sul cuore, non riuscendo più a scrivere di questa brutta conclusione.
Alla fine dispiaceva anche a me, così ho optato per l'happy ending.
Forse così è troppo scontato, non lo so... però spero che vi sia piaciuto ugualmente, che non vi abbia deluso, e che siate contente che questa coppia ora possa vivere in pace.
Insomma, pensandoci, farla morire mi sembrava troppo crudele.
Spero di aver così fatto la scelta giusta >.<
Per quanto riguarda voi, avrei un mucchio di cose da dire.
Siete sempre state così dolci con me, sempre entusiaste per ogni schifezzuola che scrivevo, sempre pronte a sostenermi ed io non so realmente come ringraziarvi.
Se continuo a scrivere è anche merito vostro che me ne date motivazione. Lo farei comunque, è vero, ma la gratificazione che danno i vostri commenti per un qualcosa in cui metto davvero il cuore è indescrivibile.
Dico subito, a scanso di equivoci, che il sequel per ora NON ci sarà e credo neanche in futuro.
Per il momento sono concentrata su altri progetti che posterò successivamente, quindi preferisco non scriverlo. Diventerebbe tutto troppo monotono e scontato e non voglio, quindi penso che questa storia si debba concludere così.
Che altro dire? Siete fantastiche, punto, e lo penso sul serio.
Grazie infinitamente per questi mesi in cui mi avete fatto compagnia, avete espresso il vostro parere su questa storia e mi avete riempito di complimenti.
Ora posso solo congedarmi, sperando di trovare dei vostri ultimi pareri su questo epilogo =)

Ma prima, grazie mille alle persone che hanno lasciato la loro recensione nel capitolo precedente:

__Radio Hysteria

lillyk

tly

ilaslife

_lile_

__Reset

Lion of darkness

VansVengeance

Schwarz_Engel483

svampy1996

babakaulitz

Dragona

Tokietta86

Layla

memy881

Tutte le persone che hanno messo questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate =)

Bacioni e alla prossima! =)
  
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