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Autore: shootingstar_    20/05/2010    11 recensioni
Vi siete mai chiesti come sia avvenuta la prima dichiarazione di Tonks verso il suo amato Remus? E vi siete mai chiesti come Remus abbia reagito? E se Sirius avesse saputo tutto e...? Beh, se almeno una volta nella vita vi siete posti queste domande, siete benvenuti in questa one-shot un po' comica!
Ps: il titolo è provvisorio, suggerimenti bene accetti
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tonks e Lupin: la dichiarazione.


«Remus, ti devo dire una cosa».

Il tono della giovane ragazza era stranamente grave. Poche volte Remus l'aveva sentita parlare con quel tono, ed era accaduto sempre durante riunioni dell'Ordine della Fenice con un ordine del giorno abbastanza delicato.

«Sì, Ninfadora?».

Cercò di adottare un tono noncurante e un sorriso rilassato. In fin dei conti, non aveva niente da temere. Avevano tutto sotto controllo, in quel peridio: nessuna sparizione sospetta, niente di niente.

E allora perché si sentiva la gola spiacevolmente secca e il battito sordo del cuore nelle orecchie?

I capelli di Tonks passarono dal rosa acceso a una sfumatura rossa. «Per l'amor di Dio, Remus! Non chiamarmi Ninfadora!».

Remus sorrise: «Va bene, Tonks. Cosa devi dirmi?».

L'uomo deglutì. Per Merlino, ancora quella sensazione. Una specie di... presentimento, ecco cos'era. Aveva un presentimento su cosa volesse dirgli, e tutto c'entrava, tranne che l'Ordine.

Tonks parve esitare un attimo. «Sediamoci, per favore».

Il numero 12 di Grimmauld Place era vuoto, eccezione fatta per Sirius, rinchiuso nella sua camera a fare chissà cosa. Remus pensò che il vecchio e caro Felpato era sempre stato un asso, a scomparire nei momenti meno opportuni lasciandolo improvvisamente solo in situazioni spinose.

Come quando ad Hogwarts aveva incendiato il mantello di Andrew Kitchen e poi era scomparso proprio mentre la McGranitt...

STOP.

Remus Lupin si impose di frenare la maratona dei ricordi di Hogwarts. Non era quello il momento più adatto. Purtroppo. Ma magari si sbagliava. Forse avrebbe dovuto studiare Divinazione, quando era a scuola... Se solo non avesse dato retta alla professoressa McGranitt. Suvvia, rimaneva pur sempre un Lupo Mannaro, qualcosa a proposito della Luna l'avrebbe dovuta sapere...

STOP.

Stava ancora divagando, e non andava bene. Affatto. Era ora di affrontare Ninfadora Tonks.

Beh, magari dopo un bicchiere di qualcosa.

Guardò la donna sedersi su una vecchia sedia di legno e togliersi un ciuffo di capelli dagli occhi. Sorrise istintivamente.

«Vuoi qualcosa da bere?», le offrì, sempre ostentando quell'aria innocente.

Tonks lo guardò male. Davvero pensava che fosse così svampita da non capire?

«No» rispose calcando bene la parolina.

Remus tuttavia non si fece scoraggiare. Intendiamoci, non pensava assolutamente che Tonks fosse svampita. Solo un po' distratta e maldestra, ma questo proprio non c'entrava. Anzi, era totalmente consapevole dell'intelligenza della giovane donna. Il fatto era che quel presentimento si faceva sempre più concreto davanti ai suoi occhi, e stava seriamente iniziando a sudare freddo.

«Ne sei sicura?» le chiese nuovamente, dirigendosi verso il mobiletto dove tenevano le bibite sotto Incanto Refrigerante. «Abbiamo acqua, succo di zucca, burrobirra, e pensa! C'è anche dell'Idromele, dell'Acqua Viola e del Whisky Incen...».

Il rumore inconfondibile di una sedia che cadeva a terra, però, costrinsero Lupin a voltarsi verso Tonks. Ciò che vide non gli piacque per niente.

Il viso della donna era una maschera d'irritazione, gli occhi le erano diventati neri come la pece, tanto che non si riusciva più distinguere la pupilla dall'iride, e i capelli erano rossi come il fuoco.

Ecco. Sembrava proprio una strega.

«Remus John Lupin» ringhiò, la voce che usciva dai denti serrati. «Ti ho detto che non voglio nulla da bere. Sono a posto così. Ora, mi credi tanto stupida da non capire che stai cercando in tutti i modi di svignartela?!».

Remus arretrò, sbattendo contro i cassetti della cucina.

«N-no, Ninfadora... ciò, v-volevo di-dire... Tonks», balbettò terrorizzato. «E' che... ehm.. tu non hai fame?».

Si maledì da solo. Cosa gli era saltato in mente?! Tu non hai fame? Come minimo si sarebbe ritrovato con una qualche fattura fra tre, due, uno...

«Avanti, siediti» disse infine Tonks (dopo tre lunghissimi secondi di silenzio minacciosi) mentre raccoglieva da terra la sedia che aveva fatto cadere balzando in piedi pochi attimi prima. «E niente scuse, chiaro? Oppure, in confronto a ciò che ti farò, la Luna Piena ti sembrerà un toccasana».

