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Autore: livia    20/05/2010    17 recensioni

Il mio 14 luglio, ispirato dalla canzone di De Gregori. Brevissimo come un sogno a occhi aperti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si va dritti a casa senza più pensare
che la guerra è bella
anche se fa male,
che torneremo ancora a cantare
e a farci fare l'amore
(Francesco De Gregori)



Il mio amico cavalca tranquillo nella luce di questo giorno che muore. Una piega amara gli attraversa l'angolo sinistro della bocca come un fendente, ma le sue labbra non possono fare a meno di distendersi in un dolce seppur mesto sorriso.
Ricordo la prima volta che l'ho visto, la sua figura massiccia che si stagliava su un muro di pioggia, deciso ad avere la meglio su di me. Eppure in quel duello fradicio di acqua e sudore suggellammo un'alleanza come solo chi possiede la stessa tempra può suggellare.


Anche il mio uomo cavalca tranquillo. Guarda avanti e sembra quasi incurante dei tormenti alla vista che negli ultimi tempi non gli hanno lasciato tregua. Proprio questa mattina mi ha detto di essere tornato a scorgere i contorni degli oggetti, ma ho il sospetto che l'abbia fatto solo per rimanermi vicino anche oggi, in questa terribile ma formidabile giornata.
L'ennesima manciata di anima per me, come sempre, dal primo momento in cui è entrato nella mia vita. L'ennesimo rischio a cui si è sottoposto per non sottoporvi me, l'ennesimo calice che sarebbe stato disposto a bere al posto mio.


Io resto indietro, per la prima volta.
Mi godo lo spettacolo di loro due vicini, i loro gomiti che a tratti si sfiorano, le spalle che sobbalzano lievi al ritmo cadenzato degli zoccoli dei cavalli.
Non parlano adesso, non c'è fretta. Domani ci sarà tempo per dirsi tutto. Domani, con le teste ingrigite dagli anni. Già me li immagino.

Trattengo il cavallo e li lascio andare avanti ancora un po'.
Mi godo noi tre insieme, tutti vivi dopo oggi.
Assaporo questo miracolo nel quale non avrei mai osato sperare.


Se ne usciamo.
Se ne usciamo.
Quante volte ce lo siamo ripetuto, nel segreto dei nostri cuori.
C'è mancato poco, ieri.
E' apparso all'improvviso, quel cecchino, e ho fatto fuoco nel momento in cui lo ha fatto anche lui. Troppo tardi, per un tiratore esperto come me.
Non fosse stato per il mio amico, prontissimo a prenderlo per le spalle e a tirarlo indietro, avrei perso l'amore della mia vita. E allora ho capito che dovevamo fermarci, e che avrei dovuto farlo io, perché loro mi avrebbero seguito fino in fondo. Perché lui sarebbe andato avanti fino a dare tutto sé stesso se io lo avessi voluto.


Era già sera quando ho detto a entrambi che dovevo parlare con loro. L'ho fatto con il busto ben eretto, le gambe leggermente divaricate, lo sguardo dritto nel loro. Come in caserma. Avevo trascorso le ore precedenti con il volto affondato contro il torace di André, singhiozzando tutta la mia paura di perderlo. Ringraziando la sorte, e Alain, di avermelo risparmiato. br>“Ci fermiamo qui”, ho detto.
I loro occhi hanno sostenuto le mie parole senza che le loro bocche mi rispondessero. Era il loro comandante quello che avevano appena ascoltato. Ma era anche un amico fraterno, e una donna innamorata. Ho atteso in silenzio le loro reazioni, domandandomi se uno dei due avrebbe ribattuto, e in qual caso chi.
Forse Alain, con il suo spirito indomito riarso di giustizia. Forse André, che prima ancora di me aveva compreso quale fosse la sua strada e l'aveva seguita fino in fondo.
Si sono mossi quasi all'unisono.
Il mio amico ha annuito.
Il mio uomo ha annuito.
Ho annuito anch'io, certa in cuor mio di aver dato l'ordine giusto.


Prima, però, dovevamo portare a termine quello che avevamo iniziato.
Siamo addestrati al dovere e alla lealtà, e mai avremmo abbandonato al proprio destino coloro che per il destino di tutti erano pronti a morire.
Avremmo combattuto, ancora, nello scontro decisivo.
L'ultima volta.
Ce lo siamo giurato con gli occhi, sotto le lingue di spari che grandinavano sulle nostre spalle.
L'ultima.
Sembrava la promessa bugiarda di un dio al quale non potevamo credere, mentre il cuore ci scoppiava nel petto a ogni colpo di cannone. Fino all'ultimo, quello determinante.
E ancora vivi.
Ancora noi.


Nella quiete che finalmente è scesa leggera, i colombi si librano in volo. Un'altra promessa, stavolta sincera.
Ora basta, amico mio.
Riposati, abbassa il fucile.
Trova pace, se puoi, nell'onesto lavoro della terra, nel ricordo del sorriso dolce di tua madre, nella braccia di una donna che spero ti amerà sinceramente.
Ora basta, amore mio.
Chissà, forse è vero. Forse ci sarà un medico capace di restituirti la vista almeno a un occhio, o forse questa sarà soltanto una favola che ci racconteremo la sera, quando il passato sarà troppo schiacciante per lasciarci dormire. Non è questo che importa. Avrò la tua testa sul mio cuscino, e tanto basta.


Davanti a noi si stende la campagna, e presto la casa di Alain.
Presto, appena dietro la collina.
Mentre le prime luci compaiono dietro le finestre delle ultime case, mi volto e strappo un ultimo morso di questa città, di questa battaglia, di questo fuoco che per anni ha divampato in me fino quasi ad ardermi viva.
Respiro libera nella sera tiepida di questo 14 luglio.
Mi congedo da questa vita mentre già mi prefiguro l'altra, quella che verrà.
Una piccola chiesa.
Una cerimonia semplice.
Lontano da qui, e più vicino a noi.


Sorride, il mio amico. Già pensa al primo raccolto che gli daranno le sue mani abituate a impugnare le armi, ai bambini vocianti nel mercato domenicale, a una bottiglia che stapperà per noi dopo ogni vendemmia. E a quelle due croci vicine che potrà cullare con lo sguardo, e che veglieranno su di lui da una tenera distanza. Ruota la testa verso André, e credo di non sbagliarmi se penso di indovinare un accento di dolcezza nella sua voce.
“....e voi?”
Lo dice come se fosse la naturale conclusione dell'intero flusso dei suoi pensieri e André li avesse ascoltati tutti, uno ad uno. E forse, mi dico, è stato proprio così.
André si volta e mi guarda.
Sorride, e mi vede.
Sorrido anch'io.
E' l'inizio.



Tra due minuti
è quasi giorno,
è quasi casa,
è quasi amore.
  
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