Remus conosceva abbastanza Tonks da sapere che aveva un'indole estremamente dolce ed allegra, ma sapeva anche che farla inalberare era fra le cose più pericolose che una persona potesse fare. Gliel'aveva detto Moody, e gliel'aveva ripetuto lei.

Solo che al momento non ci aveva creduto.

Sconfitto, Lupin sedette di fronte a lei.

I due si guardarono negli occhi senza dirsi nulla. Il tempo passava, scandito dai ticchettii dell'orologio a pendolo appeso alla parete logora; più il tempo passava, più Remus si sentiva agitato e sudaticcio. Sperò vivamente di non puzzare.

«Remus...» iniziò Tonks. Speranzoso, Lupin si spinse col busto avanti. Che la sofferenza dell'attesa stesse per finire? Naturalmente no. «Aspetta. Devo pensare a come dire».

Remus si accasciò sulla sedia, mettendosi le mani nei capelli. Cosa aveva fatto, per meritarsi quello? Cosa?

Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc. Tic-toc.

Passarono i secondi, i minuti, le ore, gli anni, i decenni, i quarti di secolo, i mezzi secoli, i secoli.

Perlomeno, a Remus Lupin il tempo che intercorse fra il primo e il secondo tentativo di esprimersi da parte di Tonks sembrò quello.

«Remus...» iniziò Tonks per la seconda volta. «Io... ti devo dire una cosa».

«E cosa?». Le parole scapparono dalla bocca di Remus involontarie ed impazienti, e lui, una volta fatto il danno, gemette: perché non riusciva a starsene zitto, una buona volta?

Grazie al cielo, Tonks parve non sentirlo, così continuò, con il tono di chi ha imparato un discorso a memoria: «Sai, è da un po' di tempo che ti devo confessare che... sì, insomma, che mi piaci molto».

Nel dirlo, il viso di natura allegro della giovane donna si era chiazzato di rosso sulle guance.

Intanto, Lupin rimaneva in silenzio, la bocca sigillata come se gli avessero incollato le labbra con Colla Super Potente Attacca Tutto.

«Dunque, non dici nulla?». Tonks a dirla tutta iniziava ad essere un po' scocciata. Per Merlino, non poteva semplicemente tacere! Non dopo tutta la fatica che aveva fatto per sputare una volta per tutte il rospo. Non dopo aver tentato in tutti i modi più idioti di sabotarle la confessione!

Davvero, le andava bene tutto. Qualsiasi tipo di reazione (dalla più romantica alla più melodrammatica) erano più accettabili di quel silenzio.

E alla fine...

«Ah» disse Remus.

Beh, tutte tranne quella. Per poco Tonks non cadde dalla sedia per la sorpresa. Ma quello davanti a lei era davvero Remus Lupin? O solo un beota che si spacciava per lui?

Sorprendendola ancora di più, all'improvviso Remus scoppiò a ridere. Rideva di gusto, emettendo versi simili ad ululati, asciugandosi le lacrime dagli occhi, tenendosi le mani sulla pancia come per placare dei crampi. In effetti, ad un certo punto, a causa del tanto ridere, cadde dalla sedia e rimase rannicchiato sul pavimento della cucina, scosso dal singhiozzo.

Per la seconda volta, Tonks balzò in piedi urlando: «REMUS JOHN LUPIN! ALZATI ALL'ISTANTE, SONO STATA CHIARA?».

Sforzandosi molto, Remus riuscì a placare l'eccesso di risate e a rialzarsi da terra. Prima di tornare a guardare Tonks, si tolse a suon di pacche la polvere che si era attaccata ai suoi vestiti.

«Ora, di grazia, mi vorresti spiegare cosa ci trovi di tanto divertente?».

Lupin arretrò. Tonks tremava dalla rabbia. Che diamine aveva fatto? Così, Remus trovò saggio adottare l'espressione più seria che aveva in riservo.

«Assolutamente niente».

Tonks si avvicinò con fare minaccioso a Remus, che dovette sforzarsi per restare fermo immobile in quel punto e non arretrare.

«E allora perché diamine ti sei messo a ridere?» gli chiese, accompagnando la domanda con un'alzata di sopracciglio dal significato molto esplicito: “Voglio vedere, ora, se riesci a trovarti una scusa decente”.

Remus cercò di sorridere. Dopo quella confessione aveva smesso di sudare, il cuore aveva ripreso a battere a ritmo normale e iniziava, in generale, a sentirsi molto più rilassato di prima, quando Tonks aveva iniziato quello strano discorso con voce grave.

«Rido perché.. beh, tante scene per dirmi questo. Lo so da tempo, Ninfadora. Credo che solo i muri non l'abbiano capito. I muri e Harry».

Arrivati a quel punto, Tonks davvero faceva fatica a seguire il discorso. «M-ma allora perché continuavi a sviare il discorso?».

A quella domanda, Remus fu scosso da un altro attacco di risa, che però fortunatamente riuscì a trattenere sin dall'inizio. «Avevo uno strano presentimento» ammise infine. «Per questo ero così agitato».

Troppo incuriosita per ricordarsi di essere offesa a morte, Tonks non poté fare a meno di chiedere:«E quale?».

Remus fece apparire un bicchiere d'acqua dal nulla che porse alla donna mentre lui tornava, beato e pacifico, a sedersi. Tonks guardò il bicchiere d'acqua con aria rassegnata: a volte anche Remus sapeva essere idiota come suo cugino Sirius.

Remus fece apparire un bicchiere d'acqua anche per sé, che sorseggiò prima di rispondere, con inquietante calma: «Quando ti sei presentata qua con quella faccia seria e mi hai detto di volermi dire una cosa, ho subito pensato a quella volta che avevi accennato a quella vacanza a Vancouver. Pensavi che fossi venuta qui per dirmi che avevi già prenotato, e io ero terrorizzato. Lì la caccia ai Lupi Mannari è un hobby».

Prima che Ninfadora Tonks si appropriò veramente del significato passarono parecchi minuti. La sua mente si era totalmente svuotata, incapace di reggere una spiegazione e una situazione simili.

Ricapitolando: lui sapeva che lei provava un forte sentimento nei suoi confronti, e non aveva fatto niente per farle capire che lui sapeva; si era comportato da idiota per tutta la durata del discorso; l'aveva umiliata, seppur accidentalmente; e per finire, le aveva rifilato in mano un bicchiere d'acqua.

Quando è troppo, è troppo!

Con un gesto veloce della mano, Tonks spinse il bicchiere verso Remus. L'acqua ne fuoriuscì come un unico blocco compatto, e andò a schiantarsi sul viso di Lupin con un sonoro SPLASH.

Remus guardò Tonks con gli occhi da cucciolo bastonato (lei dovette fare uno sforzo immane per non saltargli addosso). «Ma che cosa ho fatto?».

Tonks ringhiò, frustrata, e batté un piede a terra. Possibile che davvero non capisse?

«Che cosa ho fatto?! Che cosa ho fatto!? Ma dico, sei impazzito?! Io me ne vado!».

Detto questo marciò fuori dalla stanza a grandi passi e facendo una confusione assurda, tanto da svegliare l'irascibile madre di Sirius, mentre Lupin sedeva ancora lì, immobile, stupito e bagnato.

Sentì la porta chiudersi con un gran fracasso.

Remus sospirò. Sarebbe stata dura, avvicinarsi di nuovo a lei senza beccarsi una maledizione.


Subito dopo, Remus udì dei passi scendere le scale e la voce di Sirius imprecare verso sua madre nel tentativo di chiudere le tende. Non appena ebbe terminato la sua coraggiosa e pericolosa impresa, l'Imprecatore Black raggiunse l'amico in cucina.

«Ehi, che ti è successo, Lunastorta?», gli chiese vedendolo bagnato.

Remus scrollò le spalle. «Tonks» fu la sua laconica risposta.

Sirius sghignazzò: «Si è dichiarata, alla fine».

«Già», sospirò Remus. «Ehi!» esclamò poi dopo un attimo di riflessione. «Tu lo sapevi!».

Che stupido, che era stato, a non pensarci prima. Stupido, stupido Sirius. Ecco perché era sparito, probabilmente Tonks si era confidata con lui, prima di parlargli. Infame, Sirius. Cane rognoso che non era altro. Aveva rischiato di morire solo perché era stato colto impreparato.

Sirius rise: «Certo che lo sapevo!» esclamò divertito. Dopodiché aggiunse, come se gli avesse letto nella mente: «E se ti stessi chiedendo perché l'ho fatto, il motivo è semplice: volevo vederti impreparato, una volta ogni tanto».

Remus lo guardò male. Sirius lo ripagò con un'occhiata scettica e divertita degna di lui da giovane.

Inutile dire chi fra i due abbassò lo sguardo per primo.

«Felpato, sai di aver fatto un danno, non è vero?» sospirò Remus. «Lo sai che io non posso starci assieme».

«Danno è una parola grossa. Io direi più... no, forse “danno” è proprio la parola giusta».

Remus scosse la testa.«Sirius, ma perché non gliel'hai detto, quando è venuta a parlarti?».

«Detto cosa?» ribatté Felpato con un'aria innocente palesemente finta.

«CHE SIAMO GAY!».

Fine.


Spazio Autrice: Ta-dan. Nuova creatura. Doveva nascere come prologo dell'ennesima long triste (sempre incentrata sul rapporto Tonks/Remus, comunque), ed è uscita questa cosa. Sono stupida da me stessa: solitamente non leggo o scrivo yaoi, anzi, a dir la verità la cosa più yaoi che abbia mai letto rimane CardCaptor Sakura. Ma non so, la tentazione era troppo forte per resistere!

Spero vi sia piaciuta, commentate in tanti!!

Un bacio, Minnie (ex Bella1309)

Ps: Avrei un favore da chiedervi... Il titolo non mi convince affatto, potreste suggerirmene qualcun altro? (=


   
 
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